lunedì 1 giugno 2009

Presentato Leonardo

Mentre sul web impazza Londra secondo Carlo Ancelotti, Adriano Galliani dà il benvenuto a Leonardo. "Leo ha firmato un contratto biennale con scadenza 30 giugno 2011" dice nella gremita conferenza stampa di San Siro. Giacca e cravatta, il nuovo allenatore del Milan sa di ereditare i pesanti "otto anni straordinari di Carlo Ancelotti", come sottolinea l'amministratore delegato la platea. Compito arduo, che vuole affrontare con serenità. Galliani, dopo il suo elogio a "Carlo", si affida al più eclatante dei precedenti: "Con Leo vogliamo ripercorrere la strada di Capello". E rivolgendosi al brasiliano gli ricorda: "Quando decidemmo di fargli fare il salto dalla scrivania alla panchina, la cosa più carina che scrissero è che Fabio era il maggiordomo di Berlusconi: beh, vinse 4 scudetti, fece tre finali di Champions e ne vinse una". Senza dimenticare tutto il resto. Lui sorride senza perdere l'aplomb più britannico che brasiliano: "Abbiamo raggiunto la Champions grazie ad Ancelotti. Sono felice, oggi è un giorno importante: alla base del mio lavoro saranno l'umiltà e la voglia di fare".
E proprio Capello è il suo punto di partenza: "È un caso unico: si mette sempre in gioco, è un riferimento". Ma non dimentica la capacità di Ancelotti nel rapportarsi con i giocatori, o la mentalità offensiva di Guus Hiddink o, ancora, "la leadership forte" di Mourinho. Leonardo è già entrato nel ruolo. E parla chiaro: "Voglio che lo stile e i valori del Milan siano sempre presenti. Come sarò con la tuta? Chiederò molte cose a Mauro Tassotti, mi affiderò alla sua esperienza. Io mi considero un gestore di una struttura ad altissimo livello. Abbiamo margini di crescita a livello tecnico e tattico". Spiega: "Nel mio staff avrò Mauro Tassotti come vice, poi Daniele Tognaccini responsabile dei preparatori atletici. Cercherò di avere a disposizione altri due vice-allenatori legati molto alla parte dei dati tattici. Probabilmente saranno Castellazzi e Maldera, mentre Vecchi e Fiori continueranno ad allenare i portieri".
Insomma: continuità, ma senza perdere di vista scienza e tecnologia. Già ipotizza tattica e allenamenti, soprattutto quelli personalizzati. Poi passa al modulo. "Abbiamo una base chiara, ma tutto sarà legato alle partenze e agli arrivi. Siamo stati i fautori del 4-3-1-2 con Carlo che inventò le posizioni di Pirlo e Kakà, ma può variare; io penso a un gioco offensivo e divertente che valorizzi il talento dei giocatori; quelli in grado di fare la differenza". Leonardo sogna quindi un gruppo veloce e d'attacco, con grandi propulsori sulle fasce. Pensa al Barcellona, ma anche al Brasile del 1982, che lui considera la squadra più grande di sempre. Ne elenca la leggendaria forza: "Che leggerezza del gioco, un'opera d'arte con giocatori che non avevano ruoli precisi. Forse è improponibile giocare oggi in quel modo". Ma la domanda più ricorrente riguarda il futuro di Kakà. "Ricardo? Come tanti alti campioni è un uomo mercato - sostiene Leonardo -. Non ci trovo nulla di strano; mi auguro che vada avanti con noi". Considerazione allarmante che Galliani spiega così: "Kakà è un giocatore del Milan; non ha firmato per nessuno ma è l'oggetto del desiderio di due club, almeno così come lo è Pato. Cercheremo di resistere all'assalto di club. Per Kakà mi auguro che il finale del film sia come negli anni passati. Per ora non ci sono offerte concrete, ma il solito tam tam mediatico".
Leonardo sottolinea 12 anni di vita rossonera: quelli che gli hanno permesso di entrare nel tessuto della società; di leggere tutto il suo Dna. Quando parla di Ronaldinho è esemplare: "È arrivato con entusiasmo. Ha giocato sei mesi buoni a suon di gol. Poi si è infortunato ed è stato più difficile ritrovare la forma. Lui è consapevole e ha tanta voglia di rifarsi e io voglio metterlo nella condizione di farlo". Poi si tuffa sul mercato. Un giocatore? Messi, Cristiano Ronaldo... Scherzi a parte dobbiamo decidere come giocare e poi ragionare. Sicuramente chiederò elementi in grado di garantire spinta sulle fasce laterali: ci tengo molto". Galliani permettendo, che ha promesso di mettercei il cuore, ma con un occhio al portafogli. Leonardo si lascia andare: "Quello che mi lega al Milan è l'affetto, ci vuole una base solida, altrimenti non avrei accettato questa avventura. È una situazione speciale, che non avrei mai immaginato. Forse ho segnato di ridiventare calciatore, ma non allenatore. Mi trovo qui da 12 anni: ripartire dopo Carlo è una cosa profonda, perché fra di noi c'era complicità. Ieri negli spogliatoi a Firenze piangevano tutti: c'era un grande legame; è stato lui che mi ha stimolato e convinto ad accettare la proposta di Galliani.