domenica 31 gennaio 2010

Milan-Livorno 1-1

Come nella gara di andata, stessi punti, stesso percorso. Reduce dal doloroso k.o. nel derby, il Milan deve accontentarsi ancora una volta di un punto contro il Livorno. La differenza la fa la nuova mentalità degli amaranto che hanno imparato a memoria la lezione di Serse Cosmi. Insomma, un passo falso pesante nell'ipotetica rincorsa all'Inter, tra l'altro bloccata dalla neve a Parma. Riaffiorano antichi problemi, come la fatica nel finalizzare. Ma anche i soliti vuoti difensivi che impongono allo staff sanitario un veloce recupero di Alessandro Nesta. Il punticino inoltre permette alla Roma di agganciare un incredibile secondo posto; nuovo ostacolo per i rossoneri al termine di una tragica settimana. Eppure Leonardo alla rimonta ci credeva. Soprattutto perché fino alla vigilia del derby consigliava un profilo basso e di attesa. Intanto è costretto a mischiare un po' le carte, anche se deve fare i conti con due nuovi infortuni. Dida si blocca negli spogliatoi per il mal di schiena: porta aperte ad Abbiati. Pirlo è affaticato; doppia mossa: Flamini al fianco di Ambrosini e Gattuso in panchina. Infine il ritorno di Seedorf, mentre Antonini vince il ballottaggio con Zambrotta. Cosmi, dopo una settimana di clamori, ripropone il granitico 3-5-2 con Pieri, suo antico pallino, preferito a Moro, e Bellucci invece di Tavano. Il centrocampista centrale del Livorno è Bergvold; sostituisce lo squalificato Mozart. Il danese non è il brasiliano, ma garantisce compattezza al reparto. I cinque centrocampisti in linea pronti a dare manforte alla difesa, impediscono al Milan di trattare la palla come sa. Servono numeri e invenzioni, perché il possesso palla non è sufficiente. I rossoneri tra l'altro faticano anche a sviluppare gioco sulle fasce, dove gli amaranto non si fanno mai trovare in inferiorità numerica. I toscani chiudono bene davanti a Benussi e di tanto in tanto ripartono con logiche giocate, tutte rivolte a Lucarelli e Bellucci. Ben curate anche le marcature: a uomo e, all'occorrenza, con raddoppi mirati. Ronaldinho è ingabbiato, ma la sua intelligenza tattica e l'istinto proverbiale gli fanno fare cose impensabili. Come il palo clamoroso colpito dal limite al 36', ma anche la sua imprevedibile capacità di farsi trovare dove non te lo aspetti. Il suo movimento al 44' è infatti decisivo; palla a destra per Beckham, tocco morbido del londinese, respinta corta di Benussi sui piedi di Ambrosini che non perdona. Il portiere protesta per un contatto con Seedorf, ma Trefoloni giustamente non vuole sentire storie. Un Milan sonnecchioso, ma comunque incisivo, che sente forse della macanza di Pirlo; di illuminazioni, insomma, anche se ci pensa Dinho a dare movimento alla manovra. La ripresa inizia con Huntelaar al posto di Borriello, non al meglio dopo uno scontro fortuito con Raimondi. L'olandese parte con il vento in poppa. Sempre in posizione e pericoloso. Bello il rasoterra al 3', interessante il colpo al volo una manciata di secondi dopo. Ma ciò che conta è metterla dentro. Il vecchio marpione Lucarelli lo sa bene. E non è un caso che all'8' si faccia trovare sulla traiettoria del tiro dei Bellucci dal limite: la correzione è sufficiente per battere Abbiati. Il gol dà coraggio alla truppa di Cosmi, aiutata da alcuni blackout difensivi del Milan. Gli amaranto puntano sulla fascia destra dove Filippini sembra Garrincha e dove i rossoneri mostrano qualche limite. Il Milan ha però un sussulto di orgoglio e carica il Livorno. Manovra avvolgente e difesa toscana sotto pressione. La differenza la fanno Rivas e Knezevic. Al 21' Benussi, quando compie un miracolo sul colpo di testa di Ambrosini. Cosmi cambia: dentro Marchini e Tavano, fuori Pulzetti e Tavano. Leonardo replica con Inzaghi per Flamini. Squadra sbilanciata; attaccanti che spuntano ovunque. Il Livorno si difende a fatica, eppure non rinuncia al contropiede. I rossoneri assediano, ma gli amaranto tengono. Complice la manovra molto fumosa del Milan che colleziona cross e niente di più. Alla fine il pareggio è ineccepibile. Per Cosmi la soddisfazione è da vendere.

mercoledì 27 gennaio 2010

Milan-Udinese 0-1

Alla fine la grande voglia dell'Udinese ha la meglio su un Milan 2 privo di mentalità vincente e di spunti tecnici di rilievo. Reduci entrambe da una sconfitta in campionato, i rossoneri non riescono a riscattare il k.o. nel derby, mentre i friulani hanno forse trovato una scorciatoia per l'Europa League, visto che la classifica di serie A li esclude da qualsiasi prospettiva europea. Decide la gara Inler all'11' della ripresa, ma prima e dopo l'Udinese colleziona un'incredibile rassegna di palle gol, per la maggior parte sventate da una Abbiati in grande spolvero, nella serata del rientro. I friulani accedono dunque alle semifinali: il 3 febbraio saranno in campo per l'andata contro la Roma.Un Milan pressoché inedito fatica oltre le aspettative contro un'Udinese vivace e convincente, galvanizzata forse dal ritorno a un 4-3-3 che con l'arrivo di De Biasi era stato fin qui accantonato. Sia come sia, i padroni di casa, con Bonera-Kaladze coppia centrale, Gattuso-Flamini e Jankulovski in mezzo e Di Gennaro nei panni di regista avanzato alle spalle di Inzaghi-Huntelaar, mostrano chiari segnali di difficoltà, sia in fase di contenimento che di costruzione della manovra. Così l'Udinese vive una gara in costante proiezione offensiva, dando l'impressione di poter segnare da un momento all'altro, mentre in difesa non rischia nulla, con Handanovic di fatto disoccupato. Inler, Di Natale, Floro Flores e Sanchez costruiscono una sequenza impressionante di occasioni da rete, ma qualche errore di mira e soprattutto un super Abbiati, al rientro dopo l'infortunio rimediato nel marzo scorso, impediscono ai friulani di concretizzare la loro superiorità. Ma è l'Udinese come collettivo a "girare" meglio, con un atteggiamento aggressivo che la rende di fatto padrona della gara. Le chance migliori capitano al 21' (un destro dal limite di Di Natale è deviato da Abbiati in tuffo), al 22' con un tiro-cross da posizione angolata di Pasquale che chiama ancora il numero uno rossonero a un intervento decisivo, mentre al 25' Sanchez colpisce la base del palo alla destra di Abbiati, anche se Gervasoni omette di segnalare un fallo del cileno su Antonini (ammonito per proteste). La ripresa si apre con qualche segnale di risveglio da parte del Milan: prima Inzaghi tenta una rovesciata, poi è pizzicato in un fuorigioco millimetrico, quindi è Di Gennaro a lasciare almeno un souvenir della serata, servendo a Huntelaar un ghiotto pallone all'8' sul quale però Handanovic è in anticipo. Poi Pirlo rileva Di Gennaro, ma nemmeno lui riesce a tener viva la fiammella intravista in avvio di ripresa. Anzi torna in cattedra l'Udinese, cui basta alzare un po' il ritmo per rimettere all'angolo il Milan. E così è, e senza sforzo apparente per i friulani. Logica conseguenza il vantaggio, che arriva all'11', con Inler che realizza il suo primo gol stagionale. Antonini si fa sottrarre il pallone al limite, Sanchez cede a Inler il cui diagonale di destro stavolta non perdona. Poi la gara offre di nuovo un'edizione completa della sagra del gol sbagliato, protagonisti Di Natale e Floro Flores. Al 15' Leonardo richiama Huntelaar inserendo forza fresca Borriello, ma la mossa non dà grandi frutti. E' sempre un Milan che si aggira a passo lento rispetto alla foga friulana, incapace di produrre fantasia, un cambio di passo, un'azione offensiva degna di tal nome. Ovviamente ha buon gioco l'Udinese, che può così festeggiare l'ingresso nelle semifinali di Coppa. Ad attenderlo ci sarà la Roma che ieri ha eliminato il Catania

lunedì 25 gennaio 2010

Inter-Milan 2-0

L’Italia calcistica non cambia padrone. L’Inter respinge l’assalto della banda brasiliana di Leonardo: lo fa con un gol per tempo (2-0), di Milito e Pandev, con un uomo in meno per oltre un’ora, con un rigore parato nel recupero da Julio Cesar a Ronaldinho, l’uomo simbolo della rimonta rossonera. Più del più nove in classifica, pesa il messaggio psicologico. Lo sa anche Mourinho, che non a caso si lascia andare a un incitamento alla sua folla, nel finale. L’attacco del Milan è respinto con perdite. Non si vede da chi potrebbe arrivare il prossimo.
L’Inter esulta, e può permettersi di dimenticare le polemiche sulla direzione di gara. Se infatti il miglior arbitro è quello che non si fa notare, Rocchi non va proprio benissimo. Si capisce al 2’ che non sarà una partita facile (scivolata di Ronaldinbho su Maicon e proteste), poi l’arbitro finisce due volte per fermare i fantasisti: prima si scontra con Ronaldinho, poi fa blocco su Sneijder. L’olandese la prende maluccio e se la lega al dito. Quando gli animi si scaldano, per un giallo per simulazione a Lucio, Sneijder arriva a protestare e Rocchi gli spara un rosso in faccia. E’ il 27’, non sappiamo cosa può aver detto il numero 10, ma l’espulsione è misura estrema, e scalda ulteriormente gli animi. Poi Rocchi non vede un dubbio rigore a favore del Milan: mano di Maicon su un controllo al volo di Dinho. L’Inter protesta per un fallo di Pandev, ma stavolta la terna ci prende. La ripresa fila liscia fino al recupero: quando un tocco ravvicinato di mano di Lucio gli costa rigore e rosso.
Prima di rimanere in dieci, l’Inter domina per 25 minuti: apre Sneijder, con un tiro da fuori (palo esterno) e una occasione netta nei primi 9’. Dopo il gol di Milito (lancio di Pandev, mezzo pasticcio di Abate, diagonale preciso all’angolino), si continua con ripartenze in velocità che rischiano di essere ogni volta letali. In fase difensiva, i nerazzurri rischiano poco: funziona soprattutto la gabbia su Ronaldinho, con Zanetti e Maicon che si alternano in copertura con buona sincronia. Controllo quasi completo. triangoli offensivi e difensivi di Mourinho perdono un pezzo ed efficacia in 10. Per un quarto d’ora l’Inter si rintana dietro, barcolla, ma non molla (questa squadra non lo fa mai). Zanetti prova a fare il doppio turno, Milito alleggerisce la tensione orchestrando ripartenze, prima concluse in solitaria, poi servendo Pandev (palo al 17’). Mourinho ha pronto il cambio, al 20’, della ripresa, quando Maicon rimedia un fallo che non c'è da buona posizione: il tecnico stoppa l’entrata di Motta per far tirare la punizione a Pandev. Quando il macedone uscirà, un minuto più tardi, lo farà dopo aver esultato per il 2-0, con una punizione su cui Dida non è irreprensibile. Gran partita del macedone, come del solito Milito, dei due difensori centrali e del preziosissimo Cambiasso. Rientro positivo anche per Santon, attento in copertura come gli era stato richiesto.
Se all’andata era partito meglio il Milan, stavolta è spaccato in due: senza Nesta la difesa perde sicurezza, specie se presa in velocità, i tre davanti rientrano poco e faticano a trovare spazi, anche perché Borriello perde i duelli di testa con Lucio. Nel primo tempo si segnala solo un tiro alto di Pirlo, ma nel secondo la squadra di Leonardo cambia marcia. Con l’uomo in più, entra Seedorf per Gattuso e il palleggio ci guadagna: pronti va e Seedorf è pericoloso di testa e Ronaldinho in girata. Il Milan prende campo, Beckham inizia a piazzare cross e Borriello a dominare nel gioco aereo (alto di testa al 13’). Il pareggio sembra questione di tempo, invece Pandev blocca la carica. Che non ripartirà: poche magie di Ronaldinho, che si fa anche parare un rigore nel recupero da Julio Cesar, e che spesso finisce col rallentare l’azione. Poco filtro a centrocampo, poche discese degli esterni, pochissimi tiri in porta. Insomma, troppo poco per mettere fine al dominio della squadra di Mourinho in campionato.

sabato 23 gennaio 2010

Leo: "Penso solo alla vittoria"

Leonardo il secondo derby di campionato lo immagina esaltante e rivoluzionario. Nel senso del gioco e della classifica. Lo vorrebbe con tutte le tessere al posto giusto. Magari con Nesta, anche se non sembra preoccupato per le condizioni del difensore. Dice in conferenza stampa. "E' un piccolo problema quello di Alessandro, ma dobbiamo vedere; ha fatto una serie di cose ed è in continua evoluzione. Decideremo in tranquillità. Oggi vedremo. Ci saranno tanti componenti; cercherò di sfruttare il maggior tempo possibile". Tranquillo perché in caso di forfait il trend non cambierebbe: "Ho tante alternative in grado di mantenere il nostro livello. E sia ben chiaro: tutte le volte che ho avuto dubbi siamo stati attenti e non abbiamo mai rischiato un giocatore".
Leo parla del derby senza patemi d'animo. Anzi, non vede l'ora di giocarlo: "E' la partita straordinaria per eccelenza perché ha un sapore speciale". Ma non la considera determinante. "Mancano ancora tante partite e una da recuperare. Sfide come queste lasciano sempre conseguenze positive o negative; ma la maturità della squadra ci rende tranquilli". Interessante l'analisi sul derby d'andata. Rimpianti? Giammai. Ogni cosa regala esperienza. "Sono queste partite che ti regalano qualcosa. Se non ci fosse stata quella partenza complicata forse oggi non saremmo quello che siamo. L'Inter non è quello di agosto e ottobre, è semmai l'Inter degli ultimi anni: costante. L'inter è grande, lo dicono i fatti: regolarità incredibile. E poi ha un grande pregio: l'Inter cambia tanto e tante volte inventa cose nuove durante le partite. Questa è una qualità".Non si sente l'acqua santa, come qualcuno ha detto, e non considera Mourinho il diavolo. "Tutto esagerato, siamo un po' diversi visti da vicino, ma questo fa parte del gioco. Cosa invidio a Mou? Lui ha il suo modo di fare, ha già confernato quanto è vincente. E' una persona spiritosa e intelligente; grande carattere e personalità; basta vedere le reazioni dei nerazurri nei momenti difficili. Io vivo un'altra situazione, storia diversa, sono all'inizio. Ammiro molte cose di lui". E pensa all'Inter. "A cosa dovremo fare attenzione? Hanno tanti punti di forza; ci vuole attenzione in tutti i reparti. L'Inter ha creato alternative, per questo è imprevedibile. Ma anche noi abbiamo tante varianti".
Rino Gattuso ha detto che l'importante è non perdere il derby. Firmare per un pari? "Non riesco neanche a pensarlo. Non ho mai iniziato una partita senza pensare alla vittoria" è la risposta lapidaria. E come dargli torto, con una squadra che gira a mille e regala soddisfazioni. Che anche senza Pato può contare su un Borriello che risponde a suon di gol. E Ronaldinho: "Lui ora gioca bene, fa sognare la gente".
Il gran finale di Leonardo è da applausi ed è dedicato a Mario Balotelli: "L'Italia deve imparare a vivere con le diversità" afferma a proposito del razzismo. "Certe storie non sono da massacrare ma da studiare e analizzare perché vivere da Balotelli in questa società non è facile" aggiunge. Per poi concludere: "Lo ammiro molto; non è un villano. Mario è uno che ce l'ha fatta in una situazione complicata".

giovedì 21 gennaio 2010

Gattuso: "Rispetto l'Inter"

È un Rino Gattuso concentrato e fiducioso, quello che parla della sfida all'Inter, nel derby di domenica sera: "La posta in palio è molto alta, abbiamo la consapevolezza di dover affrontare una grande squadra come l'Inter, di cui abbiamo grandissimo rispetto". Rino Gattuso crede nel Milan, ma sa pure che contro i nerazzurri non sarà facile, in quella che sarà una sfida molto importante, anche se non determinante.
"La classifica dice che siamo a -6 e con una partita in meno - ha detto a Sky Sport il centrocampista rossonero -, anche se il recupero a casa della Fiorentina sarà una gara molto dura. Il derby, però, non lo dobbiamo perdere: anche con un pareggio il campionato non sarebbe chiuso. Resteremmo a -6 da loro, ma con una gara da recuperare e la lotta resterebbe aperta". Il Milan sta giocando un gran calcio e rispetto al derby d'andata è una squadra molto più affidabile. "Abbiamo grande convinzione, giochiamo bene e Leonardo ha grandi meriti, ma il derby fa sempre storia a sé - continua Gattuso -. L'Inter fa paura perché va tante volte sotto, ma poi riesce a compiere recuperi incredibili: penso alla gara con il Siena o a quella del San Nicola, quando era sotto di due gol con il Bari e per poco non portava a casa i tre punti. L'Inter ha una forza e una rosa che preoccupano, ci sono Sneijder e Milito che danno grande qualità, ma pure Mourinho mi preoccupa perché è uno che di certo non dorme per trovare le soluzioni per fermarci. So che in questo momento starà vedendo tanti filmati per studiarci e vedere come limitarci".

mercoledì 20 gennaio 2010

Nesta ci sarà per il derby?

INTER -- Si ferma Sulley Muntari e all’Inter si riaccende l’allarme centrocampo. Dejan Stankovic, Thiago Motta e Rene Krhin lavorano ancora a parte, al momento sono disponibili solo Javier Zanetti ed Esteban Cambiasso. Il ghanese ha concluso anticipatamente la seduta di questa mattina, accusando unaffaticamento ai flessori della coscia sinistra, infortunio per il quale saranno valutati, nella giornata di domani, eventuali accertamenti strumentali. Di fatto, si tratta di una ricaduta, facile quindi prevedere un nuovo lungo stop. Muntari paga evidentemente anche la sua generosità. Avevano infatti del miracoloso quei 68’ disputati sabato scorso a Bari, considerato l’importante stiramento che lo scorso 20 dicembre lo aveva messo fuori causa dopo pochi minuti di Inter-Lazio. A livello di formazione anti-Milan, ora tutto ruota attorno al recupero di Stankovic e Thiago Motta. Con almeno uno dei due in campo, sarà sicuramente "rombo", altrimenti ancora 4-2-3-1.

MILAN --Migliora Seedorf, che ha lavorato sia in palestra che sul campo: l'olandese ha praticamente recuperato dal malanno muscolare, e pare pronto per ritornare in gruppo. Nulla da fare invece per Zambrotta, che non ha ancora smaltito il problema muscolare al polpaccio: per lui ipotizzabile un ritorno in campo contro il Livorno. In vista del derby, l'unico vero dubbio riguarda Alessandro Nesta: il difensore, dopo gli esami di ieri, deve attendere ulteriori accertamenti, previsti nella giornata di domani. Persone vicine al giocatore assicurano che Nesta farà di tutto per esserci, e difficilmente alzerà bandiera bianca. Resto della formazione anti-Inter confermata, con Beckham al posto di Pato e Gattuso titolare a discapito di Seedorf, che non verrà schierato dal primo minuto. Thiago Silva intanto ha caricato l'ambiente in vista della sfida di domenica, dimostrando di aver compreso perfettamente lo spirito del derby. "Non so se sia una partita davvero decisiva, certamente è molto difficile. Domenica sera dobbiamo dare tutto, in questo momento quella con i nerazzurri è la partita più importante di tutte. Loro giocano bene, Milito è molto forte, dobbiamo stare attenti. All'andata abbiamo perso 4-0 e non sono proprio riuscito a dimenticare quella serata...". E su Nesta: "Spero lavori bene questa settimana e che domenica sia al suo posto, ma se non dovesse giocare abbiamo ottimi difensori nella nostra rosa in grado di sostituirlo".

domenica 17 gennaio 2010

Milan-Siena 4-0

Ronaldinho-Borriello. Premiata ditta vincente. Con una tripletta del brasiliano e un capolavoro della punta centrale il Milan supera il Siena 4-0 e vola a 6 punti dalla vetta. Partita in discesa, perché dal 10' i toscani giocano in dieci per l'espulsione di Curci, falloso su Borriello che innesca la cavalcata rossonera. Su quel rigore arriva il gol di Dinho; poi il raddoppio dell'ex Genoa e il doppio sigillo del Gaucho. Soprattutto l'ennesima prova corale e convincente. A una settimana dalla stracittadina Mourinho è avvertito. La partenza coraggiosa del Siena sottolinea che c'è voglia di impresa, dopo quella strappata sul filo di lana poco più di una settimana fa dall'Inter. Senza gli squalificati Reginaldo e Cribari; senza Paolucci, Malesani lima l'istinto offensivo e propende per un 4-4-2 con Jajalo e Maccarone in attacco. Leonardo procede a gonfie vele con il suo progetto: 4-2-1-3 a tutta forza. Ambrosini è squalificato e lo sostituisce Flamini. Nel tridente Borriello è pienamente recuperato ed è ancora Beckham a coprire la fascia destra al posto di Pato: ancora ai box con Zambrotta e Seedorf.
Il Siena sa coprire molto bene il campo e con l'organizzazione lancia un chiaro messaggio al Milan. I bianconeri giocano bene e con il pressing e il raddoppio costante costringono i rossoneri ad alzare l'attenzione, sfruttando i corridoi laterali. La corsia preferita è quella di Ronaldinho, in vena evidente e sempre pronto a scatenare l'offensiva. Insomma, per il Milan non sembrerebbe affatto una passeggiata, ma dopo soli dieci minuti è proprio il Siena a facilitargli il compito. Brandao pressato da Borriello va in bambola. Per l'attaccante è elementare togliergli palla e cercare di raggirare Curci in ritardo. Il portiere commette fallo e Saccani assegna il rigore per poi mostrare il cartellino rosso al numero 1 del Siena. Malesani è quindi costretto a inserire Pegolo e rinunciare a Jajalo. Sul dischetto va Ronaldinho e l'1-0 è servito.Il Milan ringrazia, fa girare la palla e rallenta il ritmo, contenendo il 4-4-1 del Siena che non si dà certo per vinto e punta tutto su Maccarone. La punta è il terminale decisivo, ma l'errore in cui incappa al 27' è fatale. Il bianconero supera Thiago in velocità e solo davanti a Dida conclude clamorosamente oltre la traversa. E al 28', dal possibile 1-1, si passa al 2-0. Pirlo inventa per Borriello protagonista dell'ennesima impresa: una mezza girata al volo di sinistro sul primo palo imparabile.
La superiorità numerica incide e per la squadra di Leonardo tutto diventa più semplice. All'inizio della ripresa il Milan si ripresenta con Jankulovski al posto di Flamini, bloccato da un problema muscolare. Esce anche Nesta al 10', dentro Favalli: a sette giorni dal decisivo derby anche un dolorino non va sottovalutato. Nesta si perde lo straordinario numero di Ronaldimho che si beve la difesa e obbliga al miracolo Pegolo che devia in angolo un rasoterra chirurgico. Possesso palla e manovra avvolgente fanno la differenza, nonostante l'impegno del Siena. E dopo l'ingresso di Calaiò per Rossi, Ronaldinho, strepitoso e incontenibile, con un colpo di testa da ariete di razza segna il 3-0 sfruttando il cross tagliato dalla bandierina di Beckham. Un colpo alla Inzaghi che Leo inserisce al posto di Borriello per la meritata standinh ovation. Ma Gloria al Gaucho che alla fine ci prende gusto e allo scadere inventa un capolavoro, con un fendente da fermo dal limite e palla nel sette. E' la firma d'autore sul match. L'Inter è a 6 punti. Sognare non è più proibito.

venerdì 15 gennaio 2010

Milan-Novara 2-1

L'imbattibilità del Novara si interrompe a San Siro negli ottavi di Coppa Italia. Dopo avere eliminato Parma e Siena, la formazione di Tesser si arrende al Milan, ma al termine di una prova entusiasmante, in cui fino al 36' della ripresa ha accarezzato un sogno. Rossoneri operai contro una squadra da applausi, sotto per il gol di Inzaghi, ma di nuovo in partita con il pareggio di Gonzalez. All'81' il gol decisivo di Flamini. Tre perle per una partita bella e ben giocata. In diecimila accorrono infatti a San Siro come se fosse il Sivio Piola. Ma per Attilio Tesser il pensiero fisso è la promozione in B e la Coppa Italia diventa un obiettivo secondario. Tanto per citare due nomi, gli uomini di punta Rubino e Motta sono in panchina. Il turnover rossonero riguarda invece ben dieci undicesimi della formazione tipo. Si rivede Storari fra i pali. Anche Bonera in difesa, così Inzaghi e Huntelaar. Ma anche De Vito esterno sinistro difensivo e Di Gennaro dietro le punte.
Milan e Novara applicano lo stesso modulo, il 4-3-1-2. Giocano corto a centrocampo e non rinunciano al pressing. Il Novara che morde le caviglie e schizza in velocità sulle fasce porta il marchio di Attilio Tesser, ma il difesa i rossoneri sono attenti e l'esperienza di Favalli e Kaladze limita i danni. In attacco, la muisca è la stessa, perché Coppa Italia o no, quando c'è da infilare la palla in rete Fillippo Inzaghi è presente. Il centravanti, al contrario dell'abulico e inesistente Huntelaar, si muove con sapienza e regala numeri. Soprattutto non perde il vizio, perché al 12', defilato a sinistra nell'area, ubriaca con una serie di dribbling Cossentino e infila nel sette alla sinistra di Fontana. Ma il Novara non concede il fianco e quando può dà del filo da torcere ai rossoneri. Nelle frequenti ripartenze Gonzalez spaventa la squadra di Leonardo, ma sono spesso emozione e mancanza di esperienza a bloccare l'istinto del gol dei piemontesi, unici imbattuti fra i professionisti in Italia. E' invece Fontana a innescare un grande duello con i rossoneri respingendo e deviando gol fatti: almeno tre a Inzaghi e uno a Jankulovski.
La ripresa inizia con Abate al posto di Bonera ma, soprattutto, con il pareggio del Novara. Magia di Gonzalez che irrompe al limite, confonde con il suo movimento Kaladze e fa partire un siluro imparabile per Storari. Il gol è un micidiale schiaffone per i rossoneri che non credono ai loro occhi. Per una decina di minuti il Milan subisce l'euforia degli azzurri che accarezzano sogni di gloria. La scossa la dà ancora una volta Inzaghi al 15', con uno stop e una girata che sfiora la traversa. Leonardo non ci sta e per dare spessore all'attacco inserisce il diciassettenne Verdi per Di Gennaro al 21'. Dal canto suo il Novara fa il suo dovere, anche se il suo ritmo è calato. Il Milan si getta in attacco, facendo prevalere più la sua forza d'urto che la convinzione. Il 2-1 di Flamini al 36' è infatti prepotente quanto potente: palla che si infila nel sette alla sinistra del bravo Fontana. E' il gol qualificazione; ai quarti i rossoneri se la vedranno con la vincente tra Udinese e Lumezzane.

lunedì 11 gennaio 2010

Ambrosini: "Rimonta? Se l'Inter non si ferma c'è poco da fare"

Stanchi, ma soddisfatti. Ma anche molto realisti. Dopo il pesantissimo 3-0 alla Juventus, che consente al Milan di mantenere 8 punti dall'Inter che non perde un colpo, in attesa del derby e del recupero del 27 gennaio con la Fiorentina, Massimo Ambrosini sceglie il basso profilo senza esagerare con gli squilli di tromba. "Siamo contenti" dice il capitano rossonero, che salterà per squalifica il prossimo match contrio il Siena a San Siro. Ambro racconta di uno spogliatoio entusiasta, ma non può fare a meno di scontrarsi con la dura realtà. "Rimonta? Vediamo quello che succede, ma se l'Inter va avanti così c'è poco da fare". Poche parole invece per Alexandre Pato, fermo da due turni per problemi muscolari. "Sto meglio, meglio" assicura l'attaccante brasiliano che, alla domanda se l'Inter adesso "ha più paura", replica: "Il Milan sta bene, molto bene".Un pensierino lo fa Mauro Tassotti il vice di Leonardo. "Corsa a due verso lo scudetto con l'Inter? Magari, significherebbe che abbiamo staccato la concorrenza, ma non credo che sarà così. Abbiamo fatto solo metà strada" risponde con molta coerenza. "Un po' di euforia non fa male - aggiunge -, ma paradossalmente ora sarà più difficile affrontare il Siena. Le grandi partite come quella contro la Juventus sono più facilì perché sotto il profilo psicologico si preparano da sé".
Intanto il Milan ha ripreso la preparazione, in vista della partita di Coppa Italia in programma mercoledì alle 16 contro il sorprendente Novara di Tesser. Giocheranno ovviamente le seconde linee. Questa mattina i reduci di Torino si sono allenati in palestra. Solo corsa con variazioni di ritmo per Pato e Seedorf a caccia del recupero fisico, anche se le recenti soluzioni di Leonardo non ne hanno fatto sentire la mancanza.

domenica 10 gennaio 2010

Juventus-Milan 0-3

E’ il Milan l’anti Inter. Ora è ufficiale: dopo lo scontro diretto tra le prime antagoniste batte 3-0 la Juve a Torino, con gol di Nesta e doppietta di Ronaldinho. Gestisce la partita da squadra che sa quello che vuole, riducendo i rischi al minimo, sfruttando i calci piazzati e crescendo alla distanza, pur senza mai forzare i ritmi. Ma basta e avanza contro una Juve sempre più in cerca di un’identità, e forse di un nuovo allenatore. Ferrara è appeso a un filo, il Cda bianconero gli aveva dato due partite per risollevare la squadra: a Parma è arrivato un successo sofferto, oggi però un passo falso, pesante per come è maturato, cioè dopo una prestazione scialba e poco convincente. E mercoledì, per la Coppa Italia, a Torino arriva il Napoli, in una partita dentro-fuori che mette in palio un obiettivo stagionale. Per i bianconeri le difficoltà sono anche ambientali, in prospettiva: il pubblico, disperato, nel secondo tempo ha attaccato giocatori, allenatore e società. Il primo tempo è molto tattico. Le squadre si studiano, e limitano i rischi al minimo. Poco gioco, e interrotto dai frequenti falli. La Juve è solida, ma in mezzo fa una fatica di Ercole a produrre gioco con la coppia di mediani Felipe Melo-Poulsen. Diego, pericoloso con un destro appena a lato, si muove molto: prova a cucire centrocampo e attacco, ma Amauri davanti è spesso anticipato dalla coppia Thiago Silva-Nesta. Il Milan è sornione: in mezzo Ambrosini si traveste da raccattapalle, sono quasi tutte sue, in avanti Borriello gioca di sponda. I più pericolosi sono però i difensori, e se Thiago Silva ci prova invano dalla distanza, Nesta trova il vantaggio su angolo.
Lo calcia Pirlo da sinistra, Melo buca, sul secondo palo il difensore romano appoggia a porta vuota. Milan avanti. E ora con il quadro tattico a suo favore, e gli spazi per provare il contropiede. I rossoneri si fanno ancora pericolosi con Ronaldinho di testa su palla inattiva e tengono a bada senza soffrire le velleità di rimonta bianconera che non vanno oltre un destro di Chiellini in mischia: Dida si salva in due tempi. All’intervallo è 1-0 Milan, che non ha incantato, ma ha saputo fare qualcosa di più, e soprattutto segnare. Il pubblico dell’Olimpico, infreddolito e sgomento, invoca l’ingresso di Del Piero. Nella ripresa avvio veemente della Juve, pericolosa però solo in mischia. Il pubblico contesta: non vede gioco e convinzione. Al 15’ entra Del Piero, esce Salihamidzic. Juve più offensiva, non c’è più tempo per temporeggiare. Due minuti più tardi esce anche Poulsen, ma in barella, infortunato. L’ennesimo bianconero k.o..Dentro De Ceglie, che si piazza sulla fascia sinistra di centrocampo, con Diego che parte dalla parte opposta, dove si perderà, defilatissimo. Ma quello che non cambia è l’atteggiamento poco convinto dei bianconeri, che non riescono ad ovviare alla magagne della manovra.
Il Milan allora comincia ad osare. Cresce, prende coraggio e campo. Si rende conto che può chiudere i conti. E lo fa ancora su calcio piazzato. Corner di Pirlo da sinistra, Ronaldinho di testa, una deviazione di De Ceglie non dà scampo a un Manninger sempre poco sicuro, stasera. 2-0 Milan. Che nel finale dilaga, ancora con Ronaldinho, ancora su azione d’angolo. Rossoneri a -8 dall’Inter con una partita in meno, Juve in crisi nera. Troppo brutta per essere vera.

mercoledì 6 gennaio 2010

Milan-Genoa 5-2

Andate e divertitevi. La parabola di Leonardo riscuote sempre più successo. Con una gara spettacolare e il sorriso sulle labbra il Milan si abbatte come un ciclone sul Genoa e inaugura l'anno nuovo con un eloquente 5-2. Non perde il sorriso quando Ronaldinho fallisce un rigore; nemmeno quando va sotto sul gol di Sculli. Il Milan c'è e con Dinho, Thiago Silva, due volte Borriello e Huntelaar fa a pezzi i rossoblù. Di Suazo il secondo gol ligure.
Come correre ai ripari se all'ultimo momento salta Pato? Leonardo non conosce il panico e con convinzione lancia nel tridente David Beckham subito a suo agio. Onore al londinese che esordisce per la seconda volta a San Siro nel giro di un anno e prova ad aggiungere una tacca nelle tabella dei desideri davanti al suo c.t. Fabio Capello, ospite tra i Vip. Leo, già orfano di Seedorf e Zambrotta, riserva comunque più sorprese. Uno, gioco forza, è il redivivo Gattuso che si allinea al fianco di Pirlo e Ambrosini, mentre in difesa gli esterni sono Abate e Antonini, con Nesta e Thiago Silva centrali. Poi l'inedito tridente, con Beckham, Borriello e Ronaldinho. In realtà trattasi di un ardito 4-4-2, in cui l'inglese ha libertà di movimento.
E l'inglese fa vedere subito di essere sul pezzo, con uno splendido cross su cui si avventa Borriello: il miracolo lo fa Amelia. E' il 4'. Delizioso è anche lo scambio in area al 6' con Dinho, marcato stretto da Marco Rossi. Il capitano del Genoa è l'anima pulsante dei rossoblù, schierati da Gasperini con una sola variante rispetto alle previsioni: Mesto preferito a Modesto e Suazo subito in mezzo al tridente. Un po' defilato, a dire il vero, ma secondo programma. Al 13' Biava commette fallo in area sull'assatanato Ambrosini. Orsato fischia un rigore per il Milan. Dal dischetto Ronaldinho tira malissimo e per Amelia è un gioco parare. Al 16' Ambrosini pesca Beckham libero sulla destra, ma il destro al volo è fuori misura. Il Genoa prende le misure e con le sue armi migliori, velocità e organizzazione, sbarra la strada ai rossoneri. Arriva così il vantaggio dei liguri. Fulmine sulla destra, Palacio confeziona l'assist per Sculli lasciato libero da Abate: schiacciata di testa e Dida è fritto.
Il Genoa ha molti pregi: gioca e lascia giocare. Lanciato sulle fasce da Mesto e Palacio sfida il Milan. Al 31' Ambrosini concede il bis. Irrompe in area e va a sbattere sul portiere rossoblu. Ancora rigore, ma questa volta Dinho non sbaglia. Il pareggio ricarica i rossoneri che tornano a dominare. Al 33' l'ineffabile Beckham sfiora il palo alla destra di Amelia e al 38' il Milan passa al termine di un'azione spettacolare con una girata di Thiago Silva, dopo un batti e ribatti nell'area del Genoa. Attimi di gran calcio che la squadra di Gasperini subisce senza trovare la reazione giusta.
E il Milan dilaga. Ambrosini, che sembra spinto da un propulsore, apre la diga al 3' della ripresa. Da rivedere più volte. Palla a Dinho che lancia Antonini; quindi il tocco per Borriello chi infila il 3-1. A favorire i rossoneri è la quasi assenza di interdizione del Genoa. Come al 16', quando in leggero fuorigioco il bomber replica con una sforbiciata di sinistro, su un nuovo assist di Antonini. Magistrale in tutti i sensi. C'è anche spazio per Flamini e Huntelaar (fuori Pirlo e proprio Borriello), appena in tempo per concedere all'olandese l'ebbrezza del gol a San Siro: su rigore al 29', per un fallo di Rossi sullo scatenato Ronaldinho. E' il 5-1. A Suazo l'onore di rendere meno amaro il colpo con un sinistro incrociato imparabile; utile per bagnare l'esordio e per far capire di non avere dimenticato come si fa.