venerdì 30 aprile 2010

Leonardo: "Io e Berlusconi siamo incompatibili"

Leonardo fiume in piena. Alla vigilia della sfida con la Fiorentina il tecnico del Milan alza il tono per la prima volta da quando è allenatore della squadra. Ma lo fa con la consueta eleganza, senza uscire dalle righe in quello che ha tutta l'aria di essere un congedo. Il tema? Le presunte critiche di Silvio Berlusconi che avrebbe già deciso di cambiare la guida in panchina. "Non so cosa ha detto Berlusconi - esordisce - ma, a prescindere da questo, non posso negare che il nostro rapporto è difficile. Siamo molto diversi, forse siamo incompatibili, ma l'importante sono queste tre partite e ci tengo troppo". Leonardo, insomma, è coerente con se stesso e conferma il suo attaccamento al gruppo che sta portando in Champions League: "Ci tengo a finire bene perché ce lo meritiamo. Tutto si può dire, tranne che questa squadra abbia giocato male. Non lo accetto. I ragazzi hanno fatto tutto in momenti difficili e con una dedizione totale. C'è chi ha giocato pur infortunato. Giù il capello davanti ai ragazzi". E aggiunge: "Non ho mai parlato di futuro: con nessuno, con il Flamengo, con la Nazionale o il Comitato organizzativo del Mondiale 2014. Nessuno mi ha proposto nulla e io non ci penso. Si, sono testardo e lo sono in tante cose perché credo alle mie cose e ai miei principi". E alla domanda di un giornalista ("Se tu dovessi decidere di chiudere con il Milan e tornare in Brasile sarà per i dissidi con il presidente o per una decisione maturata prima e indipendentemente?"), risponde: "Niente succede per un motivo solo". E cita una canzone di Renato Zero (Nei giardini che nessuno sa): "...ti darei gli occhi miei per vedere ciò che non vedi". Per poi aggiungere: "Io non faccio processi, non è da me". E la Fiorentina? "La squadra è concentrata e ha la testa. Anzi, l'ha sempre avuta, altrimenti non avrebbe fatto quello che ha fatto. La forza del gruppo è l'emblema di quest'anno. Terzo posto a rischio? Dipende solo da noi. Gara molto importante. Mi aspetto un forte avversario; sarà una partita difficile". E l'Inter? "E' arrivata a Madrid perché lo merita, ha messo tutto. Certo, c'è la rivalità in città, ma complimenti ai nerazzurri". Però un po' brucia, anche se da sempre Adriano Galliani è il primo sostenitore del successo delle squadre italiane in Europa. Questione di ranking. Il trionfo del Camp Nou è stato commentato dall'a.d. del Milan anche con un pizzico di nostalgia. "L'Inter è giustamente entusiasta della sua prima finale di Champions, ma chi ha tifato Milan ha avuto la fortuna di aver vissuto otto finali di Champions" dice infatti Galliani. Un motivo in più per lanciare un messaggio ai tifosi rossoneri: "I tifosi rossoneri devono essere grati a Berlusconi, che li ha portati a fare per otto volte un'impresa leggendaria". E a chi gli ricorda che forse quello attuale è il momento più basso nel rapporto fra i tifosi e Berlusconi ribatte: "Credo di no", aggiungendo un suo parere a proposito dell'ennesima esternazione, da alcuni senatori del Pdl attribuita a Berlusconi, sull'operato di Leonardo. "Io in 24 anni non ho mai commentato le parole del presidente - spiega Galliani -. L'ho visto martedì ed era assolutamente sereno, sono frasi riportate dai senatori che partecipano alla solita cena del mercoledì sera, di cui non faccio parte. Forse devo diventare senatore...". Tornando all'Inter, Galliani spiega: "Bisogna tifare Inter e sperare che lo faccia prima dei calci di rigore, altrimenti la Germania resta avanti nel ranking". L'a.d. si fa serio: "Per forza tifo Inter, e non c'è affatto da ridere. Se l'Inter perde, la terza del prossimo campionato va a fare i preliminari anzichè in Champions direttamente, e la quarta anzichè i preliminari di Champions non va in Europa League ma ai preliminari di Europa League". Infine un parere sulla sfida con la Fiorentina, partita cruciale per i rossoneri che devono consolidare il terzo posto. "La classifica non mi spaventa perché penso che abbiamo un margine consistente - spiega l'ad rossonero -. Però due domeniche fa, nell'intervallo della partita contro la Sampdoria avevamo 13 punti di vantaggio su Samp e Palermo, poi questi 13 punti sono diventati 4 e 6: quindi domani sera dobbiamo vincere".

domenica 25 aprile 2010

Galliani: "Caduta inevitabile"

"La sconfitta di ieri con il Palermo? Rappresenta qualcosa di difficile da evitare. Abbiamo 11 giocatori fuori, credo che sia il record in 25 anni di questa gestione". Così l'a.d. Adriano Galliani, intervenuto a Milano alla presentazione di un libro del giornalista della Gazzetta dello Sport Luigi Garlando, ha commentato la partita di ieri sera persa dai rossoneri 3-1. Galliani commenta: "Il Palermo è in buone condizioni, ma la nostra squadra ha fuori sei difensori, un centrocampo intero (Beckham, Flamini e Ambrosini), e mancano anche Pato e Borriello. Credo che di più non si potesse fare, il Milan non è questo qui. Speriamo che per domenica rientrino 3 squalificati e qualche infortunato, in modo da tornare a un livello fisiologico di 6-7 infortuni". Ai tifosi che temono un Milan ormai in disarmo, Galliani ha risposto in maniera perentoria: "Ma che disarmo! Siamo ancora in lotta per il terzo posto. Purtroppo tutti hanno visto la partita e tutti si sono fatti una ragione di questa sconfitta". Alla domanda di un cronista, se stasera tiferà per la Sampdoria o per la Roma, Galliani ha risposto sorridendo: "Lei cosa dice? Indovini un pò...". Infine, una riflessione su Pato: «Lui è abbastanza sereno, lo seguo molto, spesso è a cena da me. È un momento difficile, credo che tornerà per le ultime due partite, e che potrebbe essere decisivo per la classifica finale". Il rapporto teso tra l'attaccante dell'Inter, Mario Balotelli e la società guidata da Moratti, ha aperto un'asta virtuale sul destino del giocatore, ma Adriano Galliani frena ogni possibile fantasia su un possibile approdo rossonero dell'attaccante: "Non so se rimarrà all'Inter o verrà ceduto, credo però che difficilmente i nerazzurri lo cederanno al Milan". Galliani ha inoltre sottolineato di non voler "coltivare sogni che dopo non si realizzano, e poi magari la colpa è nostra. Queste non sono cose del Milan, ma dell'Inter". "La semifinale di ritorno di Champions? Credo che l'Inter possa farcela. Ho visto ieri il Barcellona in tv, e non mi è sembrato in grande condizione". Il tasto su cui Galliani batte da tempo è sempre quello del coefficiente Uefa: "Per fortuna - ha detto Galliani - non ha vinto l'Amburgo. Ora abbiamo circa uno 0,300 di vantaggio sulla Germania. Se l'Inter non fa punti per il ranking e il Bayern o l'Amburgo vanno in finale, noi abbiamo perso la quarta squadra per la stagione 2011-2012. Spero quindi che l'Inter vada avanti".

Palermo-Milan 3-1

Il Palermo in casa è uno schiacciasassi. Ne fa le spese anche un MIlan incerottato, avvicinato in classifica dai rosanero, che si impongono 3-1: gol di Bovo, Hernandez e Miccoli per gli uomini di Rossi, non basta a Leonardo il momentaneo 1-2 di Seedorf. È stata una bella partita: aperta, ricca di occasioni, merito di due squadre votate all'attacco, che fanno della qualità tecnica la dote principale. Vince il Palermo perché è esaltato da un momento magico che potrebbe portarlo a conquistare l'Europa che conta - quella della coppa con le grandi orecchie - Sampdoria permettendo, per adesso scavalcata in classifica al 4° posto, in attesa della gara dei blucerchiati all'Olimpico contro la Roma, domani sera. Vince il Palermo perché fisicamente ne ha di più, perché i suoi attaccanti giocano sulle nuvole, dove volano alti Miccoli - che un pensierino al Sudafrica ancora lo fa - ed Hernandez, 7 gol in 734' di campionato, uno ogni cento, o poco più. Più Pastore, che è la ciliegina sulla torta confezionata da Delio Rossi, tecnico tanto spettacolare nel gioco delle sue squadre quanto essenziale fuori dal campo, e così talvolta sottovalutato. In 20' segna due volte. Confermandosi incontenibile in casa, dove in 18 uscite ha raccolto 13 vittorie e 5 pari. Imbattibile. Gioca con il modulo 4-3-1-2, lo stesso del Milan - si gioca a specchio - ma interpretato in maniera più dinamica e aggressiva, soprattutto in avanti, dai centrocampisti centrali rosanero, sempre pronti agli inserimenti, e dagli attaccanti, pronti a pressare i centrali difensivi del Milan. Pastore è sempre elegante, cavallone tecnico a tuttocampo, dire che Miccoli è in fiducia è un eufemismo, Hernandez è così talentuoso da tenere ancorato alla panchina il signor Cavani. Il Milan sbanda, nella sua veste d'emergenza, addirittura con Oddo al centro della difesa a fare coraggio a Thiago Silva, in disperata ricerca di aiuto. Ma sarà proprio l'ex esterno destro del Bayern a combinare la frittata che spalanca la porta ad Hernandez che con un sinistro incrociato raddoppia la score, inaugurato dal sinistro sottomisura di Bovo, sempre pericoloso su angolo, stavolta "letale" per la difesa di Leonardo, che se lo dimentica sul secondo palo. La rete del difensore arriva al 9', quella dell'attaccante al 18'. In meno di 20' il Palermo ha messo in ginocchio il Milan, avvicinandoci a 6 punti in classifica. Il Milan, volente o nolente, finalmente si scuote, dopo i due ceffoni rimediati in faccia. Certo, permette a Miccoli di sfiorare il terzo gol, ma ora perlomeno mette i brividi all'ottimo Sirigu, chiamato in causa da Huntelaar - vice Borriello di giornata - e Pirlo, che fa il fenomeno dalla distanza con un destro con traiettoria da videogame. Sirigu risponde alla grande. All'intervallo si va sul 2-0. Ah, Ronaldinho non pervenuto. Il Milan della ripresa è un'altra squadra. Migliore. Alza il baricentro sfruttando così la propria forza, la fase offensiva, rispetto alla propria debolezza, quella di una difesa più allegra che ermetica, soprattutto in considerazione delle tante, troppe assenze. La rete della provvisoria speranza, che si rivelerà illusione, è un condensato di tecnica. In cattedra i professori del Milan: verticalizzazione di Pirlo, assist di Dinho, gol di Seedorf. Tutto bello, e gara riaperta. Per poco, però. Perché il Palermo non fa in tempo ad accusare il contraccolpo psicologico, a rendersi conto che adesso fa una fatica bestiale a ripartire. Perché basta il colpo di un singolo, il solito Miccoli, per rimettere in discesa il prato dell Barbera. L'attaccante si gira in area, rapido, implacabile: lascia secco Oddo e Dida può solo guardare la rete gonfiarsi dietro di lui, sull'angolino alto, nei pressi del secondo palo. Gara chiusa, stavolta definitivamente. Il Palermo - che crea tanto con Cavani e rischia qualcosa, Inzaghi è sempre il solito condor d'area, in perenne agguato - vince e si riporta, per il momento, al quarto posto. Quello che varrebbe la prossima Champions League.

venerdì 23 aprile 2010

Galliani: "Non vendo le stelle"

Gli affari vanno bene, anche se il rosso rimane. Ma dati alla mano, se confrontati con quelli dell'anno passato è quasi una pacchia. il bilancio 2009 del gruppo Milan si è infatti chiuso con una perdita consolidata pari a 9,8 milioni di euro, in miglioramento dell'85% rispetto ai 66,8 milioni del 2008. Nel 2009, secondo il bilancio approvato dall'assemblea degli azionisti, il fatturato consolidato è ammontato a 327,6 milioni di euro in crescita del 38% rispetto ai 237,9 milioni di euro del 2008. Soddisfatto l'a.d. rossonero Adriano Galliani che ne ha approfittato per regalare qualche anticipazione sul prossimo mercato, ma solo in uscita. "Non vendiamo nessuna star. Certamente non vendiamo Pato, certamente non vendiamo Thiago Silva, certamente non vendiamo Ronaldinho, Huntelaar, Borriello". Galliani ha inoltre sottolineato che "il 2010 sarà più difficile del 2009 che è stato salvato dal signor Ricardo Kakà, la cui vendita al Real Madrid ha generato una plusvalenza di 66 milioni di euro". Insomma, è il futuro a tenere banco in casa rossonera, anche se mancano ancora quattro giornate al termine del campionato. Quei 360 minuti a cui Leonardo, in odore di addio, tiene parecchio. Ma alla vigilia della trasferta di Palermo il numero di infortunati è salito a 9, senza dimenticare i 3 squalificati. "Non voglio trovare giustificazioni - ha detto il tecnico in conferenza stampa -, ma speravo di recuperare Flamini e perdiamo anche Abate. Sono state due sorprese negative, così ho dovuto convocare ben 5 Primavera (Albertazzi, Strasser, Romagnoli, De Vito, Novinic, ndr); dovrò ridisegnare la squadra. Comunque gioca il Milan; e questo è importante". I favori sono tutti per il Palermo. Conti alla mano, l'impresa per il Milan appare disperata. "Nel calcio succede di tutto - ha risposto -. In alcune partite eravamo favoriti e le abbiamo perse. Abbiamo dei problemi, ma va in campo una squadra competitiva. Adesso dobbiamo raggiungere il nostro obiettivo. A Genova abbiamo giocato bene ma gli episodi hanno condizionato la partita. Mancano quattro gare. Quella di domani sarà un'impresa di cuore". "Deciderà lui". Così Galliani ha replicato alle domande di uno dei soci sul futuro del tecnico brasiliano, nel corso dell'assemblea degli azionisti. "Io sono innamorato di Leonardo - ha osservato -. Lasciamo finire il campionato, pensiamo a finire bene il torneo e ad andare in Champions League diretti, poi l'estate sarà molto lunga. Concorderemo cosa fare, spero di convincerlo". Per poi aggiungere: "Lippi? Tutto falso; lui è un mio amico. Spero che rimanga Leonardo altrimenti sapete come la pensiamo io e il presidente Berlusconi: il Milan ai milanisti: Tassotti, Galli, Van Basten, Donadoni, Rijkaard, Baresi...". E Allegri? "Non so se dice di essere milanista - ha ironizzato Galliani riferendosi a Balotelli - è possibile tutto...".

martedì 20 aprile 2010

Il Milan vuole Berbatov

Il Milan vuole Dimitar Berbatov che, per la verità, non è che stia avendo una stagione proprio esaltante al Manchester United, tanto che la scorsa settimana Sir Alex Ferguson ha dato l’assenso alla cessione del bulgaro. Stando al Sun, che cita un non meglio precisato “insider rossonero”, l’attaccante piacerebbe molto e per lui sarebbe pronta un’offerta di quasi 23 milioni di euro, nettamente inferiore, comunque, ai 35 sborsati dai Red Devils per prendere Berbatov dal Tottenham nell’estate del 2008.

domenica 18 aprile 2010

Leonardo: "Ci sono ancora quattro partite"

Resta o no? Il destino di Leonardo è ormai un rebus anche se, tra le righe, sembra orientato verso Rio de Janeiro. Ma guai a parlarne. Il suo futuro sono le quattro giornate che restano da giocare. Assediato da domande ricorrenti, il tecnico nato a Niteroi, adesso comincia a sbuffare: "Non c'è nulla da dire - ha ripetuto -. La mia preoccupazione in questo momento sono le prossime quattro partite. L'unica cosa a cui penso è il finale di campionato". Leo è sembrato sbilanciarsi quando ha affermato "nulla succede per un solo motivo. A oggi sono il tecnico del Milan e la mia priorità è finire al meglio una stagione costellata di momenti belli e altri meno belli", ma nulla di più. Prima della partita con la Samp, Adriano Galliani aveva detto la sua su Leonardo. "Quando si rescinde un contratto, una persona va via e oggi Leonardo non sarebbe qui. Io dico che le notizie non devono essere vere ma almeno verosimili" aveva sottolienato l'amministratore delegato del Milan. "Sono sempre riuscito da 13 anni a convincere Leonardo e spero di farlo ancora. Non ci sono problemi e nulla di tecnico. Se problemi ci sono sono familiari e legati ai suoi tre figli che studiano a Rio. Prima o poi Leonardo tornerà in Brasile, ma non accadrà a giugno 2010. Se dovesse partire sarà esclusivamente per motivi familiari, non c'è altra motivazione. Parla con il presidente Berlusconi spesso, anche ieri sera e non c'è nessun problema. Non è che è gradito a me e non a Berlusconi, così come trovo folle leggere di una alleanza tra me e Leonardo per convincere il presidente a comprare i giocatori. Ho letto cose incredibili, peggio delle ceneri del vulcano", ha aggiunto il dirigente rossonero. Intanto la cronaca sportiva racconta dell'addio ai sogni di gloria del Milan sconfitto a Marassi. "Sicuramente la distanza dal primo posto è importante" ha esordito Leonardo. "Nelle ultime partite i risultati non sono stati quelli che volevamo - ha aggiunto - ma oggi non ho nulla da rimproverare alla squadra". Secondo il tecnico "il pareggio sarebbe stato un risultato più giusto anche perché la squadra ha fatto bene". "C'è tanto rammarico per un gol preso all'ultimo minuto - ha aggiunto - ma dal punto di vista della prestazione non ho nulla da dire ai ragazzi. Loro ci sono sempre stati e non si sono mai tirati indietro".

Sampdoria-Milan 2-1

Il Milan alza bandiera bianca e abbandona ogni proposito di scudetto. La sconfitta contro la Sampdoria è il lasciapassare a Inter e Roma che si contenderanno la volata finale per la conquista del tricolore. Ma la vittoria dei blucerchiati coincide anche con il pareggio del Palermo e con la conquista in solitario del quarto posto Champions. Di Borriello il primo gol della giornata; di Cassano il pareggio su rigore, provocato da Bonera che commette fallo sullo stesso Cassano e viene giustamente espulso. Nonostante l'handicap il Milan potrebbe riportarsi in vantaggio, ma è Pazzini in pieno recupero a consegnare i tre punti alla Samp. Tra sogni e obiettivi, Delneri si affida a Cassano, l'uomo della differenza. Con Pazzini lì davanti per scardinare la difesa del Milan. Rabberciata e ancora una volta improvvisata. Saltati, nell'ordine, Nesta, Favalli e Kaladze, tocca a Bonera affiancare Thiago Silva. Delneri preferisce Guberti e Poli a Mannini e Tissone. Leonardo, Mancini a Huntelaar. Due idee in comune: pressing e velocità; il 4-4-2 e il 4-3-3. Le corsie laterali sono quelle predilette da Delneri che ordina ai suoi di pressare alternando Zauri e Semioli da una parte, Guberti dall'altra. Ziegler, infatti, è costretto a coprire in difesa per non lasciare spazi a Mancini. Ma è troppo lezioso il Milan per impensierire una Samp rocciosa che bada ai fatti e con un forcing costante mette sotto la difesa rossonera. Ma al primo vero affondo a passare è la squadra di Leonardo. Mancini al 20' calibra un'ottima palla dalla bandierina per la testa di Borriello. Micidiale il colpo con la palla che si insacca a fil di palo alla sinistra dell'ex Storari. Borriello corre ad abbracciare Leonardo. Gesto appassionato che sintetizza tutto l'amore della squadra per il tecnico brasiliano che ha tutte le intenzioni di tornarsene a Rio de Janeiro. Il Milan, sornione, potrebbe raddoppiare altre due volte. Prima con Mancini che a porta vuota dal dischetto del rigore mette incredibilmente in tribuna, e poi con Seedorf che cicca nel tentativo di girare al volo, con la porta spalancata davanti. La Samp reagisce e assedia il Milan collezionando angoli e occasioni. Dida ci mette del suo parando il possibile e in un paio di occasioni a mancare è la mira, come uno splendido colpo di testa di Cassano che quasi accarezza la traversa. E' il barese il punto di riferimento, mentre Pazzini non trova il guizzo e gli spazi necessari. Fuori registro, invece, Ronaldinho e Seedorf, poco incisivi e troppo lenti in fase di costruzione. All'inizio della ripresa, il giallo a Borriello che, diffidato, dovrà saltare il Palermo, è un segnale inquietante. Nell'ennesimo affondo, Bonera infatti commette un fallo ingenuo su Cassano. Rigore ineccepibile e rosso per il difensore. Antonio segna e Leonardo toglie Mancini: in campo va Oddo per rinforzare la difesa. Al Milan non resta che tenere i ritmi bassi. Nel possesso palla i rossoneri fanno la differenza e nonostante l'inferiorità numerica sfiora due volte il 2-1. Prima al 22' con Gattuso che solo davanti a Storari si fa respingere il pallone, poi al 25' con Borriello che servito magnificamente da Ronaldinho calcia mollemente e spreca la sontuosa occasione di un paio di metri. Il Milan, insomma, gioca meglio in 10 e lo dimostra ancora al 30', quando Ronaldinho, servito da Seedorf, dal limite sfiora il palo alla sinistra di Storari. La Samp soffre anche con gli innesti di Mannini e Tissone (fuori Guberti e Poli), ma è iinevitabile la stanchezza dei rossoneri che si dispongono in trincea, perché proprio nel finale la Samp si risveglia. Prima Zambrotta salva sul tiro di Tissone, poi Dida blocca la palla sulla linea. Ma non può nulla al 47' quando Pazzini vola più in alto di tutti e infila il 2-1. Milan, addio scudetto.

sabato 17 aprile 2010

Leonardo: "Al futuro non ci penso"

Rescissioni del contratto? Spedite al mittente. Ci sono cinque partite da giocare e Leonardo ha tutta l'intenzione di dedicarsi anima e corpo ai prossimi 450 minuti. Nella tradizionale conferenza stampa della vigilia Leo fa un passo indietro e sulle voci apparse ieri sul sito Sportmediaset risponde con il consueto garbo: "Non c'è stata rescissione di contratto, ma su tutto il resto cosa devo dire? - afferma -. La mia situazione è uguale a quella del primo luglio del 2009, non ci sono dubbi, non ho mai avuto pensieri sul futuro, non ci penso". Leonardo insiste: "Non credo ci sia bisogno di chiarire; anche ieri il primo impatto è stato: ma cosa devo smentire? Sono qui a Milanello, mi sembra strano smentire. Poi pensando a voi giornalisti, l'ho fatto ma sono cose che non mi piacciono. Il problema non è un contratto, non sarà mai un contratto. Io sono arrivato al Milan e ho firmato un contratto di tre anni e poi sono rimasto 13. Io penso solo a oggi, è il mio modo di pensare, la mia valutazione su tutte le cose. Devo pensare solo alla Samp. Non voglio parlare di me; voglio parlare solo di Samp-Milan. Il club prima o poi dovrà sapere? Poi, non prima". Quindi, tutti a Marassi: "Dobbiamo dare un segnale a noi stessi; abbiamo la squadra per fare una grande partita contro un avversario motivato con grandi obiettivi. Dobbiamo rispondere nel modo giusto perché in questo campionato non c'è niente di scontato. Dobbiamo fare una grande partita e dare un segnale a noi stessi". Teme e rispetta la Sampdoria: "Ci confrontiamo contro una squadra che sta bene e in casa non perde mai. I giocatori lo hanno capito; putroppo non ci saranno Favalli e Flamini, ma ho ritrovato Bonera e Jankulovski. Domani andiamo in campo con una squadra in grado di giocare bene e vincere. Ho 17 giocatori della prima squadra a disposizione; con loro possiamo farcela. Ci siamo ancora nonostante i problemi che abbiamo avuto". Sfida difficile nella bolgia blucerchiata che sogna la Champions League. Dice: "La Samp è in grado di arrivare quarta. E' partita molto bene, poi ha avuto un calo come molti altri e oggi è tornata alla carica. La vedo bene perché ha giocatori di grande qualità con un attacco importante; Pazzini e Cassano si completano; corrono e sono compatti. E poi Antonio mi piace molto. E' imprevedibile, straordinario: grande classe". Servirà quindi una grande prestazione dopo gli alti e bassi delle ultime giornate: "Ci aspettavamo un po' di più a livello di risultati - spiega -. A livello di gioco la squadra c'è, ora mi aspetto una conferma. Quest'anno abbiamo già giocato gare importanti: in alcune occasioni, magari quando avevamo opportunitá di sorpasso o di aggancio, non siamo riusciti a sfruttare la chance. Domani mi aspetto un grande segnale".

venerdì 16 aprile 2010

Sportmediaset: "Leo lascia"

Leonardo addio? Secondo Sportmediaset è cosa certa. A scriverlo è il giornalista Carlo Pellegatti, secondo cui Leo "avrebbe rescisso due giorni fa il contratto che lo lega fino al 2011 con il Milan". Voce che si sarebbe "sparsa a Milano in ambienti bene informati giovedì sera". Non è tutto. "Chi al suo posto? - scrive Pellegatti -. Solo due le soluzioni. La più accreditata oggi è quella di Lippi, ma come direttore tecnico, con Filippo Galli o Tassotti allenatore o, soluzione interna, questa coppia in panchina. Tornerà Maldini nel ruolo già occupato dal dirigente Leonardo, come primo assistente e collaboratore di Adriano Galliani. Per quanto riguarda il settore medico e dei preparatori atletici sono previsti radicali cambiamenti, magari affidandosi ai responsabili della struttura che si è occupata un anno fa di Borriello ed oggi di Pato". Immediata la smentita del tecnico interessato attraverso un comunicato societario sul sito ufficiale del club, che recita: "In riferimento alle notizie divulgate oggi relative a una sua presunta rescissione di contratto, l'allenatore del Milan Leonardo precisa che queste sono da intendersi totalmente prive di fondamento". Intanto Adriano Galliani non vuole nemmeno ipotizzare un simile scenario e afferma: "Leonardo è giovane e bravo, si affida più ai sentimenti che ai contratti. Mi auguro che prevalga il sentimento per il Milan: ne avrà anche per la patria ma, siccome parliamo di lavoro, il Milan è la sua patria", afferma Galliani che assicura: "Pato resterà al Milan". L'a.d. si prepara intanto all'ennesimo week-end di passione. "Per chi tiferà stasera tra Inter e Juve?" ha chiesto un giornalista al dirigente rossonero: "Secondo lei...", ha tagliato corto. "Questo sarà un week-end molto molto importante per il campionato. Questa sera giocano Inter e Juventus, che hanno cumulativamente gli stessi punti di Sampdoria e Milan che si incontrano domenica e poi ci sarà il derby di Roma: sono tre partite tostissime, credo che lunedì ne sapremo molto più di adesso".

domenica 11 aprile 2010

Milan-Catania 2-2

Roma vai avanti tu perché noi non ce la facciamo più. Suona un po' così la resa del Milan delle occasioni perdute, che dopo avere pareggiato a San Siro con Napoli e Lazio, chiude 2-2 con il Catania che in vantaggio di due gol aveva accarezzato l'impresa. Inguardabili i rossoneri che subiscono i rossoblù per tutto il primo tempo, gol di Maxi Lopez e Ricchiuti compresi. Nella ripresa arriva la scossa con la doppietta di Borriello. Ma è inutile l'assalto finale: il distacco dall'Inter rimane invariato, mentre la Roma che adesso è prima è sopra di quattro lunghezze. A 5 giornate dal termine un divario troppo largo, anche perché ad attendere il Milan ci sono nei prossimi 180 minuti Sampdoria e Palermo, entrambe in trasferta. All'attacco senza inutili pretattiche. Leonardo ritorna al 4-2-1-3 e fantasia, con Pirlo e Ambrosini diga del centrocampo e Seedorf a ridosso del tridente composto da Huntelaar, Borriello e Ronaldinho. Sinisa Mihajlovic non si fa intimorire dai propositi rossoneri e torna a San Siro con il nchiaro intento di fare un favore all'Inter. Lo schema è l'offensivo 4-3-3 con Izco, Lopez e Mascara in attacco.Il tridente di Mihajlovic contro quello di Leonardo. Fai scorrere le statistiche e non c'è partita. Ma alla fine del primo tempo, non è solo il trio d'attacco a mettere a referto gol, gioco e occasioni. Il Catania dà infatti una grande lezione di calcio ai rossoneri, incapaci di giocarsela alla pari con i rossoblù. Il Milan, poco aggressivo in mezzo, lascia praterie al Catania che non si fa pregare due volte per affondare. Gioca bene la squadra siciliana. I ragazzi di Sinisa mettono in pratica gli lementi essenziali del calcio moderno: velocità, gioco di prima e splendidi inserimenti dei centrocampisti che aprono in due la triste retroguardia rossonera. E le grandi prove portano al meritato vantaggio del Catania dopo soli 12'. Ricchiuti fa filtrare una palla per Maxi Lopez che sul filo del fuorigioco brucia i suoi marcatori e con un diagonale perfetto trova l'ultimo straccio disponibile di angolo. Botta micidiale che i rossoneri subiscono oltre misura. I problemi di staticità del Milan fanno la differenza e il Catania ne approfitta esaltando tutti i suoi valori: dalla difesa insuperabile, ai mediani che sanno far ripartire la manovra, fino alle sue punte che mettono in agitazione perenne la difesa strampalata del Milan. Basta e avanza il gol del meritato 2-0. Maxi Lopez restituisce il favore a Ricchiuti che solitario come un condor piomba nell'area piccola e infila di testa. Con poche opzioni di gioco, al Milan non resta che resettare nella ripresa, anche perché riproporre lo stesso primo tempo sarebbe irriverente e poco rispettoso nei confronti del suo pubblico. Infatti la partenza dei rossoneri è veemente e porta subito al gol. La rete è di Borriello: colpo di testa angolato su invito di Seedorf. Il ritmo è alto e il Catania subisce. AI rossoblù manca la tranquillità del primo tempo. Mihajlovic avverte il disagio e aggiunge vitamina al centrocampo: fuori Carboni dentro Ledesma. Leonardo risponde con Flamini per Favalli, mentre Ambrosini va a fare il centrale difensivo. Ma il Catania sa ritrovare gioco e ritmo, sfruttando anche il carattere fin troppo offensivo dell'avversario. Leonardo dal canto suo rischia giustamente il tutto per tutto togliendo Seedorf e l'inguardabile Huntelaar per Mancini e Inzaghi. Mosse che fruttano. Pippo come al solito apre varchi e semina zizzania nella difesa avversaria. E al 38' lascia la palla calciata da Abate a Borriello che dal dischetto stoppa di petto e infila nell'angolo. Il finale è tutto del Milan alla ricerca disperata del 3-2. Ci provano tutti. Ci prova Inzaghi la cui girata finisce fra le braccia di Andujar. Ma il Catania resiste e il più che meritato 2-2 finisce sul taccuino di Orsato. La Roma ha strada libera.

sabato 10 aprile 2010

Leonardo: "Il Milan è sempre lì"

Crede ancora allo scudetto, teme il Catania, non pensa ad un futuro lontano dal Milan. Questo il Leonardo-pensiero alla viglia della 33ª di campionato. Dopo l'ultima critica che gli ha mosso Berlusconi ("I nostri attaccanti giocano troppo lontani dalla porta, come li facciamo i gol così?"), il tecnico rossonero ha voluto precisare che niente in questo momento lo sta allontanando da Milano. "Farò una convocazione parlamentare, parlerò con senatori e deputati e loro vi comunicheranno il mio pensiero - scherza Leonardo - stiamo parlando sempre di cose riportate, io sono tranquillissimo". Quindi si fa più serio e spiega: "Oggi sul mio futuro non c'è nulla da dire, non vi sto nascondendo nulla. Non è proprio il momento, non penso così a lungo termine". L'Inter è a tre punti, la Roma a due. "Per lo scudetto tutto può succedere e partita dopo partita dobbiamo cercare di dire la nostra. Mancano ancora sei partite, noi siamo lì. L'Inter poi ha tanti impegni, la Roma è in forma". E il Catania? "È una squadra che gioca con tanto entusiasmo, che sa difendersi bene ma prova anche a fare la partita e in certi momenti rischia. E questo può far diventare questa gara più bella". Poi Leonardo fa il punto su infermeria e spogliatoio: "Seedorf ha avuto un piccolo problema muscolare, ma penso sia gestibile. Mancini è tornato, ma ha bisogno di svolgere ancora lavoro fisico. Huntelaar sta bene, si è allenato regolarmente nelle ultime due sedute. Ambrosini ha recuperato. Nesta vede il campo molto distante ed è normale che stia così. Non sta ancora toccando il pallone, oggi è difficile valutare". Tra gli indisponibili c'è anche Pato che ultimamente è stato accostato a Real Madrid e Chelsea: "Credo che non ci sia niente", taglia corto il tecnico. Capitolo Champions. Pirlo ha detto che tifa Barcellona. Leonardo? "Gli spagnoli sono in stato di grazia, l'Inter è molto diversa rispetto all'inizio della Champions e se va avanti sono felice. Io non sono uno che tifa contro. Sono legato alle persone, come ho detto quando il Chelsea di Carlo Ancelotti ha giocato contro l'Inter. Penso che la sfida Barcellona-Inter sarà bellissima". Sincero, diplomatico o interessato a un lungo cammino europeo per tentare il sorpasso scudetto?

sabato 3 aprile 2010

Cagliari-Milan 2-3

Con le unghie e con i denti. Il Milan torna a vincere in campionato soffrendo oltre il limite, dopo un bel primo tempo e una ripresa fin troppo rinunciataria, in cui il peso delle assenze si fa sentire. I gol arrivano tutti nel primo tempo: a Borriello risponde Ragatzu; a Huntelaar replica Matri; a fissare il risultato ci pensa un'autorete di Astori. A sei giornate dalla fine il distacco dall'Inter e dalla Roma resta immutato, ma la vittoria è vitamina in un momento della staghone in cui la benzina è agli sgoccioli. L'ottimismo di Leonardo non ha limiti. Mentre l'infermeria si affolla sempre di più (11 gli infortunati), trova nuovi stimoli e combinazioni per la formazione anti Cagliari. Il tecnico del Milan cambia in difesa dove sugli esterni schiera Abate e Antonini. A centrocampo, sulla corsia di destra, inserisce la fantasia di Seedorf, mentre nel tridente rilancia le ambizioni dell'incompiuto Huntelaar. Ma, soprattutto, ritrova Pirlo e Ronaldinho che hanno scontato la squalifica. Rientri illuminanti, ma di fronte c'è un Cagliari che vuole confermare le buone indicazioni di Genova. Allegri oppone al Milan il consolidato 4-3-1-2, dove Cossu gioca alle spalle di Matri e Ragatzu, prima punta, preferito a Larrivey. Una scelta mirata, perché il giovane di belle speranze fa movimento e crea spazi per Matri. Il Milan parte bene e non permette al Cagliari di esprimere il suo gioco. Alti e veloci i rossoneri impiegano sette minuti per passare. La triangolazione tra Borriello e Seedorf è da antologia; così come il tocco della punta che di esterno destro infila sul primo palo. Al 16' Antonini sbaglia un facile gol dopo una bella proiezione in area; praticamente un dèja-vu: l'ennesimo affondo del difensore che si perde davanti alla porta. Errore fatale perché nell'azione successiva il Cagliari pareggia. Abili i rossoblù a cogliere l'amnesia della difesa del Milan che lascia tutto solo il bravo Ragatzu davanti a Dida: metterla sotto la traversa è fin troppo facile. Ma la festa dura poco: al 19' Huntelaar confeziona il 2-1 con un magnifico destro dalla lunghissima distanza: tiro potente e chirurgico che si infila nel sette. Borriello potrebbe fare altri due gol, ma pecca di indecisione e a segnare è ancora il Cagliari. Il contropiede taglia in due il Milan che si fa sorprendre: Nel tre contro due, Cossu offre a Matri l'assist giusto; l'ex milanista infila con un diagonale perfetto. E' il 2-2 dopo soli 32' di gioco. Ma c'è anche spazio per il nuovo vantaggio rossonero. Il cross dalla destra è di Abate; Marchetti esce male e non trattiene e fa schizzare la palla sul ginocchio dell'altro ex rossonero Astori per la più classica delle autoreti, con la maglia del famoso Comunardo Niccolai. A essere sotto accusa sono le difese. Una costante anche nella ripresa. Il Milan è padrone del gioco fino agli ultimi venti metri, ma poi non applica la cattiveria giusta per andare a rete. Significativa anche la facilità con cui il Cagliari penetra nella retroguardia rossonera. Soprattutto al 13', quando Ragatzu sfonda a sinistra e mira il primo palo. Dida respinge sui piedi di Cossu, ma Antonini fa il miracolo salvando a porta vuota. L'ennesima sbandata difensiva convince Leonardo a coprirsi di più: fuori Huntelaar per Zambrotta. Allegri replica con Dessena per Lazzari. Ma il rinforzo rossonero non regala più sicurezza alla difesa e solo la prontezza di riiflessi di Dida impedisce a Matri di pareggiare con un tiro al volo di destro. Vivere sul filo del rasoio è la costante di questo Milan che perde anche Pirlo vittima di problemi allo stomaco. Ecco quindi Gattuso, utile nella fase di copertura. Anche perché il Cagliari non ci sta e rincorre il 3-3. Non a caso Allegri getta nella mischia Jeda e Larrivey (fuori Ragatzu e Biondini). Mossa ad alto rischio, ma anche se squilibrato il Cagliari mette sotto il Milan e sfiora ancora con Larrivey, fermato da un nuovo capolavoro di Dida. Il Milan, stremato, perde pezzi. Fuori anche Abate (problemi a un polpaccio) per Oddo e la difesa diventa resistenza. Alla fine il 3-2 è una vera impresa.

giovedì 1 aprile 2010

Pato: "Spero di guarire bene"

"Sto bene, ho letto tante cose sul mio stato di salute, ma sto facendo bene il mio lavoro, e spero di guarire bene per tornare in campo".Dichiarazioni di speranza quelle di Pato, che ai microfoni di 7 Gold, ha parlato del suo stato di salute e su come procede il recupero dall'infortunio. "Tornare per il finale di campionato? Spero di guarire bene, al 100%, e tornare in campo per fare bene il mio lavoro. Lo scudetto? Tutta la squadra ci crede, sono sicuro che il Milan stia facendo del suo meglio per vincere il campionato. Spero di poter dare il mio aiuto per questo finale di stagione, ma ripeto, ora voglio solo guarire bene, e giocare senza sentire alcun dolore"