mercoledì 13 ottobre 2010

Arrestato il capo ultrà serbo

Si chiama Ivan. Lo dice un agente, quando alle 3 della notte tra il 12 e il 13 ottobre il ricercato numero uno degli ultrà serbi a Marassi viene immortalato dai fotografi dopo essere stato arrestato da pochi minuti. Lui l’avete visto con un passamontagna appollaiato sopra la rete del settore ospiti prima di Italia-Serbia. Aveva tagliato la rete, e, da lassù, fisico enorme e tatuaggi ostentati in bella vista, lanciava bengala in campo e in curva nord. Proprio i tatuaggi sono stati il suo tallone d’Achille. Sì perchè gli agenti lo hanno cercato per tutta la notte, dopo che i disordini degli ultrà serbi dal campo si sono estesi agli spalti al piazzale antistante lo stadio, quello dove avevano i pullman, nel dopopartita. Un cancello forzato dai tifosi, gli scontri con le forze dell’ordine, che poi hanno ricevuto rinforzi e caricato in forze, costringendo tutti a risalire sui pullman. Anche Ivan, l’"uomo nero", il capo ultrà, l’uomo dei tatuaggi. Un 28, il simbolo della Stella Rossa, addirittura una bomba a mano. E allora, via alle ricerche. Estenuante, interminabili. La forze dell’ordine hanno fatto scendere uno ad uno tutti i passeggeri. Poi hanno fatto sfilare la maglietta a tutti i tifosi, per riconoscere i tatuaggi immortalati dalle telecamere. Niente. E così i pullman hanno cominciato a ripartire, via da Marassi e da una nottata che hanno trasformato in incubo per tifosi e squadre. Senza di lui. Perchè doveva essere ancora lì, da qualche parte. Quando di pullman nel piazzale ne è rimasto solo uno, ed è stato circondando da un numero enorme di agenti in tenuta antisommossa, il pensiero condiviso da chi era ancora lì, al di là della rete, ad aspettare di dare un volto all’uomo nero delle fiabe, è stato: ci siamo. Erano le 2.30. E però i passeggeri del pullman sono scesi, si sono messi in fila orizzontale, un film già visto, si sono tolti la maglietta e hanno mostrato che di tatuaggi ne avevano a bizzeffe pure loro. Sì, ma non quelli giusti. Insomma, i tifosi serbi erano stati controllati tutti senza successo, anzi, tutti meno uno. Ivan. Scovato alle 2.41 nel vano bagagli di quel pullman. Tra gli applausi e gli insulti degli astanti. Lui, enorme, è stato placcato da diversi agenti, e trascinato, insieme a borse con centinaia di bengala, di nuovo nella pancia dello stadio. Dove qualche ora prima guardava tutti dall’alto, dove ora era costretto alla resa. Ammanettato.

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