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C'è tutto il gotha del pallone in via Solferino. Perché c'è da festeggiare il mito. O, come lo ha definito semplicemente L'Equipe", "L'icona del calcio". Con il direttore della Gazzetta, Carlo Verdelli, ci sono il presidente del Coni Gianni Petrucci, il numero uno federale Giancarlo Abete. Poi la famiglia Facchetti in una perfetta simbiosi con quella di Paolo. Quindi il vicepresidente del Milan Adriano Galliani e il presidente dell'Inter Massimo Moratti. Infine, soprattutto Paolo. Ancora una volta sorpreso, nonostante il record sia la costante della sua vita. "Facchetti? - dice -. Ho capito la sua grandezza. Mi sono ispirato a lui". Paolo a cui tutti vorrebbero chiedere nuove imprese. Ma lui, uomo di parola, non cambia idea: "Mi ritiro, sono certo. Ho avuto talmente tanto da non poter chiedere di più".
Incredibili le similitudini delle due storie. I due filmati proposti poco prima della premiazione, hanno desritto carriere parallele, anche se vissute in epoche diverse. I trioinfi in Italia, in Europa e nel mondo e quelli in nazionale. Entrambi numeri 3, stesso modo di giocare, propensione alla fase offensiva. Ma, soprattutto, l'attaccamento alla maglia. Due giocatori che "non hanno mai tradito il senso del dovere" come ha sottolineato il direttore della Gazzetta, Carlo Verdelli.
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