Rino è uno che sa ricambiare. Un cuore in mano. Una razza in via di estinzione. A luglio Allegri lo ha quasi implorato a restare, attirato com'era - Rino - dalle sirene straniere, come quelle degli Emirati Arabi, dove ha "spinto" l'amico Fabio Cannavaro. Lui ci ha pensato poco e alla fine ha deciso di continuare la sua avventura al Milan e servire la causa. Orgoglioso com'è, ha ingoiato in silenzio le voci di chi lo dava per finito. "Gattuso è alla frutta", la frase più gettonata. Ma Ringhio, dopo la triste esperienza sudafricana, ha atteso al varco e al momento giusto ha estratto dalla manica l'asso vincente. "Non è un problema di essere titolare, devo sentirmi importante. Altrimenti senza stimoli divento un giocatore di quarta categoria": Massimiliano Allegri sa essere motivatore e poiché ne aveva bisogno, nonostante la deludente prestazione di Cesena (affondato con tutta la barca), quando i rumori erano ormai diventati insopportabili, ha chiamato il senatore e lo ha schierato titolare dal primo minuto anche contro la Lazio. Rino è sceso in campo con la fascia di capitano e ha tenuto in piedi la baracca fino a quando i muscoli hanno tenuto. Poi la grande prova con il Genoa. Definirlo trascinatore a volte non dà l'idea. Gattuso è stato votato all'unanimità il migliore in campo. Una prova d'altri tempi, ma anche la conferma che la razza non cambia. Vederlo sradicare palloni in difesa e pressare a centrocampo ha fatto ritornare alla mente le strepitose esibizioni al Mondiale del 2006, quando era diventato un pilastro della squadra di Lippi; il mediano roccioso per eccellenza. Ad Amsterdam, poi, ancora una prova intensa. Sofferta nel primo tempo, esplosiva nella ripresa: energia da vendere. "Gattuso è un giocatore di cui non si può fare a meno" aveva dichiarato un tempo Giovanni Trapattoni. Allegri è dello stesso avviso. Ma il tecnico sa anche bene che Rino va dosato, potendo contare sulla dinamite di Boateng e Flamini. Però con il Parma, il capitano (fascia consegnata dall'infortunato Ambrosini) potrebbe essere gettato nella mischia in caso di 4-3-1-2, con Seedorf dietro le punte; a sinistra per dare un mano ad Antonini che con l'Ajax ha sofferto troppo. Se poi non dovesse giocare, allora si accomoderà di nuovo in panchina in attesa dell'ok di Allegri. In silenzio senza protestare; ciò che conta è la squadra, e farsi trovare pronto al momento giusto. "In Nazionale porterei anche le borracce", disse prima dell'addio in Sudafrica. Conoscendo il suo carattere, se Allegri saprà motivarlo sempre così, avrà un valore aggiunto dentro e fuori dal campo. Questione di grande professionalità, come sottolinea Clarence Seedorf, intervistato da Sky. "Quando giochi in una squadra come il Milan, con tutti i talenti che ci sono - sostiene l'olandese -, bisogna mettersi tutti a disposizione della squadra, come sta facendo Ronaldinho, come ha fatto Gattuso, come faccio io stesso. Tutti i giocatori che sono qui si comportano da professionisti e sono a disposizione del mister". E alla domanda se Ronaldinho non è così indispensabile per il gioco, ribatte: "Nessuno qui è indispensabile". E a proposito di Allegri, dopo le autocritiche sul gioco, Seedorf aggiunge: "Non mi permetterei mai di fare delle critiche pubbliche ad Allegri, anche perché credo stia facendo un ottimo lavoro con noi. In questo momento abbiamo fatto un po’ di pareggi ma è solo questione di tempo per raccogliere ciò che meritiamo. Con Allegri, quindi, tutto a posto; sta facendo un ottimo lavoro, eravamo entusiasti prima del suo arrivo e dopo il suo arrivo lo siamo ancora di più. Pensiamo che lui possa darci quello che serve per tornare in alto". Una cosa è certa: "Il MIian sta facendo buonissime partite e cresceremo sempre di più".
giovedì 30 settembre 2010
martedì 28 settembre 2010
Ajax-Milan 1-1
Un pari che fa comodo, anche se i punti potevano essere tre. Tra Milan e Ajax finisce 1-1 con una certezza: di Zlatan Ibrahimovic non si può fare a meno. Lo svedese al 37' del primo tempo con un gol di classe pareggia la rete olandese di El Hamdaoui, confermandosi una mostruosa macchina da gol: 5 in 6 partite. Un buon punto, si diceva, anche perché nel primo tempo la squadra di Jol gioca un buon calcio, in cui il Milan manca il clamoroso gol fallito da Robinho al 30' e quello di Boateng nel finale. Non siamo al parco giochi, dice Adriano Galliani. Massimiliano Allegri non ha dubbi in proposito e dopo le prestazioni pressapochiste nei due ultimi turni di campionato, toglie il giocoliere Ronaldinho e lancia il 4-3-1-2 con Seedorf alle spalle di Ibrahimovic e Robinho. Di fronte c'è l'Ajax che non sarà più quello di una volta, ma che con imprevedibilità e talento è sempre un avversario molto scondo. E non è un caso che gli sterni di centrocampo suiano Gattuso e Flamini. Allegri chiede una partita disinvolta. La partenza è quella giusta: pressing, squadra alta per frenare l'impeto dei Lancieri che hanno in Suarez la fonte ispiratrice del gioco. L'uruguaiano fa sfoggio di percussioni micidiali che la difesa rossonera fatica a contenere; puntuali i suoi cross, così come puntale e sempre al posto giusto è il marocchino El Hamduoi. Il Milan dal canto suo se la gioca a tutto campo e a ritmo elevato adeguandosi all'avversario. L'impatto con la gara di Robinho è splendido e sicuramente più incisivo di quello di Ibra. Così devastante da sfiorare al 15' il suo primo gol. Bravo Stekelemburg a deviare il diagonale ben chiuso dal brasiliano. L'Ajax ribatte palla su palla, assedia la trequarti rossonera sfruttando soprattutto la fascia destra di Suarez, obbligando il Milan a chiudersi. A salire in cattedra sono elementi come Gattuso che sradica palloni e fa ripartire l'azione, con la collaborazione di Flamini. Ma gli olandesi non hanno timore e al 23' passano. L'errore della difesa milanista è marchiano. A mancare è soprattuto Nesta che si fa gabbare da Suarez pronto a servire in mezzo all'area El Hamduoi: botta sotto la traversa e Abbiati è battuto. Al 30' Robinho la combina grossa. Lanciato con un tocco strepitoso da Seedorf, si invola verso Stekelemburg e solo davanti alla porta riesce nell'impresa di concludere a lato. Ci fosse stato Ibra...Lo svedese, infatti, al 37' non sbaglia. Servito al limite dell'area piccola dall'architetto Seedorf, stoppa di petto e di controbalzo infila l'1-1.Allegri è compiaciuto e all'inizio della ripresa conferma tutti, compreso Ibra che accusa un piccolo fastidio all'adduttore destro. La partenza rossonera è fulminante, anche se un po' confusa, mentre l'Ajax cerca di alzare il suo baricentro e spingere il Milan nella sua trequarti. Il tecnico passa così al 4-4-2 per rischiare di meno e getta nella mischia Boateng per Flamini. Il risultato non cambia, anche se la partita diventa nervosa e il Milan colleziona cartellini gialli. I padroni di casa sfruttano fisicità e corsa e con Suarez esaltano le capacità di Abbiati. Ma i rossoneri sono compatti e tengono bene il ritmo dei Lancieri che pungono di meno e rischiano di capitolare. Salgono in cattedra i tempi di Pirlo che dispensa perle, oppure gli anticipi spettacolari di Thiago Silva e Nesta. Ma il Milan è spesso lezioso e rischia troppo. Narciso sì, ma anche pronto a ribattere e sfiorare il 2-1. Fantastico Ibra che pur zoppiccando serve sul lato opposto dell'area Boateng; tiro al volo e strepitosa respinta istintiva di Stekelemburg. Allegri prova a vincere: fuori Seedorf e Robinho, dentro Abate e Inzaghi. Ma poi alla fine scopre che il pari può andare bene. E adesso la doppia sfida con il Real di Mourinho. Il megllio deve ancora arrivare.
lunedì 27 settembre 2010
Galliani: "Non siamo un parco divertimenti"
domenica 26 settembre 2010
Allegri: "Eravamo morti, ma invece..."
sabato 25 settembre 2010
Milan-Genoa 1-0
La seconda vittoria sudatissima del Milan arriva contro un Genoa ostico e votato all'attacco. I rossoneri soffrono nel primo tempo e rischiano di soccombere due volte. Nel secondo tempo, con un altro atteggiamento, trovano il gol con Zlatan Ibrahimovic, il cui 47 (Sacchi insegna), non ammette repliche. Il Genoa, che non vince con il Milan a San Siro dal 1958, dovrà attendere ancora, ma anche cercare più equilibrio in fase difensiva. Allegri è convinto che il suo Milan decollerà. Inizia così con Robinho titolare nel tridente alla destra di Ibra e Ronaldinho. Pirlo vince il suo ballottaggio con Seedorf e si ritrova i fianchi coperti da due mastini come Gattuso e Boateng. In difesa spazio ad Abate, preferito a Zambrotta. Gasperini rilancia il suo modulo offensivo e schiera dal primo minuto Chico, preferito a destra a Marco Rossi. Moduli speculari per garantire il massimo dello spettacolo che, a dire il vero, fatica a prendere corpo in un vai e vieni poco chiaro. Il Milan è subito aggressivo. Lo conferma il tridente in costante movimento, dove i tre si scambiano spesso di ruolo. Ma sono solo apparenze; i brasiliani e lo svedese non pungono. Soprattutto Zlatan che soffre a dismisura dovendosela vedere con una feroce marcatura; colpevole anche la lentezza dei rossoneri che permette ai rossoblù di organizzarsi. Milan e Genoa sono molto simili: abili a ripartite, ma pasticcioni in difesa: tanta intensità dentro piccoli spazi ed è lo spettacolo a rimetterci. Azioni? Al 27' Dinho mette in area per Gattuso che sfiora il gol tirando sul primo palo dove Eduardo chiude bene. Ringhio è un esempio ed è in forma. E' dappertutto, dispensa saggezza e fa muro, ma non puoi pretendere da lui i gol. Così a sfiorare la rete, dopo un tentativo di Boateng respinto da Eduardo, è due volte il Genoa: prima con Palacio che scheggia il palo complice una deviazione di Abbiati, splendido al 46' quando deve respingere a pugni uniti il colpo di testa ravvicinato di Chico. Non va. Allegri nè è consapevole. Ma il livornese è uomo che non cambia le sue idee e inizia la ripresa con gli stessi uomini. Come dargli torto. Partiti con la rabbia in corpo, i rossoneri passano al 4'. L'azione è milanista doc: una verticalizzazione di Pirlo che pesca Ibrahimovic. Pressato da due genoani, Zlatan allunga il 47 e con la punta del destro inventa un pallonetto che Eduardo smanaccia inutilmente. Allegri mantiene il suo aplomb, ma in realtà fa implodere la sua soddisfazione. Il Genoa reagisce rischiando però il contropeide del Milan. Gasperini, addirittura, inserisce Sculli per Chico dilatando il suo potenziale offensivo. C'è spazio anche per MIlanetto (fuori Veloso), necessario per ridare lucidità alla manovra. Allegri invece inserisce Flamini per l'ottimo Gattuso che non ne ha più. I muscoli del francese e la classe di Seedorf che prende il posto di Ronaldinho in serata no; mossa più che apprezzabile, perché l'olandese fa ragionare di più la squadra. Ma chi rincorre è il Genoa. I rossoblù assediano il fortino del Milan che fatica a salire. Un'impotenza a cui reagisce con la sua qualità. E non è un caso se tra il 36' e il 44' la squadra di Allegri sfiori quattro volte il gol. Su tutte il salvataggio di Criscito che toglie la gioia della rete a Robinho e l'occasione sciupata da Flamini che calcia alto da posizione illuminante. Il Genoa ci prova più con il fisico che con la testa, ma il gap tecnico gli dà torto. Allegri e i rossoneri passano e salgono in classifica sperando in un'impresa della Roma. Ma Ibra ha altri pensieri: "L' Inter? Noi dobbiamo pensare a noi; cosa fanno gli altri non mi preoccupa, se noi facciamo il nostro lavoro arriviamo primi".
venerdì 24 settembre 2010
Allegri: "Lotteremo per lo scudetto"
giovedì 23 settembre 2010
Lazio-Milan 1-1
sabato 18 settembre 2010
Milan-Catania 1-1
La conferma è immediata. Se non fosse per quel gol pazzesco gettato al vento da Inzaghi al 14' - un piattone indecente solo davanti ad Andujar su passaggio di Ibra - potremmo definire il primo tempo una sinfonia dei ragazzi di Giampaolo che sanno giocare a pallone e non hanno alcun timore dell'avversario. Il problema è sempre lo stesso: il contropiede o, chiamiamola anche, mancanza di equilibrio. Se il Catania passa al 27', non lo deve al gesto di Capuano che trasforma con un sinistro dai 35 metri, bensì dalla consistenza del suo gioco che prevede una costruzione elementare, ma con i muscoli e le ali ai piedi. E il Milan puntualmente ci casca. E' accaduto a Cesena; poteva accadere con l'Auxerre. I siciliani sfiorano la rete anche con Ricchiuti e Izco, masgistralmente diretti da Mascara e dal ritrovato Maxi Lopez. Insomma, un sontuoso Catania che fa a fettine il Mlan, che solo nel finale del primo tempo combina qualcosa di buono, ritagliandosi qualche spazio nella difesa monumentale del Catania. Boateng lotta come un leone ed è l'unico che è in grado di saltare l'uomo. Sua la spinta maggiore; quasi una sirena che scuote i rossoneri. A salite in cattedra è ancora una volta Ronaldinho. Il brasiliano corre, si danna e trova al 45' l'assist perfetto per quel falco di nome Inzaghi che al secondo tentativo la mette dentro. Il passaggio è al limite dell'area piccola; il piatto sul filo del solito fuorigioco: zona Superpippo. Un gol salutare che permette al Milan di scattare nella ripresa a testa bassa e mancare subito il gol. Dopo 34 secondi Seedorf sfiora il 2-1 sul mirabile colpo di tacco di Ibrahimovic. Ma è il gioco dei rossoneri a decollare: pressing, tecnica, gioco di prima e sacrificio; tutti pronti a difendere quando il Catania si libera dalla morsa. Mica facile però mantenere lo stesso ritmo contro un avversario che approfitta della minima sbavatura. Allegri ordina ai suoi di svariare molto in fase offensiva, potendo contare su Boateng che chiude gli spazi e fa ripartitre l'azione. Il Catania rallenta e attende per non rischiare; il Milan non frena perdendo però molta energia. Gli input arrivano dallo strapotere tecnico di Ronaldinho che sforma palle una dopo l'altra. Giampaolo, annusando il pericolo, inserisce forze fresche: Ledesma per Ricchiuti e Delvecchio per Carboni. Mosse audaci, in realtà, perché conferiscono un volto più offensivo al Catania. Ma conviene far girare la palla e rallentare il ritmo. Il Milan gioca sulle fasce, ma non trova il guizzo. Al 40' Allegri gioca l'ultima mossa: Oduamadi al posto dello sfinito Inzaghi: troppo poco per gabbare il Catania che torna a casa con una mezza vittoria. AI rossoneri non resta che meditare. Per Allegri la strada è quella giusta, ma di certo sarà lunga e tortuosa.
giovedì 16 settembre 2010
Pato e Ambrosini fermi 3 settimane
mercoledì 15 settembre 2010
Milan-Auxerre 2-0
Bastano 180 secondi per cambiare il volto di una partita. Ma occorrono anche magie e molta freddezza. Accade tra il 21’ e il 24’ del secondo tempo dopo una prestazione sofferta e scialba. Accade nel migliore dei modi, grazie alla classe di Ronaldinho che innesca il primo gol e inventa l’assist per il secondo. L’autore dell’uno-due? L’uomo del destino: Zlatan Ibrahimovic; il primo con una zampata doc, il raddoppio con un tocco vellutato e imparabile. L’Auxerre, arcigno e rognoso, alla fine crolla. Il Milan può così decollare in Europa. Per inaugurare al meglio il girone, Massimiliano Allegri cambia in difesa e in attacco affidandosi all’esperienza: Zambrotta al posto di Abate, con Bonera al centro al posto di Thiago Silva, e Seedorf a centrocampo. Più avanti il tridente composto da Pato, Ibrahimovic e Ronaldinho. Jean Fernandez, videotape alla mano, deve aver imparato a memoria il Milan affondato in campionato. Con una convinzione: i rossoneri basta pressarli e correre e si sciolgono come il burro. Tant’è che il primo affondo è proprio francese, con il rasoterra centrale di Birsa dalla distanza. Al 5’, poi, i rossoneri pasticciano in area; Langil che è in agguato e non è fesso, ruba palla e impegna Abbiati sul primo palo. Constatato che a infastidire è il gioco alto dei francesi, Allegri ordina alla squadra di avanzare di parecchi metri. La mossa non è rivoluzionaria. Il Milan sembra quello di Cesena, puntualmente impallato negli spazi stretti dell’Auxerre, alla ricerca ossessiva dello statuario Ibrahimovic.A complicare le cose ci si mette anche l’infortunio di Ambrosini costretto ad abdicare al 15’ per lasciare il posto a Boateng. Il ghanese entra subito in partita, regalando più velocità a centrocampo. Le bella punizione al 20’ di Pirlo che Sorin respinge a pugni uniti, sembra l’avvio di un nuovo corso, invece l’Auxerre non molla, arrivando addirittura a colpire una traversa con Coulibaly che sovrasta Nesta. Al 24’ doppia occasione per i rossoneri. Prima Hengbart respinge con il corpo il bolide di Boateng, mentre sulla respinta Coulibaly devia in angolo il tocco di Pato. Un flash assordante, ma fine a sé stesso. Il Milan torna infatti a esprimere una manovra poco lucida. Ibra arretra troppo, spesso pesta i piedi a Dinho con il risultato che nell’area di Sorin non c’è mai nessuno. A soffrire di più è Pato, l’unico rossonero in grado di saltare l’uomo, ma poco cercato dai compagni di squadra. E intanto l’Auxerre macina chilometri, sfiancando il Milan. L’azione del 39’, un contropiede furioso in superiorità numerica dei transalpini con l’egoista Langil che tira invece di toccare al centro dell’area dove ci sono due compagni lasciati liberi, è esemplare. I rossoneri, inanellano tocchi inutili al limite, subendo l’anticipo degli avversari che ripartono puntualmente. Ma la lezione di Cesena è stata imparata davvero? Allegri alla fine del primo tempo non può certo impazzire di gioia. Al 2’ della ripresa l’occasione c’è; un tocco di Dinho nell’area piccola che Pato sfiora appena. All’8’, finalmente, Zlatan fa qualcosa di Ibra, servendo una gran palla al limite a Pirlo che sfiora il palo. E’ il miglior momento del Milan che va in percussione, ma che non ha il peso necessario per gonfiare la rete dell’Auxerre. Al 9’ esce Pato per Robinho. Ma è Ibrahimovic a scuotere il popolo rossonero, ribaltando in tre minuti una prestazione sottotono. L’ispiratore? Ronaldinho, che al 21’ coglie Boateng pronto a deviare per la zampata di Ibra di esterno destro. Poi al 24’ quando in contropiede tocca splendidamente a sinistra per lo svedese che con un diagonale chirurgico batte Sorin. E’ la sublimazione del fuoriclasse che corre ad abbracciare Dinho e che si è scrollato di dosso un peso insopportabile. Il Milan passa; il Real di Mou è al suo fianco.
Un grosso in bocca al lupo per Valencia
Dinho: "Leo mi ha rilanciato"
domenica 12 settembre 2010
We Must Save The Earth
Come si crede che voi tutti sappiate, il nostro pianeta ha seriamente bisogno di un fortissimo rallentamento di tutte la attività umane in modo da ridurre il più possibile problemi attuali quali inquinamento, disboscamento, guerre, povertà ecc. cose che affligono il nostro pianeta ormai da molti anni. E' un mondo da salvare il nostro, perchè tra pochi anni la lenta e inesorabile rovina della Terra sarà irreversibile. Pensate soltanto che in Amazzonia ogni secondo viene disboscato un terreno grande come un campo di calcio, pensate a tutti i bambini che muoiono ogni giorno per mancanza di acqua o cibo, o per le guerre (civili e non) che affliggono l'Africa. "We Must Save The Earth" è una pagina su Facebook che si propone di affrontare questi problemi con link e discussioni con altri utenti. Se vi piace l'idea potete diventare fan. Questo è l'indirizzo della pagina: http://www.facebook.com/#!/pages/We-Must-Save-The-Earth/159440630732626?ref=ts
sabato 11 settembre 2010
Cesena-Milan 2-0
venerdì 10 settembre 2010
Allegri: "Ibra dall'inizio"
Il saluto di Kaladze ai tifosi rossoneri
Ecco riportato di seguito la dedica ai tifosi rossoneri di Kaladze, ora al Genoa:
Oggi che sta per iniziare una nuova fase della mia vita e della mia carriera, sento profondamente il senso del saluto al Milan che mi onoro di inviare a tutta la famiglia rossonera. Sono arrivato nella vostra città e nel vostro stadio nove anni fa, dalla mia Georgia. Mi avete accolto bene, mi avete sempre stimato e incoraggiato. Anno dopo anno, mi sono sentito amato come a casa mia. Abbiamo condiviso tutto: momenti belli e meno belli della mia vita, grandi trionfi e imprese solo sfiorate della nostra squadra. Quello che io ho dato a voi e quello che voi avete dato a me farà sempre parte delle nostre esistenze. Grazie di tutto a tutti voi e buona fortuna a tutti, alla Società e ai miei compagni di squadra, a tutte le persone che lavorano nel Milan e a Milanello, così come a tutti gli splendidi tifosi rossoneri.
Un forte abbraccio,
Kaka Kaladze
giovedì 9 settembre 2010
La presentazione ufficiale di Ibra e Robinho
L'Hotel Boscolo di Milano è pieno come un uovo. Il Milan presenta le sue nuove stelle Zlatan Ibrahimovic e Robinho. Il presentatore è d'eccezione: Adriano Galliani. L'a.d. è raggiante. "Sono gli ultimi arrivati; hanno suscitato un entusiasmo incredibile". "E' cambiato il vento, è cambiato tutto" esclama con soddisfazione, ripercorrendo le tappe dei due clamorosi colpi. Sottolinea: "L'idillio tra tifosi e Berlusconi che era durato fino alla cessione di Kakà continua e dico grazie a questi due campioni che hanno ridato entusiasmo. Gli abbonamenti aumentano di ora in ora; siamo vicini al record assoluto di sempre in Champions League (52mila tessere n.d.r.). E anche quelli del campionato stanno andando molto bene. Cosa auguro a Ibra? Di diventare come il suo connazionale Nordhal che in 269 partite ha segnato 221 gol. A Robinho auguro invece di continare la tradizione dei giocatori brasiliani. E a lui ricordo che il Milan vinse la sua prima Coppa dei Campioni nel 1963 grazie a una doppietta di Altafini; beh, gli auguro di segnare tre reti nella prossima finale del Milan". Galliani lascia la parola a Zlatan. Che non le manda a dire ed esplode a uno a uno titoloni da prima pagina: "Sensazioni? A Milanello mi sono trovato subito bene; ottima l'organizzazione. Con i tifosi poi è stato splendido, da Barcellona fino allo stadio. Ero vicino al Milan quattro anni fa; finalmente sono arrivato" sottolinea. Poi tutto d'un fiato aggiunge: "Ho giocato in tante squadre nella mia carriera, ma questa è la maglia più bella". Robinho sorride e già pensa a un poker formidabile: lui, Ibra, Pato e Ronaldinho insieme: "Fantastico, talento da vendere. Spero di essere campione in rossonero". E Ibra aggiunge: "Cosa preferisco tra scudetto e Champions? Ogni anno devi vincere tutto e il Milan deve vincere tutto. Torno in Italia con più fame e più voglia. Spero di conquistare quindi scudetto e Champions e il Milan può farcela; sono sicuro, così come sicuro che siamo più forti e che arriveremo primi, mentre l'Inter arriverà seconda. Non vedo l'ora di affrontarli i nerazzurri. Sono motivato come mai lo sono stato in tutta la mia carriera". Racconta Robinho con gli occhi spalancati: "Sono molto felice. In estate ho avuto alcuni contatti con altre squadre, ma nessuna proposta concreta. Ho sempre voluto giocare al Milan, che è una delle più grandi squadre europee e tutti i brasiliani che hanno giocato qui hanno avuto una storia pazzesca: io cercherò di lavorare duro e vincere il più possibile. Sono venuto qui per giocare; farò di tutto per dare il mio contributo". La domanda sorge spontanea: ma Allegri li farà davvero giocare assieme? Risponde Ibra: "La migliore difesa è l'attacco; non serve andare indietro, ma attaccare e l'idea di giocare tra Pato e Ronaldinho mi motiva di più, ma non dimentichiamoci di Inzaghi perché è un fenomeno; comunque deciderà Allegri". Robinho approfondisce: "Non è un problema giocare con due, tre, quattro attaccanti; ciò che onta è segnare gol". Poi Zlatan ripercorre le tappe del suo acquisto: "Berlusconi mi ha detto parole importanti e mi ha convinto subito a venire al Milan, poi sono stati i due club a dover discutere; e grazie a Galliani che ha fatto di tutto per portarmi qui". Poi la battuta dell'amministratore delegato che viene informato del l'inno del MIlan cantato da Balotelli dalla finestra dell'ospedale San Matteo di Pavia: "Lasciamo perdere - risponde ; ammetto però che questa mattina gli ho mandato un sms di auguri per la sua operazione".