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Giocare fino a quarant’anni e finire la carriera al Milan. Sono i desideri di Ronaldinho che stasera con il Milan parte a caccia della Champions League, proprio contro l’Auxerre, squadra che affrontò all’esordio in Europa, con la maglia del Psg, il 4 agosto 2001. Ricordi di un’altra epoca che il rossonero evoca in una lunga intervista all’
Equipe di oggi. Ma senza perdere il contatto con la realtà fatta ancora di qualche delusione e grandi ambizioni rese possibili da “un grande allenatore” che gli ha permesso di rilanciarsi e di “fare quello che gli piace in campo”: Leonardo. Quasi uno sberleffo a Silvio Berlusconi che ha preferito puntare sul più malleabile Allegri. Ronaldinho però svela un rapporto privilegiato con il proprietario del Milan: “E’ come fosse mio padre o un fratello maggiore. So che posso contare su di lui e posso chiamarlo in caso di bisogno”. Magari per prolungare il contratto in scadenza a giugno: “Se lui dice che finirò la carriera al Milan allora non c’è nulla da aggiungere. Qui non ho nessun problema”. Il problema semmai è con la nazionale. Ronaldinho non ha ancora digerito l’esclusione dall’ultimo Mondiale: “In Europa nessun brasiliano ha fatto meglio di me, meritavo la convocazione. Sono ai livelli di quando vinsi tutto con il Barcellona. Il problema è che quando giochi benissimo poi la gente si abitua e se c’è un calo spuntano dubbi e cose inventate”. L’obiettivo quindi è riprendersi la maglia verdeoro: “Sarebbe bellissimo giocare il Mondiale in Brasile, ma io penso anche a quello del 2018. L’età non è un problema per me. Maldini ha giocato fino a quarant’anni, vorrei fare lo stesso”.
Ma Ronaldinho non vive solo di calcio: “Non ho guardato neppure una partita del Mondiale, non mi piace restare 90 minuti davanti alla tv”. Meglio magari uscire rischiando di provocare gossip sulla sua vita notturna: “Sono una persona normale. Se posso fare qualcosa e ho tempo di farla, la faccio, ma non ho mai esagerato. Poi la risposta la dà il campo”. Magari già stasera contro l’Auxerre.
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