Sono tempi duri. Di quelli di massima allerta. Assediato dagli infortuni, dopo il capolavoro di Catania Massimiliano Allegri si ritrova a ricucire gli strappi e mettere una toppa ai buchi. E la società è pronta a rimediare, trovando all'occorrenza le soluzioni giuste. Come Nicola Legrottaglie, ultimo botto del mercato rossonero, già a Milanello per l'allenamento. Allegri lo accoglie con entusiasmo e annuncia nella conferenza stampa, alla vigilia di Milan-Lazio, che l'ex juventino sarà probabilmnete tra i convocati: "Un giocatore di esperienza come lui ci fa comodo". Ma il tecnico, bisogna dargliene atto, non ha mai perso fiducia e grinta. Anzi: questo Milan gli piace da morire. Gli piacciono soprattutto gli outisider, quelli che nei momenti più cupi non si tirano indietro e mostrano tutta la loro disponibilità, anche se nel loro curriculum vitae ci sono trofei come la Champions Legue e l'Intercontinentale: "Sono soddisfatto - dice - perché sono sempre pronti al sacrificio, vedi Jankulovski, Yepes e Oddo che hanno fatto bene appena chiamati in causa". E martedì sera a San Siro sarà ancora la panchina a fare la differenza, contro una Lazio che ruggisce e che "ha ritrovato lo spirito giusto": parola di Edy Reja. "La Lazio sta facendo ottime cose, ha ottimi giocatori, bisogna stare molto attenti perché siamo un in momento del campionato troppo importante per lasciare punti per strada" spiega Allegri. Sì, perché l'ossessione è quella di fare 80 punti, e "per farli bisogna vincere 11 partite".
lunedì 31 gennaio 2011
sabato 29 gennaio 2011
Catania-Milan 0-2
Lo aveva detto alla vigilia: "Sarà una partita incasinata". Mai scenario fu più azzeccato. Massimiliano Allegri esce da trionfatore con i suoi ragazzi da Catania con un 2-0 netto e pulito, maturato dopo l'espulsione di Van Bommel al 54'. Ridisegnata, la squadra rossonera trova i gol di Robinho e Ibra, con Yepes i migliori in campo. Ma è tutto il Milan a fare la differenza per carattere e voglia di vincere, anche davanti all'ennesimo k.o. (Ambrosini), nonostante l'inferiorità numerica. Un segnale forte e chiaro al campionato. Il Cholo non è tipo da dente avvelenato. Il Milan è stato. Adesso è un avversario e niente di più. Ma poi quel colori infiammano gli occhi e allora sogni l'impresa. L'argentino Diego Simeone e i suoi argentini giocano con i trequartista: Mascara alle spalle di Maxi Liopez e Gomez, preferito a Ricchiuti. Consegna ai muscoli e alla grinta di Spolli i bicipiti e la classe di Ibra e chiede ai suoi di non lasciarsi impressionare dai rossoneri. Allegri sfrutta solo l'arancione di Van Bommel che piazza davanti alla difesa, tra Ambrosini e Merkel preferito a Emanuelson, mentre è Robbinho il trequartista alle spalle di Ibra e Cassano. Avvisati dal tecnico, preoccupato dall'orgoglio dei rossoazzurri, i rossoneri pressano subito con furia e dopo pochi secondi sfiorano il vantaggio. L'illuminazione è di Ibra che mette sulla linea del limite a Robinho, il cui destro a giro obbliga Andujar alla grande parata. Avvisaglie di spettacolo, si direbbe. Il Catania infatti risponde al 4' con una giocata di Gomez, abile a ritagliarsi lo spazio a destra e crossare in mezzo all'area, dove irrompe Capuano il cui tiro al volo viene deviato in angolo da Bonera. Allegri chiede velocità e cambio di gioco che poi nel primo tempo diventa un po' il limite del Milan. Per un quarto d'oro il gioco offre spunti interessanti, per poi lasciare spazio a troppo tatticismo. Tra i siciliani brillano Gomez e Lopez. Maxi svaria da una fascia all''altra, unica soluzione per trovare sbocchi nell'organizzata difesa del Milan, menter Gomez fa il guastatore, sfruttando tutta la sua velocità. Ma è un Catania macchinoso. E il Milan non gli è da meno. Ne risulta una frazione bloccata tatticamente, in cui i padroni di casa si mostrano troppo prudenti contro un Milan che non trova i guizzi di Cassano, alla ricerca di un dialogo con Ibra asfissiato dalla marcatura a uomo. Il mischione a centrocampo contribuisce poi a far calare il ritmo: problematico per i rossoneri che non spingono a sufficienza, con un Merkel condizionato da un'ammonizione e dai suoi 18 anni, e un Robinho che deve arretrare per conquistare palla. Come quella che Cassano al 44', splendidamente servito da Ibra, calcia su Andujar, poco prima del forfair di Carboni , diga della difesa siciliana, che lascia il posto a Pesce. Allegri - lo aveva già pensato nel primo tempo - ridisegna il Milan nella ripresa presentando Emanuelson al posto dello stralunato e stanco Merkel. La sopinta è più decisa, ma i rossoneri devono fare i conti con la mira sbilenca di Ibrahimovic che in paio di occasioni spara a vuoto. Le squadre provano a velocizzare la manovra, ma al 9' Tagliavento eccelle per severità mostrando per la seconda volta il cartellino giallo a Van Bommel che lascia la squadra in dieci. Lo choc dura poco, perché al 14' il Milan passa. Ibra viene steso al limite ed è lui steso a fiondare un bolide che Andujar non trattiene: ne approfitta Robinho ben appositato che gonfia inesorabilmente la rete. Allegri opera quindi il secondo cambio: fuori Cassano, dentro Oddo, con Bonera che va a fare il centrale e Thiago va a centrocampo. Simeone risponde togliendo un difensore, Augustyn, e inserendo Ricchiuti. E' a questo punto che viene fuori tutto il carattere del Milan operaio. La squadra rossonera si organizza in difesa. Yepes è insuperabile, ognuno dà il suo contributo e anche Robinho va a difendere palla. Ma è un momento no per il Milan: alla mezzora Ambrosini alza bandiera bianca e lascia a Jankulovski per una contrattura. L'assedio è totale, ma il muro respinge i tentativi del Catania, rinvigorito da Ricchiuti. In attacco resta Ibra che fa reparto da siolo e per poco non raddoppia: Zlatan penetra in area e mira il primo palo, ma Andujar mette in angolo. Subito dopo ci prova Emanuelson. L'assedio prosegue, ma regala spazi inauditi al Milan che al 40' trova addirittura il meritato raddoppio. Robinho, ancora una volta straordinario, vede l'area libera e serve splendidamente Ibra che in scivolata di destro chiude la partita.
venerdì 28 gennaio 2011
Allegri: "Sarà una partita incasinata"
giovedì 27 gennaio 2011
Galliani: "Criscito non arriva. Ma arriva un terzino per laChampions"
mercoledì 26 gennaio 2011
Sampdoria-Milan 1-2
martedì 25 gennaio 2011
Preso Van Bommel: al 90% giocherà in Coppa Italia domani con Emanuelson
lunedì 24 gennaio 2011
Allegri: "Zlatan sta facendo una delle sua migliori stagioni"
Massimiliano Allegri riprende fiato, dopo un pomeriggio in apnea con il Napoli a -1 e una sfida ancora da giocare. Ma a San Siro con il Cesena è arrivato un confortante successo. A +4 dalla seconda si sta decisamente meglio. "È stato importante tornare a vincere, meritatamente, dopo due pareggi. Una vittoria voluta dai ragazzi con sacrificio ed al termine di una buona prestazione. Siamo in un buon momento, speriamo di continuare così". Anche ieri l'uomo in più è stato Zlatan Ibrahimovic. Allegri se lo coccola e fa bene: "È stato decisivo anche negli anni passati ma quest'anno sta facendo una delle sue stagioni migliori". Dunque Milan 44, Napoli 40, Roma 38, Lazio 37, Juve e Inter 35. "Non so se alla fine sarà un duello tra noi e il Napoli - commenta il tecnico rossonero -. La squadra di Mazzarri sta facendo cose importanti e al momento appare l'avversario più pericoloso. Penso che durerà fino alla fine, ma ci sono altre squadre che inseguono lo scudetto e ci daranno filo da torcere sino al termine del campionato. Le pretendenti al titolo sono cinque o sei. Di sicuro servono ancora tanti punti, 80 credo possano valere il titolo. I ragazzi stanno giocando bene, lavorano con intensità, hanno grandi motivazioni". Gli chiedono di un futuro rossonero di Balotelli e del rendimento di Cassano: "Non ha senso parlare del primo, davanti abbiamo giocatori abbastanza bravi, siamo a posto così. Antonio si sta comportando molto bene, soprattutto lavoro sul campo, visto che erano due mesi che non si allenava. Sta facendo bene, è chiaro che deve trovare ancora una condizione migliore, e piano piano la troverà. Se continua così la troverà presto". Contro il Cesena si è però fermato Nesta: "Gli è uscità la spalla ed oggi i medici valuteranno meglio quale sarà il suo tempo di recupero". Nel pomeriggio gli esiti degli esami sono arrivati: non ci sono lesioni particolari, ma Nesta resterà fuori 3-4 settimane. Questo il comunicato: "L'esame ha escluso lesioni alla cuffia dei rotatori. Dopo un consulto con il prof. Taverna è stato deciso in accordo con il giocatore di effettuare un recupero funzionale aggressivo per permettere il ritorno in campo in un arco di tempo di 3-4 settimane. Una eventuale stabilizzazione chirurgica verrá fatta, se necessaria, a fine stagione". E Allegri perde anche Gennaro Gattuso e Clarence Seedorf. Gattuso ha riportato una lesione di 1° grado al bicipite femorale della gamba destra. I tempi di recupero sono valutabili in non meno di 3 settimane. L'olandese è alle prese con una piccola lesione al bicipite femorale della gamba destra: per lui i tempi di recupero sono stimabili in 2-3 settimane. Allegri spiega anche la situazione di Pirlo: "Ha iniziato la stagione senza fare la preparazione e venendo da un Mondiale in cui aveva subito l'infortunio al polpaccio. Fino ad ora ha avuto un'annata non felice e poco continuativa nel lavoro. Poi s'è fatto male con il Real ed è stato un mese fuori. Ha avuto questa ricaduta. Per noi è importantissimo e dobbiamo pensare a recuperarlo nel miglior modo possibile". Da oggi Allegri avrà anche a disposizione Emanuelson: "È un giocatore dinamico, con buona tecnica. Inoltre sarà l'unico mancino che avremo in squadra. Penso che sia un acquisto importante". Mercato chiuso? "Abbiamo ancora un qualche giorno, valuteremo insieme alla società. È possibile che arrivi un altro giocatore ma dipende chi. Se non è da Milan è meglio che non arrivi...".
domenica 23 gennaio 2011
Milan-Cesena 2-0
Con le stampelle (è proprio il caso di dirlo) e con il carattere, il Milan conduce in porto una vittoria pesante che mantiene Napoli e Roma a 4 e 6 punti e allarga il gap dall'Inter che scivola a meno 9. Quella con il caparbio Cesena è la vittoria dell'umiltà, costruita sugli infortuni inattesi di Gattuso e Nesta che azzerano quasi il centrocampo e parte della difesa. Il vantaggio arriva su autorete. Ma Ibra non rinuncia ad aggiungere poesia alla gelida serata con un gol pazzesco che fa alzare la temperatura. Cadono come birilli i centrocampisti del Milan. Prima Pirlo, poi Flamini e nel riscaldamento anche Gattuso. Allegri, che fa della freddezza una delle sue qualità migliori, non si fa prendere dal panico e si inventa Thiago Silva centrocampista davanti alla difesa con Ambrosini a destra e il giovane Merkel a sinistra. Così è Yepes ad affiancare Nesta in difesa. Avvertendo poi l'alito del Napoli e della Roma alle spalle, conferma Cassano con Ibra, supportati da Robinho. Avesse Ficcadenti i problemi di Allegri. Lui che deve rinunciare oltre a Lauro e Nagatomo, anche a Giaccherini e Jimenez, schiera un audace 4-3-3 con Schelotto, Budan e Malonga in attacco. Termine migliore non fu azzeccato, perché il Cesena parte in tromba e sfruttando velocità e fantasia sorprende i rossoneri. Al 3' Malonga mira il primo palo dove Abbiati è ben appostato ma para con un po' di difficoltà. All'11 è Ambrosini a deviare in angolo una bella girata di Malonga. Il francesino, 22 anni, ha piedi buoni ed è la spina nel fianco del Milan. Lui ci prova da tutte le posizioni, mentre Ibra e compagni faticano a imbastire la manovra. Spezzettata e senza una logica pertinente, la prima della classe balbetta, così come faticano a entrare in partita lo svedese e Cassano. Al 17' Antonini si perde in un vuoto di memoria sul limite corto della sua area di rigore. Schelotto, che è un fulmine, gli ruba palla e scarica sul primo palo dove Abbiati compie un miracolo, poi ribadito nell'alzare in corner la spazzata conseguente di Nesta. Tempi duri che più duri non si può. Antonini non riesce a contenere Schelotto e, ironia della sorte, al 23' salta anche Nesta per una lussazione alla spalla sinistra e che necessita di un controllo in ospedale (ma non ci sono fratture). Prende il suo posto Sokratis. Al 27' si vede finalmente il Milan. L'azione la ispira Ibra che lancia Robinho. Discesa per vie centrali e rasoterra troppo debole per impensierire Antonioli. Al 30' l'occasione è doppia. Cassano confeziona un gioiello per Ibra che solo davanti ad Antonioli si fa ribattere il tiro. La palla viene raccolta da Robinho - magnifico interprete nel suo ruolo di trequartista tuttofare - che sfiora la traversa. Al 33' Antonini solo davanti al terminale romagnolo spreca miseramente il diagonale a lato. Mai momento fu propizio per passare. Al 43' brividi alle stelle. Per il gelo ma anche per il cross dalla destra di Robinho su cui si avventa in tuffo come un falco Ibra: Antonioli si trova lì e blocca in due tempi sul primo palo. Al 45' il Milan trova il gol. Si tratta di un'autorete di Pellegrino che batte nell'angolo Antonioli nel tentativo di anticipare Ibra. Ma l'assist, l'assist col cucchiaio, di quelli che riescono solo ai geni, è di Cassano. L'eredità di FantAntonio è da proteggere come oro, perché il Cesena del primo tempo merita tanto rispetto e applausi. A farsi in quattro sono le sette anime di Ambrosini e di Merkel che sembra un veterano del calcio e la conferma della duttilità di Thiago. Il Cesena è tosto e gioca senza mai perdere di vista la porta di Abbiati. All'8' Ficcadenti cambia due uomini: fuori Budan e Schelotto, dentro Bogdani e Sammarco. Nelle intenzioni del tecnico ci sono peso in attacco e ordine a centrocampo. Fatica però la squadra romagnola, pressata dal Milan che cerca il raddoppio ma non trova la porta. I rossoneri incasellano tiri svirgolati, molli e imprecisi, controlli rabberciati e molta stanchezza. Ci provano Ibra e Cassano a spalmare classe, ma la praticità del Cesena è fulminante. Al 32', infatti, Sokratis toglie la palla a Bogdani pronto a sfondare in rete, ma cosa combina a seguire Robinho che solo davanti ad Antonioli si fa incantare e ribattere la facile conclusione. I romagnoli però non mollano e al 35' sfiorano la rete con Sammarco che allarga troppo il tiro. C'è anche il tempo per Pato (fuori Cassano con standing ovation): troppo poco per incidere, solo una punizione mal calibrata e niente più. Tutto sommato meglio Robinho che al 47' colpisce il palo ma che al 48' consegna a Ibra la palla perfetta. Poi ci pensa Zlatan: traiettoria magica. Che vale il biglietto.
Ecco il nuovo acquisto Emanuelson
Urby è tanto timido che quando era una promessa dell’Ajax non sapeva che fare con le fan: troppa attenzione per i suoi gusti. Un problema che sembra non avere attanagliato Patrick Kluivert, un altro arrivato dall’Ajax a parametro zero. Come Patrick, Urby è nato a Amsterdam da famiglia del Suriname, ma le similitudini finiscono qui. A Urby non piace la vita notturna. Ha una moglie, Vanity, e una figlia di tre anni, Nashaira. Vanity aspetta un altro figlio per la primavera. Emanuelson è cresciuto a Bijlmer, quartiere multirazziale a est di Amsterdam, vicino all’Arena, diventato famoso quando un Boeing è precipitato in mezzo alle case. Suo padre Errol (in famiglia devono avere una predisposizione per i nomi strani) era attaccante della nazionale del Suriname. Da giovane giocava nel Robin Hood di Paramaribo, poi qualche anno in Belgio. Urby è nato uomo di fascia e con ogni allenatore è stato un via-vai: prima terzino, poi centrocampista, poi terzino. Alla fine il timido Urby si è stufato: "Trovatemi un posto fisso". Essere flessibili nel calcio paga, però stanca e a Urby il ruolo indefinito non ha giovato: il c.t. Van Basten lo ha fatto esordire ma non gli ha dato spazio nell’Europeo 2008, e il successore Van Marwijk, in cerca di un alter ego per Van Bronckhorst più che di un esterno di centrocampo, non lo ha portato in Sudafrica. Pare comunque che Urby non ne abbia fatto una malattia. Visto il carattere, sarebbe stato strano il contrario.
sabato 22 gennaio 2011
Allegri: "Voglio tornare a vincere" Intanto arriva Emanuelson
"È importante riprendere a vincere in campionato". Massimiliano Allegri sprona il suo Milan alla vigilia del match con il Cesena. Una squadra, quella romagnola, che il tecnico milanista invita a non sottovalutare. "Il Cesena è una buona squadra, anche con l'Inter nel recupero ha fatto una buona gara, si difende bene, lavora bene in fase offensiva, non va sottovalutato, serve una gara di intensità e sacrificio come quella di giovedì". "Cassano ti fa cambiare la partita. Abbiamo preso un giocatore straordinario e deve continuare a lavorare come sta facendo. Con lui il Milan ha fatto un ottimo acquisto", prosegue Allegri. "Ho ancora un dubbio tra lui e Pato su chi fare partire al fianco di Ibrahimovic contro il Cesena" ha aggiunto il tecnico livornese. "Pato - ha aggiunto - deve stare tranquillo, è un giocatore straordinario. È stato fuori per tanto tempo e deve integrarsi nel gioco con Ibra. In ogni modo Cassano ha caratteristiche diverse da Pato. Pato è più finalizzatore, Antonio più un assist-man". L'esterno dell'Ajax UrbyEmanuelson, in scadenza di contratto a giugno e in procinto di sbarcare al Milan già in questi giorni: "era uno degli obiettivi del mercato e sarei contento del suo arrivo", dice Allegrii a proposito dell'ultimo colpo del club di Via Turati. "È un giocatore dall'ottima tecnica, dinamico - ha proseguito -: si adatta anche a fare il terzino sinistro ma è più centrocampista". "Beato lui che ha le idee chiare". Così il tecnico milanista replica a chi gli chiede un commento sulla parole dei Josè Mourinho che da Madrid, nei giorni scorsi, ha pronosticato l'Inter ancora vincente nella corsa al tricolore. E a chi gli faceva notare che anche l'allenatore della Roma, Ranieri, ha espresso una preferenza per i nerazzurri, si è limitato a rispondere con un "ognuno è libero di dire ciò che pensa". Allegri spende qualche parola in favore di Seedorf, non convocato per la gara di domani probabilmente per un probelma al ginocchio, spesso criticato per le sue prestazioni e da alcuni additato come il colpevole di alcune situazioni negative della squadra: "Non è il colpevole, lui come nessun singolo calciatore. Quando vinciamo lo facciamo tutti assieme e quando perdiamo uguale. Poi durante le gare capita che uno giochi meglio e uno peggio, Clarence penso che finora abbia fatto un ottimo campionato".
venerdì 21 gennaio 2011
Ibra: "L'Inter non ci fa paura"
"Non c'è posto per Balotelli: al Milan abbiamo Ibrahimovic, Cassano, Robinho, Pato e Inzaghi che è infortunato. Quanti attaccanti vuoi, 6? Giochiamo con il 4-6? Non servono altri attaccanti - ha concluso Ibra - ma queste sono cose del dottor Galliani e dell'allenatore". Il centrocampista del Milan, Andrea Pirlo, uscito ieri sera nella sfida di Coppa Italia con il Bari, vinta dai rossoneri per 3-0, ha riportato una contrattura del bicipite femorale destro. È quanto si legge sul sito della società di via Turati, in un comunicato emesso dopo l'esito della risonanza magnetica cui Pirlo è stato sottoposto. "Tra qualche giorno - conclude la nota - il calciatore tornerà ad aggregarsi alla squadra".
giovedì 20 gennaio 2011
Milan-Bari 3-0
Ibra l'insaziabile. Anche in Coppa Italia. Il formidabile fuoriclasse del Milan accende la serata di Coppa con l'ennesima magia, spalancando i quarti di finale alla squadra rossonera, poi blindati con il raddoppio del giovane Merkel alla fine del primo tempo e da Robinho nella ripresa, con assist del tedesco. Nel prossimo turno i rossoneri dovranno fare i conti a Genova con la Samp che fu di Antonio Cassano, schierato da Allegri dal primo minuto. Partita discreta quella di FantAntonio, ancora vittima di un preparazione ritardata, ma utile per mettere in luce la sua immensa classe. La note dolente è invece l'ennesimo infortunio di Andrea Pirlo, inserito nella ripresa dopo il lungo stop, ma subito fuori dai giochi per problemi muscolari. Che il Bari non sia sceso a San Siro per fare la bella statuina lo si intuisce dal primo minuto. Anzi, spinto dalla voglia di fare un figurone, la squadra di Ventura inaugura la sua serata con un tiro ravvicinato, ma debole, di Castillo che Roma para a terra. L'argentino con Kutuzov è la punta scelta dal tecnico che opera un consistente turnover e rispolvera Parisi dopo il lungo infortunio. La conclusione del Bari precede la grande occasione al 9' di Ibra che gira da posizione defilata e obbliga Padelli alla grande deviazione. Manovra tutta di prima che esalta le affinità elettive tra lo svedese e Cassano. I due si trovano a occhi chiusi e dialogano regalando chicche spettacolari. Con Robinho costituiscono il fronte offensivo del Milan che propone a centrocampo, con Gattuso e Ambrosini, il giovane Merkel, ma che si affida a Nesta spalleggiato da Yeps in difesa, con Roma tra i pali. Si diceve di Cassano. Il barese non è ancora al top; la sua è una partita di scatti improvvisi che disorientano gli avversari con la palla incollata al piede. Come al 17' quando serve Robinho che spreca un diagonale di poco a lato. Al 19' il Milan passa in contropiede. Robinho lancia a sinistra Ibra che irrompe in area e trova il varco far due avversari infilando Padelli con uno spettacolare tiro a giro. Sono le ripartenze micidiali del Milan a fare la differenza. Forte del vantaggio, con l'intenzione di non forzare più di tanto, il contropiede dei rossoneri taglia in due il Bari. Cassano al 28' regala un altro gioiello consegnando a Robinho una palla invitante che il brasiliano poco dentro il limite scaraventa in porta al volo; Padelli si lancia nell'angolino e la mette in angolo. Al 35' altro esempio della grande intesa fra Cassano e Ibra che si scambiano al volo una palla, conclusa oltre la traversa di poco. Quando il Milan si rilassa il Bari ne approfitta per esibire la velocità di elementi come Alvarez e Kutuzov, anche se è di Donati la prima vera conclusione del Bari. L'ex rossonero al 39' calcia di destro dalla distanza e conclude a lato di poco. Al 46' arriva il raddoppio del Milan. Dopo un batti e ribatti, Merkel riceve in mezzo all'area un assist dalla sinistra di Robinho e batte imparabilmente Padelli. Un'azione in realtà sporcata da un fallo di Ibra e un fuorigioco di Robhino, ma che comunque premia la bravura del tedesco classe 1992. Il Bari nella ripresa riparte con Andrea Masiello e tanta volontà, mentre il Milan, senza Gattuso e con Abate al suo posto, limita la manovra con possesso palla e sporadiche azioni offensive. Ma quando Ibra e Cassano si ritrovano c'è solo da inchinarsi. FantAntonio lascia il terreno di gioco al 21' travolto dagli applausi dei tifosi rossoneri e pugliesi, subito dopo il 3-0 firmato da Robinho su assist di Merkel che lascia il posto a Pato. In campo anche Pirlo la cui partita dura solo 18 minuti per un problema alla coscia destra. E ora la Samp: dopo il suo lontano passato, Cassano dovrà vedersela anche con quello più recente.
mercoledì 19 gennaio 2011
Il grande ex è pronto
Il modo migliore per giocare dal primo minuto con la maglia del Milan? Contro la squadra che l'ha lanciato. Antonio Cassano domani sera scatterà dal fischio finale sfidando il Bari, con cui ha debuttato in Serie A nel 1999. La conferma arriva direttamente da Massimiliano Allegri: "Cassano gioca dal 1', anche se ancora non ha 90' nelle gambe", annuncia il tecnico del Milan. Allegri conferma che il Milan non vuole snobbare la Coppa Italia. La partita di domani vale la qualificazione ai quarti di finale. "Andare avanti in coppa è uno degli obiettivi stagionali e non quello minimo, per cui schiererò la formazione migliore. Perrchè quando si arriva in finale e si vince è sempre bello. Adesso dobbiamo ritrovare la vittoria dopo due pareggi. Sarà diverso che con l'Ajax, anche perchè l'eliminazione sarebbe un disagio". Parlando di mercato il tecnico rossonero dà una notizia vera: "Un attaccante non ci serve. Inzaghi a marzo sarà quasi pronto, il suo recupero sta procedendo bene, siamo contenti, lavora tutti i giorni con grande intensità. Ziegler? È un buon giocatore con un buon piede, ma dovete chiedere di più a Di Carlo che lo conosce meglio". E sul campionato: "Siamo ancora in testa alla classifica e bisogna vedere positivo. Vedevamo positivo quando dopo 4 partite avevamo 5 punti di distacco, non vedo perchè non essere ottimisti ora". Gli abbonati gratis: Milan-Bari alle ore 21; scenario scontato: oltre al freddo intenso e all'umidità, gli spalti praticamente vuoti. Scenario ipotizzato anche dalla società che per riempire lo stadio permetterà agli oltre 30 mila abbonati di accedervi gratuitamente. Il Milan, si sa, non è mai andato molto d'accordo con la Coppa Italia, eccezion fatta per l'edizione del 2003 in cui battè la Roma in finale, tre giorni dopo avere conquistato la Champions League a Manchester. Sicuro il debutto di Roma tra i pali dopo il k.o. di Amelia e il concomitante infortunio di Abbiati che potrebbe rientrare domenica contro il Cesena. Pirlo è pronto, ma non è il caso di schierarlo, mentre Ibra e Pato potrebbero osservare un turno di riposo. Poi i nomi più probabili: da Yepes a Oddo, da Strasser a Beretta. In ogni caso per saperne di più bisognerà attendere domattina quando Allegri, dopo la rifintura, diramerà la lista dei convocati.
lunedì 17 gennaio 2011
Allegri: "Nessun allarme"
Poi la questione Pato che è stato "rimproverato" a più riprese dai compagni, in particolare da Gattuso e Ibrahimovic. Il tecnico lo difende: "Pato è rientrato dopo un lungo infortunio, ha giocato due buone partite con Cagliari e Udinese, mentre oggi ha fatto meno bene", spiega Allegri, che invita la squadra a non drammatizzare: "Dobbiamo essere consci della nostra forza, siamo primi non per caso. Sul gol c'è stato un errore, con Gattuso che doveva marcare e Seedorf rimanere a zona". Senza dimenticare che Nesta era fuori posizione rispetto a Olivera. Clarence Seedorf non è stato particolarmente brillante, ma è sempre positivo nel gruppo, tanto che a fine primo tempo ha fatto da paciere fra Pato e un Gattuso particolarmente Ringhio: "Qualche discussione c'è sempre in campo. Cosa si dicevano? A volte le cose tante volte sembrano chissà cosa, in realtà uno chiedeva un cross e l'altro diceva che non era riuscito a farlo", minimizza l'olandese. Poi si discute sul fiato delle inseguitrici che incalzano: "Non credo che questo sia stato il nostro pensiero oggi. Nel secondo tempo stavamo facendo meglio e cercavamo di costruire qualcosa davanti. Personalmente, sapevo di dovermi sforzare ed entrare in area di più oggi perché loro erano molto chiusi, certamente nel primo tempo non eravamo con molti giocatori dentro l'area. Finché noi siamo avanti bisogna avere serenità, la voglia di vincere c'è, potrebbe portare via un po' di lucidità il ritorno dei nerazzurri, ma sono convinto che riprenderemo a fare un gran filone di gare vinte da qui in avanti".
domenica 16 gennaio 2011
Lecce-Milan 1-1
Il Milan frena a Lecce. Al capolavoro di Ibrahinmovic risponde Olivera con altrettanta maestria. Per i salentini un punto da sballo. Per i rossoneri il secondo pari consecutivo che fa sorridere gli inseguitori e conferma una flessione nel gioco del Milan che concede agli avversari l'unica occasione da gol della partita. Cassano, inserito negli ultimi venti minuti, questa volta non decide; ancora di più Pato che dopo la doppietta all'Udinese finisce la sua gara nell'anonimato. Se batti la Lazio non è un caso. Gigi De Canio lo sa, anche se mantiene il profilo basso evitando proclami, ma sogna di replicare con il Milan. All'ultimo momento fa due cambi: a centocampo rinuncia a Giacomazzi e schiera Olivera, mentre in attacco accanto a Jeda, opportunamente ritirato dal mercato, propone un marpione dell'area di rigore come Di Michele. Allegri ritrova il monumento Nesta, ma non rinuncia a Bonera che sposta a sinistra lasciando fuori Antonini. A centrocampo ritrova Ambrosini e recupera Flamini. Consegna a Seedorf la bacchetta della regia e si affida in attacco a Pato e Ibrahimovic. Cassano è pronto in panchina, mentre Robinho è vittima dell'influenza. Con l'obbligo di tornare alla base con tre punti, il canovaccio dei rossoneri è scontato, ma sin dall'inizio il Lecce fa capire quanto la vita sia dura al Via del Mare. La tattica di De Canio è evidente: quattro difensori supprtati da quattro centrocampisti e due punte in attesa di aggiornamenti. Il tecnico lucano chiede organizzazione e prega i suoi di giocarsela con molta calma. Il Milan dal canto suo fatica a velocizzare la manovra, mentre il Lecce fa della profondità la sua arma migliore. Nel risulta così una partita poco gradevole dove l'impotenza dei rossoneri appare evidente. Ingabbiati dai salentini, i primi della classe non riescono a decollare, e imbastire manove offensive è maledettamente complicato. Il gioco non è fluido e gli uomini simbolo non incidono. Merito del Lecce che però alla mezzora rallenta e retrocede di parecchi metri, soffrendo di più il pressing rossonero. Il Milan cerca di cavalcare l'onda, ma è costretto a cercare la conclusione dalla distanza. Arruginito e poco lucido, si fa inchiodare e fa imbestialire Allegri. Il tecnico perde la pazienza e chiede a gran voce maggiore profondità. Ma servirebbe un Seedorf più preciso e continuo e un Ibra meno isolato in avanti. Ma quando allo svedese capita la la palla buona sono dolori. Al 43', infatti, Zlatan irrompe in area e al momento del tiro, che parrebbe trasformarsi in gol, a salvare la patria ci pensa Tomovic con una grande deviazione. E' l'unica azione degna di nota di un primo tempo che non passerà alla storia, come il Milan che va dritto negli spogliatoi carico di perplessità. La partenza nella ripresa fa capire chiaramente che Allegri negli spogliatoi non le ha mandate a dire. Più ritmo e soprattutto più convinzione chee al 4' si trasformano nel gol capolavoro di Ibrahimovic. Lo svedesone recupera palla e da 25 metri tra due avversari vede Rosati fuori dalla porta e lo infila sotto la traversa. De Canio corre subito ai ripari: dentro Giacomazzi fuori Grossmuller. Seedorf in un eccesso di altruismo invece di infilare il 2-0 lascia allo stralunato Pato che viene anticipato e nel contropiede per poco Giacomazzi non pareggia. Confusione nell'area rossonera e tocco derll'uruguayano che Amelia smanaccia evitando il gol. La reazione del Lecce è veemente. Mette sotto il MIlan sfruttando la sua velocità. Il Milan si difende con le unghie e si scatena in contropiede. I giallorossi ci provano anche con Corvia che prende il posto di Jeda, mentre Allegri risponde con Cassano, il cui processo di recupero prevede per ora una ventina di minuti a partita. Il barese sostituisce l'evanescente Pato, innescando immediatamente un dialogo con Ibra. Ma è il Lecce, con un Piatti in più (fuori Vives) a impressionare con una manovra costante, che esalta il lato operaio del carattere rossonero. Il calcio però è strano, perché l'errore decisivo lo commette chi dovrebbe garantire più sicurezza, tra l'altro nell'unica vera occasione capitata ai padroni di casa. Accade a Nesta che prima devia un tiro di Di Michele sul palo e poi si dimentica di Oliveira (Allegri parlerà di errore di Gattuso e di squadra): di collo pieno infila l'1-1. Il Milan annichilito cerca il guizzo nel recupero e Cassano per due volte innesca Ibra, ma non c'è il bis della magia. E ora chi insegue spera.
venerdì 14 gennaio 2011
Presentato Cassano: "Sono al top"
Milan capolinea? Nessuno dubbio per Antonio "Spero di giocare a lungo e sono sicuro che questa sarà la mia ultima tappa; sono al top: dopo il Milan c'è solo il cielo. Non tradirò la gente che ha creduto in me. Sono arrivato a un punto della mia vita e della mia carriera in cui non posso sbagliare. Ho tutto per farlo: sono certo al 100% che non fallirò, anche perché presto diventerò papà. Non tradisco la gente che crede in me". Cassano è un fiume in piena di entusiasmo e rivela: "Non posso dire chi mi ha cercato; sono stati in tanti. Ma appena il mio procuratore (Bozzo ndr) mi ha detto di Galliani ho voluto il Milan, senza pensarci due volte. Come canta Califano 'tutto il resto è noia': andiamo al Milan". Aggiunge: "Il Milan mi può dare tanto a tutti i livelli; io ricambio con la disponibilità e la qualità che ho. Sono disposto a giocare di punta, di mezza punta. Tutto pur di vincere". Inevitabili le domande sulla Samp. "Ringrazio la società - risponde -. Sono stato amato e ringrazio tutto l'ambiente blucerchato. Mi sono trovato bene, poi c'è stato un problema. Ora sono felice. Il litigio con Garrone? Voglio parlare solo del Milan. Un giorno, fra dieci anni, scriverò un altro libro e racconterò quello che è successo". Per poi aggiungere: "Rifarei tutto nella mia vita tranne gli errori nell'era Capello. Lui all'epoca fece anche l'impossibile per me. Rimbiango solo quello". Poi il Milan: un'atmosfera unica. "Quando sono arrivato qui mi sono ambientato subito. Non sono mai stato un grande lavoratore, poi ho visto Ibra, Seedorf, Gattuso e Nesta che si allenavano sputando sangue e mi sono chiesto: perché non fare come loro? Sto lavorando come un cane, ma sono felice". Poi racconta dell'accoglienza che gli ha riservato Gattuso: "Rino mi ha detto: qui hai tutto per fare bene, è tutto perfetto. Se dovessi fare errori gravi sarei da rinchiudere in un manicomio. Voglio cambiare, voglio vincere come è giusto che sia. Qui le multe sono salate". Allegri? Solo elogi sperticati: "Quello che pensa dice, affronta i problemi. Ne ho avuti tanti di allenatori, ma lui non guarda in faccia a nessuno. Sedute dure e gioca solo chi merita. Ripeto, è un grande ambiente. Ibra si allena come un pazzo e non è uno sbruffone come si dice, anzi è molto simpatico. Nei giorni scorsi gli ho detto: mettiamoci d'accordo e facciamo finta di litigare e lo diciamo ai nostri amici così scommettono (un litigio fra i due è pagato a 5) e guadagnano dei bei soldi". Poi un rammarico: non poter giocare in Champions, ma una certezza: tornare in Nazionale. "Sono sicuro che se faccio bene qua, posso tornare in azzurro. Le prime partite con l'Italia sono andate bene, ho stima di Prandelli e anche lui, nel momento di difficoltà, mi ha dato conforto". E dispensa anche consigli. A Lavezzi, per esempio, di non ereditare la maglia numero 10 di Maradona: ("Ci rinunci, si prenderebbe una responsabilità troppo grande"), mentre giustifica le "cassanate" di Balotelli: "Tutti facciamo errori. E' un talento che deve smussare qualche spigolo. Non è cattivo, è giovane, un bravo ragazzo. Totti e Ranieri? Affari loro. La partita di Lecce? A me interessano i tre punti per poter cavalcare l'onda". Poi chiede a Galliani se è possibile ottenere un ecopass per evitare le multe nel centro di Milano dove ha deciso di vivere ("ci metto un'ora a raggiungere Milanello, ma sono felice perché mia moglie voleva vivere in centro"). C'è anche un po' di autocritica: "Ora sono elegante con questa divisa, quando mi presentai a Madrid il primo giorno con il Real, avevo un giubbotto che mi sentivo un bandito...".
mercoledì 12 gennaio 2011
Pato: "Voglio solo il Milan"
PATO: 8 gol in 686 minuti; 0,8 reti a partita. Conti alla mano, più di tutti in serie A. Il brasiliano, con la doppietta all'Udinese ha raggiunto quota 44 reti nel massimo campionato con la maglia del Milan; e a soli 21 anni. Tanti, tantissimi. Che ama rivedere con cura su Youtube. Per capirne i movimenti e migliorarsi. Anche per studiare nuovi modi di festeggiare un gol. Forte di un contratto che lo lega ai rossoneri fino al 2014, Pato sembra avere superato i problemi fisici e segue il nuovo corso con entusiasmo. Intervistato da Sky, Alexandre sottolinea questo aspetto e conferma il grande legame che ha instaurato con la società. Pato sottolinea poi il rapporto che si è creato tra lui e Allegri. "Il mister merita il Milan, è un grande tecnico e noi siamo felici. Parla con tutti e aiuta tutti". Una dichiarazione di stima. "Allegri sa motivare i giocatori; anche quelli che hanno vinto tutto. Siamo uniti, un vero gruppo: vogliamo vincere per lui. Io faccio quello che mi chiede di fare, anche di sacrificarmi e aiutare la squadra". Rivalità in attacco? Nemmeno per sogno: "Sono sono felice di avere compagni come Ibra, Cassano e Robinho. Ho solo da imparare". Un Pato che parla così tanto non si era mai visto. Anche quando disquisisce di Leonardo. "Questo è un lavoro, ha fatto una scelta e noi rispettiamo la sua decisione" sostiene e ne approfitta per parlare anche dell'Inter, rivale assoluta. "L'Inter è sempre l'Inter, una squadra forte che ha vinto tutto lo scorso anno e che ultimamente ha vinto tanti scudetti, ma come ho già detto dobbiamo pensare soltanto a noi e ai nostri obiettivi: sono convinto che alla fine faremo bene" è il parere del ragazzo di Pato Branco. E Ronaldinho? "Mi mancherà la sua personalità, il suo sorriso, senza dimenticare che in campo è tra i più forti del mondo. È tornato in Brasile per la Nazionale, spero di gocare con lui con la maglia della Seleçao". Una cosa è certa: il Milan può vincere "campionato, Coppa Italia e Champions League". E rivela: "Voglio giocare il Mondiale per club, ma bisogna pensare partita dopo partita, adesso c'è il Lecce, poi vedremo le altre". Il miglior attaccante del campionato: "Ci sono Di Natale, Cavani, Eto'o, Milito, Ibrahimovic, Robinho. Io da quando sono al Milan ho sempre trovato grandi campioni. Ma ripeto, adesso voglio solo vincere con questa maglia che indosserò fino a quando lo vorrà la società", aggiungendo una frase che non ammette repliche: "Io all'Inter? No, voglio solo il Milan".
martedì 11 gennaio 2011
Clamoroso Messi pallone d'oro
Lionel Messi è il Pallone d'oro 2010. L'attaccante argentino del Barcellona ha battuto i compagni di squadra Xavi e Andres Iniesta e si è aggiudicato il trofeo per il secondo anno consecutivo. Il 23enne argentino, che non ha avuto un Mondiale all'altezza della sua fama, ha comunque avuto la meglio su Xavi Hernandez e Andres Iniesta. Proprio quest'ultimo, autore del gol decisivo nella finale del Mondiale tra Spagna e Olanda, era il grande favorito nei pronostici della vigilia degli addetti ai lavori. "E' una serata molto speciale per me - ha detto Leo a caldo - perchè non mi aspettavo di vincere quest'anno. Dedico il successo ai miei compagni del Barcellona, perchè senza di loro non sarei qui. Anche Xavi e Iniesta meritavano questo riconoscimento. Certo, vincere la Coppa del Mondo sarebbe stato ancora meglio". Questa è stata la prima edizione con la fusione dei premi di France Football e Fifa e l'accorpamento dei voti dei giornalisti (la giuria del vecchio Pallone d'oro di France Football) e con quello dei c.t. e capitani delle nazionali di tutto il mondo (il Fifa World Player). Se l'accorpamento dei premi non ci fosse stato, Wesley Sneijder avrebbe vinto il Pallone d'oro e Leo Messi si sarebbe aggiudicato il Fifa World Player. Nel voto dei giornalisti, Sneijder ha preceduto di misura Iniesta, con Xavi terzo e Messi addirittura quarto. Ma l'argentino ha sbancato con i voti di c.t. (nettamente primo con quasi il doppio di voti di Iniesta e Xavi) e capitani (primo con buon margine su Xavi e Iniesta). Sorpresa tra i tecnici: il premio va a José Mourinho, che nelle indiscrezioni della vigilia sembrava dover lasciare il premio a Vicente Del Bosque, c.t. della Spagna campione del Mondo. Il portoghese si è commosso quando ha sentito le parole di Wesley Sneijder, che dal palco (dov'era salito per la promozione della squadra dell'anno) gli ha rivolto un sentito ringraziamento: "Voglio cogliere l'occasione per dire che è stato un piacere lavorare con José Mourinho - ha detto l'olandese dell'Inter -. Spero che rimarrà il miglior allenatore del mondo. È stato un anno incredibile, vincere la Champions è un sogno". Alzatosi per ricevere il premio, Mou ha salutato Maicon e Lucio prima di salire sul palco. "Sono il miglior allenatore al mondo perché sono stato l'allenatore della migliore squadra del mondo nel 2010 - ha detto Mou -. Non mi è piaciuto essere stato presentato solo come allenatore del Real Madrid. Avrebbero dovuto dire Inter e Real Madrid. Tutti i giocatori dell'Inter, il presidente, tutta la gente nerazzurra sono molto felici per me. Eravamo una famiglia e io continuo a sentirmi parte della famiglia. Mi piacerebbe domenica entrare a San Siro e andare sotto la curva con tutti i giocatori a mostrare questo premio ma non posso. Io voglio che l'Inter vinca tutte le partite tranne quelle contro il Real. Sono interista". Questa la squadra ideale dell'anno secondo la Fifa (Fifa Fifpro World XI): Casillas (Real Madrid); Puyol (Barcellona), Piqué (Barcellona), Lucio (Inter), Maicon (Inter); Xavi (Barcellona), Iniesta (Barcellona), Sneijder (Inter); Cristiano Ronaldo (Real Madrid), Villa (Barcellona), Messi (Barcellona). Premio anche per il turco Hamit Altintop: suo il gol più bello dell'anno, un siluro da fuori area contro il Kazakistan.
Ufficiale Dinho al Flamengo: "Avrò la Selecao"
La telenovela italo-brasiliana più famosa di questi tempi è finita: Ronaldinho, 30 anni, ha firmato un contratto di quattro anni con il Flamengo, come ha annunciato il club carioca, che ha battuto la concorrenza del Gremio, la squadra dove è cresciuto calcisticamente, e del Palmeiras. Ora l’ex giocatore del Milan spera di rimettersi in corsa in vista dei mondiali in casa del 2014: “Posso immaginare i tifosi in uno stadio pieno - le parole del giocatore - e possono aspettarsi il meglio da me. Sono tornato in Brasile a giocare con il Flamengo proprio per questo. Spero anche che le mie prestazioni in campo possano farmi tornare a vestire la maglia della nazionale ancora una volta”. Il Flamengo ha vinto cinque volte il campionato brasiliano, la più recente nel 2009, ma ha chiuso a soli due punti dalla retrocessione nella passata stagione. “Qui a Rio de Janeiro sono stato accolto con tanto calore e la torcida può aspettarsi altrettanto affetto da parte mia”, dice Ronaldinho presentandosi dal sito ufficiale della sua nuova squadra. Il logo R10 domina tra le foto che ritraggono il giocatore sorridente già con la nuova maglia. “Sentivo che il giocatore voleva giocare nel Flamengo, sentivo che non avrebbe voluto chiudere la carriera senza giocare per il nostro club” dice Patricia Amorim, presidente del Flamengo, che ha condotto la trattativa e ha trovato l'intesa con Adriano Galliani, amministratore delegato del Milan. “Voglio ringraziare Galliani. Non abbiamo avuto pace a Natale e a Capodanno, ma è stato piacevole passare il tempo con lui. Abbiamo iniziato con l'acquisizione di un giocatore e andremo avanti. Mi piace la visione imprenditoriale di Galliani -aggiunge il presidente del Flamengo-. Abbiamo imparato molto con lui, in una trattativa che è stata una maratona”. Nessun dettaglio finanziario relativo all'operazione: il Flamengo non ha ufficializzato quanto ha speso per il cartellino e non offre indizi sull'ingaggio. L'accoglienza da re nella calda serata del 17 luglio 2008, poi solo pochi sprazzi della classe che aveva incantato il mondo. Ora l'addio, un addio nell'aria ormai da tempo, per il ritorno a casa, nel Flamengo, ultima sfida dopo le tappe vissute, prima che nel Milan, al Paris Saint Germain e soprattutto al Barcellona, dove vinse il Pallone d'Oro nel 2005. Del resto, nonostante l'ultima stagione in blaugrana fosse stata parecchia sottotono, come poter dubitare del talento di uno dei più forti calciatori di sempre? Fortemente voluto da Silvio Berlusconi, che ne ha fatto da subito il suo pupillo, Ronaldinho ha impiegato poco a ripagare l'affetto dei tifosi, siglando il gol della vittoria nel derby contro l'Inter nella quinta giornata di campionato. La prima parte di stagione resterà forse la parentesi migliore dell'esperienza rossonera di Ronaldinho, che regala gol e assist. Poi, però, il fuoriclasse di Porto Alegre si fa notare soprattutto per la mancanza di continuità e solo a intermittenza mostra i lampi del suo genio calcistico. E a poco servono i tentativi del Milan di farne il faro della squadra. La cessione di Kakà e l'arrivo di Leonardo in panchina riescono solo in parte a rigenerare il Gaucho, che conclude la passata stagione con 15 gol e 16 assist ma senza mai riuscire a essere il fenomeno visto dalle parti del Camp Nou. Anzi, a dirla tutta, qualcosa del Ronaldinho di Barcellona torna a galla, ma sono le uscite notturne e non le magie che aveva mostrato in campo, nonostante il famoso “patto del tavolino” stretto con Berlusconi nell'estate 2009, quando il patron rossonero lo aveva fatto salire, dopo un'amichevole col Varese, in piedi su un tavolino e giurare davanti ai compagni che si sarebbe comportato da professionista serio per l'intera stagione. Nemmeno l'arrivo di Allegri e Ibrahimovic riesce a scuotere il Gaucho, che dopo un avvio di stagione promettente finisce nuovamente in panchina, sparendo. E alla fine, con un contratto in scadenza a giugno e un ingaggio oneroso, arriva il divorzio. La fuga dal ritiro di Dubai, il volo in Brasile e il fratello Roberto de Assis che fa la spola tra Rio (Flamengo), San Paolo (Palmeiras) e Porto Alegre (Gremio) per trovargli una sistemazione, “costringendo” Galliani a prolungare le sue vacanze mentre Berlusconi si rassegna a perdere il suo gioiello, dando il benvenuto al talento di Bari Vecchia, Antonio Cassano. Il Milan saluta Ronaldinho. Il club rossonero ufficializza la cessione del brasiliano al Flamengo con una nota nella quale evidenzia le "eccellenti prestazioni" fornite dal Gaucho nelle 2 stagioni e mezza disputate in Italia. "A.C. Milan comunica di aver ceduto a titolo definitivo al Clube de Regatas do Flamengo il calciatore Ronaldinho cui va il ringraziamento della Società per le eccellenti prestazioni effettuate e l'augurio per un futuro di carriera ricco di successi e soddisfazioni", si legge. Con il Milan, dal 2008 Ronaldinho ha collezionato in totale 96 presenze e 26 gol tra campionato, Coppa Italia e coppe europee. In questa stagione, in particolare, il verdeoro ha giocato 11 gare in campionato senza andare a segno. Un gol, invece, nelle 5 presenze in Champions League. Il contratto con il Milan sarebbe scaduto a giugno. Buona fortuna campione!
lunedì 10 gennaio 2011
Allegri: "E ora altri 40 punti"
Dopo il festival del gol e della dabbenaggine a San Siro nel match con l'Udinese, il Milan più incerottato della stagione può tutto sommato ritenersi soddisfatto: il Napoli è a 4 lunghezze, la Lazio a 6, la Roma a 8. Allegri non lo dice, ma lo pensa: lo spauracchio in realtà è l'Inter che viaggia sì con un ritardo di 11 punti, ma con due partite da recuperare nettamente alla sua portata (Cesena e Fiorentina). Vale allora pensarla come Ibrahimovic: occorre guardare avanti e non pensare a ciò che accade dietro. Ma con una raccomandazione: guai a sbagliare. Il giorno dopo il pareggio del Meazza, il Milan si ritrova con una difesa a pezzi che urge assolutamente di rinforzi. A Lecce dovrebbe rientrare Nesta, ma è impensabile che con l'assenza di uno tra il campione del mondo e Thiago Silva, il rischio si moltiplichi; ecco perché puntellare il reparto sarebbe la soluzione ideale. Ma occorre anche ricordare che ieri mancava tra i pali Abbiati che infonde sicurezza, e un centrocampo filtrante forte di elementi essenziali come Ambrosini, Flamini, Pirlo, Boateng.... I primi due al Via del mare ci saranno, con loro anche il portiere titolare, ma Allegri fa quadrato attorno ai suoi ragazzi. "Sono stati molto bravi - ha ricordato Allegri a margine dell'incontro di metà campionato tra arbitri, dirigenti e calciatori a Fiumicino -, abbiamo acciuffato un punto pesante, importante, e abbiamo chiuso il girone d'andata con 40 punti. Speriamo di farne altrettanti, se non di più, da qui alla fine". Non perde il suo ottimismo l'allenatore rossonero che abbraccia la tesi di Ibra: "Quando si sta in testa si ha il destino nelle proprie mani. La partita di ieri ci ha dato molta forza". E se gli chiedi del mercato ti risponde senza ombra di dubbio: "Al momento stiamo bene così". Non ha commentato la battuta del presidente del Napoli, De Laurentiis, sulla "voglia" di scudetto di Berlusconi: "Io guardo solo agli aspetti tecnici e quindi mi auguro di recuperare al più presto tutti i giocatori perché ci prepariamo a un tour de force tra campionato, Champions League e Coppa Italia". Intanto Allegri non può che sorridere davanti al prepotente inserimento di Cassano nel Milan. Più o meno 40 minuti giocati tra Cagliari e Udinese e tre importantissimi assist. Giocate che coincidono poi con la capacità di dare più personalità all'attacco dove può duettare con chiunque. Resta da capire come impiegarlo, perché il ruolo di trequartista (quello utilizzato nelle due apparizioni) non appartiene alla sua mentalità, anche se ha fruttato gol pesanti. Ad Allegri l'ardua scelta, anche se l'impossibilità di schierarlo in Champions League ne faciliterà l'impiego in campionato. L'imperativo ora è recuperarlo al 100%. A Milanello tutto è pronto: questa settimana FantAntonio, al contrario della squadra, effettuerà doppia seduta. Un occhio quindi alle cifre. Non è una critica ad Allegri e al Milan, bensì a tutta la Serie A. L'edizione 2010/11 propone una classifica molto corta, solo 26 punti dividono i rossoneri dal fanalino di coda Bari: il gap più ridotto in un torneo a 20 squadre. Infine una curiosità: il Milan è campione d'inverno con 40 punti, nella passata stagione con la stessa cifra chiuse il girone d'andata al secondo posto, a 5 lunghezze dall'Inter. Miracoli del "4-2-e fantasia" di Leonardo o più probabilmente un livellamento dei valori verso il basso? Allegri, con il gruppo al completo, nel girone di ritorno ha la possibilità di invertire la tendenza.
domenica 9 gennaio 2011
Dinho insultato dai tifosi del Gremio
Nottata difficile per Ronaldinho: in attesa di tornare a Rio dove domani dovrebbe firmare il contratto che lo legherà per tre anni e mezzo al Flamengo, è tornato a Florianopolis per trascorrere il fine-settimana in questa città del sud del Brasile considerata un paradiso dei surfisti. L'ormai ex calciatore del Milan è stato fatto oggetti di insulti ripetuti da parte di un gruppo di tifosi del Gremio che, come lui, si trovavano all'interno di un locale notturno dove il calciatore si era recato dopo aver assistito al concerto della cantante britannica Amy Winehouse, che proprio da Florianopolis ha cominciato la sua tournée brasiliana. A un certo punto la gente, dopo aver ripetutamente insultato il "traditore" Dinho, colpevole di aver preferito il Flamengo al club in cui ha cominciato la carriera professionistica, ha cominciato ad intimare al calciatore di andarsene e alla fine Ronaldinho, per evitare problemi, ha preferito lasciare il locale sotto scorta. In precedenza, nella giornata di ieri, c'era stata una manifestazione di protesta a Porto Alegre da parte della "torcida" del Gremio, radunatasi in buon numero davanti allo stadio Olimpico in cui gioca la squadra allenata dall'ex romanista Renato Portaluppi. Gruppi di persone avevano insultato a lungo il giocatore, esibendosi in gesti osceni davanti alle telecamere e bruciando alcune banconote. Intanto Gilmar Sossella, un deputato dello stato del Rio Grande do Sul, proporrà durante la prossima seduta dell'Assemblea legislativa dello Stato, una mozione ufficiale affinchè Ronaldinho venga dichiarato "persona non gradita" all'interno dei confini della regione "gaucha". Nel suo sito il deputato del Partito dei lavoratori (Pdt) spiega che "questa è la seconda volta che il giocatore tradisce il club", facendo riferimento non solo al passaggio di Dinho al Flamengo, ma anche a ciò che successe nel 2001 quando il calciatore, che ancora giocava nel Gremio, firmò un pre-contratto con il Paris St. Germain dove poi si trasferì a parametro zero. Sossella sostiene che molti colleghi parlamentari si sarebbero già dichiarati d'accordo con la sua mozione che teoricamente, se approvata, potrebbe impedire a Ronaldinho di tornare a Porto Alegre. "Deve ricordare che nel Rio Grande do Sul - sottolinea il deputato riferendosi al calciatore - la parola data e una stretta di mano valgono più di un contratto".
Gattuso: "Scudetto ora o mai più"
Partite così possono voler dire tutto e il contrario di tutto. Un pari agguantato al 93' dopo essere stati sotto anche di due gol fa morale; ma certo, sono sempre due punti persi. In casa Milan il post-Udinese si vive così, sul filo delle emozioni. Apre Gattuso: "Se non si vince lo scudetto quest'anno, non si vince più. Non stiamo sfruttando le occasioni per allungare. È anche vero che eravamo emergenza per le tante assenze, ma nei gol che abbiamo subito c'è il nostro zampino, dobbiamo dare qualcosa in più". Così il centrocampista rossonero, che oggi compie 33 anni. "C'è da lavorare - continua Gattuso -, perché se l'Inter vince le due partite che ha da recuperare torna a 5 punti, ed è quello che mi preoccupa. Sappiamo che loro sono una grandissima squadra, Leonardo o non Leonardo". E su Cassano: "Non è una sorpresa: non sta benissimo, ha qualche chilo da perdere ma è già al terzo assist, chapeau. Antonio - ha continuato - sa che è la sua ultima occasione, sembra che sia da una vita in questo spogliatoio". A promuovere Cassano ci pensa anche Zlatan Ibrahimovic: " È un gran giocatore, ha fatto 1-2 assist, il suo arrivo lo vedo solo positivo. Per me era il giocatore che mancava al Milan". Sulla partita: "Abbiamo preso quattro gol in casa, ne abbiamo fatti quattro ma non abbiamo vinto. Questo per me è strano, ma ci può stare. Perdevamo 3-1 e abbiamo comunque recuperato il risultato, questo è importantissimo. C'era fallo sul mio gol? No, io ho saltato prima di lui ed è normale che fosse sotto. Ho continuato e abbiamo fatto gol". Parla anche Allegri, che riconosce innanzitutto i meriti dell'Udinese: Ha fatto una grande partita, ci ha messo in difficoltà specie nel primo tempo. Nella ripresa abbiamo commesso delle disattenzioni ma abbiamo fatto bene e credo che il pareggio sia giusto. Ma i ragazzi hanno fatto una gran partita, specie di carattere". Seedorf è stato fischiato dopo aver perso la palla da cui è partito il 3-1 ospite: "Clarence ha fatto una buona partita - il tecnico -. Peccato per quell'errore, ma quando giochi in un ruolo non tuo capita di essere in zone del campo dove pensi di essere un trequartista. Ha sbagliato, abbiamo preso gol, ma ha fatto una buona partita". Il Milan che vuole vincere lo scudetto, però, deve fare meno errori: "Dispiace perchè fino ad oggi eravamo la migliore difesa, con 13 gol al passivo, oggi ne abbiamo presi 4 tutti insieme, speriamo che siano gli ultimi: ma difficilmente ne rifaremo ancora".
Milan-Udinese 4-4
Pomeriggio pazzo a San Siro. Per tre volte il Milan rimonta una bella ma sprovveduta Udinese: prima con Pato dopo la rete iniziale di Di Natale, poi con un autogol di Benatia e ancora con il Papero (dopo il 3-1 firmato da Sanchez e ancora il Totò capocannoniere). All'89' Denis riporta in vantaggio i friulani, ma il solito Ibra inventa al 93' il 4-4 che alla fine fa davvero comodo. Decisivo l'ingresso di Cassano, abile a dare uno scossone alla squadra, a servire due assist e tenere in corsa la squadra rossonera. Dopo Cagliari, Allegri aggiunge alla lista degli assenti Abbiati e lo squalificato Ambrosini. Il tecnico, noto ottimista, digerisce il rospo, al contrario della Curva Sud a cui è rimasto sul groppo l'avvento di Leonardo all'Inter; sentimento chiaramente spiegato con uno striscione offensivo ("Leonardo uomo di m...). C'è Robinho alle spalle del rientrante Ibra, che è indispensabile come il pane, e Pato. In difesa Bonera è confermato al centro, mentre tra i pali c'è Amelia. Strasser si divide il centrocampo con Seedorf e Gattuso. Insomma, tutto il resto del Milan contro un'Udinese agguerrita e dal primo minuto con il coltello fra i denti. Guidolin lo aveva detto alla vigilia. E' una finale di Champions League da giocare senza timori riverenziali. A ritmo alto, pressando l'uomo. Detto e fatto. I primi dieci minuti sono bianconeri. Il Milan attende e rallenta il ritmo e si ritaglia occasionalmente momenti di bel gioco. All'11 grande intuizione di Pato che mette dentro per Ibra anticipato in angolo; tiro dalla bandierina che genera poi il sinistro potente del brasiliano che sfiora la traversa. Al 17' tocca a Ibra con un colpo di tacco smarcare in area Robinho; destro e palla fuori di poco. Al 18' si rivede l'Udinese: Seedorf anticipa Benatia pronto al tap-in, mentre è Amelia a respingere un traversone pericoloso di Di Natale. Come dice Allegri, guai ad abbassare la guardia. Sono infatti i friulani in pressing costante a comandare e a mettere insieme ben sei corner in 23'. Il Milan è in evidente difficoltà. Guidolin intuisce e invita i suoi a schiacciare i rossoneri, quasi ne sentisse prossimo il tracollo. Allegri fa alzare la squadra ma senza trovare soluzioni logiche; Seedorf, che deve sacrificarsi anche in difesa, non riesce a tenere in mano la bacchetta della regia. E' anzi l'Udinese a non farsi ingabbiare grazie ai suoi uomini di movimento. Una manovra così lucida e semplice che porta dritto al gol. Al 35' Totò Di Natale è bravo a spingere in rete una palla ribattuta dal palo colpito da Inler con un tiro dal limite. Sono momenti duri, ma come in altri frangenti, i rossoneri dimostrano ancora una volta di avere attributi adeguati. Dopo essere scivolato nell'area piccola al momento del tiro, Ibra al 46' trasforma un tiro sporco in assist per Pato, che da due passi non può sbagliare. La ripresa inizia con Cassano che si scalda a bordocampo; il Milan comincia con una grande azione al limite e un tiro al volo di Pato deviato in angolo. Al 5' Handanovic fa il miracolo alzando oltre la traversa un gran destro di Robinho, defilato a destra. E' il miglior momento del Milan che cerca di cavalcare l'onda. Ma l'Udinese esce dalla morsa e torna in vantaggio. L'assist è di Isla, la prodezza è di Sanchez che di testa in tuffo gabba un distratto Bonera. La reazione del Milan c'è ma è molle. Il momento ideale per L'Udinese per cercare il colpo da k.o.. Un errore di Seedorf scatena Inler che allunga Di Natale. Totò fugge via e dopo cinquanta metri di corsa, supera con dribbling a rientrare Bonera e infila il 3-1 alla sinistra di Amelia. Cassano entra per Seedorf al 24'. Il barese ci prova subito servendo Robinho. L'idea è giusta, ma Domizzi si immola per la causa e lascia il posto a Coda. Il Milan ci prova e si gioca il tutto per tutto. Handanovic con un volo magico dice no a Strasser, ma nulla può sulla parabola di Thiago Silva deviata nella sua rete da Benatia. Gol da capitalizzare e far maturare in banca. Pressing totale. Al 37' Cassano alza la testa e come a Cagliari tocca dolcemente. Per Pato che evita un avversario e infila nell'angolo. Ma la festa dura poco. Al 44' Denis, entrato al posto di Di Natale, si mangia Bonera, che commette l'ennesimo errore. Ma guai a non fare i conti con Ibra: al 48' estrae il coniglio dal cilindro. E chiude il pomeriggio pazzo. Per il Milan, adesso, è un punto guadagnato.