domenica 25 aprile 2010

Palermo-Milan 3-1

Il Palermo in casa è uno schiacciasassi. Ne fa le spese anche un MIlan incerottato, avvicinato in classifica dai rosanero, che si impongono 3-1: gol di Bovo, Hernandez e Miccoli per gli uomini di Rossi, non basta a Leonardo il momentaneo 1-2 di Seedorf. È stata una bella partita: aperta, ricca di occasioni, merito di due squadre votate all'attacco, che fanno della qualità tecnica la dote principale. Vince il Palermo perché è esaltato da un momento magico che potrebbe portarlo a conquistare l'Europa che conta - quella della coppa con le grandi orecchie - Sampdoria permettendo, per adesso scavalcata in classifica al 4° posto, in attesa della gara dei blucerchiati all'Olimpico contro la Roma, domani sera. Vince il Palermo perché fisicamente ne ha di più, perché i suoi attaccanti giocano sulle nuvole, dove volano alti Miccoli - che un pensierino al Sudafrica ancora lo fa - ed Hernandez, 7 gol in 734' di campionato, uno ogni cento, o poco più. Più Pastore, che è la ciliegina sulla torta confezionata da Delio Rossi, tecnico tanto spettacolare nel gioco delle sue squadre quanto essenziale fuori dal campo, e così talvolta sottovalutato. In 20' segna due volte. Confermandosi incontenibile in casa, dove in 18 uscite ha raccolto 13 vittorie e 5 pari. Imbattibile. Gioca con il modulo 4-3-1-2, lo stesso del Milan - si gioca a specchio - ma interpretato in maniera più dinamica e aggressiva, soprattutto in avanti, dai centrocampisti centrali rosanero, sempre pronti agli inserimenti, e dagli attaccanti, pronti a pressare i centrali difensivi del Milan. Pastore è sempre elegante, cavallone tecnico a tuttocampo, dire che Miccoli è in fiducia è un eufemismo, Hernandez è così talentuoso da tenere ancorato alla panchina il signor Cavani. Il Milan sbanda, nella sua veste d'emergenza, addirittura con Oddo al centro della difesa a fare coraggio a Thiago Silva, in disperata ricerca di aiuto. Ma sarà proprio l'ex esterno destro del Bayern a combinare la frittata che spalanca la porta ad Hernandez che con un sinistro incrociato raddoppia la score, inaugurato dal sinistro sottomisura di Bovo, sempre pericoloso su angolo, stavolta "letale" per la difesa di Leonardo, che se lo dimentica sul secondo palo. La rete del difensore arriva al 9', quella dell'attaccante al 18'. In meno di 20' il Palermo ha messo in ginocchio il Milan, avvicinandoci a 6 punti in classifica. Il Milan, volente o nolente, finalmente si scuote, dopo i due ceffoni rimediati in faccia. Certo, permette a Miccoli di sfiorare il terzo gol, ma ora perlomeno mette i brividi all'ottimo Sirigu, chiamato in causa da Huntelaar - vice Borriello di giornata - e Pirlo, che fa il fenomeno dalla distanza con un destro con traiettoria da videogame. Sirigu risponde alla grande. All'intervallo si va sul 2-0. Ah, Ronaldinho non pervenuto. Il Milan della ripresa è un'altra squadra. Migliore. Alza il baricentro sfruttando così la propria forza, la fase offensiva, rispetto alla propria debolezza, quella di una difesa più allegra che ermetica, soprattutto in considerazione delle tante, troppe assenze. La rete della provvisoria speranza, che si rivelerà illusione, è un condensato di tecnica. In cattedra i professori del Milan: verticalizzazione di Pirlo, assist di Dinho, gol di Seedorf. Tutto bello, e gara riaperta. Per poco, però. Perché il Palermo non fa in tempo ad accusare il contraccolpo psicologico, a rendersi conto che adesso fa una fatica bestiale a ripartire. Perché basta il colpo di un singolo, il solito Miccoli, per rimettere in discesa il prato dell Barbera. L'attaccante si gira in area, rapido, implacabile: lascia secco Oddo e Dida può solo guardare la rete gonfiarsi dietro di lui, sull'angolino alto, nei pressi del secondo palo. Gara chiusa, stavolta definitivamente. Il Palermo - che crea tanto con Cavani e rischia qualcosa, Inzaghi è sempre il solito condor d'area, in perenne agguato - vince e si riporta, per il momento, al quarto posto. Quello che varrebbe la prossima Champions League.

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