domenica 20 settembre 2009

Milan: La squadra più amata

In attesa di nuovi trionfi sul campo, il Milan può già vantare un primato oltreoceano, dimostrando che, nonostante gli ultimi 12 mesi siano stati avari di successi sportivi, l’appeal dei rossoneri continua a essere forte, anzi fortissimo. Questo quanto emerge dall’inchiesta realizzata meno di un mese fa in Brasile dall’agenzia TNS Sport, che ha stilato una classifica dei 10 club stranieri più amati tra gli appassionati di calcio brasiliani. Sul podio, anche se nettamente staccati, salgono anche Barcellona e Manchester Utd. Il Boca Juniors unica squadra non europea presente in classifica, dove compaiono anche Inter e Juventus. Non c’è dubbio che Milanello, nell’ultimo decennio, sia diventata quasi una seconda casa per molti giocatori brasiliani, ma il risultato del sondaggio non è solo questione di quantità, bensì soprattutto di qualità. Da Dida, Emerson, Cafu e Ronaldo, fino a Kakà, Pato e Ronaldinho, il Milan ha contato finora su giocatori che, oltre a contribuire all’arricchimento della bacheca di via Turati, hanno scritto la storia recente della seleçao. Il fatto che attualmente l’allenatore sia Leonardo – il cui apprezzamento in patria supera le rivalità di parte - aiuta a spiegare le ragioni del grande fascino esercitato oggi dalla maglia rossonera tra giocatori e tifosi brasiliani. Questa l’interpretazione del direttore di TNS Sport, César Gualdani.
“L’arrivo di Kakà e Cristiano Ronaldo a Madrid potrebbe far fare un bel balzo in avanti al Real. Sono entrambi giocatori di successo e con un forte potere mediatico, quindi è logico pensare che il club spagnolo guadagni considerevolmente in termini di popolarità qui in Brasile”, ha pronosticato Gualdani. In realtà, dati alla mano, l’insidia maggiore per i rossoneri è rappresentata da un’altra squadra spagnola, il Barcellona. Se il Milan ha infatti ottenuto il 16% delle preferenze da parte dei circa 7.300 intervistati, i campioni d’Europa in carica seguono al secondo posto con il 12%, mentre Manchester Utd e Real Madrid sono al momento nettamente staccate, rispettivamente con il 7% e il 6%.
L’Inghilterra, seguita da Italia e Spagna, è la nazione più rappresentata in questa speciale classifica, con ben 4 squadre. Il Manchester Utd. è infatti accompagnato da Chelsea, Liverpool e Arsenal, rispettivamente al sesto, ottavo° e decimo posto, mentre a rappresentare l’Italia, oltre al Milan, ci sono anche Inter, in quinta posizione, e Juventus, in nona. Unica squadra non europea presente in graduatoria, il Boca Juniors, che a dispetto dell’eterna rivalità tra argentini e brasiliani si piazza comunque in settima posizione.

mercoledì 16 settembre 2009

Marsiglia-Milan 1-2

La musica della Champions League accende tutte le lampadine del Milan che si toglie la maschera del campionato e indossa il suo smoking preferito. I rossoneri, dopo un anno di letargo, tornano nell'Europa che conta e vincono a Marsiglia 2-1. Partita combattuta e giocata all'insegna del gruppo; illuminata da Seedorf e decisa da quell'incredibile sparviero dell'area di rigore che è Filippo Inzaghi, autore di una doppietta; in mezzo la rete del momentaneo pareggio di Heinze. Superpippo risponde alla chiamata di Leonardo con una prestazione gigantesca e porta a 68 il suo record personale di gol segnati nelle coppe continentali. Uno in meno del tedesco Gerd Muller, ma una tacca in più in Champions dove le reti ora sono 48, di cui 41 in rossonero. Ostile e complicato, il Marsiglia con il suo gioco di fascia e la predisposizione al pressing alto, è l'avversario peggiore per il MIlan di oggi. Didier Deschamps, che conosce dei rossoneri vita, morte e miracoli, detta regole precise per fermare il rombo rossonero, dove Leonardo si esalta con una scelta coraggiosa: Seedorf trequartista alle spalle di Pato e Inzaghi, con Pirlo in mezzo al centrocampo e Ronaldinho in panchina. Mossa dovuta e azzeccata; da utilizzare anche in campionato. L'Om parte a razzo. Come di consueto. Fa rugggire i motori di Kaboré e Taiwo sulle fasce e si affida alla classe dell'argentino Lucho Gonzalez recuperato a tempo pieno da Deschamps. Il Milan tentenna un po'. Ma dura poco. I rossoneri si compattano e inaugurano 45 minuti efficaci e costruttivi. Seedorf è il faro: dirige il gioco, lo amministra e invita a nozze. La difesa chiude gli spazi, concede di tanto in tanto qualcosa, ma Storari fa buona guardia. Il centrocampo, inoltre, copre bene e fa ripartire la squadra. In attacco Pato e Inzaghi non danno riferimenti ai difensori avversari e creano spesso il panico. Unico neo, i problemi sulla fascia sinistra, dove Zambrotta fatica su Kaboré. Ma nel palleggio e nel possesso palla il Milan fa la differenza, e non è un caso che grazie a queste doti Seedorf al 28', dopo due tocchi d'alta scuola metta davanti a Mandanda dove Inzaghi attende e spinge in rete. "Spina nel fianco" segna da posizione dubbia, ma esibisce ancora una volta il suo immenso opportunismo. Il gol stronca le velleità marsigliesi ed esalta la saggezza rossonera, limitata al possesso palla e alla ripartenza. C'è da registrare solo una bella deviazione di Storari sul fendente dal limite di Cheyrou. Si riparte con l'OM ferocemente in attacco. Prima prende le misure con un rasoterra di Lucho Gonzalez che sfiora il palo, poi agguanta il pareggio al 4' quando Heinze impatta violentemente di testa, facendo passare la palla fra le gambe di Storari. La partenza sbagliata del Milan amplifica la voglia di vincere dei marsigliesi che uniscono le forze, approfittando della mancanza di lucidità dei rossoneri. Potrebbe essere il momento giusto per domare l'esperienza rossonera, ma l'OM manca di cinismo. Gattuso sostituisce Ambrosini che non ne ha più, proprio nel momento in cui il Milan spezza il ritmo dei francesi e alza il suo baricentro. E' Seedorf a illuminare e a far rialzare la testa ai compagni. Che meraviglia il cross di esterno destro in mezzo all'area piccola, dove Inzaghi in scivolata infila il 2-1. Inutile l'assedio anemico dell'OM: il Milan resiste e conquista i primi tre punti del girone.Gaetano De Stefano

sabato 12 settembre 2009

Livorno-Milan 0-0

Iniziare a giocare per davvero dopo un'ora, e nemmeno troppo bene, non è una grande idea se si vuole fare strada in classifica. Il Milan si blocca a Livorno, uno 0-0 che rispecchia la partita bruttina, in generale, e dei rossoneri in particolare. D'altronde i toscani non erano intenzionati a regalare calcio-spettacolo, affidandosi alla loro grinta. Unica recriminazione per gli uomini di Leonardo, una traversa di Pirlo su punizione: troppo poco. Specie se confrontato con il resto della squadra: quasi tutto sotto la sufficienza, specie l'attacco. Non a caso ribaltato dopo meno di un'ora.
Se il migliore del Milan nel primo tempo è Flamini vuol dire che qualcosa non va. Niente contro il francese, ma essendo lui uomo più di rottura che di costruzione, si spiegano le difficoltà rossonere. Di contro c'è un Livorno tutto grinta e corsa, che non butta mai via il pallone e lascia le chiavi della squadra a Candreva. Uno che, appunto, corre e crea: in più calcia benissimo le punizioni, costringendo Storari a un paio di respinte di pugno (e da brividi). Peccato per la scritta sbagliata sulla maglia, "Cadreva": magazziniere toscano dietro la lavagna. Grinta e corsa, il Livorno, ma poca lucidità sotto porta. Lucarelli ha due occasioni chiarissime, quasi in fotocopia, da calcio d'angolo. La difesa del Milan (non) lo marca a zona e Cristiano ha tutto il tempo per prendere la mira. Ma di testa la mette fuori, in entrambi i casi. Vecchie crepe che riemergono, le distrazioni su palla inattiva dei rossoneri; che di contro, in avanti, latitano parecchio.
Ronaldinho è un fantasma, Pato si nasconde e Huntelaar ci mette quantomeno la buona volontà. E' lui infatti l'unico milanista a impegnare De Lucia, due volte: prima con un colpo di testa debole, poi con un rasoterra di sinistro. Manca, comunque, e si vede, uno che faccia girare la squadra. Ci vorrebbe Pirlo, ma il bresciano rimane in panchina fino al 56'. Seedorf, il suo teorico sostituto, come gli altri, viaggia a marce basse. Al 56', appunto, entra Pirlo al posto di Ronaldinho. Con lui dentro Inzaghi per Huntelaar. Attacco rivoluzionato per Leonardo, che spera nella freschezza dei nuovi entrati. E il regista della Nazionale, in effetti, la scossa la dà quasi subito centrando la traversa su punizione. Il Livorno è un po' sulle gambe, i centrocampisti non corrono più (come è normale che sia) e aumentano gli inserimenti di Ambrosini e Flamini. Bastano due tamponi in mezzo come Filippini e Bergvold per riportare l'ossigeno tra i toscani a livelli accettabili.
L'effetto-sorpresa milanista, insomma, si spegne presto. Inzaghi ha una buona occasione, servito da Pato, ma calcia addosso a De Lucia in uscita: paradossalmente, l'azione era nata da un contropiede. Nel finale c'è spazio anche per Abate, nel Milan, ma non è facile per lui riuscire a sfondare. Perché il Livorno si chiude con ordine, senza alzare le barricate. E' giusto il pareggio, che premia i toscani e lascia l'amaro in bocca ai rossoneri.

venerdì 11 settembre 2009

Leo: "La squadra c'è"

Lo 0-4 nel derby "è una sconfitta pesante che lascia tracce, ma la squadra c'è. Eccome. È piena di gente esperta, che sa gestire le situazioni". Alla vigilia della trasferta di Livorno, Leonardo assicura che il Milan riparte tenendo la debacle con l'Inter come riferimento, ma con la voglia di cominciare bene una lunga serie di impegni ravvicinati. Il tecnico rossonero assicura poi di non essere stato particolarmente colpito da chi gli addebitava errori di inesperienza. "È la critica più scontata del mondo, è un dato di fatto, si poteva scrivere che non ho esperienza anche se avessimo vinto 5-0. Sapevo che guidare il Milan non sarebbe stata una passeggiata, ma io vivo per le emozioni e, se sono forti, ben vengano". Domani a Livorno potrebbe esserci qualche novità di formazione, anche perchè - osserva il tecnico brasiliano - "ora comincia una lunga serie di partite in cui è necessario gestire bene gli uomini". Difficile però vedere Pirlo alle spalle delle punte come con l'Italia. "È difficile paragonare la situazione della Nazionale con quella del Milan, ma - conclude Leonardo - con Andrea ne abbiamo parlato varie volte ed è importante avere un'alternativa". "Le dichiarazioni del presidente non mi mettono mai in imbarazzo: abbiamo patti chiari e lui non ha problema di dire certe cose ai giornali, perchè prima le ha dette a me". L'allenatore del Milan risponde così a chi gli chiede dei rimproveri del patron Silvio Berlusconi dopo il derby di due settimane fa. "Lo sento sempre, è un uomo pubblico, che riceve molte domande. È vero - ammette il tecnico rossonero - mi ha detto delle cose riguardo gli attaccanti e io gli esposto le mie considerazioni. Il presidente è una risorsa, io ascolto tutti ma poi prendo le mie decisioni in base a ciò che vedo durante la settimana". Nessun problema, assicura Leonardo, nemmeno per via della bufera mediatica al centro della quale si trova il presidente del Consiglio. "Noi pensiamo a Berlusconi come presidente del Milan, sono qua da 12 anni e non vedo nella gestione della squadra nulla di diverso rispetto al passato. Una delle grandi caratteristiche di questo club è la stabilità".

martedì 8 settembre 2009

Il rinnovo del capitano

Dubbi non ce ne erano, visto che l'accordo era già stato trovato, ma adesso a sancire il prolungamento del rapporto tra Massimo Ambrosini e il Milan è arrivata anche l'attesa firma del centrocampista. Oggi infatti il capitano rossonero e la società hanno messo tutto nero su bianco, con un nuovo contratto (quello attuale scadeva a fine stagione) che lega il campione rossonero al club di via Turati fino al 30 giugno 2011. In esclusiva ai microfoni di Milan Channel, tra un allenamento e l'altro, Ambrosini, rossonero dal 1995, ha espresso la sua soddisfazione, facendo inoltre il punto della situazione sulla squadra. Ecco le sue considerazioni: 'L'accordo, per il prolungamento di contratto, lo avevamo trovato già da un po' di tempo, ma la firma non c'era ancora stata per motivi di carattere pratico. Sono molto contento per il contratto, vorrà dire che dovrete sopportarmi ancora per un po'.... (sorride ndr)'. 'Riguardo al derby il problema è che si sta quindici giorni senza giocare. Se ci fosse stata pochi giorni dopo il derby un'altra gara avremmo avuto subito l'occasione per riscattarci. Con la sosta invece ci siamo portati dietro questo risultato per quindici giorni e ce lo portiamo ancora dietro. In ogni caso abbiamo lavorato bene, anche se è sempre particolare allenarci senza tanti giocatori, come in ogni sosta per le Nazionali. Rimaniamo ottimisti, come prima di Siena e come dopo Siena. Ci vuole, come in tutte le cose, il giusto equilibrio per valutare le situazioni'. 'Il calcio vive di episodi e nel derby a noi sono girati tutti a sfavore. Questa squadra deve acquistare sicurezza in se stessa. Ci sono state tante novità e poche partite vere, due, il derby e Siena. Ci vuole una serie di partite per fare capire a questa squadra la forza che può avere, i limiti ma anche la forza'. 'Livorno crocevia fondamentale? E' troppo presto per parlare di crocevia, piuttosto direi che è una tappa importante per rialzarci dopo l'ultima batosta. E' una partita da affrontare con decisione. L'obiettivo per il nostro campionato è essere competitivi a lungo termine, cosa che non è successa negli ultimi anni. E per essere competitivi non puoi perdere punti. Dobbiamo puntare sulle nostre caratteristiche: l'organizzazione di gioco che il nuovo allenatore ci sta dando e la qualità dei singoli che sicuramente non ci manca'

Beckham tentenna

David Beckham prende in contropiede il Milan e ammette di avere “altre tre o quattro offerte” per quest’inverno, quando si chiuderà la stagione di MLS e lui potrà dire nuovamente arrivederci (o forse proprio addio) ai Los Angeles Galaxy. — “E’ sempre bello avere delle opzioni diverse – ha spiegato il calciatore inglese nella conferenza stampa di presentazione della sfida contro la Croazia di domani sera – . Il Milan mi ha detto chiaramente che mi rivorrebbe indietro e io sono molto felice di questo, ma ho anche altre soluzioni: tre o quattro “top club” mi hanno già fatto delle offerte e quando arriverà il tempo di decidere, lo farò”. Beckham non fa nomi né conferma che potrebbe giocare nuovamente in Premier League, magari nel Tottenham (Harry Redknapp continua a ripetere fino alla noia che lo vorrebbe a White Hart Lane) oppure nel Chelsea dell’amico Carlo Ancelotti. L’unica possibilità che si sente di escludere è che possa andare al Notts County di Sven Goran Eriksson. “No, Eriksson non mi ha ancora chiamato”, ha scherzato il giocatore con i cronisti del “Sun”. Impossibile, del resto, che vada a far compagnia allo svedese, visto che il livello del calcio di League Two non è molto dissimile da quello della MLS, ma lui – per stesso consiglio/ordine di Capello – deve giocare al top se vuole mantenere intatte le sue speranze mondiali. “Ho dei progetti in mente, ma per ora voglio concentrami sulla partita di domani sera e sul finale di stagione in MLS - ha continuato il biondo centrocampista - dopo di che tornerò in Europa per giocare da qualche parte e se questo dà fastidio a qualcuno (chiaro riferimento ai tifosi americani, che non gli hanno ancora perdonato il “tradimento milanista” dell’inverno scorso, ndr) non ci posso fare niente. Tutti sanno quanto sono legato ai Galaxy e che ho un ottimo rapporto con il proprietario del club, ma devo giocare tutte le mie carte per i Mondiali. Penso che tornerò negli Usa dopo la Coppa del Mondo, anche se ci sarebbe la possibilità di rompere il contratto in autunno”. E fra gli ostacoli da superare prima di tornare in Europa c’è pure quello della moglie Victoria, che vorrebbe continuare a vivere in quel di LA, insieme con i suoi amici famosi, soprattutto adesso che la sua carriera di stilista sembra aver preso l’avvio. Ma stando al “Daily Star”, il maritino avrebbe un’arma segreta per convincerla a rientrare alla base: ovvero, costruire un mega-atelier in un’ala di Beckingham Palace, con tanto di mini-passerella, così che la Posh possa continuare a disegnare vestiti. Insomma, tutto pur di mantenere in vita il suo sogno sudafricano, anche se lo stesso Beckham ieri è sembrato quasi mettere le mani avanti, ammettendo che se Fabio Capello non dovesse includerlo nella squadra dei Mondiali, non sarebbe poi la fine del mondo. “Naturalmente, io voglio esserci – si legge sul “Daily Mirror” – ma se non verrò scelto sarà perché l’allenatore sarà convinto di avere una squadra più forte e dei giocatori migliori di me. E io lo accetterei, perché sono un tifoso dell’Inghilterra e continuerò a sostenere la mia squadra e i miei compagni”. Ovvio, gli brucerebbe un sacco non eguagliare il record di Sir Bobby Charlton di quattro mondiali (ha partecipato a Francia ’98, Corea/Giappone 2002 e Germania 2006), ma a differenza di allora, adesso deve lottare per un posto con i giovani (e più veloci) Aaron Lennon, Theo Walcott e Shaun Wright-Phillips. “Capello ha sempre detto che io gli offro soluzioni diverse – ha puntualizzato Beckham - e lui fa la squadra in base ai giocatori che ha e per vincere le partite, pertanto se ciò significa giocare solo 20 minuti, mi va bene lo stesso, perché sono molto felice di essere in questo gruppo. Quanto ai giovani, sono ottimi giocatori, ma nessuno è certo del posto in squadra e tutti dobbiamo lavorare per convincere il tecnico. Io, dalla mia, posso mettere anche l’esperienza e se alla fine sarò nella squadra che andrà in Sud Africa, sarà grandioso, in caso contrario, lo sarà per altri giocatori”.

sabato 5 settembre 2009

Galliani: "Oddo tornerà a fare bene"

Adriano Galliani, amministratore delegato del Milan, al termine della Conferenza di presentazione della grande serata benefica di lunedì sera a San Siro, ha affrontato, su richiesta dei giornalisti, i temi di più stretta attualità rossonera.

Si è partiti dal derby di sabato sera: "La squadra ha ben giocato per mezz'ora, fino al rigore. Poi è successo quello che è successo, è cambiata la partita, abbiamo preso quattro gol e dobbiamo stare zitti. Questo è il calcio. Poi nel nostro campionato fino ad oggi non c'è stato solo il derby, c'è stata anche la vittoria di Siena contro la squadra toscana che domenica sera ha vinto a Cagliari 3-1. Ma nel calcio ci si ricorda solo dell'ultima partita. Dopo il Trofeo Luigi Berlusconi e dopo Siena, è cambiato il vento. Poi, nei commenti, a seconda del risultato si costruiscono le motivazioni per cui si sarebbe arrivati al risultato. L'unica verità ad oggi, comunque, è Inter quattro punti e Milan tre. Non c'è altro. Ronaldinho? Ha fatto bene la prima partita di campionato e la seconda è durata mezz'ora. Tutte queste stroncature di Ronaldinho devono tenere conto del fatto che alla resa dei conti il derby è stata una partita molto anomala, molto particolare. Poi, dopo il rigore, la squadra ha ceduto anche per il modo in cui siamo rimasti in dieci, per il problema della mancata sostituzione, per il modo in cui sono avvenute le cose. Se fossimo rimasti in dieci per una normale espulsione senza altre ripercussioni, avremmo saputo riorganizzarci diversamente. Non voglio parlare di questa vicenda, in ogni caso. Seedorf? No, non me la sento di dire che quanto è accaduto è solo di colpa di Seedorf, alla fine di questo percorso al massimo si può parlare di concorsi di colpa, ma sarebbe ingiusto e generoso dare la colpa solo a lui. Seedorf è un giocatore che ha fatto bene in tutte le nostre migliori partite degli ultimi sette anni, è sempre stato un protagonista, mai una comparsa. Comunque, fra le amarezze di sabato sera, devo invece dire grazie ai nostri Tifosi, anche alla Curva. Sono stati bravi, a non fischiare e a sostenere la squadra".Gli altri temi: "Ieri ho ricordato a Oddo che lui è arrivato nel gennaio 2007 e che pochi mesi dopo con lui abbiamo vinto la Champions League. Non capisco perchè non possa tornare a fare bene. L'allenatore mi dice che si sta allenando bene, lui è pieno di buona volontà e di buoni propositi. E' stato campione del mondo nel 2006 e campione d'Europa con noi nel 2007. Kaladze? Al momento di stilare la lista per la Champions League abbiamo sentito, con Leonardo, tutti i nostri giocatori impegnati con le Nazionali per sapere se andava tutto bene. A Kaladze abbiamo anche chiesto se se la sente di giocare a sinistra in difesa e lui mi ha risposto di sì. Lo ha sentito Leonardo proprio ieri, lo ha chiamato, si stava allenando, poi ha risposto affermativamente. Jankulovski? Lo sappiamo da sempre che è più forte nella spinta che nella fase difensiva, del resto lui in Nazionale gioca in un 4-4-2 ed è più protetto, mentre da noi il gioco dei terzini è un po' diverso, ma non voglio fare il tecnico. A proposito delle Nazionali, a Livorno saremo la prima squadra ad andare in campo dopo gli impegni delle Nazionali, il sabato alle 18.00, ma non c'erano alternative. Toccherà all'allenatore fare la turnazione adeguata, perchè i giocatori convocati torneranno da noi il giovedì e il venerdì ci sarà già la partenza per Livorno. Cissokho? Penso sia un giocatore importante tanto è vero che è venuto da noi a fare le visite mediche dopo che il Milan aveva trovato un accordo economico con il Porto, ma non voglio tornare su questo argomento perchè alla fine il giocatore non è venuto al Milan per ragioni che non sono tecniche. La rescissione di Viudez? Certo, non solo per questa operazione ma anche per altre operazioni, il Milan ha una casella libera eventualmente per un giocatore extracomunitario per la finestra di mercato di Gennaio. Il presidente Berlusconi? Non commento le sue parole per principio, soprattutto se non le ho sentite direttamente. Ma il presidente Berlusconi rende nota la sua opinione, mi sembra normale, ci fa da stimolo, ma lascia molto più liberi lui i suoi allenatori di altri presidenti che magari sono molto più pressanti in privato con i rispettivi allenatori. Lo conferma il fatto che i cicli dei nostri allenatori sono stati molto lunghi, Sacchi quattro anni più uno, Capello cinque anni più uno e Carlo Ancelotti otto anni".

martedì 1 settembre 2009

Milan-Inter 0-4

Doveva essere una grande serata, possibilmente quella della rinascita per il morale e per le ambizioni rossonere. Solo 20' sono stati i minuti esaltanti per la squadra di Leonardo che dopo un grande avvio ha lasciato campo ad un'Inter cinica e veloce. Per gli uomini di Mourinho gol di Thiago Motta, Milito, Maicon e Stankovic
Il primo derby senza Kakà, Maldini e Ibrahimovic, il primo di campionato in una notte d'agosto. Leonardo bada al sodo, squadra che vince non si tocca, si accomodano in panchina, Inzaghi, Seedorf, Huntelaar e Ambrosini. Mourinho dal canto suo dopo un'estate passata a richiedere il suo trequartista getta subito nella mischia l'ultimo arrivato Sneijder alle spalle di Milito ed Eto'o.
L'avvio di gara propone un ritmo impressionante con le squadre in campo particolarmente corte e aggressive. E' il Milan tuttavia a fare la partita, con più personalità e lucidità, poco intimorito da una conclusione di Sneijder al 5' ben parata da Storari. Leonardo chiama spesso la linea della difesa alta, Nesta e Thiago Silva anticipano Milito ed Eto'o, al 7' Flamini supera in velocità Maicon, Borriello funge da boa per gli inserimenti di Pato. I primi 17 minuti di gioco vedono il Milan dominare, contro un avversario intimorito. Al 15' Pato entra in area di rigore e scarica su Ronaldinho ma la conclusione del brasiliano e fuori misura.
Dopo 20 minuti di gioco la gara cambia decisamente copione. Al 29' l'Inter mostra tecnica e velocità, azione tutta di prima con Milito che inserisce Thiago Motta per l'inaspettato vantaggio interista. Il Milan prova a riprendere in mano la gara e l'Inter gioca come meglio sa, ovvero sulle ripartenze in velocità di Eto'o e Maicon. Al 36' il Milan sbanda, Eto'o trova un lungo corridoio in area di rigore dove viene fermato fallosamente da Gattuso. Il calcio di rigore viene trasformato da Milito. Dopo un avvio di gara perfetto tra i rossoneri aleggia un tangibile nervosismo. Al 39' Gattuso, ammonito in occasione del rigore commette una brutta entrata a centrocampo e viene espulso per doppia ammonizione. Al 46' Maicon ancora servito in velocità da Milito chiude il primo tempo sul 3-0.
Nella ripresa Leonardo manda in campo Ambrosini e Seedorf al posto di Flamini e Borriello. I ritmi sono molto più bassi rispetto al primo tempo, il Milan prova a giocare e come da copione l'Inter a colpire in contropiede. Al 19' esce Ronaldinho per Huntelaar mentre Eto'o segna ma vine fermato in posizione di fuorigioco. Con il passare dei minuti è l'Inter a controllare la partita. Al 22' un gran tiro di Stankovic porta a quattro le reti dell'Inter. Al 30' è ancora Eto'o a cercare la marcatura, ma il tiro del camerunense finisce a lato di un soffio. I minuti finali della sfida vedono il Milan cercare la porta ma con il morale evidentemente azzerato.