sabato 28 febbraio 2009

Rifondazione

O l’operazione Champions League va in porto, oppure il Milan dovrà fare i conti con un fatale ridimensionamento. Questo il messaggio lanciato ieri da Adriano Galliani ai rossoneri. Un modo per spronare il gruppo e mettere ciascuno di fornire alle proprie responsabilità. L’a.d. milanista sarà vicino ad Ancelotti giornalmente per dargli tutto l’appoggio necessario in questa rincorsa. Ma è chiaro che nel frattempo inizieranno i lavori per il nuovo corso.
La posizione ufficiale è che il Milan conferma Ancelotti se si qualifica in Champions, anche in virtù del contratto sino al 2010. In realtà in via Turati stavolta non verrebbero posti ostacoli se il tecnico di Reggiolo a fine stagione chiedesse d’andar via. È noto da tempo che a lui pensano Real, Chelsea e Manchester City. E dopo le ultime disavventure stavolta va messo nel conto che decida d’andare per la propria strada a chiudere un ciclo eccezionale di 8 anni. E stavolta potrebbe seguirlo anche Mauro Tassotti.
Nelle scorse settimane s’è parlato molto della candidatura di Leonardo. Lui ha smentito, Galliani ha solo precisato che seguirà Ancelotti. Ma non subito. Dell’attuale staff può restare, invece, Filippo Galli. Ma è presto per queste rifiniture. Anche perché in corsa c’è anche Roberto Donadoni. Senza mai dimenticare il fascino di Rijkaard e Van Basten.
Paolo Maldini ha deciso di ritirarsi e Braida è a caccia per sostituirlo: compito arduo. Anche Favalli e Emerson sono avanti con gli anni e sono candidati ad andar via. È dura, invece, che il club rossonero eserciti il diritto di riscatto per Senderos con l’Arsenal e per Mattioni con il Gremio, invece Cardacio e Viudez sono destinati a fare esperienza altrove: soprattutto quest’ultimo può liberare un posto da extracomunitario. Come Shevchenko, del resto, destinato a tornare al Chelsea a fine stagione.
A metà del guado c’è Kakà. A gennaio ha detto no al City, ma quale appeal può avere per lui un Milan ancora fuori dalla Champions? Ma anche pensando positivo non si può dare per scontata la sua conferma: soprattutto se all’orizzonte si ripresenta il Real. Di Beckham si dovrebbe sapere tutto la prossima settimana. Da vedere anche la posizione dei senatori Seedorf, Ambrosini, Nesta, Kaladze, Dida e Kalac. Dura restino tutti insieme.
Non appaiono in discussione, invece, Abbiati, Bonera, Antonini, Zambrotta, Jankulovski, Thiago Silva, Pirlo, Flamini, Gattuso, Ronaldinho, Pato, Inzaghi e Borriello. Sino a prova contraria.

venerdì 27 febbraio 2009

Faccia a faccia Galliani-Milan

L'ennesimo "raccapricciante" (Silvio Berlusconi dixit) pareggio, questa volta letale contro il Werder Brema, ha ufficialmente aperto la crisi in casa rossonera. Ieri sera Adriano Galliani ha parlato con Carlo Ancelotti negli spogliatoi dopo il 2-2 con il Werder e questa mattina ha deciso di far visita alla squadra a Milanello. Un faccia a faccia in cui il dirigente rossonero, oltre ad analizzare la figuraccia europea, ha ricordato ai giocatori che adesso la qualificazione alla prossima Champions League, senza passare dai preliminari, diventa un obbligo.
Intanto i rossoneri incassano la stima di Gianni Petrucci, il presidente del Coni: "Mi dispiace per il Milan, perché è una grande squadra, adesso penseranno ad altro. Però ogni volta che ha una partita negativa, io comunque continuerò a ringraziare il Milan per quello che ha sempre fatto per il calcio italiano e per lo sport italiano" ha dichiarato a margine di un convegno organizzato dal comitato di Milano capitale europea dello sport 2009.

Ancelotti: "Ci hanno sovrastato"

Ci dispiace. Potevamo fare di più nella partita, ci hanno sovrastato nel gioco, sia nel primo tempo, quando eravamo più freschi, che nel secondo. E' stata una sofferenza continua. Sui gol invece mi sento di dire che non ci sono colpe oggettive. Dobbiamo prendere atto della serata e non aver paura nel dire che il Werder ha nettamente meritato. E' un momento delicato, abbiamo molti giocatori infortunati e probabilmente domenica non avremo a disposizione Seedorf e Ambrosini. In ogni caso non siamo un gruppo alla sbando, dobbiamo riprenderci e non deprimerci e centrare l'obiettivo di arrivare in Champions. E' stata proprio una brutta serata. Dida? Non gli imputo responsabilità. Avevamo deciso che era lui il titolare e abbiamo proseguito su questa strada. Non abbiamo avuto il comando della partita e anche io mi sento responsabile. Senderos è stato uno dei pochi giocatori che ha fatto il suo, lui può essere un giocatore importante per il futuro. Questa partita l'avevo preparata con la volontà di giocarla, ma loro ci hanno aggredito bene e hanno trovato vantaggio sul gioco aereo. I fischi a fine gara? Normale e giusto che ci siano, ci devono stimolare. Adesso dobbiamo lavorare soprattutto sotto il profilo psicologico e come detto riprenderci, serrare le fila.. Ora ci concentriamo sull'unico obiettivo rimasto, dobbiamo chiudere bene la stagione e pensare alla Samp. Proveremo a recuperare gli acciaccati, proveremo a recuperare Kakà ma non è così semplice".

giovedì 26 febbraio 2009

Milan-Werder Brema 2-2

Non era la Champions League, ma Carlo Ancelotti ha provato a crederci: l'idea di portarsi a casa anche la Coppa Uefa cominciava a diventare un pensiero dominante. Ma anche in una competizione minore, occorrono mentalità e muscoli, due qualità che al Milan sono mancate nel ritorno contro il Werder Brema, bravo a crederci fino in fondo, dopo avere rimontato nella ripresa i gol di Pirlo e Pato. A Pizarro la palma del migliore: una doppietta che elimina i rossoneri già ai sedicesimi. Da una parte l'impresa, dall'altra l'umiliazione.
Ancelotti al Werder oppone il meglio del momento; soprattutto il ritrovato Pato al fianco di Inzaghi, con Seedorf suggeritore. C'è anche Beckham al suo esordio europeo, e in difesa, a fare coppia con Maldini, tocca a Senderos. Il Werder vive sulle invenzioni di Diego, ma Thomas Schaaf confida anche sull'esperienza di Frings, leader del centrocampo.
Quando Pizarro conclude a lato dal limite sono passati 90 secondi circa; 3' e 33" quando ci prova Tziolis; 5'31" Diego, 8'38" ancora Pizarro (parata plastica di Dida). Come dire, minima resistenza, massimo affondo. Al Werder, che non è il Flamengo, sono sufficienti tre passaggi di prima per avere la meglio della difesa di casa. Segnali evidenti di un atteggiamento offensivo, a cui il Milan sembra dar poco credito, ma anche delle solite sbavature rese meno evidenti dalla mediocrità dell'avversario. In ogni caso servono 14' e 22" per assistere alla prima sortita del Milan. La firma Pato, il motivo ricorrente della serata. Il ragazzino si invola, dribbla che è una bellezza e ottiene un angolo. Suo il cross dalla bandierina per il colpo di testa di Senderos che si perde a lato. E' un timido squillo nella notte, ma comunque prove di cinismo che risaltano fra le occasioni sprecate dai tedeschi. La difesa del Milan mostra di avere il fiatone sul pressing di Diego e Pizarro ed è spesso l'esperienza a fare la differenza come al 19', quando Zambrotta si immola sul granitico Almeida e a seguire Naldo non riesce a concludere a rete per un'entrata energica di Ambosini che i tedeschi considerano molto fallosa.
Ma nel Milan c'è Pato: impetuoso e imprevedibile. Al 24' il brasiliano impressiona per la sua percussione; inevitabile il fallo di Fritz al limite dell'area. Beckham si incarica della punizione e sulla traiettoria Frings ci mette le mani: è rigore. Lo batte e lo realizza Pirlo e il Werder ingoia il boccone. Che diventa amaro al 33', allorché Pato taglia in due la difesa tedesca e infila sotto la traversa dal limite un bolide imprendibile di rara bellezza. Il 2-0 fa a pugni con la realtà, perché la squadra di Shaaf continua a fallire occasioni incredibili sotto porta: tra il 37' e il 42', quando Dida respinge a piene mani un colpo di testa di Mertesacker e neutralizza i tentativi di Tziolis e Almeida, lasciati soli senza una spiegazione dalla superficiale difesa rossonera.
La ripresa diventa subito tema di assedio per il Werder che tenta un'improbabile rimonta. Tempi duri per la retroguardia del Milan che però può contare anche sui muscoli de Flamini, subentrato al 9' all'acciaccato Seedorf. Al 17' Schaaf toglie Almeida per Ronseberg; Ancelotti, Inzaghi per Shevchenko. Ronseberg apre spazi e complica la vita al Milan che si inguaia al 23' con il famigerato gol subito da palla inattiva. Punizione di Diego e inzuccata di Pizarro che vola dieci spanne più in alto di Favalli.
Inizia così l'inevitabile finale per cuori forti. Ancelotti, che non è nato ieri, rimpolpa la difesa con Jankulovski, che rileva Favalli. Ma il Werder, a differenza del primo tempo, sa di avere preso in mano la partita perché il Milan non c'è più. E al 34' diventa facilissimo per Pizarro fare il bis di testa, gabbando Maldini e il goffo Dida. E' il 2-2 che qualifica il Werder Brema. Meritatamente.

lunedì 23 febbraio 2009

Ancelotti e Seedorf: "Basta fischi"

Carlo Ancelotti avverte scricchiolii. Tra lui è i tifosi sembra si sia incrinato qualcosa e i fischi di San Siro questa volta se li è sentiti addosso. Soprattutto quanto il tecnico ha deciso di cambiare Inzaghi con Ambrosini. Ancelotti alza il sopracciglio e ammette: "Nei miei confronti c'è un po' di insofferenza, e anche nei confronti di Seedorf". Poi ci pensa su e ggiunge: "Se i fischi erano rivolti a Inzaghi erano sbagliati perché ha giocato bene, se invece erano rivolti a me avevano ragione". E non manca l'ironia all'allenatore rossonero: "Potevo mettere dentro qualche attaccante, in panchina c'erano Pato, Kakà, Shevchenko, Borriello e Ronaldinho. Il problema è che quella panchina non era la mia. Sì, magari questi fischi sono un segnale che c'è un po' di insofferenza nei confronti miei e di Seedorf ma credo che una convivenza prolungata porti anche a questo. Vedere sempre la stessa faccia comporta una comprensione maggior".
E Ancelotti ne approftta per parlare anche del rapporto con la società. Soprattutto dopo le critiche di Silvio Berlusconi all'indomani di Werder-Milan. "Il rapporto con la società e sempre uguale, certamente ci sono discussioni ma nei miei confronti sento una grandissima stima e un grandissimo affetto, anche adesso dopo 7 anni".
E a proposito di panchina, a pardere la pazienza è astato Leonardo. "Non mettete più il mio nome nelle voci sul futuro della panchina del Milan". È questo, in sintesi, l'appello fatto ai giornalisti da Leonardo, il dirigente rossonero che nelle ultime settimane è considerato da molti il candidato principale alla successione di Carlo Ancelotti. "Carlo è il tecnico del Milan fino al 30 giugno 2010, quindi evitate di mettere in difficoltà lui e me".
Durissimo anche Clarence Seedorf: "Mi sono stufato dei fischi nei miei confronti - sottolinea il match-winner di San Siro -. Io sono sempre a disposizione, oggi ho giocato in un altro ruolo per aiutare la squadra, mi sono stufato di avere così poco credito dopo un piccolo errore. Dopo il gol con quel gesto verso il pubblico mi sono sfogato. Io vivo questa maglia e questo ambiente con molto cuore". La critica di Seedorf è dura: "Il pubblico deve lasciare fuori dallo stadio le proprie sensazioni negative della vita. Allo stadio si deve supportare la squadra per 90 minuti, poi si può contestare se la prestazione è negativa, ma la squadra sta lottando in campionato e in Europa e non merita atteggiamenti negativi da parte del pubblico". Una lezione, insomma, quella del centrocampista del Milan: "Uno a teatro non fischia durante lo spettacolo, dopo può fischiare. Poi io in campo faccio il mio lavoro, se sbaglio vado avanti. Non tutti hanno la mia personalità e il mio carattere, in tanti soffrono i fischi e questo danneggia il gioco della squadra. Senderos ha fatto 3 passaggi al portiere perchè il Cagliari pressava e il pubblico fischiava, non ha senso...".

domenica 22 febbraio 2009

Milan-Cagliari 1-0

Alla sfortuna non si comanda. Non bastano al Milan le assenze pesantissime di Nesta, Gattuso e Borriello, perchè la fatalità infatti toglie ai rossoneri anche Pato, Shevchenko e la migliore condizione di Ronaldinho a poche ore dalla sfida con il Cagliari. I rossneri tuttavia raccolgono una vittoria importante firmata Clarence Seedorf e consolidano la terza posizione in classifica
Carlo Ancelotti dovrebbe dare spazio all'acqua santa ma non si da per vinto, guai mollare con una rosa di tutto rispetto e valore come quella rossonera. Per la sfida contro il Cagliari di Massimiliano Allegri allora il mister ridisegna modulo e schemi con Inzaghi unica punta avanzata e Seedorf e Beckham ad allargare il gioco.
Nasce così una gara molto ragionata con il Milan che evita di innestare la marcia veloce. Con Inzaghi bravo a fare movimento si intuisce subito la vena propositiva di Andrea Pirlo che nel giro di 10 minuti dall'inizio della partita serve due assist sublimi per l'attaccante che all'8' chiude al volo in bello stile trovando l'opposizione sicura di Marchetti.
Il calcio coraggioso e mai rinunciatario del Cagliari ha subito modo di farsi vedere al 15'. Acquafresca infatti finalizza in area una buona azione manovrata dai compagni ma la respinta di Abbiati con i piedi è efficace.
Con le due squadre attente a non prestare il fiano all'avversario il primo tempo scorre senza particolari emozioni mentre Clarence Seedorf accusa alcuni guai fisici che ne rallentano il passo. L'ultima pericolo prima dell'intervallo si registra così in area di rigore milanista: una botta di Cossu costringe Abbiati ad opporsi con un bel colpo di reni per gli applausi di San Siro.
L'inizio della ripresa è una autentica fotocopia del temine dei primi 45 minuti di gioco perchè è ancora un brivido a scorrere sulla schiena dei milanisti. Ancora Cossu al 4' inventa un tiro dalla distanza che si stampa sul palo con Abbiati ormai battuto.
Il Milan reagisce alzando il raggio d'azione di Zambrotta che spesso si alterna a Beckham nel proporre interessanti traversoni in area di rigore che tuttavia non trovano l'impatto decisivo con Inzaghi.La grinta, la rabbia, la caparbietà dell'attaccante rossonero diventano tuttavia fondamentali al 20' quando Pippo lanciato in area, con la sua semplice presenza crea scompiglio e mette in difficoltà Marchetti che respinge corto trovando la ribattuta vincente di Clarence Seedorf per il vantaggio milanista.
Dopo la rete dell'Olandese Carlo Ancelotti richiama in panchina Bonera cludicante e inserisce Senderos mentre Allegri risponde con Lazzari al posto di Biondini. La maggiore fantasia in campo del Cagliari tuttavia non produce particolari apprensioni per Abbiati mentre il collega rivale Marchetti è costretto alla massima concentrazione sui numerosi palloni aerei serviti da Beckham e sulle penetrazioni di Pirlo e Seedorf.Il finale di gara si chiude con Inzaghi che lascia il posto ad Ambrosini chiamato dall'allenatore rossoneri ad aggredire gli spazi e a staccare di testa in area di rigore. Alla carenza di punte si sopperisce anche così.

venerdì 20 febbraio 2009

Dopo Ancelotti, la prima scelta è Leonardo

Le parole del presidente Berlusconi sono l’ennesima porta sbattuta in faccia a Carlo Ancelotti. I rimproveri che piovono dall’alto, ormai, non si contano più e sono la chiara testimonianza di un rapporto sfilacciato, al di là delle dichiarazioni di facciata ("Carletto è uno di famiglia" ripete sempre il premier), e destinato a concludersi a fine stagione. Oggi nessuno scommetterebbe un centesimo sulla riconferma del tecnico per la prossima stagione. E' vero che nel calcio siamo abituati ai ribaltoni dell’ultimo momento, ma francamente in questo caso non se ne vedono i presupposti. Le critiche di Galliani nella settimana pre-derby sono state un segnale lampante: la società, e quindi il presidente, non è contenta di come stanno andando le cose; si credeva di poter lottare per lo scudetto fino in fondo (obiettivo primario ufficialmente dichiarato) e invece ci si trova a 11 punti dalla capolista Inter. Non sono giorni tranquilli, a Milanello e dintorni.
Che in casa Milan siano partite le grandi manovre per la rivoluzione estiva è evidente da come i dirigenti stanno gestendo la situazione. Nessuno ha smentito il fatto che Ancelotti sia in bilico, nessuno ne ha pubblicamente preso le difese. Ciò significa che, perlomeno, è sotto osservazione. Cioè, sotto esame. E mettere sotto esame un allenatore i cui metodi e le cui capacità si conoscono dal novembre del 2001 vuol dire che la fiducia è ormai a sgoccioli. Niente di male, tutte le storie finiscono e anche quella tra un tecnico e il suo club può arrivare al capolinea senza che succeda il terremoto. In questo caso non è importante capire dove stiano i torti o le ragioni (generalmente si equivalgono), ma comprendere perché il feeling si è rotto. Ancelotti è sempre stato considerato un aziendalista, uno che non è mai andato contro le scelte della società (anche quando apparivano bizzarre: c’era bisogno di una punta centrale abile nel gioco aereo e si è acquistato Ronaldinho sponsorizzato da Berlusconi; serviva da tempo un forte difensore e si è puntato sullo zoppicante Senderos): e alla fine è proprio questo atteggiamento troppo accomodante a renderlo più debole di fronte alle critiche della società.
Ancelotti ha una sola carta da giocarsi, la Coppa Uefa, perché, diciamo la verità, la qualificazione diretta alla Champions League (cioè il piazzamento tra le prime tre in campionato) viene dato per scontato o, comunque, non può bastare a salvare una stagione. Alla vittoria della coppa che ancora manca nella bacheca di via Turati, invece, ci si potrebbe aggrappare per ricominciare ad andare d’amore e d’accordo. In caso contrario ci sono diverse soluzioni sul tavolo dei dirigenti rossoneri che, ultimamente, stanno effettuando sondaggi per capire come certe scelte verrebbero accolte. Quattro i nomi dei possibili sostituti: Leonardo, Donadoni, Rjikaard e Van Basten. Detto che sembra difficile che il Milan punti sui due olandesi (anche se sono i preferiti dai tifosi, come dimostra il sondaggio di gazzetta.it, la corsa al dopo-Ancelotti si restringe a Leonardo e Donadoni. Il brasiliano, che sta terminando il corso per allenatori, è l’ipotesi più affascinante e più «berlusconiana». Il presidente, come fece in passato con Fabio Capello (e come fa spesso in politica), potrebbe scegliere il suo pupillo e portarlo direttamente dalla scrivania al campo, luogo che conosce soltanto in qualità di ex giocatore. Una scommessa che, se si rivelasse vincente, consentirebbe al Cavaliere di appuntarsi un’altra medaglia al petto: cosa che non gli dispiacerebbe affatto.

mercoledì 18 febbraio 2009

Werder Brema-Milan 1-1

Il Milan graffia il gelo di Brema con la sua firma con un gol d'autore. Ma Filippo Inzaghi, che mette in saccoccia la pesantissima rete numero 66 in Europa, deve fare i conti con Diego, l'uomo in più del Werder che segna nel finale e tiene in piedi le speranze di qualificazione dei tedeschi. Partita in cui i rossoneri soffrono nella ripresa, che potrebbero chiudere ancora con Inzaghi, ma che nel finale subiscono il furioso arrembaggio dei tedeschi.
Dirottare David Beckham in panchina è una buona idea. Il problema alla coscia destra c'è ancora e rischiare il centrocampista sarebbe assurdo. Carlo Ancelotti lo sostituisce con Flamini, lanciando dal 1' Ambrosini. C'è invece Ronaldinho; il tallone fa meno male e con Seedorf è la fonte di ispirazione di Inzaghi. Per il bomber è la notte ideale per ingrossare il suo carniere fermo a 65 gol europei. Deve invece rinunciare alla partita Pato, fermato da un dolore a un flessore. Sul fronte opposto cerca gloria una vittima della Champions League, squadra di mezza Bundesliga, ma con un Diego che fa gola a molti.
Insomma, una partita apparentemente alla portata dei rossoneri, ma il Milan è in affanno già sul fischio d'inizio. Il Werder, complici alcuni errori pazzeschi della difesa rossonera, in tre minuti raccoglie altrettante occasioni. La più incredibile con Tziolis, allorché, solo davanti a Dida, tira debolmente. I rossoneri riescono risvegliarsi dal torpore una decina di minuti dopo. La squadra di Ancelotti fa valere lae sue qualità mnel possesso palla e avanzando di quei dieci metri, frena il pressing fastidiso dei fumosi tedeschi.
Il gioco della formazione di Schaff è prevedibile e vive esclusivamente sulle intuizioni di Diego che fa il mattatore quando il Werder amministra la palla, senza rinunciare mai a sacrificarsi. Il Milan vince la gara sulle fasce dove Zambrotta e Flamini trovano ampi spazi. Il punto di riferimento è sempre Inzaghi, fermato spesso in fuorigioco, ma segnale eloquente delle sue capacità offensive. I tedeschi fanno valere la loro potenza fisica, ma senza mai dare l'impressione di creare pericoli. A tremare è il solo Senderos, che quando viene puntato mette in apprensione tutto il reparto. Il primo squillo rossonero è di Flamini: un potente tiro deviato in angolo da Wiese. Ed è proprio il francese, al 36', a trovare Inzaghi, abile a ribadire in rete il rimpallo di Mertsacker.
Come all'inizio del primo tempo, il Milan soffre maledettamente nella ripresa. Il Werder attacca a testa bassa e si avvicina al gol con Diego e Almeida, ma quando i rossoneri alzano il baricentro, i tedeschi mollano la presa rischiando il crollo. Accade al 14' con Inzaghi e subito dopo con Flamini. Straordinatrio comunque SuperPippo, pronto a immolarsi su ogni palla in assenza di un attaccante puro, capace di puntare l'uomo come Pato o Kakà, Ma Inzaghi sa essere fenomenale, come al 20' quando imbeccato da Seedorf, scatta e va a colpire la traversa. Il raddoppio servirebbe come l'oro, perché il Werder sfiora il pari in due occasioni. La furia del Werder è a fase alternata, ma al 39' regala ai padroni di casa il pareggio. Lo firma Diego (e chi altro?) con un sinistro angolato su cui Dida non può nulla. E nel recupero è il palo a salvare il Milan; ancora di più la dabbenaggine di Pizarro che sulla respinta manca il più clamoroso dei gol. Finisce 1-1; giovedì prossimo la gara di ritorno: sarà battaglia.

domenica 15 febbraio 2009

Inter-Milan 2-1

Il Milan esce a testa alta da un derby giocato bene e con molte occasioni non sfruttate appieno anche a causa della sfortuna. La partita, è stata giocata in 12 contro 11, perchè (come sempre da un anno e mezzo a questa parte) l'Inter aveva in formazione anche l'arbitro Rosetti. E' lui infatti a convalidare il primo gol dei cugini neroazzurri, quendo Adriano, sfruttando un bell'assist di Maicon (che venerdi era stato dato per spacciato anche per la gara col Manchester) colpisce prima di testa e poi col braccio. Se è valido questo gol, allora doveva esserlo anche quello di Seedorf con la Reggina. Ma passiamo oltre. Dopo il gol della riapertura del match di Pato, Inzaghi viene strattonato e portato a terra da Chivu in piena area di rigore. L'arbitro lascia giocare. Quello di sabato non era un bluff: Maicon è lì, a destra, a versare potenza sulla fascia destra, a mettere in mezzo l’ennesimo assist, conservando l’assetto con Santon a sinistra e Chivu (non Cordoba) al fianco di Samuel. Per Ancelotti, costretto a rinunciare a Kakà, c’è poco da mimetizzare: Seedorf e Ronaldinho alle spalle di Pato, con Beckham, Pirlo e Ambrosini in mezzo. Il Milan chiude il primo tempo con un svantaggio doppio sostanzialmente per due motivi: il primo è la mancanza di sviluppo verticale nel gioco; il secondo la colpevole incertezza in difesa. Eppure all’inizio Jankulovski e Zambrotta si fanno apprezzare per la qualità degli inserimenti; Pato e Seedorf scambiano in velocità superando il marcatore diretto con relativa facilità; Dinho si fa notare con un paio di tocchi di prima per l’unico riferimento offensivo della squadra. Superiorità territoriale, ma inefficace. E l’Inter, quando riparte, fa malissimo. Una deviazione di Santon sulla combinazione tra Ronaldinho e Pato rischia di rovinare i piani a Mourinho due minuti dopo l’1-0.
Pato detta bene il passaggio, però quando si tratta di concludere perde l’attimo e fa il gioco di Julio Cesar, anche perché nessuno lo accompagna. Poco prima del riposo altro errore (di Kaladze e Pirlo) e altro gol nerazzurro. Sulla punizione di Muntari il georgiano salta a vuoto su Ibra, Stankovic arriva da dietro e fulmina Abbiati con il destro. Adriano strappa applausi con le cose semplici: un recupero o un tiro dal limite. Sembra più potente della prima versione, quella di inizio campionato, ed è prezioso anche in fase di appoggio per Ibra. Il Milan comunque non molla, e la resa di Beckham, per un probabile affaticamento, toglie ad Ancelotti l’ultimo dubbio circa l’inserimento di Inzaghi. In 20 minuti, gli ultimi, il Diavolo infiamma il derby: c’è l’anticipo a cinque stelle di Chivu su Seedorf in posizione di sparo; poi il gol di Pato (un piatto facile grazie al lavoro di Jankulovski in fascia); quindi l’intervento di Julio Cesar su Inzaghi in azione classica d’inserimento laterale. Dopo il colpo di testa di Superpippo fuori bersaglio, Mourinho alza il muro con Burdisso, Vieira e poi Maxwell. I sei difensori del finale sono un’autentica novità per l’Inter, schiacciata nella sua metà campo dai rossoneri e salvata dal suo guardiano. L’ultimo affondo è di Inzaghi, con un diagonale incredibilmente neutralizzato da Julio Cesar con la punta del piede sinistro. Se l’Inter vincerà lo scudetto, sarà anche per questa prodezza del portiere brasiliano.

sabato 14 febbraio 2009

Ancelotti: "Resto al Milan"

José Mourinho non firma per il pari. Nemmeno Carlo Ancelotti, anche se la speranza di veder giocare Kakà sembra svanita. In ogni caso il tecnico ha in serbo un'altra carta vincente e scommette su Pato: "Può fare molto bene". Il recupero di Kakà, si diceva, è difficile. "Non credo che giocherà il derby, è un giocatore che ci mancherà sicuramente. Ma il Milan è pronto a giocare bene questa partita" spiega l'allenatore rossonero. Sarà una partita a scacchi con José Mourinho; partita da studiare a tavolino: "Noi dobbiamo trarre indicazioni dal match che abbiamo vinto all'andata. In quella circostanza abbiamo disputato un match eccellente, l'Inter ha schierato due ali e noi abbiamo sfruttato lo spazio concesso ai nostri centrocampisti in mezzo al campo. Non credo che la situazione si ripeterà domani. Dobbiamo giocare con intelligenza: conosciamo i pregi e i difetti dell'Inter e come nella gara di andata giocheremo sfruttandone i difetti".
Insomma, Kakà non sarà del match. Al contario di Maicon dato ieri per disperso. Pretattica? "Con o senza di lui non cambia il nostro modo di vivere questa vigilia" è la considerazione di Ancelotti. Il derby arriva subito dopo la nota diffusa dei Los Angeles Galaxy che ha sbattuto la porta sul passaggio di David Beckham al Milan. "Abbiamo ancora 20 giorni di tempo per chiudere la trattativa - sottolinea Ancelotti -. I Galaxy hanno forzato la situazione, ma c'è tempo fino al 9 marzo. Il mio auguro è che possa giocare altri derby".
"Per me ci sono zero possibilità che questo sia il mio ultimo derby contro l'Inter. Quello che pensa la società invece dovete chiederlo alla società" dice invece a proposito di un suo addio al Milan. "Le voci sul mio futuro non mi hanno dato alcun disturbo e ho tempo ancora un anno e tre mesi per rinnovare, quindi c'è tempo. Non è una priorità". E sulla battuta di Mourinho che magari in futuro potrebbe anche allenare il Milan, ANcelotti risponde così, con una nota finale: "Mi sembra una cosa normale, l'ambizione di guidare una grande squadra è legittima. Io non potrei però allenare l'Inter: sarebbe contro la mia storia, che penso sia una bella storia e ci tengo".
Una battuta sul nuovo stop di Alessandro Nesta: il difensore, reduce dalle terapie seguite in Florida per i problemi alla schiena, si è fermato ancora. "Ci vuole molta calma. Questa settimana ha lavorato un po' con la squadra, ma avverte ancora un po' di fastidio. Ha aspettato molto, può aspettare ancora. Comunque attendiamo gli accertamenti dello staff medico".
Una cosa è certa: Ancelotti crede ancora allo scudetto. Un vero ottimista visti gli 8 punti di distacco dall'Inter. Il motivo? "Perché questa squadra ha ritrovato una buona continuità di gioco e ha molte carte da giocare in mano. A cominciare dal derby, ovviamente".

venerdì 13 febbraio 2009

Maldini: "Voglio derby e scudetto"

L'ultimo derby. Quasi impossibile. Ma è tutto vero: quello di domenica sera sarà proprio l'ultima stracittadina di Paolo Maldini. Se li mettessimo tutti in fila non finiremmo più di raccontarli. Ognuno con una sua storia: belli e brutti. Alcuni indimenticabili, frutto di rimonte strepitose, altri persi sul filo di lana. Per il capitano il derby "è una partita talmente importante" che gli aspetti personali passano in secondo piano.
Dice Maldini a due giorni dalla grande sfida tutta milanese: "Credo nella rimonta verso lo scudetto; questa sarà per noi come una sfida secca di coppa e il Milan c'è sempre negli appuntamenti importanti". Ma c'è quel maledetto gap in classifica da colmare. "Otto punti di distacco dall'Inter sono tanti, ma abbiamo avuto un inizio choc e tanti infortuni, e comunque abbiamo fatto grandi passi avanti rispetto all'anno scorso - osserva - è una stagione positiva e con lo scudetto diventerebbe straordinaria".
Già: la conquista del tricolore sarebbe il modo migliore per chiudere una carriera straordinaria. Per il futuro, se ci saranno le condizioni, gli piacerebbe giocare una gara di addio con la Nazionale per poi dedicarsi alla famiglia. "Se arrivasse la proposta non mi dispiacerebbe - confida Paolo -, ho parlato con Lippi, mi ha chiamato anche perché questa possibilità è venuta fuori dalle sue parole, si è dimostrato pronto e contento di fare una cosa del genere. Vedremo se ci sarà del tempo, ma gli azzurri hanno due gare di qualificazione ai Mondiali, poi ci sarà la Confederations Cup, sarà difficile organizzare, se si potrà fare bene, altrimenti nulla".
Proposte per il futuro? "Non ne sono ancora arrivate, anche perché per ora sono un giocatore a tutti gli effetti - ammette - . Ci sarà tempo per riceverne da più parti e le valuterò in base alle mie idee e volontà". Di sicuro non farà l'allenatore e, in questo senso, Maldini dice la sua sul destino di Carlo Ancelotti. "Dal 2003 ogni anno si ipotizza un addio di Carletto; io non credo, sarà difficile per tutto l'ambiente lasciarlo, dovrebbe succedere qualcosa di grave: o che non coincidano più i suoi intenti con quelli della società, o che abbia voglia di cambiare dopo sette anni".

giovedì 12 febbraio 2009

Milan squadra più amata in Europa

E’ il Milan la squadra italiana più amata in Europa e in Sud America. Quasi il 50 % della tifoseria rossonera in tutta Europa è composta da donne. La squadra italiana più famosa in Europa è il Milan con oltre 21 milioni di fan nel continente, dei quali quasi il 50% è rappresentato da donne.
Questo grande risultato emerge dalla seconda edizione dello studio “Football Top 20 2008-09 realizzato da SPORT+MARKT e basato su ricerche condotte in 16 paesi europei*.
L’ampia distribuzione di tifosi rossoneri nel continente “rende il Club Rossonero un’ottima piattaforma di sponsorizzazione per le aziende internazionali”, commenta Giorgio Brambilla, Direttore Marketing & Vendite di SPORT+MARKT Italia.
Inoltre il 45% dei tifosi europei extra Italia che sostengono una squadra di calcio italiana, tifano per il Milan.
Un dato speciale del rapporto di quest’anno del “Football Top 20” (condotto in Argentina, Messico e Brasile) analizza invece la base dei tifosi delle più importanti squadre in Sud America. Il risultato finale attesta che l’AC Milan batte il Manchester United e occupa la 3° posizione con 3.9 milioni di tifosi, dopo Real Madrid e Barcellona, confermandosi così la squadra italiana più amata anche in Sud America.
I 16 paesi Europei oggetto della Ricerca sono: Regno Unito, Germania, Francia, Italia, Spagna, Polonia, Paesi Bassi, Portogallo, Turchia, Repubblica Ceca, Ungheria, Grecia, Svizzera, Austria, Russia, Croazia.

Kaladze: "Pronto e motivato"

Al ritorno a Milanello da Dublino, dove ieri sera ha giocato con la Nazionale georgiana, ecco Kala Kaladze ai microfoni di Milan Channel prima dell'allenamento pomeridiano della squadra: "Ieri sera ho fatto 90 minuti, mi spiace di aver perso una partita che non dovevamo perdere, una partita in cui siamo passati in vantaggio e in cui abbiamo giocato bene, ma sono anche contento per aver disputato la mia prima partita ufficiale dopo uno stop di un mese. Grazie al Milan, ai suoi medici e ai suoi preparatori ho lavorato moltissimo sul piano fisico nell'ultimo periodo e adesso il mio ginocchio va benissimo. Spero davvero di non avere più problemi. Per me è stato molto importante giocare ieri sera, adesso mi sento davvero a disposizione del Mister Ancelotti, sto bene e il ginocchio va bene".Poi gli altri temi, il derby, il Milan e il recupero di Sandro Nesta: "Sì, ho fatto gol nel derby nel 2006, ma adesso la cosa più importante - continua Kaladze - è vincere la gara di domenica sera. Adesso siamo in una situazione molto difficile, ma se riuscissimo a conquistare i tre punti saremmo ancora lì e molti discorsi si riaprirebbero. L'Inter comunque è una grande squadra che sta facendo molto bene, anche se è proprio contro le grandi squadre che il Milan sa esprimersi al meglio. All'andata abbiamo vinto noi, poi però abbiamo perso punti nelle gare che sulla carta apparivano meno impegnative. Anche loro scenderanno in campo per vincere, per questo pernso che sarà una partita molto combattuta e molto interessante. Nesta? Da quanto è tornato da Miami lo vedo bene soprattutto mentalmente, prima era un po' giù di morale. Del resto sono situazioni che conosco anch'io, essendoci passato personalmente. Comunque Nesta è una splendida persona, un fuoriclasse, in questo momento ci manca ma fra poco tornerà con noi".

sabato 7 febbraio 2009

Milan-Reggina 1-1

La frenata è fatale, perché il Milan pareggia 1-1 con la Reggina e si allontana dalla spietata Inter di Lecce che ora è a più 8. Un gap mostruoso a una settimana da un derby che può decidere definitivamente il destino del campionato. I rossoneri, a caccia di una dura rimonta, soffrono a dismisura subendo una bella Reggina che passa nel primo tempo con Di Gennaro e viene raggiunta nella ripresa da un rigore di Kakà. Partita fatale anche per l'infortunio dell'ex Pallone d'oro che lascia al 78' per una botta al piede destro e che rischia quindi di saltare la stracittadina, tra l'altro orfana di Bonera, diffidato e ammonito, quindi squalificato.
Ancelotti schiera dal primo minuto Ronaldinho, nei panni di trequartista alle spalle di Kakà e Pato. Più indietro l'inamovibile Beckham con Flamini e Ambrosini. La Reggina oppone un 3-5-2, votato alla difesa e al contropiede. Ma Orlandi dispone bene la squadra in campo, impegnata a chiudere gli spazi e a pressare per impedire ai rossoneri di far girare la palla, creando non pochi fastidi con Di Gennaro e Corradi sempre piazzati e motivati in fase offensiva. Perché al di là di due tiri dal limite di Flamini respinti da Campagnolo, i rossoneri inciampano sull'inutilità di alcune giocate che faranno bene agli occhi, ma che con i campi impantanati e gli avversari affamati, servono a poco.
Il primo tempo, come è accaduto a Roma con la Lazio, mette in evidenza il disagio di Kakà, invisibile e mai in partita al pari di Pato che infila numeri da giocoliere fini a se stessi. Meraviglia di più Ronaldinho che a volte sembra trascinarsi dietro tutta la Reggina, registrando sul taccuino la splendida occasione del 41', quando, dopo una serpentina, sfiora il palo dal limite. Capolavoro che arriva dopo il gol del vantaggio dell'ex Di Gennaro, bravo a infilare di sinistro alla destra di Abbiati. Un vantaggio meritato costruito correndo di più e credendoci di più. Insomma, il solito Milan poco mobile, in cui a distinguersi è ancora una volta Beckham, sempre nel vivo dell'azione e puntuale con i suoi magici cross.
La Reggina della ripresa non si chiude in difesa. Tattica che non dispiace al Milan. Ma la sterilità in attacco dei rossoneri è evidente. L'assedio improduttivo sembra divertire gli amaranto che si difendono con sicurezza, guidati dallo splendido Santos. Ma la Reggina sorprende ancora di più per la sua capacità di sfuggire in contropiede. Come Di Gennaro al 9' che manca il raddoppio sfiorando il palo dal limite. Un Milan così brutto non se lo aspettava nemmeno Ancelotti che cambia Ambrosini con Seedorf, mentre Orlandi toglie inspiegabilmente Di Gennaro per Sestu. L'olandese mette anche dentro la palla respinta al 16' dal palo sul tiro di Kakà, ma l'azione è viziata da un fallo di mano involontario che Pierpaoli ritiene decisivo. Tocca a Inzaghi dare una svolta alla partita prendendo il posto di Ronaldinho al 20'. Sarà il caso, ma appena il Gaucho lascia, Pato si invola e viene steso in area. Il rigore è netto e Kakà non lo sbaglia. Con Seedorf il Milan funziona meglio, ma per conquistare i tre punti occorrono velocità e lucidità. Ma la tegola cade sulla testa dei rossoneri al 33' quando Kakà si infortuna ed è costretto a lasciare il posto ad Antonini. In vista derby una notizia drammatica. Beckham sforna cross a profusione, ma è Corradi a mancare il clamoroso gol della vittoria al 95' con un tiro a giro che sfiora il palo alla destra di Abbiati. L'1-1 alla fine accontenta solo i calabresi. Inutile invece per il Milan che si ferma per la seconda volta consecutiva a San Siro dopo il pari con il Genoa: punti gettati al vento. Probabilmente decisivi.

Beckham: Il Milan tratta

Il Galaxy chiede tempo per Beckham, ma intanto ha avviato il dialogo con il Milan. E non è una novità da poco dopo il primo contatto diretto tra i due club, avvenuto nella tarda serata di giovedì. La cifra chiesta però è molto alta: 20 milioni di dollari, circa 15 milioni di euro. Troppo secondo il Milan per un giocatore che ha quasi 34 anni e che era arrivato al Galaxy a parametro zero. Il Milan aveva offerto 2,5 milioni di euro per il cartellino ed è disposto ad arrivare a 5, non certo a 20. La super-richiesta significa di fatto ritenere incedibile Beckham, ed è questo il reale punto di vista del Galaxy. Ora saranno necessarie ulteriori riflessioni e discussioni, ma ormai siamo entrati nel vivo di una trattativa per la quale il club di via Turati ha tempo sino al prossimo 8 marzo.
Sulle prime a Los Angeles non avevano preso bene la decisione di Beckham di restare in Italia. Tanto è vero che martedì scorso l'approccio tra i dirigenti californiani e gli avvocati dello Spice non è stato propriamente amichevole. La prima reazione è stata quella di opporre un secco no, con toni duri. Anche per questo motivo mercoledì a Glasgow David ha deciso di uscire allo scoperto e di urlare la sua voglia di Milan: per anticipare i tempi della trattativa e mettere il Galaxy alle corde.
Il club americano ha capito di dover fare una mossa, ma non si arrende all'idea di cedere la sua stella. E' vero che il Galaxy deve dare conto anche alla Mls che rivendica una parte degli introiti pubblicitari e inizialmente è stato prospettato una sorta di danno d'immagine per tutto il campionato. Ma è altrettanto vero che Beckham nella Mls è arrivato a costo zero e questo incide in situazioni di questo genere.
I rappresentanti dell'inglese premono molto sul tasto del prossimo Mondiale: l'esperienza in rossonero può aiutare Becks a conquistarsi un posto per il Sud Africa. E la leva tecnica alla fine può risultare determinante. Di sicuro a Los Angeles provano a guadagnare tempo per cercare in questo mese un sostituto all'altezza. Ed è chiaro che per i canoni statunitensi occorre un giocatore dotato tecnicamente, ma dal grande appeal.
Non a caso il manager Arena ha proposto lo scambio con Ronaldinho o Shevchenko. Per motivi differenti, però, queste due piste non appaiono praticabili. Così non è campata in aria l'idea che il Galaxy tenti il campione del mondo Fabio Cannavaro.
A scanso d'equivoci va ricordato che Beckham è già tesserato per il Milan sino al 30 giugno. Quindi l'acquisto vero e proprio verrebbe formalizzato il 1° luglio. Ed è tutto nelle regole fissate per il mercato italiano.

mercoledì 4 febbraio 2009

Glasgow Rangers-Milan 2-2

"Siamo fuori dalla Coppa Italia e pensiamo che queste amichevoli possano essere utili". Adriano Galliani avrà certamente ottimi motivi per pensarlo, anche se le indicazioni nel 2-2 di Glasgow, sono state davvero poche. Che Pato e Kakà fossero due campioni si sapeva da tempo, per il resto altri chilometri di rodaggio nel tachimetro di Thiago Silva (più ombre che luci per lui), debutto sulla fascia destra per l'altro brasiliano Mattioni, l'occasione per chi gioca poco di mettersi in mostra. Riuscita peraltro solo in parte.
Carlo Ancelotti, da tecnico preparato e uomo saggio qual è, non rischia le preziose gambe dei suoi titolari e ne propone solo due dall'inizio, Pirlo (che sarà squalificato con la Reggina) e un Beckham che si limita all'ordinaria amministrazione. Anche i Rangers, squadra dai limiti tecnici fin troppo evidenti, danno spazio ad alcune seconde linee. Shevchenko non fa più paura a nessuno, mentre Inzaghi non abbina alle motivazioni, sempre alte, una grande lucidità. Ronaldinho prova a mettersi in mostra, ma si limita a un palo esterno su punizione al 25'. L'unico lampo di un primo tempo che scivola via senza troppi scossoni.
Ancelotti nella ripresa inserisce anche Seedorf e Kakà per Beckham e Dinho. L'atmosfera si mantiene freddina, in linea col nevischio che ha accolto le squadre in campo. Ronaldinho trova la barriera su punizione e Seddorf ha il mirino sballato. Quando tutto sembra avviato verso un tranquillo 0-0 Thiago Silva e Darmian sono imperfetti nella chiusura su Beasley, che si libera in area e batte Dida. Poco dopo Pato, entrato per Sheva, non può esimersi dal segnare l'1-1 dopo una comica carambola tra i difensori dei Rangers, messi in difficoltà dalla percussione di Kakà sulla sinistra. La partita prende un minimo di tono: Inzaghi si fa murare da Alexander, prima che Kakà dia un saggio della sua classe firmando il 2-1 dopo una percussione centrale e un destro imparabile. Ultimo brivido al 36', quando Papac si infila in srea dalla sinistra e batte Dida per l'ecumenico 2-2 finale.

martedì 3 febbraio 2009

La lista Uefa

Nel segno della continuità. Ben 23 dei 25 giocatori rossoneri che erano stati inseriti nella lista Uefa all'inizio della stagione, lo scorso 1' Settembre, sono stati confermati.

La lista dell'1 Settembre 2008 era: PORTIERI: Dida, Abbiati, Kalac; DIFENSORI: Maldini, Kaladze, Zambrotta, Jankulovski, Favalli, Senderos, Bonera, Darmian, Pasini, Antonini; CENTROCAMPISTI: Emerson, Gattuso, Pirlo, Ambrosini, Flamini; ATTACCANTI: Borriello, Pato, Inzaghi, Seedorf, Kakà, Shevchenko, Ronaldinho.

Entro la mezzanotte, restando intoccabili per regolamento Maldini, Antonini, Darmian e Pasini, il Milan aveva la facoltà, esattamente come tutte le altre squadre partecipanti alle manifestazioni ufficiali Uefa, di fare al massimo tre modifiche. Questo è accaduto, anche se parzialmente visto che le modifiche apportate sono due, con Alessandro Nesta che viene iscritto ufficialmente al pari di David Beckham. Escono dall'elenco Emerson e Borriello che, in base alle scelte tecniche e al recupero fisico a seconda dei casi, potranno comunque essere impiegati in Campionato che resta il primo obiettivo della stagione rossonera.

Questa la nuova lista Uefa comunicata entro la mezzanotte dell'1 Febbraio 2009: PORTIERI: Dida, Abbiati, Kalac; DIFENSORI: Maldini, Kaladze, Zambrotta, Jankulovski, Favalli, Senderos, Bonera, Darmian, Pasini, Antonini, Nesta; CENTROCAMPISTI: Gattuso, Pirlo, Ambrosini, Flamini, Beckham; ATTACCANTI: Pato, Inzaghi, Seedorf, Kakà, Shevchenko, Ronaldinho.

A tutto David!

La stragrande maggioranza dei quotidiani italiani, sportivi e non, presenta oggi un titolo su David Beckham, a conferma della rilevanza del campione, sì sul piano mediatico ma soprattutto su quello tecnico, sportivo, di campo: con Beckham inserito nella squadra sono arrivati tre successi e due pareggi contro due fra le squadre più in forma del campionato, Roma e Genoa, con i rossoneri raggiunti soltanto nel finale. Non solo: per Beckham tanta corsa, tanta collaborazione, oltre a due gol e due assist.Ecco i titoli di oggi:

LA GAZZETTA DELLO SPORT Galliani: "Se il Galaxy vuole, il Milan è pronto a cominciare una trattativa per Beckham"

CORRIERE DELLO SPORT Re David & Milan. Beckham parlerà presto col boss americano Leiwcke

TUTTOSPORT Il club di Los Angeles lancia la campagna abbonamenti puntando sull'inglese. David in pressing sugli americani: Galliani ci prova

CORRIERE DELLA SERA Beckham manda avanti gli avvocati. David è diventato fondamentale per gli schemi di AncelottiLA REPUBBLICAGalliani: "Tenere David? C'è una speranziella"

IL GIORNALE Il caso diplomatico - Beckham chiama Los Angeles

domenica 1 febbraio 2009

Lazio-Milan 0-3


David Beckham ci ha preso gusto. Dopo i gol a Bologna e Genoa, l'inglese regala una nuova splendida prestazione confezionando gli assist per i gol di Pato e Ambrosini. Di Kakà la terza rete, dopo un primo tempo in sordina dell'asso brasiliano. Una partita che aggrava la situazione della Lazio, incapace di reagire dopo la rete di Pato. Successo che permette ai rossoneri di scavalcare al secondo posto la Juventus e di rosicchiare punti all'Inter che ora li precede di sei punti.
Delio Rossi non è al bivio; Claudio Lotito lo ha giurato. Per fermare il Milan il tecnico gioca d'azzardo: Muslera tra i pali. Si proprio l'uruguaiano che la scorsa stagione prese all'Olimpico dai rossoneri cinque pappine. Poi Matuzalem sulla sinistra del centrocampo, mentre è Meghni a fare il trequartista alle spalle di Zarate e Pandev. Carlo Ancelotti aggiusta la difesa poco prima del fischio d'inizio. Tra Zambrotta e Jankulovski è infatti Bonera a giocare centrale al fianco di Senderos. Un problema fisico ferma infatti Favalli nella fase di riscaldamento. Ma la notizia è l'ennesima esclusione di Ronaldinho che viene dirottato in panchina a favore di Seedorf che parte titolare sulla linea di Kakà. Mossa che allunga il dibattito sul brasiliano, caduto ormai in disgrazia, complice un calo di forma evidente. Beckham, che ha esordito proprio a Roma, non lo smuove più nessuno al pari di Pato, punta solitaria.
Grinta, cattiveria e attributi. Delio Rossi ha impartito ordini precisi e la Lazio risponde al limite delle sue possibilità creando affanni al Milan che pruduce con insitenza un macchinoso possesso palla. Alla Lazio molto aggressiva, i rossoneri rispondono con ripartenze lente, ma efficaci, come quella che al 7' obbliga Muslera a compiere un miracolo deviando un tiro ravvicinato di Jankulovski. Fino al gol di Pato è l'unica occasione per il Milan impegnato a fondo nella sua trequarti. La Lazio sviluppa la sua manovra centralmente, sfruttando i tagli e la velocità delle sue punte che si ricavano varchi nella difesa rossonera.
I biancocelesti cercano di fare la partita, per perdersi poi in fase conclusiva. Pandev e Zarate seminano spesso il panico. Sicuramente è del macedone l'occasione più ghiotta: una girata in area al 35' che sfiora l'incrocio dei pali. Più nitida dell'uscita spettacolare dell'ottimo Abbiati che sradica la palla dai piedi di Zarate. L'uno-due anticipa il gol, ma del Milan che sfrutta tutta l'immensa classe di Beckham. Mai un errore, mai una palla persa. L'inglese impiega poco a capire che anche questa non è serata per Kakà e si inventa rifinitore, aiuitando il centrocampo a fare diga, coadiuvato dalle illuminazioni di Pirlo. Splendido l'assist del britannico per Pato al 42', che il brasiliano infila di patto destro sul primo palo. C'è il sospetto del fuorigioco dell'inglese che subito dopo regala un'altra palla d'oro al Papero che infila di testa, ma questa volta Rizzoli annulla.
Beckham, come è successo a Bologna e con il Genoa, sale in cattedra e al 3' della ripresa, su punizione, consegna ad Ambrosini la palla perfetta per il raddoppio: colpo di testa potente del capitano milanista che Muslera non vede nemmeno. La rete spiana la strada ai rossoneri che controllano agevolmente, dedicandosi al contropiede. La Lazio viene ipnotizzata dalla capacità di far girare la palla dei rossoneri, pronti a colpire in contropiede. Kakà, magicamente servito da Pirlo, si allunga la palla del 3-0; occasione che la dice lunga sull'atteggiamento della Lazio che perde fiducia. Rossi non la manda giù e toglie Meghni per Simone Inzaghi. Ma è il Milan a sfiorare a ripetizione il 3-0. Prima con Pato che si allunga il pallone in area, poi con l'egoista Kakà che invece di servire il connazionale libero in area, spreca sul palo. Entrano Kolarov e Dabo, fuori Brocchi e Radu, ma la Lazio non ci crede più, vittima del gioco rossoneri. Il Milan cinicamente non si fa impietosire e chiude il discorso con il 3-0. Lo segna Kakà sfruttando l'assist di Seedorf: penetrazione in area e diagonale chirurgico.