giovedì 30 settembre 2010

Ringhio è tornato!

Rino è uno che sa ricambiare. Un cuore in mano. Una razza in via di estinzione. A luglio Allegri lo ha quasi implorato a restare, attirato com'era - Rino - dalle sirene straniere, come quelle degli Emirati Arabi, dove ha "spinto" l'amico Fabio Cannavaro. Lui ci ha pensato poco e alla fine ha deciso di continuare la sua avventura al Milan e servire la causa. Orgoglioso com'è, ha ingoiato in silenzio le voci di chi lo dava per finito. "Gattuso è alla frutta", la frase più gettonata. Ma Ringhio, dopo la triste esperienza sudafricana, ha atteso al varco e al momento giusto ha estratto dalla manica l'asso vincente. "Non è un problema di essere titolare, devo sentirmi importante. Altrimenti senza stimoli divento un giocatore di quarta categoria": Massimiliano Allegri sa essere motivatore e poiché ne aveva bisogno, nonostante la deludente prestazione di Cesena (affondato con tutta la barca), quando i rumori erano ormai diventati insopportabili, ha chiamato il senatore e lo ha schierato titolare dal primo minuto anche contro la Lazio. Rino è sceso in campo con la fascia di capitano e ha tenuto in piedi la baracca fino a quando i muscoli hanno tenuto. Poi la grande prova con il Genoa. Definirlo trascinatore a volte non dà l'idea. Gattuso è stato votato all'unanimità il migliore in campo. Una prova d'altri tempi, ma anche la conferma che la razza non cambia. Vederlo sradicare palloni in difesa e pressare a centrocampo ha fatto ritornare alla mente le strepitose esibizioni al Mondiale del 2006, quando era diventato un pilastro della squadra di Lippi; il mediano roccioso per eccellenza. Ad Amsterdam, poi, ancora una prova intensa. Sofferta nel primo tempo, esplosiva nella ripresa: energia da vendere. "Gattuso è un giocatore di cui non si può fare a meno" aveva dichiarato un tempo Giovanni Trapattoni. Allegri è dello stesso avviso. Ma il tecnico sa anche bene che Rino va dosato, potendo contare sulla dinamite di Boateng e Flamini. Però con il Parma, il capitano (fascia consegnata dall'infortunato Ambrosini) potrebbe essere gettato nella mischia in caso di 4-3-1-2, con Seedorf dietro le punte; a sinistra per dare un mano ad Antonini che con l'Ajax ha sofferto troppo. Se poi non dovesse giocare, allora si accomoderà di nuovo in panchina in attesa dell'ok di Allegri. In silenzio senza protestare; ciò che conta è la squadra, e farsi trovare pronto al momento giusto. "In Nazionale porterei anche le borracce", disse prima dell'addio in Sudafrica. Conoscendo il suo carattere, se Allegri saprà motivarlo sempre così, avrà un valore aggiunto dentro e fuori dal campo. Questione di grande professionalità, come sottolinea Clarence Seedorf, intervistato da Sky. "Quando giochi in una squadra come il Milan, con tutti i talenti che ci sono - sostiene l'olandese -, bisogna mettersi tutti a disposizione della squadra, come sta facendo Ronaldinho, come ha fatto Gattuso, come faccio io stesso. Tutti i giocatori che sono qui si comportano da professionisti e sono a disposizione del mister". E alla domanda se Ronaldinho non è così indispensabile per il gioco, ribatte: "Nessuno qui è indispensabile". E a proposito di Allegri, dopo le autocritiche sul gioco, Seedorf aggiunge: "Non mi permetterei mai di fare delle critiche pubbliche ad Allegri, anche perché credo stia facendo un ottimo lavoro con noi. In questo momento abbiamo fatto un po’ di pareggi ma è solo questione di tempo per raccogliere ciò che meritiamo. Con Allegri, quindi, tutto a posto; sta facendo un ottimo lavoro, eravamo entusiasti prima del suo arrivo e dopo il suo arrivo lo siamo ancora di più. Pensiamo che lui possa darci quello che serve per tornare in alto". Una cosa è certa: "Il MIian sta facendo buonissime partite e cresceremo sempre di più".

martedì 28 settembre 2010

Ajax-Milan 1-1

Un pari che fa comodo, anche se i punti potevano essere tre. Tra Milan e Ajax finisce 1-1 con una certezza: di Zlatan Ibrahimovic non si può fare a meno. Lo svedese al 37' del primo tempo con un gol di classe pareggia la rete olandese di El Hamdaoui, confermandosi una mostruosa macchina da gol: 5 in 6 partite. Un buon punto, si diceva, anche perché nel primo tempo la squadra di Jol gioca un buon calcio, in cui il Milan manca il clamoroso gol fallito da Robinho al 30' e quello di Boateng nel finale. Non siamo al parco giochi, dice Adriano Galliani. Massimiliano Allegri non ha dubbi in proposito e dopo le prestazioni pressapochiste nei due ultimi turni di campionato, toglie il giocoliere Ronaldinho e lancia il 4-3-1-2 con Seedorf alle spalle di Ibrahimovic e Robinho. Di fronte c'è l'Ajax che non sarà più quello di una volta, ma che con imprevedibilità e talento è sempre un avversario molto scondo. E non è un caso che gli sterni di centrocampo suiano Gattuso e Flamini. Allegri chiede una partita disinvolta. La partenza è quella giusta: pressing, squadra alta per frenare l'impeto dei Lancieri che hanno in Suarez la fonte ispiratrice del gioco. L'uruguaiano fa sfoggio di percussioni micidiali che la difesa rossonera fatica a contenere; puntuali i suoi cross, così come puntale e sempre al posto giusto è il marocchino El Hamduoi. Il Milan dal canto suo se la gioca a tutto campo e a ritmo elevato adeguandosi all'avversario. L'impatto con la gara di Robinho è splendido e sicuramente più incisivo di quello di Ibra. Così devastante da sfiorare al 15' il suo primo gol. Bravo Stekelemburg a deviare il diagonale ben chiuso dal brasiliano. L'Ajax ribatte palla su palla, assedia la trequarti rossonera sfruttando soprattutto la fascia destra di Suarez, obbligando il Milan a chiudersi. A salire in cattedra sono elementi come Gattuso che sradica palloni e fa ripartire l'azione, con la collaborazione di Flamini. Ma gli olandesi non hanno timore e al 23' passano. L'errore della difesa milanista è marchiano. A mancare è soprattuto Nesta che si fa gabbare da Suarez pronto a servire in mezzo all'area El Hamduoi: botta sotto la traversa e Abbiati è battuto. Al 30' Robinho la combina grossa. Lanciato con un tocco strepitoso da Seedorf, si invola verso Stekelemburg e solo davanti alla porta riesce nell'impresa di concludere a lato. Ci fosse stato Ibra...Lo svedese, infatti, al 37' non sbaglia. Servito al limite dell'area piccola dall'architetto Seedorf, stoppa di petto e di controbalzo infila l'1-1.Allegri è compiaciuto e all'inizio della ripresa conferma tutti, compreso Ibra che accusa un piccolo fastidio all'adduttore destro. La partenza rossonera è fulminante, anche se un po' confusa, mentre l'Ajax cerca di alzare il suo baricentro e spingere il Milan nella sua trequarti. Il tecnico passa così al 4-4-2 per rischiare di meno e getta nella mischia Boateng per Flamini. Il risultato non cambia, anche se la partita diventa nervosa e il Milan colleziona cartellini gialli. I padroni di casa sfruttano fisicità e corsa e con Suarez esaltano le capacità di Abbiati. Ma i rossoneri sono compatti e tengono bene il ritmo dei Lancieri che pungono di meno e rischiano di capitolare. Salgono in cattedra i tempi di Pirlo che dispensa perle, oppure gli anticipi spettacolari di Thiago Silva e Nesta. Ma il Milan è spesso lezioso e rischia troppo. Narciso sì, ma anche pronto a ribattere e sfiorare il 2-1. Fantastico Ibra che pur zoppiccando serve sul lato opposto dell'area Boateng; tiro al volo e strepitosa respinta istintiva di Stekelemburg. Allegri prova a vincere: fuori Seedorf e Robinho, dentro Abate e Inzaghi. Ma poi alla fine scopre che il pari può andare bene. E adesso la doppia sfida con il Real di Mourinho. Il megllio deve ancora arrivare.

lunedì 27 settembre 2010

Galliani: "Non siamo un parco divertimenti"

Si chiama operazione Amsterdam. Massimiliano Allegri vuole piantarci una bandiera rossonera in segno di vittoria: 3 punti conquistati contro i "Lancieri" dell'Ajax potrebbero signficare già mezza qualificazione agli ottavi di Champions League. Adriano Galliani gradirebbe molto, convinto anche dai progressi della squadra. "Il Milan sta crescendo - ha sottolineato l'Amministratore delegato del Milan alla Malpensa prima del decollo verso l'Olanda -; la classifica si è accorciata. In Europa il nostro è quello con la capolista con meno punti conquistati: dieci dopo cinque turni; significa che c'è grande equilibrio". Il numero due di via Turati approfondisce: "E' cambiato tutto. Le squadre di minore blasone che una volta venivano a San Siro solo per difendersi, adesso giocano e attaccano; devo dire che dalla nouvelle vague degli allenatori è nata un'ottima scuola. Ma in ogni caso, normalmente, vince la squadra più forte e noi speriamo di essere quella squadra". Ma la notizia più forte riguarda Pato e a darla è proprio Galliani. "Sì, Alexandre sta molto bene e potrebbe giocare già sabato a Parma. Ma, ripeto, potrebbe; almeno così mi dicono i medici. Robinho a sua volta cresce, non ha effettuato la preparazione estiva, ma sta iniziando ad avere gamba". Qualche consiglio tecnico? Quello no, ma le certezze sulla forza del gruppo ci sono tutte: "Abbiamo tante alternative. Il Milan deve essere concreto oltre che divertente; il Milan deve vincere il campionato, non siamo a un parco dei divertimenti. Domani sera ad Amsterdam speriamo di dedicare una bella vittoria Silvio Berlusconi che mercoledì compie gli anni e che va sempre ringraziato per tutto quello che fa per il Milan". A leggere la sfida olandese ci pensa Allegri, alle prese con la difficile costruzione del gioco. "Quella con l'Ajax è una partita importante e tutt'altro che facile - ha spiegato il tecnico dallo scalo lombardo -. Sul suo terreno è sempre difficile giocare; è una giovane formazione dotata di molta tecnica. Per noi è una gara fondamentale per il passaggio del turno". I segreti per conquistare i tre punti? "Ci vorrà un Milan attento che ripeta, sul piano del sacrificio la partita contro il Genoa. Sul piano tecnico, invece, dobbiamo migliorare, ma sono anche sicuro che i ragazzi lo faranno. Ieri a Milanello abbiamo lavorato solo con chi non ha giocato contro il Genoa, stasera ci sarà la rifinitura e deciderò la formazione".

domenica 26 settembre 2010

Allegri: "Eravamo morti, ma invece..."

Come spesso accade in questi casi, la critica dovrà ricredersi. E' questo il messaggio di Massimiliano Allegri che tra le tante dichiarazioni del post partita contro il Genoa, ha dichiarato:“La verità è che alle 17,30 eravamo “morti”, adesso siamo a due punti dall’Inter. Quello che non mi è piaciuto e non sono riuscito a capire in questi giorni sono state le molte, troppe critiche che sono state ri volte alla mia squadra”. Il tecnico rossonero ha sempre creduto nella squadra ed i risultati, forse, stanno arrivando.

sabato 25 settembre 2010

Milan-Genoa 1-0

La seconda vittoria sudatissima del Milan arriva contro un Genoa ostico e votato all'attacco. I rossoneri soffrono nel primo tempo e rischiano di soccombere due volte. Nel secondo tempo, con un altro atteggiamento, trovano il gol con Zlatan Ibrahimovic, il cui 47 (Sacchi insegna), non ammette repliche. Il Genoa, che non vince con il Milan a San Siro dal 1958, dovrà attendere ancora, ma anche cercare più equilibrio in fase difensiva. Allegri è convinto che il suo Milan decollerà. Inizia così con Robinho titolare nel tridente alla destra di Ibra e Ronaldinho. Pirlo vince il suo ballottaggio con Seedorf e si ritrova i fianchi coperti da due mastini come Gattuso e Boateng. In difesa spazio ad Abate, preferito a Zambrotta. Gasperini rilancia il suo modulo offensivo e schiera dal primo minuto Chico, preferito a destra a Marco Rossi. Moduli speculari per garantire il massimo dello spettacolo che, a dire il vero, fatica a prendere corpo in un vai e vieni poco chiaro. Il Milan è subito aggressivo. Lo conferma il tridente in costante movimento, dove i tre si scambiano spesso di ruolo. Ma sono solo apparenze; i brasiliani e lo svedese non pungono. Soprattutto Zlatan che soffre a dismisura dovendosela vedere con una feroce marcatura; colpevole anche la lentezza dei rossoneri che permette ai rossoblù di organizzarsi. Milan e Genoa sono molto simili: abili a ripartite, ma pasticcioni in difesa: tanta intensità dentro piccoli spazi ed è lo spettacolo a rimetterci. Azioni? Al 27' Dinho mette in area per Gattuso che sfiora il gol tirando sul primo palo dove Eduardo chiude bene. Ringhio è un esempio ed è in forma. E' dappertutto, dispensa saggezza e fa muro, ma non puoi pretendere da lui i gol. Così a sfiorare la rete, dopo un tentativo di Boateng respinto da Eduardo, è due volte il Genoa: prima con Palacio che scheggia il palo complice una deviazione di Abbiati, splendido al 46' quando deve respingere a pugni uniti il colpo di testa ravvicinato di Chico. Non va. Allegri nè è consapevole. Ma il livornese è uomo che non cambia le sue idee e inizia la ripresa con gli stessi uomini. Come dargli torto. Partiti con la rabbia in corpo, i rossoneri passano al 4'. L'azione è milanista doc: una verticalizzazione di Pirlo che pesca Ibrahimovic. Pressato da due genoani, Zlatan allunga il 47 e con la punta del destro inventa un pallonetto che Eduardo smanaccia inutilmente. Allegri mantiene il suo aplomb, ma in realtà fa implodere la sua soddisfazione. Il Genoa reagisce rischiando però il contropeide del Milan. Gasperini, addirittura, inserisce Sculli per Chico dilatando il suo potenziale offensivo. C'è spazio anche per MIlanetto (fuori Veloso), necessario per ridare lucidità alla manovra. Allegri invece inserisce Flamini per l'ottimo Gattuso che non ne ha più. I muscoli del francese e la classe di Seedorf che prende il posto di Ronaldinho in serata no; mossa più che apprezzabile, perché l'olandese fa ragionare di più la squadra. Ma chi rincorre è il Genoa. I rossoblù assediano il fortino del Milan che fatica a salire. Un'impotenza a cui reagisce con la sua qualità. E non è un caso se tra il 36' e il 44' la squadra di Allegri sfiori quattro volte il gol. Su tutte il salvataggio di Criscito che toglie la gioia della rete a Robinho e l'occasione sciupata da Flamini che calcia alto da posizione illuminante. Il Genoa ci prova più con il fisico che con la testa, ma il gap tecnico gli dà torto. Allegri e i rossoneri passano e salgono in classifica sperando in un'impresa della Roma. Ma Ibra ha altri pensieri: "L' Inter? Noi dobbiamo pensare a noi; cosa fanno gli altri non mi preoccupa, se noi facciamo il nostro lavoro arriviamo primi".

venerdì 24 settembre 2010

Allegri: "Lotteremo per lo scudetto"

"Mercoledì la squadra mi è piaciuta. Ha dato segno di concretezza e compattezza. Bisogna migliorare lo sviluppo offensivo. Col potenziale che abbiamo dobbiamo fare meglio. C'è bisogno di tutta la squadra". Lo ha detto Massimiliano Allegri, tecnico del Milan, alla vigilia della sfida di campionato tra i rossoneri e il Genoa. "In questo momento tutti vedono il Milan lontano dall'Inter però è anche vero che siamo in costruzione, abbiamo Pato fuori da un mese, siamo partiti che fino al 30 agosto non avevo l'11 a disposizione. Dopo 130 minuti abbiamo perso Pato e Ambrosini. Il Milan gioca male? Mi sarebbe piaciuto sapere cosa avrebbero detto tutti se mercoledì avessimo portato a casa la vittoria con la Lazio. Il Milan ha da risolvere un equilibrio in tutto - ha detto Allegri in conferenza stampa - siamo sulla buona strada. Questa squadra lotterà fino in fondo in campionato per vincerlo". "Non possiamo pensare che tutti gli arbitri possano essere fuoriclasse. Ci sono quelli più bravi e quelli meno bravi". Allegri risponde così alle domande sulle prestazioni arbitrali nella prima fase del campionato. "Non ho neanche il tempo per vedere cosa combinano gli arbitri, non sono in grado di giudicare. A Cesena, ci sono state decisioni che, viste a posteriori, si sono rivelate sbagliate. Gli arbitri italiani sono ottimi: in tutte le categorie c'è Maradona, Ronaldinho, Ibrahimovic e i giocatori di Serie C. A Cesena ci hanno annullato 2 gol validi, Ibrahimovic è stato fermato in fuorigioco ed era in buona posizione. Bisogna solo sperare che gli arbitri facciano bene, così come bisogna sperare che l'allenatore non sbagli formazione. Io non mi rendo conto a volte se l'arbitro dirige bene o male, a meno che non si verifichino situazioni clamorose. Ricondurre tutto ad un errore arbitrale, in un match di 95 minuti, mi pare riduttivo". "Il Milan gioca male? Barzellette. Sono straconvinto che fino alla fine lotteremo per vincere il campionato. Dobbiamo credere in quello che facciamo". Allegri scommette ad occhi chiusi sul suo Milan. I rossoneri, reduci dal pareggio sul campo della Lazio, hanno ottenuto solo 5 punti nelle prime 4 giornate di campionato. Alla vigilia dell'impegno casalingo contro il Genoa, il gap dall'Inter capolista è evidente: "In questo momento si pensa ai 5 punti di ritardo dall'Inter. Ma noi siamo in costruzione". Guardando avanti, l'allenatore è ottimista: "Io sono straconvinto che questa squadra alla fine si ritroverà a lottare per vincere il campionato. Si dice che il Milan è lento e vecchio, è difficile togliersi di dosso etichette che altri vogliono attaccare a tutti i costi. Se facciamo uno sforzo, riusciamo a toglierci questa etichetta e a lottare per traguardi importanti. Quando sembra tutto da buttare, bisogna ripartire dalla semplicità e dalla concretezza. Il campionato non è la Champions: se non c'è equilibrio, non si riesce a vincere con continuità. In questo momento, la classifica rispecchia il rendimento della squadra. Contro la Lazio abbiamo avuto equilibrio, c'è tempo per costruire". Domani, il Milan potrebbe cambiare parzialmente volto rispetto alle ultime esibizioni. "Può darsi che uno tra Seedorf e Pirlo abbia un turno di riposo. Gattuso è fresco, ha fatto una grande partita con la Lazio. Flamini sta ritrovando la condizione e ha bisogno di giocare. Recuperiamo Antonini, che ha riposato mercoledì. In generale, la squadra sta bene fisicamente. Abbiamo giocato finora solo 10 partite, non penso ci sia stanchezza fisica. Semmai, certe partite possono portare via energie mentali", dice Allegri, che non si sbilancia sull'assetto offensivo. "Sono convinto che nel calcio d'oggi siano determinanti i cambi in corso. Metteri Inzaghi, Ibrahimovic e Robinho se fossi sicuro di essere 3-0 dopo mezz'ora. Al 70' potrei avere bisogno di 2 cambi fondamentali e rischierei di non averli a disposizione". Una battuta sul rapporto con il patron Silvio Berlusconi: "Abbiamo parlato prima della partita con il Catania. Lui è molto impegnato con il governo, ma segue sempre il Milan con attenzione".

giovedì 23 settembre 2010

Lazio-Milan 1-1

All'Olimpico l'unica a spiccare il volo è l'aquila che sorvola lo stadio con eleganza poco prima dell'inizio della gara. Chi non accelera è invece il Milan, fermato da una Lazio tosta che subisce nella ripresa il primo gol in campionato di Ibrahimovic, ma riesce a pareggiare con orgoglio grazie a una zampata di Floccari, ispirata da Hernanes. Alla fine il punto dei romani vale molto di più di quello rossonero. Per l'ingegnere Allegri, il cantiere Milan dovrà prolungare i suoi lavori. I problemi? Sempre gli stessi. La soluzione? Molto complicata e già sabato contro il genoa a San Siro i rossoneri dovranno invertire la tandenza. La prova del fuoco del Milan parte da Prince Kevin Boateng schierato da Allegri nel tridente. Il ghanese, oltre ai piedi buoni, garantisce anche forza fisica e copertura a protezione di un centrocampo di ancelottiana memoria: Gattuso, Pirlo e Seedorf. Reja risponde con un razionale 4-4-1-1, dove il primo 1 è la qualità eccelsa di Hernanes, e il secondo la furbizia in area di Floccari. In difesa, esterno destro, c'è Calanda; sulla linea dei centrocampisti Foggia viene preferito a Bresciano. I numeri ci sono tutti: da una parte la voglia della Lazio di confermare il colpo di Firenze, dall'altra il desiderio di spaccare il mondo. E i rossoneri partono bene. Pressing alto proprio come piace ad Allegri. Quella della Lazio è invece una partenza tattica. Chiaro l'intento dei ragazzi di Reja: mantenere un profilo basso e sbarrare la strada al Milan, alla ricerca del contropiede letale; la recente storia rossonera insegna. Con il rischio però di soccombere dopo soli 7 minuti, quando Ibrahimovic ha la palla gol che spreca malamente addosso a Muslera, che gli chiude lo specchio della porta. Occasione pazzesca, maledetta da Allegri, che già intravede i soliti problemi. La nota buona è Boateng, bravo a cercare il movimento in profondità anche se occupa un ruolo che non gli appartiene. Ma non è aiutato. Dinho, poi, è stralunato e assente, mentre Ibra è marcato spesso da tre avversari. Il Milan cerca di stanare la Lazio, ma è la Lazio a venirne fuori alla grande con velocità, sfruttando anche una certa lentezza dei rossoneri. Ma al 18' è ancora Ibra a mancare il gol; lo svedese, dopo due finte trova lo spazio nell'area piccola, ma Muslera replica in angolo. Vita durissima, anche perché i biancocelesti salgono e fanno vedere di che pasta sono fatti. Hernanes ha i numeri; lo si capisce dai movimenti, dal tocco delicato, dalla capacità di inquadrare il gioco. Al 27' fa bruciare le mani ad Abbiati che vola per deviare in angolo una punizione tesa e forte. Al 31' libera un diagonale che esce di poco. Insomma una Lazio discreta, mentre il Milan latita in profondità. E Ronaldinho? Dopo una partenza ricca di promesse si defila e giochicchia palloni senza futuro. Tranne al 44', quando in un flash inventa un tocco magico a sinistra per Seedorf che mette in mezzo invece di tirare in porta. La furia con cui il Milan parte nella ripresa è il risultato di una probabile sfuriata di Allegri negli spogliatoi. I rossoneri assediano la Lazio, ma non ottengono alcun risultato. La copertura dei padroni di casa è un muro invalicabile ben organizzato. Dias e Radu le prendono tutte, per non parlare poi dell'ottimo Cavanda che trova anche il tempo per proporsi in attacco, sfruttando gli spazi sulla fascia. La Lazio sembrerebbe prendere coraggio e forza, ma con il MIlan non puoi sbagliare nulla. Al 21' infatti perde palla favorendo Seedorf che con una verticalizzazione alla Pirlo trova Ibrahimovic. Lo svedese vola con i laziali alla calcagna, supera Muslera e pur pressato infila a porta vuota. E' il momento di riforzare il centrocampo. Flamini rileva Gattuso. Reja invece aspetta, poi toglie Foggia per Rocchi e Mauri per Zarate: urge il tridente. Il risultato arriva al 36', quando Hernanes si ricava uno spazio l'area e serve a Floccari l'assist perfetto: Zampata della punta che Abbiati nemmeno vede. Un'azione analoga a quella fallita da Rocchi subito dopo. Ma è un finale da infarto. Al 43' Zambrotta fa tremare la traversa con un bolide incredibile dalla distanza, subito dopo pareggiato da Hernanes che obbliga Abbiati alla deviazione in angolo. E c'è ancora il tempo per una grande occasione rossonera, al termine di uno scambio tra Dinho e Ibra, con botta di Boateng che viene deviata in angolo con il corpo da Radu. E' l'occasione che chiude la partita. Per la Lazio un buon punto di carattere; per il Milan, un pari che non soddisfa: l'Inter a 5 punti è sempre di più un incubo.

sabato 18 settembre 2010

Milan-Catania 1-1

Quattro punti su 9; una miseria. Dopo i fulmini contro il Lecce e il flop di Cesena, il Milan deve rincorrere il Catania e accontentarsi di un pareggio che descrive perfettamente lo stato attuale dei rossoneri. Suonati come un pugile fino allo scadere del primo tempo, quando Inzaghi annulla il gol di Capuano, i rossoneri fanno la partita nella ripresa, senza la lucidità necessaria per colpire al cuore gli ospiti. Dinho, l'ispiratore, e Boateng, diga del centrocampo, fanno la differenza, ma onore al Catania che con grande organizzazione porta a casa un punto d'oro. Schierare Inzaghi è nella norma. Allegri lo ha sempre detto e con Robinho in tribuna e Pato infortunato, diventa la logica e valida alternativa, ricambiata con gol d'autore. E poiché Superpippo ha bisogno di vivere sul filo del rasoio, lo piazza in mezzo al tridente, dove Ronaldinho gioca a sinistra e Ibra a destra. In difesa Thiago Silva riprende il suo posto, mentre Bonera si sposta a destra. A centrocampo, ecco l'altra novità, Boateng viene preferito a Gattuso. Quella del ghanese è una scelta che regala equilibrio e forza, anche perché di fronte c'è una squadra ostica come il Catania. Giampaolo l'ha studiata tutta la settimana questa sfida. Nei suoi intenti ci sono due regole da seguire: pressing a centrocampo e velocità nelle ripartenze. Mica l'acqua calda. Ma sono le armi migliori per fermare i rossoneri. Antidoti che puntualmente funzionano.

La conferma è immediata. Se non fosse per quel gol pazzesco gettato al vento da Inzaghi al 14' - un piattone indecente solo davanti ad Andujar su passaggio di Ibra - potremmo definire il primo tempo una sinfonia dei ragazzi di Giampaolo che sanno giocare a pallone e non hanno alcun timore dell'avversario. Il problema è sempre lo stesso: il contropiede o, chiamiamola anche, mancanza di equilibrio. Se il Catania passa al 27', non lo deve al gesto di Capuano che trasforma con un sinistro dai 35 metri, bensì dalla consistenza del suo gioco che prevede una costruzione elementare, ma con i muscoli e le ali ai piedi. E il Milan puntualmente ci casca. E' accaduto a Cesena; poteva accadere con l'Auxerre. I siciliani sfiorano la rete anche con Ricchiuti e Izco, masgistralmente diretti da Mascara e dal ritrovato Maxi Lopez. Insomma, un sontuoso Catania che fa a fettine il Mlan, che solo nel finale del primo tempo combina qualcosa di buono, ritagliandosi qualche spazio nella difesa monumentale del Catania. Boateng lotta come un leone ed è l'unico che è in grado di saltare l'uomo. Sua la spinta maggiore; quasi una sirena che scuote i rossoneri. A salite in cattedra è ancora una volta Ronaldinho. Il brasiliano corre, si danna e trova al 45' l'assist perfetto per quel falco di nome Inzaghi che al secondo tentativo la mette dentro. Il passaggio è al limite dell'area piccola; il piatto sul filo del solito fuorigioco: zona Superpippo. Un gol salutare che permette al Milan di scattare nella ripresa a testa bassa e mancare subito il gol. Dopo 34 secondi Seedorf sfiora il 2-1 sul mirabile colpo di tacco di Ibrahimovic. Ma è il gioco dei rossoneri a decollare: pressing, tecnica, gioco di prima e sacrificio; tutti pronti a difendere quando il Catania si libera dalla morsa. Mica facile però mantenere lo stesso ritmo contro un avversario che approfitta della minima sbavatura. Allegri ordina ai suoi di svariare molto in fase offensiva, potendo contare su Boateng che chiude gli spazi e fa ripartitre l'azione. Il Catania rallenta e attende per non rischiare; il Milan non frena perdendo però molta energia. Gli input arrivano dallo strapotere tecnico di Ronaldinho che sforma palle una dopo l'altra. Giampaolo, annusando il pericolo, inserisce forze fresche: Ledesma per Ricchiuti e Delvecchio per Carboni. Mosse audaci, in realtà, perché conferiscono un volto più offensivo al Catania. Ma conviene far girare la palla e rallentare il ritmo. Il Milan gioca sulle fasce, ma non trova il guizzo. Al 40' Allegri gioca l'ultima mossa: Oduamadi al posto dello sfinito Inzaghi: troppo poco per gabbare il Catania che torna a casa con una mezza vittoria. AI rossoneri non resta che meditare. Per Allegri la strada è quella giusta, ma di certo sarà lunga e tortuosa.

giovedì 16 settembre 2010

Pato e Ambrosini fermi 3 settimane

Il Milan dovrà fare a meno di Massimo Ambrosini e Pato per tre settimane circa. Il responso degli accertamenti medici effettuati oggi viene pubblicato sul sito ufficiale: "Il responsabile sanitario dell'A.C. Milan dott. Gianluca Melegati, comunica che i calciatori Massimo Ambrosini e Alexandre Pato hanno effettuato questa mattina gli esami medici strumentali - si legge nella nota -. Il capitano rossonero, visitato anche dal dott. Piero Volpi, esperto traumatologo sportivo, ha riportato una distrazione capsulare del ginocchio sinistro, senza rotture legamentose. Il periodo di recupero è valutabile in circa tre settimane. Gli esami su Pato hanno evidenziato una piccola distrazione di alcune fibre del lungo adduttore gamba sinistra. Pato dovrà osservare un periodo di recupero funzionale di 2/3 settimane". Ambrosini è rimasto in campo con l'Auxerre per soli 15 minuti ed è stato sostituito con Boateng. Pato ha invece resistito fino al 10' della ripresa (al suo posto Robinho). Nulla di grave invece per Antonini, uscito anche lui anzitempo: per il terzino si è trattato solamente di un indurimento muscolare alla coscia sinistra. Sabato contro il Catania Allegri dovrà cambiare molti uomini: a centrocampo giocherà Boateng, promosso a pieni voti ieri sera, mentre in attacco ci sarà spazio a Robinho. Ancora de verificare le condizioni di Thiago Silva: il brasiliano è in forse per sabato. Nel caso non dovesse farcela, spazio a Bonera, che ieri sera ha ben figurato al fianco di Nesta. Probabile formazione (4-3-3): Abbiati; Abate, Bonera, Nesta, Antonini; Boateng, Pirlo, Seedorf; Robinho, Ibrahimovic, Ronaldinho.

mercoledì 15 settembre 2010

Milan-Auxerre 2-0

Bastano 180 secondi per cambiare il volto di una partita. Ma occorrono anche magie e molta freddezza. Accade tra il 21’ e il 24’ del secondo tempo dopo una prestazione sofferta e scialba. Accade nel migliore dei modi, grazie alla classe di Ronaldinho che innesca il primo gol e inventa l’assist per il secondo. L’autore dell’uno-due? L’uomo del destino: Zlatan Ibrahimovic; il primo con una zampata doc, il raddoppio con un tocco vellutato e imparabile. L’Auxerre, arcigno e rognoso, alla fine crolla. Il Milan può così decollare in Europa. Per inaugurare al meglio il girone, Massimiliano Allegri cambia in difesa e in attacco affidandosi all’esperienza: Zambrotta al posto di Abate, con Bonera al centro al posto di Thiago Silva, e Seedorf a centrocampo. Più avanti il tridente composto da Pato, Ibrahimovic e Ronaldinho. Jean Fernandez, videotape alla mano, deve aver imparato a memoria il Milan affondato in campionato. Con una convinzione: i rossoneri basta pressarli e correre e si sciolgono come il burro. Tant’è che il primo affondo è proprio francese, con il rasoterra centrale di Birsa dalla distanza. Al 5’, poi, i rossoneri pasticciano in area; Langil che è in agguato e non è fesso, ruba palla e impegna Abbiati sul primo palo. Constatato che a infastidire è il gioco alto dei francesi, Allegri ordina alla squadra di avanzare di parecchi metri. La mossa non è rivoluzionaria. Il Milan sembra quello di Cesena, puntualmente impallato negli spazi stretti dell’Auxerre, alla ricerca ossessiva dello statuario Ibrahimovic.A complicare le cose ci si mette anche l’infortunio di Ambrosini costretto ad abdicare al 15’ per lasciare il posto a Boateng. Il ghanese entra subito in partita, regalando più velocità a centrocampo. Le bella punizione al 20’ di Pirlo che Sorin respinge a pugni uniti, sembra l’avvio di un nuovo corso, invece l’Auxerre non molla, arrivando addirittura a colpire una traversa con Coulibaly che sovrasta Nesta. Al 24’ doppia occasione per i rossoneri. Prima Hengbart respinge con il corpo il bolide di Boateng, mentre sulla respinta Coulibaly devia in angolo il tocco di Pato. Un flash assordante, ma fine a sé stesso. Il Milan torna infatti a esprimere una manovra poco lucida. Ibra arretra troppo, spesso pesta i piedi a Dinho con il risultato che nell’area di Sorin non c’è mai nessuno. A soffrire di più è Pato, l’unico rossonero in grado di saltare l’uomo, ma poco cercato dai compagni di squadra. E intanto l’Auxerre macina chilometri, sfiancando il Milan. L’azione del 39’, un contropiede furioso in superiorità numerica dei transalpini con l’egoista Langil che tira invece di toccare al centro dell’area dove ci sono due compagni lasciati liberi, è esemplare. I rossoneri, inanellano tocchi inutili al limite, subendo l’anticipo degli avversari che ripartono puntualmente. Ma la lezione di Cesena è stata imparata davvero? Allegri alla fine del primo tempo non può certo impazzire di gioia. Al 2’ della ripresa l’occasione c’è; un tocco di Dinho nell’area piccola che Pato sfiora appena. All’8’, finalmente, Zlatan fa qualcosa di Ibra, servendo una gran palla al limite a Pirlo che sfiora il palo. E’ il miglior momento del Milan che va in percussione, ma che non ha il peso necessario per gonfiare la rete dell’Auxerre. Al 9’ esce Pato per Robinho. Ma è Ibrahimovic a scuotere il popolo rossonero, ribaltando in tre minuti una prestazione sottotono. L’ispiratore? Ronaldinho, che al 21’ coglie Boateng pronto a deviare per la zampata di Ibra di esterno destro. Poi al 24’ quando in contropiede tocca splendidamente a sinistra per lo svedese che con un diagonale chirurgico batte Sorin. E’ la sublimazione del fuoriclasse che corre ad abbracciare Dinho e che si è scrollato di dosso un peso insopportabile. Il Milan passa; il Real di Mou è al suo fianco.

Un grosso in bocca al lupo per Valencia

L’orrore è andato in scena all’inizio del secondo tempo: sembrava un contrasto innocuo quello fra Antonio Valencia e il difensore dei Rangers, Kirk Broadfoot e, invece, tanto innocuo non lo è stato. I giocatori in campo hanno capito subito che l’attaccante ecuadoriano si era fatto male seriamente (non a caso, la stessa Skysports si è rifiutata di trasmettere il replay dello scontro per non turbare i telespettatori) e l’immagine di Wayne Rooney in apertura di “Telegraph Sport” che guarda attonito il compagno di squadra mentre gli viene somministrato l’ossigeno (il gioco è rimasto fermo per 5 minuti) vale più di mille commenti. Ma c’è un’altra immagine ancor più sconcertante ed è quella pubblicata dal “Sun” che ritrae Valencia esatto nell’attimo in cui si rende conto della gravità del suo infortunio, le due mani a sorreggere la caviglia sinistra piegata innaturalmente e il volto contratto dal dolore e dall’orrore. E proprio “HORROR” campeggia a caratteri cubitali sul sito online del tabloid e ritorna anche nel titolo del “Daily Star” (“Valencia in Horror ko”), ad indicare il dramma del 25enne attaccante arrivato da Wigan per 16 milioni di sterline e la cui stagione con lo United è già finita ancor prima di iniziare (come riferisce il “Mirror Sport”). Oggi il giocatore verrà operato e lo stesso Sir Alex Ferguson ha paragonato il suo infortunio a quello occorso nel 2006 ad Alan Smith: allora il giocatore rimase fuori 8 mesi e per Valencia potrebbe profilarsi un’assenza altrettanto lunga. “Ho paura che si sia fatto davvero tanto male – ha spiegato lo scozzese sul sito ufficiale del club – e abbiamo capito subito che si trattava di qualcosa di brutto perché i giocatori dei Rangers sono venuti vicino alla nostra panchina. E’ proprio un brutto colpo per tutti”. Un brutto colpo che diventa una vera “AGONY” per il “Daily Mail” che definisce “cruel break” quanto successo al povero Valencia che, ironia della sorte, era appena rientrato dopo un problema al ginocchio. Di certo, l’incidente all’attaccante ha fatto passare in secondo piano la prestazione dello United, che non si è schiodato dallo 0 a 0 (con dieci cambi operati da Ferguson rispetto a sabato scorso e non tutti capiti), tanto che qualche commentatore (vedi “Daily Express”, ma anche “Daily Telegraph” nelle pagine interne) ha, forse un tantino inopportunamente, accostato le due situazioni – ovvero, l’orripilante infortunio di Valencia e la pessima prova dei Red Devils – parlando di “double euro agony” e di “United night of pain”. Sicuramente oltre a Valencia, chi non dimenticherà tanto in fretta quanto successo in campo è Broadfoot che al “Daily Express” ha confidato la sua pena: “In un primo momento, non mi sono reso conto di quello che era successo. Sono scivolato e quando mi sono guardato attorno ho visto che l’osso della sua caviglia era spostato. Non ho mai visto una cosa del genere prima, già fa impressione quando vedi un infortunio così in televisione, ma dal vivo e da vicino è terribile. Spero che si riprenda in fretta”. Una speranza che è di tutti.
Milan Per Sempre augura un grandissimo in bocca al lupo al campione!

Dinho: "Leo mi ha rilanciato"

Giocare fino a quarant’anni e finire la carriera al Milan. Sono i desideri di Ronaldinho che stasera con il Milan parte a caccia della Champions League, proprio contro l’Auxerre, squadra che affrontò all’esordio in Europa, con la maglia del Psg, il 4 agosto 2001. Ricordi di un’altra epoca che il rossonero evoca in una lunga intervista all’Equipe di oggi. Ma senza perdere il contatto con la realtà fatta ancora di qualche delusione e grandi ambizioni rese possibili da “un grande allenatore” che gli ha permesso di rilanciarsi e di “fare quello che gli piace in campo”: Leonardo. Quasi uno sberleffo a Silvio Berlusconi che ha preferito puntare sul più malleabile Allegri. Ronaldinho però svela un rapporto privilegiato con il proprietario del Milan: “E’ come fosse mio padre o un fratello maggiore. So che posso contare su di lui e posso chiamarlo in caso di bisogno”. Magari per prolungare il contratto in scadenza a giugno: “Se lui dice che finirò la carriera al Milan allora non c’è nulla da aggiungere. Qui non ho nessun problema”. Il problema semmai è con la nazionale. Ronaldinho non ha ancora digerito l’esclusione dall’ultimo Mondiale: “In Europa nessun brasiliano ha fatto meglio di me, meritavo la convocazione. Sono ai livelli di quando vinsi tutto con il Barcellona. Il problema è che quando giochi benissimo poi la gente si abitua e se c’è un calo spuntano dubbi e cose inventate”. L’obiettivo quindi è riprendersi la maglia verdeoro: “Sarebbe bellissimo giocare il Mondiale in Brasile, ma io penso anche a quello del 2018. L’età non è un problema per me. Maldini ha giocato fino a quarant’anni, vorrei fare lo stesso”. Ma Ronaldinho non vive solo di calcio: “Non ho guardato neppure una partita del Mondiale, non mi piace restare 90 minuti davanti alla tv”. Meglio magari uscire rischiando di provocare gossip sulla sua vita notturna: “Sono una persona normale. Se posso fare qualcosa e ho tempo di farla, la faccio, ma non ho mai esagerato. Poi la risposta la dà il campo”. Magari già stasera contro l’Auxerre.

domenica 12 settembre 2010

We Must Save The Earth


Come si crede che voi tutti sappiate, il nostro pianeta ha seriamente bisogno di un fortissimo rallentamento di tutte la attività umane in modo da ridurre il più possibile problemi attuali quali inquinamento, disboscamento, guerre, povertà ecc. cose che affligono il nostro pianeta ormai da molti anni. E' un mondo da salvare il nostro, perchè tra pochi anni la lenta e inesorabile rovina della Terra sarà irreversibile. Pensate soltanto che in Amazzonia ogni secondo viene disboscato un terreno grande come un campo di calcio, pensate a tutti i bambini che muoiono ogni giorno per mancanza di acqua o cibo, o per le guerre (civili e non) che affliggono l'Africa. "We Must Save The Earth" è una pagina su Facebook che si propone di affrontare questi problemi con link e discussioni con altri utenti. Se vi piace l'idea potete diventare fan. Questo è l'indirizzo della pagina: http://www.facebook.com/#!/pages/We-Must-Save-The-Earth/159440630732626?ref=ts
E' una pagina nata da un giorno o poco più adesso ci sono solo due utenti-fan. Se volete potreste anche invitare i vostri amici a diventare fan in modo da crescere. So che una volta diventati fan il tutto finisce li, ma almeno potremo sapere se ci sono veramente delle persone che tengono alla salute del nostro amato pianeta.
Grazie!

sabato 11 settembre 2010

Cesena-Milan 2-0

Diciannove anni e tre mesi. Hanno aspettato così tanto. L’hanno accarezzata e sognata ed è arrivata. In una tiepida notte di settembre, Allegri dixit, il Milan esce con le ossa rotte dal Dino Manuzzi, subendo una lezione di calcio dal Cesena che vince 2-0 annientando i propositi di goleada e samba. Diciannove anni dopo l’ultima retrocessione, 19 anni dopo la sconfitta firmata Marco Van Basten, Bogdani e Giaccherini scrivono una pagina storica e sorpassano addirittura in classifica i rossoneri. La mossa era tanto attesa: Ibra dal primo minuto per sbaragliare il mondo ma che galleggia tra undici eroi e al 41’ tira sul palo un rigore da timida rimonta. Lo svedese nel tridente con Pato e Ronaldinho. Chiedere anche Robinho sarebbe troppo per non creare squilibri fra i reparti. Ma il tridente lo ha impugnato anche Ficcadenti: Schelotto, Bogdani e Giaccherini; gente tosta. Di contorno un gruppo compatto e votato al sacrificio. Un tutti per uno amalgamato e forte.Allegri lo sa e invita il Milan a non perdere mai l’attenzione, perché i romagnoli vanno via come palline di flipper. Il Milan si dimena dentro spazi stretti, perché il Cesena è abile a chiuderli e ripartire a velocità sostenuta. E’ evidente che il fattore sorpresa, quello messo sul piatto dal Cesena, giochi un brutto scherzo ai rossoneri che annaspano e giocano a intermittenza.Ma al 7’ Dinho apre una breccia e su passaggio perfetto di Bonera obbliga Antonioli alla grande deviazione in angolo con un tiro da posizione defilata. Ma il Cesena risponde alla grande. La difesa rossonera balbetta e ci deve pensare Abbiati a smanacciare con Giaccherini in agguato. All’11’ è Thiago Silva ad alzare troppo di testa nell’area piccola. Botta e riposta, perché Bogdani ribadisce più o meno allo stesso modo. Le raccomandazioni di Ficcadenti? Pressing e cattiveria. In più la fame atavica fa fare cose impensabili. Quelli del Cesena sono così affamati da mettere in affanno l’elegante struttura del Milan che scricchiola e fa imbestialire Allegri. Dalla cintura in su, poi, le marcature non permettono ai piedi buoni di liberarsi dalle catene. Pato non trova i tempi giusti, mentre Ibra soffre i mastini bianconeri attaccati alle calcagna. Allegri prova così a spostare Pato in mezzo al tridente e Zlatan a destra; prove tecniche di trasmissione che portano al gol del brasiliano annullato al 24’ per un fuorigioco dubbio. Al 28’ Ibra manca la zampata davanti alla porta, dopo l’uscita a vuoto di Antonioli. Un guizzo che Bogdani invece non sbaglia. E’ il 31’ quando Schelotto disegna una traiettoria perfetta per lo spilungone albanese che trova l’angolo giusto di testa e fa esplodere il Manuzzi e mezza Romagna. La reazione del Milan è confusa e poco convincente, mentre il Cesena rifiata, fa il pieno e riparte con una precisione chirurgica e dolorosa. Al 44’ dopo un giochetto inutile di Ibra, Appiah recupera palla e lancia Bogdani. Giaccherini a sinistra capisce tutto e schizza verso Abbiati. La palla arriva al momento giusto e il diagonale a destra è strepitoso: 2-0. Roba da stendere un toro che non è in grado di fare filtro e che mette in evidenza la mancanza muscoli a centrocampo e sicurezza in difesa. Riaffiorano frasi note. Di quelle che sembrano “fatte”. Del tipo: sacrificio, correre, raddoppiare, garantire la fase difensiva che però perde Thiago Silva, bloccato da un infortunio muscolare. Il tecnico inserisce Abate a destra e sposta Bonera al centro. Chiede un pressing più attento alla squadra che però manca di lucidità. Al 7’ Pato segna ancora, ma Russo non concede il gol. Il Cesena invece gioca con una tranquillità britannica: anticipi, rinvii, tutto il dizionario del calcio alla pagina “controllo e gestione della partita”. Nello scenario così surreale, in cui il Milan fatica a tirare in porta, Robinho prende il posto di Ronaldinho, sognando chissà quali rimonte. Ma c’è da registrare solo un bolide di Ibra poco sopra la traversa al 19’, poco prima dell’ingresso di Inzaghi per Gattuso. Pippo accende subito la corrente, preferendo agli scambi leziosi la ricerca del gol. Ma non basta. Così come è inutile l’assalto finale. Anzi, è il Cesena a sbaragliare il Milan mettendolo sotto e sfiorando a ripetizione il 3-0, evitato da Abbiati. Troppo perfetta questa magica notte romagnola per cambiare suoni e colori. Perché è scritto. Come quel palo che respinge il rigore di Ibra. Il Cesena trionfa. Il Milan? TUTTO da rivedere.

venerdì 10 settembre 2010

Allegri: "Ibra dall'inizio"

Dopo l'Ibra-Robinho day, è giunto il momento di far sul serio. Massimiliano Allegri alla vigilia della trasferta di Cesena ha un solo pensiero: andare al Manuzzi e fare un figurone. Obiettivo che si può raggiungere solo con rispetto, proprio come è accaduto due domeniche fa con il Lecce: "Loro daranno il 300 per cento - sostiene il tecnico - vogliono dimostrare che possono battere il Milan: se andiamo lì con sufficienza torneremo a casa con le ossa rotte". E' la filosofia molto concreta del livornese che attende la conferma. Le difficoltà? Eccole: "Il Cesena è una squadra che gioca buon calcio con entusiasmo; il ritorno in A è stato importante e domani giocheranno per la prima volta in casa. Cosa mi preoccupa? La velocità. Il Cesena concede poco e in contropiede può far paura; dobbiamo affrontarlo con concentrazione e attenzione; con le motivazioni giuste, ricordandoci che si parte sempre dallo 0-0". E' l'Allegri che ha già conquistato i tifosi: per nulla propenso all'esaltazione, ma con i piedi per terra. Dice: "Mi è dispiaciuto che Borriello, Huntelaar e Kaladze siano andati via, anche se gli arrivi di Ibrahimovic e Robinho hanno completato un reparto già forte. Questa squadra ha tutte le caratteristiche per andare a centrare gli obiettivi che sono lo scudetto, la Champions League e anche la Coppa Italia". Poi il dilemma; quello dei "tutti e quattro insieme", insomma. Allegri dà subito la notizia: "Ibrahimovic sta bene e giocherà dal primo minuto". E Robinho? "Può essere un'alternativa a Pato e Ronaldinho quando non giocheranno tutti insieme" sottolinea, anche se Allegri non esclude di impiegarli contemporaneamente a partita in corso, a patto che siano presenti quegli "equilibri che la squadra deve avere". E appriofondisce: "Io chiedo sacrificio e disponibilità, per riconquistare palla quando non ce l'abbiamo e per proporsi quando la palla l'abbiamo noi". Su Ibrahimovic nessun dubbio: "Zlatan si inserisce in un contesto ben collaudato, con qualità tecniche fisiche e mentali, con un'autostima alta". Con una rosa forte. Ma Allegri insiste su parole come "sacrificio" e voglia di spaccare il mondo. L'esempio? "L'importante è farsi trovare pronti e scendere in campo come ha fatto Inzaghi con il Lecce; è lui l'alternativa a Ibra". La formazione? Nesta e Seedorf non verranno rischiati: incombe l'Auxerre, conviene tenerli buoni. "Ora abbiamo 8 partite nel giro di 3 settimane - ricorda -, c'è spazio per tutti ed è importante che chi viene chiamato in causa si faccia trovare pronto".

Il saluto di Kaladze ai tifosi rossoneri


Ecco riportato di seguito la dedica ai tifosi rossoneri di Kaladze, ora al Genoa:

Oggi che sta per iniziare una nuova fase della mia vita e della mia carriera, sento profondamente il senso del saluto al Milan che mi onoro di inviare a tutta la famiglia rossonera. Sono arrivato nella vostra città e nel vostro stadio nove anni fa, dalla mia Georgia. Mi avete accolto bene, mi avete sempre stimato e incoraggiato. Anno dopo anno, mi sono sentito amato come a casa mia. Abbiamo condiviso tutto: momenti belli e meno belli della mia vita, grandi trionfi e imprese solo sfiorate della nostra squadra. Quello che io ho dato a voi e quello che voi avete dato a me farà sempre parte delle nostre esistenze. Grazie di tutto a tutti voi e buona fortuna a tutti, alla Società e ai miei compagni di squadra, a tutte le persone che lavorano nel Milan e a Milanello, così come a tutti gli splendidi tifosi rossoneri.
Un forte abbraccio,
Kaka Kaladze

giovedì 9 settembre 2010

La presentazione ufficiale di Ibra e Robinho

L'Hotel Boscolo di Milano è pieno come un uovo. Il Milan presenta le sue nuove stelle Zlatan Ibrahimovic e Robinho. Il presentatore è d'eccezione: Adriano Galliani. L'a.d. è raggiante. "Sono gli ultimi arrivati; hanno suscitato un entusiasmo incredibile". "E' cambiato il vento, è cambiato tutto" esclama con soddisfazione, ripercorrendo le tappe dei due clamorosi colpi. Sottolinea: "L'idillio tra tifosi e Berlusconi che era durato fino alla cessione di Kakà continua e dico grazie a questi due campioni che hanno ridato entusiasmo. Gli abbonamenti aumentano di ora in ora; siamo vicini al record assoluto di sempre in Champions League (52mila tessere n.d.r.). E anche quelli del campionato stanno andando molto bene. Cosa auguro a Ibra? Di diventare come il suo connazionale Nordhal che in 269 partite ha segnato 221 gol. A Robinho auguro invece di continare la tradizione dei giocatori brasiliani. E a lui ricordo che il Milan vinse la sua prima Coppa dei Campioni nel 1963 grazie a una doppietta di Altafini; beh, gli auguro di segnare tre reti nella prossima finale del Milan". Galliani lascia la parola a Zlatan. Che non le manda a dire ed esplode a uno a uno titoloni da prima pagina: "Sensazioni? A Milanello mi sono trovato subito bene; ottima l'organizzazione. Con i tifosi poi è stato splendido, da Barcellona fino allo stadio. Ero vicino al Milan quattro anni fa; finalmente sono arrivato" sottolinea. Poi tutto d'un fiato aggiunge: "Ho giocato in tante squadre nella mia carriera, ma questa è la maglia più bella". Robinho sorride e già pensa a un poker formidabile: lui, Ibra, Pato e Ronaldinho insieme: "Fantastico, talento da vendere. Spero di essere campione in rossonero". E Ibra aggiunge: "Cosa preferisco tra scudetto e Champions? Ogni anno devi vincere tutto e il Milan deve vincere tutto. Torno in Italia con più fame e più voglia. Spero di conquistare quindi scudetto e Champions e il Milan può farcela; sono sicuro, così come sicuro che siamo più forti e che arriveremo primi, mentre l'Inter arriverà seconda. Non vedo l'ora di affrontarli i nerazzurri. Sono motivato come mai lo sono stato in tutta la mia carriera". Racconta Robinho con gli occhi spalancati: "Sono molto felice. In estate ho avuto alcuni contatti con altre squadre, ma nessuna proposta concreta. Ho sempre voluto giocare al Milan, che è una delle più grandi squadre europee e tutti i brasiliani che hanno giocato qui hanno avuto una storia pazzesca: io cercherò di lavorare duro e vincere il più possibile. Sono venuto qui per giocare; farò di tutto per dare il mio contributo". La domanda sorge spontanea: ma Allegri li farà davvero giocare assieme? Risponde Ibra: "La migliore difesa è l'attacco; non serve andare indietro, ma attaccare e l'idea di giocare tra Pato e Ronaldinho mi motiva di più, ma non dimentichiamoci di Inzaghi perché è un fenomeno; comunque deciderà Allegri". Robinho approfondisce: "Non è un problema giocare con due, tre, quattro attaccanti; ciò che onta è segnare gol". Poi Zlatan ripercorre le tappe del suo acquisto: "Berlusconi mi ha detto parole importanti e mi ha convinto subito a venire al Milan, poi sono stati i due club a dover discutere; e grazie a Galliani che ha fatto di tutto per portarmi qui". Poi la battuta dell'amministratore delegato che viene informato del l'inno del MIlan cantato da Balotelli dalla finestra dell'ospedale San Matteo di Pavia: "Lasciamo perdere - risponde ; ammetto però che questa mattina gli ho mandato un sms di auguri per la sua operazione".

mercoledì 8 settembre 2010

La rottura dell'incantesimo delle punizioni di Pirlo

Andrea Pirlo e le punizioni: un connubio che ha caratterizzato per anni le gare del metronomo bresciano. Ogni fallo al limite dell'area veniva accolto con paura e timore da parte degli avversari e, in tante occasioni, la "Maledetta" riusciva ad aggirare la barriere e depositarsi in rete. Al termine del 2007, tuttavia, qualcosa si ruppe: Pirlo non riuscì più a trovare la via del gol su calcio piazzato, dopo un brillante inizio di stagione, con reti al Benfica, alla Georgia in Nazionale, al Cagliari e, per ultimo, nel derby di andata il 23 dicembre. A seguito di quella rete che, in un modo o nell'altro, coincise con l'ultimo trofeo conquistato dal Milan (il Mondiale per Club del 16 dicembre 2007), per Pirlo iniziò un periodo di sterilità su punizione che, anche a causa della sfortuna, perdurò per altre due stagioni. L'approdo di Ronaldinho in rossonero, sopratutto nei primi mesi dell'ultima annata di Ancelotti, impedì al trentunenne bresciano una grande libertà su calcio piazzato ma, nella seconda metà stagionale, le chiavi dei tiri dalla distanza ritornarono nelle sue mani. Il "sortilegio" di Pirlo che, sembra aver colpito lo stesso numero 80 brasiliano, si è interrotto nella gara di ieri contro le Far Oer, con la famelica punizione all'89' che ha portato il match sul 5-0 finale. Un digiuno di ormai quasi tre anni, finalmente interrotto: considerando il parallelo tra le vittorie rossonere e i calci piazzati del regista rossonero, dunque, è un buon presagio che la via del gol sia stata intrapresa nuovamente. L'ultima rete su punizione del Milan risale al pareggio interno con il Genoa ad inizio 2009, con lo splendido gol di David Beckham: che sia proprio Pirlo a sbloccare finalmente la situazione con la casacca del Diavolo?

domenica 5 settembre 2010

Pato sogna un super attacco

Alexandre Pato crede in un Milan offensivo, capace di schierare contemporaneamente quattro punte con lui, Ibrahimovic, Ronaldinho e Robinho. Dal ritiro del Brasile a Barcellona, il brasiliano si dichiara "felice" per l'arrivo in rossonero di Robinho e crede nella possibilità di formare con Ibrahimovic e Ronaldinho "un quartetto offensivo" per il Milan. "Le decisioni le prende il tecnico ma credo che noi quattro siamo in grado di giocare insieme là davanti. Siamo in grado di dare una mano in fase difensiva e andare in gol". "Dobbiamo essere felici di essere nel Milan - prosegue Pato - Siamo una grande squadra, siamo forti e dobbiamo fare del nostro meglio"..

giovedì 2 settembre 2010

Huntelaar: "Sono felice allo Shalke"

Klaas-Jan Huntelaar, nuovo calciatore dello Schalke 04, ha rilasciato alcune dichiarazioni in conferenza stampa: “Lo Schalke 04 è un club bellissimo e poi ho sempre guardato il campionato tedesco e nel futuro potrò solo migliorare. Sono felice di poter tornare a giocare a calcio. Magath? Mi ha fatto capire che mi voleva fortemente. Dopo la mia esperienza nel Real Madrid e nel Milan sono più forte e completo e voglio far divertire i tifosi dello Schalke 04″.

Ibra: "Siamo i più forti d'Europa"

E' di nuovo tempo di "Ibracadabra". Del fuoriclasse svedese piombato nel nostro campionato per indossare la maglia del Milan. E da Stoccolma, dove si trova in ritiro con la Svezia per il primo match valido per le qualificazioni a Euro 2012 contro l'Ungheria, Zlatan Ibrahimovic estrae la bacchetta dal cilindro e afferma: "Robinho in campo è un mago". Detto da lui che di magie è esperto, c'è da fidarsi. Ibra davanti ai microfoni di un'affollata conferenza stampa ha voluto dedicare un piccolo spazio al suo prossimo futuro: lo aspetta il Milan; lo aspettano Dinho, Pato e Robinho; lo attendono i tifosi. "Abbiamo l'attacco più forte d'Europa - ha detto il centravanti -. Se fossi l'allenatore del Milan sarei molto contento". E Allegri, che lo era già prima, ora non sta più nella pelle. Zlatan ha ricostruito la lunga trattativa a dir poco laboriosa che ha avuto come protagonista Adriano Galliani. "Ha detto: 'Non me ne andrò senza Ibrahimovic. Il Milan ha fatto di tutto per me, nessuno aveva mai lavorato così tanto per prendermi", ha aggiunto Ibra. Ed è già feeling con Ronaldinho; un rapporto nato negli spogliatoi del Nou Camp la scorsa settimana durante il trofeo Gamper. "Ronaldinho è venuto nello spogliatoio e mi ha chiesto se avevo già fatto i bagagli". Poi l'acida parentesi dedicata a Pep Guardiola con cui non ha mai legato. "Non mi ha spiegato nulla; io non posso permettermi di stare in tribuna a scrutare il cielo per studiare il meteo - ha spiegato con molta ironia -. Nessuno al Barcellona voleva cedermi, ma a marzo sono iniziati i problemi. Ho cercato una spiegazione: ma lui non me ne ha date. Nei giorni scorsi ho incontrato il nuovo presidente (Sandro Rosell, ndr) e nessuno voleva cedermi. Soltanto Guardiola non mi ha dato risposte", ha ribadito. Una pausa di riflessione e poi la sciabolata: "Un grande allenatore risolve i problemi dei giocatori, uno piccolo li evita. All'inizio avevamo un bel dialogo; infatti era stato lui a volermi. Poi non so cosa sia capitato. Non posso permettermi di passare un anno o tre in tribuna".