lunedì 28 febbraio 2011

Milan-Napoli 3-0

Il Milan affonda il Napoli e con un 3-0 meritato, ma che inevitabilmente farà discutere, mantiene il ritmo verso la meta finale, scacciando gli azzurri a sei punti e mantenendo lo zoccolo duro delle cinque lunghezze sull’Inter. Vittoria con il giallo, perché dopo un primo tempo praticamente dominato, a far decollare il successo dei rossoneri è un discusso rigore concesso da Rocchi per un fallo di mano di Aronica poi trasformato ad Ibra. Ma i due gol successivi, il primo di Boateng su assist di Pato, il secondo del brasiliano stesso con una prodezza, basta e avanzano per assegnare giustamente i tre punti ai primi della classe. La partenza del Milan è aggressiva; qualche minuto di possesso palla con gli azzurri rintanati nella loro trequarti, ma pronti a rilanciare la manovra. Studiate le misure, i ragazzi di Mazzarri sfoggiano un buon palleggio, ma senza trovare penetrazione. Al 10’ Ibra ci prova da posizione defilata, ma il tiro è alto; impreciso come il bolide di Hamsik al 12’. Bella, anche se alta, la conclusione dal limite di Gattuso al 22’ dopo un lungo batti e ribatti nell’area del Napoli. I rossoneri fanno la partita, ma non riescono a trovare spazi nell’organizzato reparto difensivo del Napoli. Al 34’ sale in cattedra Van Bommel. L’olandese, dopo un numero d’alta scuola, conclude il diagonale su Aronica con De Sanctis battuto. Il momento del Milan sembra quello propizio, ma manca un pizzico di cattiveria in più. Come al 40’, quando Pato, con la difesa azzurra in stato confusionale, non imprime forza al pallone che Aronica spazza con la porta sguarnita. Il brasiliano, insolitamente nervoso, conferma comunque di non avere feeling con Ibra, a sua volta braccato e a tratti poco lucido. Nessuna notizia da Cavani, anche se è il Napoli, dal centrocampo in su, a latitare non potendo contare su un Hamsik ispirato e una maggiore spinta sulle fasce di Maggio e Dossena. La ripresa la inaugura van Bommel al 2’, con un sventola da destra deviata da De Sanctis. Grande occasione che anticipa di poco il vantaggio rossonero. Al 4’, infatti, Aronica ferma con la mano un’insistita azione del Milan sulla linea di fondo. Per Rocchi è rigore, per il Napoli un’ingiustizia; in ogni caso una decisione difficile che scatenerà ulteriori polemiche. Penalty con tanto di giallo al difensore azzurro, trasformato nell’angolino da Ibra. Il gol sgonfia il Napoli che rischia il tracollo. Al 10’, quando Pato con un gran destro a giro obbliga De Sanctis alla grande deviazione in angolo, al 15’ quando il portiere dei campani ferma con l’istinto il tocco sottomisura di Robinho. E proprio il brasiliano è il primo oggetto di scambio di Allegri che lo sostituisce con Boateng, mentre Mazzarri replica con Zuniga per Mascara. La reazione del Napoli non è però adeguata. Il Milan controlla e opta per il gioco di rimessa. E mentre gli azzurri stanno inspiegabilmente a guardare, i rossoneri dilagano. Con Pato. Il “Papero” al 32’ si ritaglia uno spazio sulla linea di fondo e ignorando il libero Ibra mette davanti a De Sanctis la palla perfetta che Boateng esplode in rete. Ma è esaltazione pura il contropiede del brasiliano che al 34’ dopo avere tagliato in due la difesa del Napoli infila nel sette da fuori area. La firma d’autore in una serata da sballo.

domenica 27 febbraio 2011

Allegri: "Servirà la partita perfetta"

Massimiliano Allegri non si nasconde: ""Ci giochiamo molto e lo stesso il Napoli" ammette nella tradizionale conferenza stampa della vigilia. Insomma, quella di lunedì sera sarà sfida scudetto e il tecnico invita i Mazzarri e i suoi a uscire allo scoperto. L'esclusione di Cavani dall'undici iniziale nella gare di Europa League contro il Villarreal è per il tecnico rossonero la prova che anche a Napoli sono consapevoli della posta in palio. "Speravo che lo schierasse ma è stato molto furbo; anche se si nascondono o tentano di nascondersi, è una sfida scudetto". Come si battono gli azzurri? "Dovremo fare una partita quasi perfetta a livello tecnico - spiega a MIlanello Allegri -; dobbiamo cercare di fare la partita e stare attenti alle loro qualità migliori, cioè i contropiedi e le qualità di Hamsik e dello straripante Cavani". Insomma, servirà tutto, al di là della scelta arbitrale. E in questo senso Allegri riprende il discorso sui fischietti in merito al botta e risposta con Mazzarri: "Ho solamente detto che credo che gli arbitri di serie A sono tutti all'altezza, quindi io non mi sono posto il problema, visto che lui lo ha fatto avevo risposto che era meglio lo scegliesse lui. Per il resto Mazzarri va valutato come tanti colleghi, sta facendo tante cose e sicuramente verrà qui con la sua squadra per prendersi i tre punti e agganciarci in vetta". Quella col collega azzurro, toscano come lui, sarà "una sfida dentro la sfida. Lui ha allenato a Livorno, io ci abito, siamo molto differenti ma siamo due sanguigni, anche se lui lo esprime in modo diverso dal mio. Per quanto mi riguarda, penso che non serve sempre alzare la voce o arrabbiarsi, ci sono vari modi per poter essere lo stesso autorevoli". Milan-Napoli è anche il confronto tra Ibrahimovic e Cavani. L'attaccante uruguaiano "è ancora molto lontano da Ibra, anche se è un giocatore straordinario. Ibra ha detto che per Mourinho avrebbe ucciso? Io non gli chiedo di uccidere, ma di continuare a fare quello che fatto finora. E' stato un acquisto straimportante per noi e gli chiedo di continuare a dare quel contributo che ci ha dato finora, di fare la differenza in campo". Trovarsi sulla panchina rossonera è quasi un privilegio per Allegri: "Sono al terzo anno in serie A e avere la possibilità di allenare il Milan può fare invidia a tante persone, per cui mi ritengo fortunato. Ma ora ci sono due mesi decisivi, si decidono lo scudetto, la Coppa Italia e la Champions, noi siamo in corsa su tutti e tre i fronti e speriamo di portare a casa qualcosa". Come motivatore si dà un buon 7, ma gestire uno spogliatoio importante come quello del Milan non è facile: "Ogni ragazzo è diverso l'uno dall'altro, c'è a chi gli serve tre volte il bastone e chi tre volte la carota, tocca all'allenatore trovare il giusto equilibrio". E uno che sembra aver trovato il suo di equilibrio è Pato: "È un ragazzo, un giocatore straordinario, fa un gol ogni due partite, in questo momento è più sereno rispetto a tre mesi fa e questo mi fa un enorme piacere. Vedere Pato allenarsi e giocare è differente rispetto a qualche mese fa".

giovedì 24 febbraio 2011

Galliani: "Col Napoli gara non decisiva"

Nostalgia di anni '80 e inizio '90, quando Milan-Napoli valeva lo scudetto. Adriano Galliani c'era già e ricorda: Mi scappò qualche lacrimuccia perchè capii che avevamo vinto lo scudetto". L'amministratore delegato rossonero continua: "Lunedì comunque non sarà decisiva, in un senso o nell'altro. C'è grande attesa, è una partita che mette di fronte la prima e la seconda, ma - ha sottolineato Galliani a margine della presentazione dei progetti e delle attività per il 2011 di Fondazione Milan nell'auditorium di Radio Italia - sono sempre tre punti dei 36 ancora in palio. Ricordiamoci che vincendo con il Napoli non si vince lo scudetto e viceversa". Galliani torna anche sulle cinque giornate di squalifica in Champions date a Gattuso: "Speravamo fossero meno. Lui ha sbagliato anche se è stato provocato. In passato si è sempre comportato bene". A proposito di Champions, dopo la sconfitta di ieri dell'Inter, il bilancio parla di tre italiane sconfitte all'andata in casa agli ottavi di finale. Ma l'a.d. del Milan non sta con i critici: "Non voglio fare un de profundis del calcio italiano, anche perchè la squadra campione d'Europa in carica è italiana, così come quella del mondo. Per quanto riguarda il Milan, la gara che ci attende al ritorno a Londra contro il Tottenham sarà difficile, ma ci proveremo a ribaltare il risultato". Chiusura su Pato: "È un grande giocatore di soli 21 anni, è normale che Allegri faccia girare gli attaccanti, è importante per il Milan, assolutamente farà parte del nostro futuro".

Ibra: "Il prossimo anno il Milan sarà al top"

Mourinho? Indimenticabile. Per lui tutto; praticamente una dichiarazione d'amore. Parole al vetriolo, invece, per Guardiola e la convinzione di poter vincere tutto col Milan, ma solo nella prossima stagione. Zlatan Ibrahimovic si confessa in un'intervista aEurosport. Racconta Ibra: "Nel Barcellona ho capito come nel calcio le cose possono cambiare velocemente. Il mio problema lì è stato un uomo, e cioè 'il filosofo' - racconta riferendosi a Guardiola -; io non avevo problemi con nessuno, non c'è nessuno che può dire che ho fatto qualcosa di male e nei primi sei mesi era tutto eccezionale, andava tutto bene ma poi è successo qualcosa, anche se non so che cosa. Sto ancora aspettando una risposta, ma fatto sta che dopo i primi due mesi del 2010 non mi ha parlato più". Durissimo Zlatan. Ma che si addolcisce quando parla di Mourinho. "Se non hai qualcuno che ti motiva, non sei portato a lottare ed è per questo che esistono gli allenatori" sostiene lo svedese. Poi la dichiarazione forte: "Per Mou avrei ucciso per le motivazioni che mi ha dato, per come mi ha stimolato, con l'altro (Guardiola, ndr) c'era il calcio, ma un allenatore deve adattare il suo gioco ai calciatori che ha, specie se ne ha comprato uno per 70 milioni di euro. E se l'ha comprato non l'ha comprato per lasciarlo a guardare gli uccelli sugli alberi". Poi è arrivato il Milan, un passaggio che i tifosi nerazzurri non gli hanno perdonato. Ibra è sincero: "Non posso parlare male dell'Inter perché lì ho vissuto momenti fantastici, ma storicamente credo che il Milan sia un club più importante; quando sono arrivato qui mi è stato presentato un progetto che ruota attorno a me e mi sono state promesse tante cose su cui si sta lavorando. È un progetto che sta crescendo e credo che il prossimo sarà l'anno giusto per lottare su tutti i fronti". Come capitano della Svezia, nelle votazioni per il Pallone d'oro, Ibra svela di aver votato "Iniesta primo, secondo Sneijder e terzo Xavi", ma ha belle parole per un ex compagno di squadra sia alla Juve sia all'Inter: "il migliore con cui ho giocato è Patrick Vieira, è un buon esempio, gioca e lotta per la squadra". Poi un pensiero rivolto a Ronaldo e il suo ritiro. "È una grande perdita: non c'è stato nessuno migliore di lui negli ultimi 15-20 anni; guardando indietro non vedo altri giocatori al livello suo e di Zidane", assicura lo svedese che contro il "Fenomeno" ha giocato in Inter-Milan. "Per me è stato sufficiente essere sullo stesso campo con lui: di Ronaldo ce n'è uno solo. Come diceva Maradona, ci sono molti re, ma un solo Dio. E questo vale anche per Ronaldo".

domenica 20 febbraio 2011

Allegri: "Punti meritati"

La risposta all'Inter è arrivata e Allegri si gode soddisfatto punti e la prodezza di Pato, alle prese con la sua ennesima rinascita. Una risposta che penalizza il Chievo, perché il gol di Robinho viene viziato da un netto stop con il braccio sinistro. Irregolare come quello di Ranocchia, segnato in netto fuorigioco. Allegri non si tira indietro e ammette: "Non ho parlato col giocatore, dalla panchina la sensazione era che Robinho l'aveva presa con il braccio". Ma il tecnico del Milan allo stesso tempo aggiunge che i tre punti del Bentegodi "sono meritati". Allegri approfondisce: "L'arbitro non l'ha vista e abbiamo fatto gol. Sembra mano, ma non scordiamoci che a Cesena c'è stato annullato un gol perché secondo Russo, Pato aveva commesso la stessa scorrettezza. I brasiliani stoppano la palla in questo modo, non so che dire. Alla fine dell'anno le valutazioni arbitrali si compensano e credo che non ci sia la malafede ma ci siano solo delle valutazioni sbagliate". E senza eccessivi trionfalismi lancia l'ennesima sfida: "Lo scudetto? Fino alla fine saremo lì a lottare".

La vittoria di Verona coincide con il 25esimo anniversario della presidenza di Silvio Berlusconi. "Non ho ancora avuto il piacere di sentirlo, ma sarà contento come lo siamo tutti. I ragazzi gli hanno fatto un bel regalo: hanno disputato una buona gara, fatta eccezione per alcuni momenti dove abbiamo smesso di giocare". L'analisi è perfetta: "Sicuramente non era facile giocare su questo campo, ma la squadra ha cercato di farlo, facendo bene fino al gol del loro pareggio dove abbiamo commesso qualche errore. Bisogna migliorare soprattutto quando andiamo in vantaggio. Siccome noi davanti abbiamo giocatori importanti, dopo aver fatto un gol, bisognerebbe aver la forza di andare a cercare il secondo". Insomma, una vittoria fondamentale che arriva il giorno dopo quella dell'Inter. Ma Allegri ci tiene a chiarirlo: "Non è una risposta nei confronti di nessuno, noi vogliamo vincere il campionato e per farlo bisogna solo vincere". Stefano Pioli ingoia amaro: "Purtroppo siamo andati in svantaggio al primo affondo del Milan e in modo molto strano, visto che il gol di Robinho è parso a tutti viziato da un evidente fallo di mano". Il tecnico non ha dubbi: il gol di Robinho ha condizionato l'esito del match, anche se il Chievo ha avuto la forza di pareggiare prima di subire nel finale la rete di Pato. "La partita poi è finita 2-1, ma il gol di Robinho ci ha imposto di mettere sul campo energie mentali e fisiche per recuperare, quindi ha influito molto. Peccato: abbiamo messo in difficoltà il Milan e non meritavamo di uscire sconfitti, ora dobbiamo subito voltare pagina". Stefano Sorrentino, portiere del Chievo, non ci sta: "E' chiaro: l'1-0 del Milan era viziato da un fallo di mano, l'ho visto io e l'ha visto anche l'arbitro. Ma le grandi hanno un altro regolamento. Quell'episodio ha condizionato tutta la partita: togliete il gol di Robinho e il risultato è un altro".

Chievo-Milan 1-2

La premiata ditta Pato-Robinho festeggia a passo di samba le nozze d'argento dell'era Berlusconi. Vittoria mica facile quella del Milan, contro un Chievo fastidioso e poco propenso a cedere. I gialloblù vanno sotto per un gol irregolare di Robinho (stop con il braccio), pareggiano con un guizzo di Fernandes, ma cedono davanti alla classe di Pato che a otto minuti dalla fine trova il gol che scaccia la sua crisi personale e rilancia le quotazioni dei rossoneri, bravi a respingere l'attacco dell'Inter (tornato a -5), con la possibilità di allungare sul Napoli che deve giocare stasera. Onore al Chievo che, indomabile in casa, cede alla distanza: l'ultima sconfitta risaliva al 26 settembre con la Lazio. Stefano Pioli ha studiato tutta la settimana il Milan. Il suo Chievo, dopo il Napoli, sogna di fare la festa anche ai rossoneri. Dispone in campo una formazione ricca di talento, a cominciare da Constant e Thereau che costituscono la nouvelle vague gialloblù, accompagnata dall'esperienza di Pellissier. In mezzo al centrocampo lancia Pulzetti, buon interditore. Allegri dal canto suo dimentica il passato di Coppa e recupera Abbiati fra i pali, mentre ricostituisce la coppia centrale Nesta-Thiago Silva. Fiducia a Merkel sulla linea mediana, mentre davanti a Robinho tocca ancora a Ibra e Cassano. Il copione è quello previsto; il Chievo si chiude bene in fase difensiva e punta sul contropiede, potendo contare su treni offensivi. Il possente Thereau è quello ad alta velocità: sempre presente sull'azione e bravo a smistare palle interessanti. Come quella in cui al 9' lancia Pellissier, la cui conclusione è troppo larga. La scuola Pioli è evidente: i veronesi pressano sull'uomo a tutto campo. Il Milan c'è, ma come spesso capita è un diesel sbuffante che ingrana piano piano. Poco veloce, la squadra di Allegri permette al Chievo di recuperare le posizioni e chiudere i varchi. Ma piano piano i primi della classe mettono insieme i pezzi e con una buona gestione della palla cominciano a macinare gioco. Ibra fatica a sincronizzarsi con la squadra, mentre Cassano e Robinho dettano i tempi, potendo contare su un centrocampo che fa filtro e non lascia corridoi aperti, grazie anche alla grinta di Gattuso e alla presenza costante di Van Bommel. Al 25' la superiorità territoriale del Milan si trasforma nel gol di Robinho. Cassano pennella dalla destra per Ibra che serve di testa il brasiliano nell'area piccola; evidente il controllo con il braccio sinistro e la girata che batte Sorrentino. Il Chievo urla di rabbia, sembra non reggere al contraccolpo, ma si ritrova ben presto e manca due volte il pareggio: al 28' Antonini si immola su Fernandes il cui bolide sarebbe stato imparabile per Abbiati, mentre al 44', con Nesta in pressing, conclude alto da due passi con Pellissier. Due i cambi all'inizio della ripresa: Bogliacino per Pulzetti e Oddo per l'affaticato Antonini. Ma è il Milan a trarne più vantaggio potendo godere di tranquillità maggiore. Ma nonostante il buon possesso palla rossonero, il Chievo con una buona dose di personalità trova al 16' il pareggio. Il capolavoro è doppio: Constant con un cross magico dalla sinistra pesca Fernandes sul lato opposto. Scavalcare Merkel in elevazione è un gioco e il colpo di testa si infila sul secondo palo. E fa bene a crederci la squadra di Pioli; abile a sfruttare la sua forza fisica e un pizzico di incoscienza, soprattutto quando il Milan va in pressing rabbioso. Allegri inserisce Pato per Cassano; Pioli Jokic per Constant. I rossoneri premono sull'acceleratore, ma guidano male, nonostante una supremazia evidente. Entra anche Boateng per l'impalpabile Merkel. Mossa che sprigiona energia, che apre il Chievo. Che innesca Pato e la sua immensa classe. Il Papero prende palla al limite, si beve Morero e Rigoni e batte Sorrentino sul suo palo. Chievo che rischia il tracollo e rimane in dieci per l'espulsione di Cesar per doppia ammonizione. Potrebbe segnare anche Gattuso, che dopo una serpentina sfiora la traversa, e Ibra. Ma sarebbero troppi. Allegri mette in banca i tre punti e tiene a bada Napoli e Inter. Ma soprattutto ritrova Pato.

mercoledì 16 febbraio 2011

Per Gattuso almeno tre turni di stop

La Commissione disciplinare dell'Uefa si riunirà appositamente lunedì 21 febbraio per esaminare il caso di Gennaro Gattuso, che ha colpito Joe Jordan, allenatore in seconda del Tottenham, al termine dell'incontro di Champions League vinto 1-0 dagli inglesi. La decisione dovrebbe essere resa pubblica lo stesso 21 febbraio e il giocatore non dovrebbe partecipare alla riunione. "Non vi era alcuna riunione della disciplinare pianificata, perciò è stata allestita una seduta ad hoc - ha spiegato il portavoce dell'Uefa all'Ansa -. Non si tratta tuttavia di una misura eccezionale. Accade spesso durante la stagione europea". Per la sentenza, la Commissione si fonderà "sul rapporto dell'arbitro, del delegato Uefa, delle immagini televisive o ancora delle dichiarazioni scritte dei club o del giocatore", spiega l'Uefa. Non è invece prevista un audizione né di Gattuso né di Jordan. "Abitualmente, i protagonisti vengono ascoltati in persona solo nei casi di appello".

Le parti in causa avranno poi tre giorni di tempo per presentare un eventuale ricorso dopo la ricezione della decisione. I precedenti di liti fra un allenatore e un giocatore della squadra avversaria sono praticamente inesistenti. A livello di nazionali esiste un caso a "ruoli invertiti". Il 15 settembre 2007, al termine della gara di qualificazione all'Europeo 2008 fra la Serbia e il Portogallo, l'allora c.t. lusitano Luiz Felipe Scolari sferrò un pugno al giocatore serbo Ivica Dragutinovic. Scolari venne squalificato in prima istanza per quattro gare, sanzione commutata in appello in tre mesi di squalifica. Appare quindi improbabile che Gattuso se la cavi con meno di tre turni di squalifica.

martedì 15 febbraio 2011

Milan-Tottenham 0-1

Ce l'aveva in canna, quella merda. Lo aspettava dal lontano 23 maggio 2007, quando ad Atene, con la maglia del Liverpool vide i rossoneri conquistare la Champions League. Peter Crouch risolve l'andata degli ottavi con il Milan, regalando al Tottenham un gol da capitalizzare. Spietata e cinica, la quadra di Redknapp domina per buona parte il primo tempo, in cui il Milan perde per infortunio Abbiati, rischia due volte nella ripresa, ma trova l'1-0 con il più classico dei contropiede. Per i rossoneri una mazzata gigantesca. A Londra servirà l'impresa. Francamente molto difficile. Quando Ibra dice, Allegri fa. Alla vigilia lo svedese esalta Robinho e la sua voglia smisurata di calcio uguale a divertimento. Il tecnico rossonero, che l'aveva in ballottaggio con Pato, lo accontenta, e lancia Seedorf trequartista. L'allenatore del Milan, con l'esperienza dell'olandese, la fantasia dell'ex City e la fame atavica dello svedese, cerca i gol decisivi per giocare a Londra un ritorno senza paranoie. Con gli uomini contati a centrocampo avanza Thiago Silva davanti alla difesa fra Gattuso e Flamini e schiera Yepes accanto a Nesta. Abate e Antonini sono gli uomini di fascia che devono fare i conti con Lennon e Pienaar. Harry Redknapp, che deve rinunciare a Bale, a sorpresa lascia in panchina Kranjcar e preferisce Crouch a Pavlyuchenko. Ma è un Tottenham molto equilibrato: una sorta di cavalleria pesante che mette subito a dura prova il Milan. I primi venti minuti sono uno sconcertante monologo Spurs, respinto dai rossoneri con i garretti. Il Milan dà la netta sensazione di non capirci nulla. Già dopo soli 45" un cross di Pienaar viene deviato con il braccio da Nesta. Lannoy fa proseguire. Poi sale in cattedra Abbiati, nel bene e nel male Al 9' e all'11 anticipa con i pugni Crouch, sempre imbeccato da Lennon che non conosce rivali sulla corsia di Antonini, sistematicamente superato. Ma al 18', dopo un contrasto aereo, Abbiati resta a terra e deve abbandonare in barella, sostituito da Amelia. Un duro colpo per il Milan che perde in sicurezza alle spalle di un reparto sotto assedio. Al 21' i rossoneri producono la loro prima vera azione; suggestivo lo scambio Robinho-Ibra con cross basso dello svedese bloccato da Gomes. Poi niente più. Difficile superare la muraglia inglese messa su da Palacio e Sandro. Ancora di più da Dawson, che le becca tutte, e da quel marpione di Gallas; saranno lenti, ma non ne fanno passare una. I rossoneri poi ci mettono del loro. Seedorf è lezioso; improponibile davanti all'esercito di Sua Maestà britannica. Ma l'orange non ha tutte le colpe. Thiago Silva non ha i tempi del centrocampista e per Van der Vart e compagni affettare i rossoneri non è complicato. Ecco venire a galla tutti i limiti del Milan, debole sulle fasce, braccato a centrocampo, sbarrato in fase offensiva dove Ibra e Robinho sono marcati a uomo. Presone atto, Allegri cambia il fronte d'attacco nella ripresa: Pato per Seedorf. E' comunque il Tottenham a mettere a referto la prima occasione, al 4', con uno strepitoso tocco morbido dal limite di Van der Vaart che sfiora il palo alla sinistra di Amelia. Il Milan risponde subito dopo con il colpo di testa di Yepes che Gomes con un miracolo toglie dalla porta. Ancora più straordinario quando riesce a respingere con l'istinto il nuovo tentativo ravvicinato del colombiano al 15'. Più veloci e aggressivi i rossoneri vivono il loro momento migliore, mentre gli Spurs, in debito di ossigeno, arretrano cercando l'azione di rimessa. Non ci sono più Corluka, abbattuto da Flamini, e Van der Vart; al loro posto Redknapp inserisce Woodgate e Modric. Il pressing del Milan è costante, ma è un'impresa trovare un varco nell'affollata area inglese. Mancano i solisti; manca la serata di Ibra, il guizzo di Pato: un grande Milan. Non c'è inoltre la necessaria lucidità per colpire al cuore il Tottenham che, comunque, non fatica poi così tanto a difendersi. E nemmeno a scatenarsi in contropiede. Quasi scientifico quello del 35', perché dopo avere sfiancato i rossoneri, sulle ali di Lennon gli Spurs trovano la ripartenza vinncente. Superare Yepes? Una bazzecola. L'esterno destro mette in mezzo all'area di rigore a Crouch che deve solo spingere la palla in rete. Inutili gli assalti confusi del Milan, con gol di Ibra annullato per una spinta al 50'. I rossoneri sono già al bivio.

lunedì 14 febbraio 2011

Allegri: "Con il Tottenham sarà dura"

Adriano Galliani è stato chiaro: voglio il Milan ai quarti. L'a.d. non ne vuole sapere di uscire agli ottavi. E sempre a opera di un'nglese. E' successo nel 2008 con l'Arsenal, è accaduto l'anno scorso con il Manchester United. L'ultima britannica sconfitta in Champions fu il Liverpool nella finale di Atene nel 2007. Massimiliano Allegri annota, ma preferisce pensare al presente. Il tecnico è concentrato e bada al sodo: "Come si batte Il Tottenham? Soltanto giocando molto bene". Anche se non ci sarà il formidabile Gareth Bale, bloccato a Londra per un problema alla schiena. Anche se Modric e Crouch sono in dubbio, anche se gli Spurs concedono qualcosa in difesa. "Il dato statistico non mi preoccupa - aggiunge Allegri alla vigilia del match -; i numeri ci sono anche per essere smentiti. Abbiamo la squadra per passare, ma dovremo fare due partite di grande intensità e tecnica con l'obiettivo primario di non prendere gol, sapendo che loro hanno un potenziale offensivo importante". Regola prima, quindi: essere solidi in difesa. Ma la partita a scacchi si gioca minuto per minuto. La formazione, per dirla in parole povere, prenderà forma dalla rifinitura. Spiega: "Il Tottenham è una squadra molto organizzata che dà intensità al suo gioco. E' un buon collettivo formato da giocatori tecnicamente validi. Sarà un ottavo di finale difficile spalmato in 180'". Ma la curiosità dilaga nella conferenza stampa. Allegri ha pochi conti da fare: "Domani tra infortunati e giocatori arrivati a gennaio che non possono giocare in Champions come Cassano, Van Bommel ed Emanuelson, non ho molte scelte. A centrocampo ho a disposizione Flamini, Gattuso, Seedorf, Merkel e Jankulovski con l'alternativa Thiago Silva da schierare davanti alla difesa. Devo anche decidere chi giocherà a destra tra Oddo o Abate". E su Merkel nessuno dubbio: "Se decidessi di mandarlo in campo dall'inizio sarei sereno". Indefinibile invece il fronte offensivo. Su Pato avanza qualche dubbio: "Devo ancora scegliere anche perché non ho deciso se giocare con due o tre punte". Chi quindi accanto a Ibra, Pato o Robinho? Allegri tentenna: "Sabato col Parma Robinho mi è piaciuto tanto; ha fatto quello che gli ho chiesto e ha chiuso la partita. Ma col Tottenham sarà diverso, perché lì c'era Cassano". Ma avanza l'ipotesi di vedere Seedorf trequartista dall'alto della sua esperienza; mossa che spalancherebbe le porte a un centrocampo molto muscolare con Gattuso, Flamini e Thiago in mezzo. "Del Tottenham chi temo di più? Lennon e Defoe sono pericolosissimi, anche Crouch. Ma anche io ho i miei campioni". Un Ibra saggio alla vigilia fa bene al cuore del Milan. Lo svedese avverte: “Il Tottenham è una grande squadra; lo sta dimostrando in Premier League, altrimenti non sarebbe arrivato fino a qui. Non sarà una partita facile. Li rispettiamo e non li sottovalutiamo”. Zlatan è concentrato al pari di Allegri, non gli interessa di segnare: l'importante è vincere e aiutare alla squadra: “Dovremo fare il nostro gioco; proprio come è accaduto con il Parma. Mi spiace che non ci siano Cassano e Van Bommel; l’importante è non prendere gol e di farne almeno due”. Alla domanda chi preferirebbe come partner fra Robinho e Pato, Ibra risponde con diplomazia: “Quelle sono idee dell’allenatore; ci pensa lui. L’importante è che io faccia il mio lavoro”. Però non può fare a meno di affermare che “Robinho è fantastico, che è bello giocarci insieme”: “Un po’ come quando ero ragazzino e giocavo in Svezia con gli amici: per lui giocare a calcio è felicità pura”

domenica 13 febbraio 2011

Milan-Parma 4-0

Il Milan travolge il Parma e per un altro weekend può godersi la vista migliore sul campionato. Travolgenti i rossoneri: vincono 4-0 ed esaltano tutta la loro qualità grazie agli uomini di maggior classe. A cominciare da Antonio Cassano che per la prima volta segna da rossonero (e che gol!) e inventa i due assist per Robinho che si regala una doppietta nella ripresa. Ad aprire le danze è però Seedorf che mette la palla in rete dopo solo otto minuti grazie al Mago Ibra. Successo che non fa una grinza dopo due pareggi consecutivi, dettati dalle numerose assenze e dalla stanchezza. Ma avanti così. Anche se cadono uno a uno, perché se Allegri perde di nuovo Andrea Pirlo (decisivo nella gara di andata), si consola con il ritorno di Nesta al centro della difesa. Di questi tempi, un'autentica manna. Allegri lo affianca a Thiago Silva, rinunciando con un po' di dispiacere all'ottimo Yepes, soprattutto perché il brasiliano anche da centrocampista sa regalare spettacolo e classe. Ma davanti alla difesa tocca ancora a Van Bommel, con Gattuso a destra e Merkel preferito a Flamini. La novità è però davanti, all'insegna della vecchia guardia. C'è infatti Seedorf, e non Robinho, alle spalle di Ibra e Cassano nella logica del turnover. Martedì, infatti, c'è il Tottenham di Champions. Pato diventa così utile a rispondere per le rime a Bale e company. In casa gialloblù, Marino se la gioca senza limiti. La storia è nota: una gara in difesa potrebbe scatenare una mattanza. Così il tecnico del Parma schiera lo stesso modulo del Milan, il 4-3-1-2, con (reparto di tutto rispetto) Giovinco trequartista alle spalle di Crespo e Amauri. Ma basta pochissimo per immaginare lo scenario di San Siro. Non tanto per il potente destro di Seedorf deviato in angolo da Mirante dopo soli 25 secondi, nemmeno per l'atteggiamento offensivo dei rossoneri che ostentano una classe smisurata. A colpire è infatti la compattezza della squadra che ribatte il pressing dei gialloblù e costruisce il suo vantaggio con una manovra avvolgente. Merito dei suoi solisti che si ritrovano a occhi chiusi. Merito dei senatori che non ne vogliono sapere di mollare. Come nel caso del gol di Seedorf all'8'. L'idea è di Ibra che serve una palla illuminante in mezzo all'area, su cui si avventa come un rapace l'olandese. Mirante si getta sui suoi piedi, tocca la sfera, ma l'orange riesce e recuperare e correggere in rete da posizione defilata. Ma il capolavoro è del 17'. Cassano scambia al limite con Gattuso che restituisce al volo in area con un tocco di esterno sinistro. Splendido l'interno destro sempre di prima del barese che mette sul secondo palo. Vera poesia. Che fa sorridere anche Allegri. Il Parma prova a spingere, ma la squadra di Marino si arena negli ultimi venti metri, dove Van Bommel prima, Nesta e Thiago Silva poi, sono muri invalicabili. Manovra da cui il Milan riprende slancio per andare a sfiorare ripetutamente il 3-0. Con Merkel, che manca clamorosamente la palla davanti a Mirante, con Cassano e Ibra. Insomma un Milan straripante, veloce e ordinato come piace ad Allegri. Tema rispettato anche all'inizio della ripresa, anche se i rossoneri rallentano i ritmi. Il Parma cerca di approfittarne con Giovinco in prima fila. Il trequartista fa cose belle; cerca il dialogo con i compagni e quando le risposte mancano ci pensa da sé. Difficile però trovare spazio nell'organizzata difesa rossonera. Impressionano il destro potente di Dzemaili al 15' scacciato in angolo da Abbiati e la volontà degli emiliani di cercare il gol. Ma i fraseggi si interrompono bruscamente quando Allegri decide di sostituire Seedorf con Robinho. Il brasiliano entra subito in partita e nello spazio due minuti (al 18' e al 20') abbatte le residue speranze del Parma. Artefice della doppietta è Cassano che produce i due assist decisivi in area: il primo a destra, il secondo a sinistra. Gioco facile per FantAntonio. C'è spazio anche per Pato e Flamini (fuori Ibra e Gattuso); per Bojinov e Angelo (out Crespo e Giovinco), ma non c'è tempo e materiale per le imprese. Il Parma si arrende al Milan che ora attende la prova Tottenham.

venerdì 11 febbraio 2011

Allegri: "E' il momento più delicato"

Massimiliano Allegri chiede la massima concentrazione in vista della partita di domani con il Parma. Il suo Milan è primo nonostante gli ultimi due pareggi, ma ora occorre cambiare rotta: "Fortunatamente domani giochiamo e finisce questa settimana dove si sono dette tante cose. Siamo nel momento più importante e delicato della stagione. Da domani credo che si cominci a decidere il campionato. Martedì abbiamo la Champions, poi ritorno Coppa e campionato. Entrano in ballo le tre competizioni". Vincere con il Parma, dunque. "Non possiamo sbagliare ora perché significherebbe dare vantaggio all'avversario. Questo non significa essere nervosi, ma dobbiamo avere la giusta concentrazione. Dobbiamo migliorare le cose che in questo momento riusciamo a fare meno bene rispetto a qualche tempo fa. Dobbiamo rimanere sereni, lavorare con entusiasmo, voglia, con positività. Le cose fondamentali per lavorare, abbiamo il destino nelle nostre mani". E ancora: "Mi auguro di vincere, gli altri vedremo cosa faranno. Noi dobbiamo ancora affrontare l'Inter, che sapevamo sarebbe rientrata visto che non è mai andata oltre i 7 punti di distacco ed il 29 agosto era la favorita netta per lo scudetto, e la Juve. Il campionato è lungo, sarà importante mantenere l'equilibrio. Ma dobbiamo tornare a vincere. Per noi Parma è una gara importantissima, non dico fondamentale ma ci siamo vicini. Il discorso scudetto è aperto e poi non era mai stato chiuso. Non mi dà fastidio cosa viene scritto o detto ma credo che alla fine sembra che noi siamo terzi o quarti e in testa ci sia un'altra squadra. Cassano? Ha avuto un momento di difficoltà oggettive dopo due mesi di completa inattività. La scorsa settimana ha lavorato interamente e bene. Credo che mercoledì in Nazionale abbia fatto un buon primo tempo. Sicuramente sarà avvantaggiato dal non poter giocare in Champions League".

Allegri si sofferma poi sul Parma: "Il Parma? È una squadra tecnica, veloce, ben organizzata. Una squadra che ha il gol nelle gambe anche con i centrocampisti. Candreva e Valiani, come Dzemaili, sono giocatori importanti. Massimo rispetto ma per noi è una partita che va giocata con grande attenzione e con molta cattiveria agonistica. Sarà la prima partita di una serie di gare importanti". E sarà anche la gara dei rientri importanti: "Siamo in testa al campionato, con giocatori che rientrano dagli infortuni, si sono riposati. Domani ne tornano tanti, la formazione, visto l'impegno di martedì, va gestita. Di quelli che rientrano Pirlo e Nesta giocano dal primo minuto".

giovedì 10 febbraio 2011

Allegri: "Pato e Ibra devono conoscersi"

Massimilano Allegri non ha mai creduto di poter chiudere i giochi in campionato in anticipo. Quindi il calo di queste ultime settimane non preoccupa più di tanto il tecnico del Milan. "Il campionato è lungo, mancano ancora tante partite, in Italia non ho mai visto una squadra vincere lo scudetto con due mesi d'anticipo. Sarebbe piaciuto a tutti, però in questo momento ci stiamo comportando bene. Sapevamo che l'Inter sarebbe tornata a lottare per lo scudetto, il Napoli sta facendo un ottimo campionato e la Roma è in lotta. La cosa che dobbiamo fare ora è restare concentrati per affrontare al meglio la fase decisiva della stagione". Massimiliano Allegri in un'intervista a MilanNews.Tv nega qualunque tipo di problema tra Pato e Ibrahimovic: "Devono solo giocare di più insieme e conoscersi meglio". Ed è convinto che presto si vedrà il miglior Cassano. Sulla stanchezza di Ibrahimovic, Allegri ricorda che lo svedese "non hai mai una settimana normale in cui riposare, però credo che in questo momento sia più un fatto mentale". Reduci dall'amichevole in Francia, Pato e Thiago Silva sono pronti a rituffarsi sul campionato. "L'Inter? Siamo in testa alla classifica e pensiamo solo a noi. Con Ibra va molto bene, dicono che abbiamo dei problemi, invece tra noi non c'è alcun problema", assicura il Papero. "Se l'Inter ci fa paura? La paura non esiste - aggiunge il difensore - è vero che stanno recuperando ma noi siamo davanti, dobbiamo mantenere la tranquillità e proseguire su questa strada. È un momento difficile per noi, abbiamo pareggiato tante partite, ora dobbiamo cercare di vincere sabato e poi martedì in Champions. Il Parma è una grande squadra, ma secondo me possiamo fare una bella gara e una grande vittoria". A breve potrebbe rientrare Nesta, "un fenomeno, mi spiace perchè ha subito tanti infortuni, a 34 anni non è facile - continua Thiago Silva -. Quando lui non c'è facciamo più fatica".

mercoledì 9 febbraio 2011

Tantissimi vogliono Pirlo

Il Milan ha deciso di aspettare aprile per discutere i nove contratti in scadenza. E il mercato si scatena. Soprattutto per Andrea Pirlo, di sicuro il pezzo pregiato della compagnia di Allegri. Le grida spagnole (Cadena Ser per l’esattezza) parlano di un interesse di Valencia e Atletico Madrid. Acqua. Sussurri più attendibili per la Liga portano piuttosto al Barcellona e al Real Madrid, visto che Guardiola e Mourinho lo stimano da sempre. Ma nel lotto delle pretendenti ci sono anche le big della Premier: su tutte il Manchester City di Roberto Mancini. Attenzione, però, alla soluzione domestica. Un Pirlo a costo zero di cartellino può far gola anche alla Juve o alla stessa Inter. E nel caso di un ritorno di Carlo Ancelotti alla Roma anche la soluzione giallorossa potrebbe prendere corpo. Una situazione evidentemente aperta quella del centrocampista bresciano, arrivato al Milan dieci anni fa in uno scambio con l’Inter. Parlare ora di crisi di rapporti sarebbe esagerato. Tra l’altro proprio contro il Parma Pirlo dovrebbe tornare titolare dopo l’infortunio patito in Coppa Italia contro la Sampdoria. E' recente (solo pochi giorni fa) il colloquio tra l’a.d. rossonero Adriano Galliani e l’agente del centrocampista, Tullio Tinti. In via Turati non si possono fare distinzioni in questo momento. La squadra di Allegri è in corsa per tutti gli obiettivi e la linea societaria è quella di trattare tutti i giocatori alla stessa maniera. E Pirlo è il pezzo pregiato della gioielleria rossonera. Evidentemente è calcolato il rischio che il giocatore trovi per strada una soluzione a lui gradita. Nei prossimi due mesi potrebbero riservare sorprese. Il Milan ne è consapevole, ma è altrettanto vero che questa fase della stagione è delicata per tutti i club che possono essere interessati a Pirlo. Molto dipenderà, ad esempio, dai destini degli allenatori ora in sella nelle società che hanno già manifestato interesse per il milanista. E in vista dei 32 anni Pirlo farà certamente la sua scelta in base alle prospettive tecniche che gli verranno sottoposte. E poi c’è l’aspetto economico. Ora come ora, Pirlo ha uno stipendio base da 5 milioni con due premi speciali a condire la sua stagione. Un altro milione se il Milan si qualifica direttamente in Champions League. E un ulteriore milione di euro se vince lo scudetto. Nella migliore delle ipotesi, dunque può portare a casa 7 milioni netti. Un target retributivo di assoluto rilievo che evidentemente non è alla portata di tutti. E comunque il Milan non ha voltato le spalle a Pirlo. Vuole solo aspettare per legare il suo rinnovo alla più ampia politica di ridimensionamento del monte stipendi. Pirlo farà altrettanto? L’interrogativo resta, ma è altrettanto esplicita la volontà rossonera di aprire un nuovo ciclo. Anche con Pirlo. Ma non dandolo per scontato.

lunedì 7 febbraio 2011

Allegri: "Sapevo che ci sarebbe stato da lottare"

Anche Massimiliano Allegri non ha avuto dubbi e ha votato Josè Mourinho, risultato poi il vincitore della Panchina d'oro 2009/10. "Merita il riconoscimento perché ha vinto tutto la scorsa stagione" ha spiegato il tecnico, ospite a Coverciano per l'assegnazione dell'ambito premio. Inevitabile, però, un ritorno alla giornata di campionato, al pari di Genova e all'attacco delle rivali. "Sapevo che ci sarebbe stato da lottare fino alla fine per lo scudetto - ha detto Allegri -. L'Inter ha tanta qualità, come Napoli e Roma, ma mi preoccupo del Milan e di recuperare i tanti giocatori infortunati, soprattutto in vista delle prossime settimane in cui torneremo a essere impegnati anche in Champions League". Senza però nascondere le sue ambizioni: "In questo momento siamo in testa al campionato; è normale che mi senta favorito per lo scudetto". "Nel primo tempo abbiamo disputato una grande gara, nel secondo invece siamo calati, ma questa è la strada giusta, speriamo di continuare così". Thiago Silva la pensa come Massimiliano Allegri che, nonostante, l'avanzata delle rivali, non perde il suo ottimismo. In partenza da Malpensa con Robinho e Pato alla volta di Parigi, dove mercoledì sera con il Brasile affronterà in amichevole la Francia, il ragazzo di Rio allontana gli spettri della rimonta e confida di non avere paura dell'Inter. "E' una buona squadra come noi, ma non abbiamo paura di nessuno - sostiene il brasiliano. Ha vinto tutto l'anno scorso e sta tornando a mostrare un grande gioco: tutto questo è bello per il calcio italiano. Insostituibile come difensore centrale e impeccabile come centrocampista, il carioca ribadisce anciora una volta la sua duttilità: "Il mio ruolo preferito? Preferisco giocare, indipendentemente dal ruolo: mi basta far parte degli undici titolari. Ho parlato con Allegri, gli ho riferito che prediligo giocare centrale in difesa, ma se c'è bisogno in mezzo al campo sono a disposizione". Infine un parere su Thiago Motta convocato in Nazionale da Cesare Prandelli. "E' una perdita per la Selecao perché è un gran giocatore dalle qualità mai viste; ma anche fuori dal campo è una bellissima persona e potrà dare tanto all'Italia".

domenica 6 febbraio 2011

Genoa-Milan 1-1

Incalza il fiato alle spalle. E' nitido e forte. Il Milan lo avverte con una certa inquietudine dopo il secondo pareggio consecutivo. Questa volta a Marassi con il Genoa. Non basta Pato su assist di Ibra; Floro Flores agguanta i rossoneri che nella ripresa non riescono più a trovare il guizzo vincente. L'1-1 erode il vantaggio sul Napoli che ora insegue a meno 3 e fa venire l'acquolina in bocca a Inter e Roma. Il riscatto, quello che fa bene alla testa e alla classifica, può partire dalla sfida ai rossoneri. Davide Ballardini conferma dieci undicesimi della formazione, con una variante in attacco: accanto a Floro Flores c'è Destro, preferito a Palacio - ma per poco - ancora lontano dal suo cento per cento. Abbottonata dal centrocampo alla difesa in un tradizionale 4-4-2, la squadra rossoblù confida sulla velocità degli esterni e il pressing sui portatori di palla rossoneri. E poiché il Milan non vuole farsi mancare nulla ecco saltare anche Antonini. Problemi agli adduttori; lo sostituisce Bonera, mentre Oddo va a destra. Ma Massimiliano Allegri, oltre a recuperare Van Bommel squalificato con la Lazio, ritrova Gattuso, che piazza a destra nel rombo di centrocampo, e Seedorf che si accomoda in panchina con Cassano, perché il tecnico alla fine si affida ancora a Pato, nonostante la sconcertante esibizione contro la Lazio. Il Milan, Ballardini docet, lo fermi solo con un pressing feroce. Il Genoa si adegua e aggredisce con convinzione. Alti e aggressivi i rossoblù affondano, ma senza mai colpire al cuore. La squadra di Allegri dal canto suo non riesce a dare brio alla sua manovra, andando a sbattere contro il muro del centrocampo genoano. Di rimessa prova al 9' con Robinho che sbaglia il primo gol della giornata, alzando oltre la traversa. Al 16' Destro lascia per problemi fisici a Palacio che riesce a regalare più spinta al contropiede dei padroni di casa. Il Milan ribatte con grande organizzazione difensiva, ma ci vuole un buon quarto d'ora prima che i rossoneri riescano a trovare il giusto equilibrio in mezzo, grazie anche all'arretramento di Pato e Robinho che vanno a fare pressing. Idea che porta buoni frutti: il Milan riesce a nascondere il pallone, alternando al possesso una serie di azioni spettacolari. Come il gol di Pato al 29', frutto di un'invenzione di Ibra che dal lato destro dell'area piccola supera Dainelli e mette davanti a Eduardo per il Papero, il cui piatto destro è imparabile. Potrebbe anche arrivare il raddoppio se il brasiliano, invece di lanciare a sinistra lo svedese, non decidesse di servire centralmente Robinho fermato in fuorigioco. Yepes e compagni gestiscono con ordine la manovra difensiva, ma al 46' subiscono il gol di Floro Flores, che sfrutta in area un fortunoso rimpallo tra Kucka e Van Bommel: facilissimo infilare alla destra di Abbiati. Con gli stessi volti all'inizio della ripresa, la sfida inzia con la grande uscita di Eduardo sui piedi di Flamini e il salvataggio di Marco Rossi che in scivolata evita a Robinho di centrare la porta. Il Genoa però non si lascia intimorire e risponde per le rime, sfruttando la forza penetrativa di Palacio e Criscito. Il Milan difetta sulla corsia di Flamini, impegnato a raddoppiare e placare le sortite di Mesto. Ibra spesso fa reparto da solo, ma non riesce a scrollarsi di dosso la marcatura a uomo. Così Allegri, consapevole del ritorno del Genoa, chiede a Cassano di dare una scossa alla squadra, preferendolo a Robinho. Il pressing è feroce. Al 25' Pato di testa serve sul palo oppsoto Ibra che si contorce e riesce a ribadire sul primo palo, ma Eduardo devia in angolo con un balzo impeccabile. Ballardini toglie Floro Flores per l'ex Paloschi in uno dei momenti migliori dei rossoblù. Allegri risponde con Emanuelson, confidando in un spinta migliore laddove Flamini non ha brillato. Ma il Genoa ha sette vite; tecnicamente è inferiore ed è con l'orgoglio a mettere sotto il Milan nelle veloci ripartenze dove Kucka esibisce doti inaspettate. Non incidono, invece, Cassano ed Emanuelson, ingabbiati e probabilmente con poca benzina nelle gambe. Servirebbe ben altro carburante per trovare il gol: il Genoa si chiude bene (l'altro ex Kaladze e Dainelli su tutti) e trova anche spazio per il contropiede con il pressing di Paloschi. Inutile l'ultimo tentativo di Cassano che si allunga la palla sul fischio di Mazzoleni. Il Napoli è più vicino.

Allegri: "Pato non è un caso"

Nessun caso-Pato, e l'Inter è un'inseguitrice temibile, ma non la sola, perché l'obiettivo non è frenare la rincorsa nerazzurra ma vincere lo scudetto. Questo in sintesi l'Allegri-pensiero alla vigilia della gara col Genoa. "Il match di Marassi non sarà semplice, serve un Milan sveglio e lucido. Nel mercato di gennaio il Genoa ha cambiato molti giocatori, ma sistema di gioco con Ballardini è lo stesso: ben orgazizzato e con grande intensita, soprattutto in casa. Comunque Sono soddifatto perché siamo in testa con 5 punti di vantaggio sulla seconda. Più che guardare alle altre bisogna affrontare una gara alla volta senza guardare troppo lontano". Contro il Genoa rientrano Gattuso e Van Bommel ("gli ho spiegato il modo di arbitrare in Italia, siccome è intelligente ha capito che deve comportarsi in modo diverso"), la lista dell'infermeria comincia ad accorciarsi. Gli infortuni hanno comunque condizionato il cammino rossonero fin qui: "Nell'ultimo mese non abbiamo mai giocato con lo stesso centrocampo, ma ho molto apprezzato la capacità dei miei di recepire velocemente le cose che chiedevo ed applicarle in campo. Ad esempio a Catania hanno saputo leggere benissimo la partita, e non era per nulla facile". Se questa è la dote della sua squadra che il tecnico ha apprezzato di più, il "minus" sta in qualche punto perso per strada: "Diciamo un paio di punti lasciati in casa". Quanto al resto della formazione, è probabile che scenda sul terreno di gioco sin dall'inizio, Antonio Cassano, a fianco di Ibrahimovic, e, in mediana, il francese Flamini a fianco di Gattuso e Van Bommel. "Direi che fa una bella figura", ha replicato infatti l'allenatore a un cronista che, snocciolando la possibile formazione, ha inserito questi nomi nell'undici titolare. "Martedì se non si fosse infortunato Bonera, Pato non l'avrei tolto: ultimamente spesso una o due sostituzioni sono forzate da infortuni. Lui sta bene, non c'è un caso Pato: è giovane e ha qualità straordinarie. Deve imparare molto, come tutti, ma deve restare sereno perché ha segnato 8 gol in campionato e 2 in coppa Italia, pur giocando poco. Deve acquisire attenzione e concentrazione. Più passerà il tempo più Pato e Ibra si integreranno. Finora hanno giocato poco insieme. e Pato l'anno scorso ha giocato in una posizione diversa. Deve migliorare, lui come tutti. Balotelli? Sono contento di avere Pato e me lo tengo stretto. Sono convito che, come gli altri che finora sono stati fuori per infortunio, sarà un acquisto importante per il Milan". "L'Inter? Non dobbiamo pensare ai nerazzurri. Siamo in testa, abbiamo il nostro destino in mano. L'Inter fa la sua corsa, come altre squadre. L'Inter dovrà fare cose stratosferiche, come la Roma, se vuole arrivare in testa. Nessuno, io per primo, mi ero messo in testa che quest'anno l'Inter non sarebbe stata una concorrente pr il primo posto. Il campionato è lungo e aperto, noi dobbiamo mantenere il nostro equilibrio e non pensare agli altri, evitare di fare calcoli". A Genova il Milan ritroverà un ex la cui uscita di scena non era stata proprio in punta di piedi: Kaladze. Ma Allgeri non ha rimpianti: "Aveva bisogno di giocare con continuità per trovare una forma accettabile. Al Milan non poteva farlo perché Nesta e Thiago Silva erano i titolari. Erano state fatte delle scelte, io con lui era stato chiaro. Sono contento che stia facendo bene. Il suo valore non l'ho mai messo in discussione, del resto uno che resta al Milan 11 anni deve per forza essere un giocatore valido. Ha detto che al Milan gli allentori non contanno? Non credo l'abbia detto, e se lo ha fatto sarà stato un momento di rabbia". L'ultimo accenno è per Pirlo: "E' rientrato in gruppo da 2 giorni, sta discretamente bene, col Parma sarà a disposizione e magari giocherà. Ma non domani perché deve ritrovare la condizione".

martedì 1 febbraio 2011

Milan-Lazio 0-0

Il Milan incespica sulla Lazio e fa allargare il sorriso alle rivali che tra domani e giovedì avranno la possibilità di dare uno scossone al campionato. Ma lo 0-0 finale sta stretto al Milan che fa i conti con almeno sei clamorose palle gol, anche se ai biancocelesti va dato il merito di non perdere mai la testa e mantenere la giusta concentrazione per condurre in porto un prezioso pareggio. Il più sfortunato della partita è stato comunque Legrottaglie che ha esordito nella ripresa, al posto dell'infortunato Bonera, ed è uscito in barella dopo 39' per una brutta botta alla testa procuratagli da uno scontro con Kozak. Ma il mezzo passo falso del Milan contro una diretta rivale sottolinea, eccezion fatta per la vittoria nel derby, l'incapacità dei rossoneri tra le proprie mura di fare la differenza, come accaduto con Juventus e Roma. Catania è un bel ricordo. Per Massimiliano Allegri ciò che conta è il divenire. A cominciare dalla Lazio. Partita da vincere, dice, perché poi per conquistare il campionato basteranno altri 10 successi. Ormai votata al sacrificio, la squadra rossonera dalla difesa a centrocampo vive di improvvisazioni. Riecco Thiago Silva in mezzo alla linea mediana, che in un periodo di vacche magre rappresenta un miracolo calcistico. Il brasiliano gioca tra il rientrante Flamini e Emanuelson, mentre davanti a Robinho, Ibra ritrova Pato.

Non sta meglio la Lazio. Edy Reja però non specula, e nonostante i numerosi forfait propone un 4-3-1-2 molto offensivo con Hernanes alle spalle di Kozak e Sculli. Atteggiamento subito confermato da Ledesma che esplode il destro dal limite; Abbiati si fa trovare pronto nonostante la finta di Bonera. La risposta arriva subito con un bel triangolo fra Robinho e Ibra con cross in area, dove però non ci sono compagni. Appare comunque evidente il desiderio di giocarsela al pari del Milan, perché la Lazio fa pressing, anche se negli ultimi venti metri va in confusione. I rossoneri rispondono sull'asse Thiago Silva-Emanuelson, l'unico in grado di aprire varchi, in attesa del risveglio di Pato che se fa una cosa giusta, ne sbaglia altre cinque. Come al 20', quando pasticcia su un grande recupero di Thiago sempre pronto a far ripartire la squadra. Al 21' Flamini si ritrova al limite la palla gol fra i piedi; il sinistro del francese è sbilenco e con la porta spalancata tira alto. Al 27' Ibra va a colpo sicuro di testa, ma la palla carambola su Biava e poi in angolo. Evidente che sia il Milan a incidere di più, anche se i rossoneri evidenziano problemi di mira. Occasioni come quella capitata al 36' a Emanuelson in mezzo all'area, su bel tocco di Ibra, con palla altra sopra la traversa, grida ancora vendetta. L'olandese resta comunque una gradevole sorpresa. E' lui, con Flamini, a lavorare sui fianchi la Lazio, che arretra di parecchi metri e punta a cogliere l'attimo. Reja chiede più sovrapposizioni agli esterni, sorvegliati a vista dalla difesa rossonera, dove Yepes fa la differenza. Ma la cronaca scarna del primo tempo disegna perfettamente la mediocrità di una sfida senza passione in cui a tratti incide la stanchezza e che fa pari e patta fra i trequartisti, perché sia Robinho sia Hernanes vagano senza una meta precisa. La ripresa scatta con Legrottaglie al posto di Bonera, alle prese con un leggero infortunio, e un Milan più veloce e avvolgente. La spinta dei rossoneri sembra avere la meglio, ma la Lazio resiste stoicamente. Al 6' è la sfortuna, o meglio una combinazione di casi a dire di no a Ibra, il cui potente destro sbatte sul palo alla destra di Muslera e carambola sull'altro. Al 7' è Flamini a non imprimere potenza a un facila diagonale. Il trittico delle incredibili occasioni culmina all'8' quando Ibra spadroneggia in area e conclude a fil di palo. Superata la crisi, la Lazio rallenta il ritmo, con il preciso scopo di infilare il Milan in contropiede. Al 18' Allegri decide di richiamare lo spento, abulico, indisponente Pato, per cercare la giocata vincente con Cassano. E' il barese al 25' a lancia Ibra che vede a destra Robinho: il tiro del brasiliano supera Muslera, ma non Biava che salva sulla linea. Il tiro al bersaglio non ha fine. La Lazio, con le forze fresche di Bresciano e Mauri (fuori Gonzalez e Sculli) argina il pressing dei rossoneri che al 39', sacrificano l'ennesimo giocatore: proprio Legrottaglie, che lascia a Sokratis dopo uno scontro con Kozak. Ibra, Emanuelson ci provano ancora, ma non è proprio serata: a conti fatti San Siro si conferma bestia nera. Per la Lazio terra di conquista.

Merkel: "Basta spaghetti!"

Non è certo come ai tempi di Müller, Rummenigge, Briegel, Matthäus, Klinsmann, Breheme, Völler, senza dimenticare Hässler, Möller, Kohler e Bierhoff, quando i tedeschi che giocavano in Italia erano più popolari, anche in patria, dei loro colleghi di Bundesliga. Ma da qualche tempo gli appassionati di calcio in Germania hanno scoperto che un giovanissimo giocatore tedesco è tornato a farsi apprezzare in serie A. Fino a ieri sconosciuto ai più, anche se con un cognome famoso: Merkel. Quello della cancelliera Angela. Lui, il calciatore, si chiama Alexander, ha 18 anni e da qualche settimana scende regolarmente in campo con il grande Milan, o meglio, l’AC Mailand, come in Germania chiamano il club rossonero. “Merkel, chi è costui?”, si sono forse chiesti i lettori del Berliner Zeitung, quotidiano della capitale, che lo ha intervistato nell’edizione odierna, ricordando del suo recente passato in Germania che Alexander prima di sbarcare al Milan nel 2008 apparteneva alle giovanili dello Stoccarda. Merkel appare entusiasta di come sta andando la sua avventura italiana. Un po’meno del vitto di Milanello. Almeno quello che il cuoco prepara prima delle partite: “Sempre spaghetti al pomodoro, non li posso quasi più vedere!”. Per un tedesco, davvero strano… Ma i pranzi, nel centro sportivo rossonero, sono anche un momento di grande orgoglio per il giovane calciatore. “Il mio posto al tavolo è accanto a Kevin-Prince Boateng. Con noi siedono anche Seedorf, Cassano, Flamini e Roma, il portiere”. Come è stato accolto da cotanti campioni? Come viene considerato? “Ogni tanto dico qualcosa. Io ho solo 18 anni, ma a tavola le distanze sfumano. Naturalmente li sto ad ascoltare con le orecchie ben aperte, quando questi giocatori parlano di calcio. Si può sempre imparare qualcosa da gente come loro”.

Tra i grandi del Milan, ha un rapporto speciale con Clarence Seedorf: “Parla con me dei miei errori, ma mi elogia anche. Per esempio mi dice che devo tirare più spesso a rete e non avere paura”. Quanto al suo inserimento in Italia ed al suo futuro con il Milan premette: “Troppi media esagerano parlando di me. Dicono: ce l’ha fatta. No, io ancora non ho raggiunto proprio niente”. D’altra parte la serie A non è facile, sottolinea, soprattutto per un giovane calciatore: “Qui non c’è un’onda giovanile come in Bundesliga. Ma il campionato è molto più difficile, per questo ci sono pochi giovani giocatori ed al loro posto molte star esperte. Ma io sono un esempio contrario. E proprio al Milan”. Naturalmente, non poteva mancare una domanda su Berlusconi, se l’ha conosciuto: “L’ho incontrato due volte. Una volta mi ha dato una pacca sulla spalla e mi ha chiesto come mi trovavo al Milan”. Un po’malizioso, l’intervistatore gli chiede anche se gli scandali del presidente siano anche un argomento negli spogliatoi. Diplomatica la risposta: “Tra i giocatori più anziani sì. Io non mi interesso di politica”.

Galliani: "Juve e Inter regine del mercato"

"Inter e Juve sono state le regine del mercato, dal podio escludo il Milan perché non mi piace dare i voti a me stesso". Con queste parole l'a.d. del Milan Adriano Galliani al suo ingresso presso l'Assemblea di Lega di serie A riunita oggi a Milano, ha fatto l'esame del mercato delle principali concorrenti della squadra di Allegri. "Raiola? Gestisce ottimi giocatori, a prezzi ragionevoli. Noi ne abbiamo approfittato. Adesso per un po' non chiedetemi più di parlare di calciomercato, tra qualche mese ci concentreremo sui rinnovi contrattuali", ha aggiunto il dirigente rossonero. Sul suo Milan preferisce non dare giudizi: "Non posso dare voto a me stesso per il mercato". Però Galliani sottolinea che, tra la concorrenza, "l'Inter è la squadra che si è rafforzata di più, seguita dalla Juventus e poi dalle altre. Ma non ho paura di nessuno". L'arrivo di Legrottaglie dalla Juventus si spiega "con l'infortunio di Ambrosini - ha detto Galliani -: ho capito che bisognava portare avanti Thiago Silva e per farlo occorreva un difensore centrale. Così ho pensato a Legrottaglie. Su Thiago centrocampista è stato bravo Allegri, lui è un giocatore straordinario, ha piedi buonissimi. Pato? Anche lui è un campione, non c'è bisogno né del bastone né della carota". Galliani ha poi evitato di fare commenti sugli arbitri: "Tagliavento è stato fiscale con Van Bommel? Cerco di stare zitto, provo a fare un fioretto, non parlo di arbitri". In Inghilterra il mercato ha visto il Chelsea assoluto protagonista, ma per Galliani "tutti parlano di fair play finanziario ma poi spendono come pazzi". Il Chelsea "si è rafforzato in maniera straordinaria - ha sottolineato il dirigente - hanno speso ottanta milioni di euro, non so dove finirà il fair play finanziario". Il dirigente rossonero ha poi sottolineato che gli infortuni "sono un problema. Abbiamo undici infortunati e uno squalificato. Nel football americano sanno che hanno sempre dieci infortunati e quindi hanno tre giocatori per ogni ruolo. Si giocava spesso anche prima, solo che ora sta cambiando il gioco, che è più fisico. Oggi su ogni pallone ci sono più contrasti".