domenica 31 gennaio 2010

Milan-Livorno 1-1

Come nella gara di andata, stessi punti, stesso percorso. Reduce dal doloroso k.o. nel derby, il Milan deve accontentarsi ancora una volta di un punto contro il Livorno. La differenza la fa la nuova mentalità degli amaranto che hanno imparato a memoria la lezione di Serse Cosmi. Insomma, un passo falso pesante nell'ipotetica rincorsa all'Inter, tra l'altro bloccata dalla neve a Parma. Riaffiorano antichi problemi, come la fatica nel finalizzare. Ma anche i soliti vuoti difensivi che impongono allo staff sanitario un veloce recupero di Alessandro Nesta. Il punticino inoltre permette alla Roma di agganciare un incredibile secondo posto; nuovo ostacolo per i rossoneri al termine di una tragica settimana. Eppure Leonardo alla rimonta ci credeva. Soprattutto perché fino alla vigilia del derby consigliava un profilo basso e di attesa. Intanto è costretto a mischiare un po' le carte, anche se deve fare i conti con due nuovi infortuni. Dida si blocca negli spogliatoi per il mal di schiena: porta aperte ad Abbiati. Pirlo è affaticato; doppia mossa: Flamini al fianco di Ambrosini e Gattuso in panchina. Infine il ritorno di Seedorf, mentre Antonini vince il ballottaggio con Zambrotta. Cosmi, dopo una settimana di clamori, ripropone il granitico 3-5-2 con Pieri, suo antico pallino, preferito a Moro, e Bellucci invece di Tavano. Il centrocampista centrale del Livorno è Bergvold; sostituisce lo squalificato Mozart. Il danese non è il brasiliano, ma garantisce compattezza al reparto. I cinque centrocampisti in linea pronti a dare manforte alla difesa, impediscono al Milan di trattare la palla come sa. Servono numeri e invenzioni, perché il possesso palla non è sufficiente. I rossoneri tra l'altro faticano anche a sviluppare gioco sulle fasce, dove gli amaranto non si fanno mai trovare in inferiorità numerica. I toscani chiudono bene davanti a Benussi e di tanto in tanto ripartono con logiche giocate, tutte rivolte a Lucarelli e Bellucci. Ben curate anche le marcature: a uomo e, all'occorrenza, con raddoppi mirati. Ronaldinho è ingabbiato, ma la sua intelligenza tattica e l'istinto proverbiale gli fanno fare cose impensabili. Come il palo clamoroso colpito dal limite al 36', ma anche la sua imprevedibile capacità di farsi trovare dove non te lo aspetti. Il suo movimento al 44' è infatti decisivo; palla a destra per Beckham, tocco morbido del londinese, respinta corta di Benussi sui piedi di Ambrosini che non perdona. Il portiere protesta per un contatto con Seedorf, ma Trefoloni giustamente non vuole sentire storie. Un Milan sonnecchioso, ma comunque incisivo, che sente forse della macanza di Pirlo; di illuminazioni, insomma, anche se ci pensa Dinho a dare movimento alla manovra. La ripresa inizia con Huntelaar al posto di Borriello, non al meglio dopo uno scontro fortuito con Raimondi. L'olandese parte con il vento in poppa. Sempre in posizione e pericoloso. Bello il rasoterra al 3', interessante il colpo al volo una manciata di secondi dopo. Ma ciò che conta è metterla dentro. Il vecchio marpione Lucarelli lo sa bene. E non è un caso che all'8' si faccia trovare sulla traiettoria del tiro dei Bellucci dal limite: la correzione è sufficiente per battere Abbiati. Il gol dà coraggio alla truppa di Cosmi, aiutata da alcuni blackout difensivi del Milan. Gli amaranto puntano sulla fascia destra dove Filippini sembra Garrincha e dove i rossoneri mostrano qualche limite. Il Milan ha però un sussulto di orgoglio e carica il Livorno. Manovra avvolgente e difesa toscana sotto pressione. La differenza la fanno Rivas e Knezevic. Al 21' Benussi, quando compie un miracolo sul colpo di testa di Ambrosini. Cosmi cambia: dentro Marchini e Tavano, fuori Pulzetti e Tavano. Leonardo replica con Inzaghi per Flamini. Squadra sbilanciata; attaccanti che spuntano ovunque. Il Livorno si difende a fatica, eppure non rinuncia al contropiede. I rossoneri assediano, ma gli amaranto tengono. Complice la manovra molto fumosa del Milan che colleziona cross e niente di più. Alla fine il pareggio è ineccepibile. Per Cosmi la soddisfazione è da vendere.

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