mercoledì 18 febbraio 2009

Werder Brema-Milan 1-1

Il Milan graffia il gelo di Brema con la sua firma con un gol d'autore. Ma Filippo Inzaghi, che mette in saccoccia la pesantissima rete numero 66 in Europa, deve fare i conti con Diego, l'uomo in più del Werder che segna nel finale e tiene in piedi le speranze di qualificazione dei tedeschi. Partita in cui i rossoneri soffrono nella ripresa, che potrebbero chiudere ancora con Inzaghi, ma che nel finale subiscono il furioso arrembaggio dei tedeschi.
Dirottare David Beckham in panchina è una buona idea. Il problema alla coscia destra c'è ancora e rischiare il centrocampista sarebbe assurdo. Carlo Ancelotti lo sostituisce con Flamini, lanciando dal 1' Ambrosini. C'è invece Ronaldinho; il tallone fa meno male e con Seedorf è la fonte di ispirazione di Inzaghi. Per il bomber è la notte ideale per ingrossare il suo carniere fermo a 65 gol europei. Deve invece rinunciare alla partita Pato, fermato da un dolore a un flessore. Sul fronte opposto cerca gloria una vittima della Champions League, squadra di mezza Bundesliga, ma con un Diego che fa gola a molti.
Insomma, una partita apparentemente alla portata dei rossoneri, ma il Milan è in affanno già sul fischio d'inizio. Il Werder, complici alcuni errori pazzeschi della difesa rossonera, in tre minuti raccoglie altrettante occasioni. La più incredibile con Tziolis, allorché, solo davanti a Dida, tira debolmente. I rossoneri riescono risvegliarsi dal torpore una decina di minuti dopo. La squadra di Ancelotti fa valere lae sue qualità mnel possesso palla e avanzando di quei dieci metri, frena il pressing fastidiso dei fumosi tedeschi.
Il gioco della formazione di Schaff è prevedibile e vive esclusivamente sulle intuizioni di Diego che fa il mattatore quando il Werder amministra la palla, senza rinunciare mai a sacrificarsi. Il Milan vince la gara sulle fasce dove Zambrotta e Flamini trovano ampi spazi. Il punto di riferimento è sempre Inzaghi, fermato spesso in fuorigioco, ma segnale eloquente delle sue capacità offensive. I tedeschi fanno valere la loro potenza fisica, ma senza mai dare l'impressione di creare pericoli. A tremare è il solo Senderos, che quando viene puntato mette in apprensione tutto il reparto. Il primo squillo rossonero è di Flamini: un potente tiro deviato in angolo da Wiese. Ed è proprio il francese, al 36', a trovare Inzaghi, abile a ribadire in rete il rimpallo di Mertsacker.
Come all'inizio del primo tempo, il Milan soffre maledettamente nella ripresa. Il Werder attacca a testa bassa e si avvicina al gol con Diego e Almeida, ma quando i rossoneri alzano il baricentro, i tedeschi mollano la presa rischiando il crollo. Accade al 14' con Inzaghi e subito dopo con Flamini. Straordinatrio comunque SuperPippo, pronto a immolarsi su ogni palla in assenza di un attaccante puro, capace di puntare l'uomo come Pato o Kakà, Ma Inzaghi sa essere fenomenale, come al 20' quando imbeccato da Seedorf, scatta e va a colpire la traversa. Il raddoppio servirebbe come l'oro, perché il Werder sfiora il pari in due occasioni. La furia del Werder è a fase alternata, ma al 39' regala ai padroni di casa il pareggio. Lo firma Diego (e chi altro?) con un sinistro angolato su cui Dida non può nulla. E nel recupero è il palo a salvare il Milan; ancora di più la dabbenaggine di Pizarro che sulla respinta manca il più clamoroso dei gol. Finisce 1-1; giovedì prossimo la gara di ritorno: sarà battaglia.

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