sabato 18 settembre 2010

Milan-Catania 1-1

Quattro punti su 9; una miseria. Dopo i fulmini contro il Lecce e il flop di Cesena, il Milan deve rincorrere il Catania e accontentarsi di un pareggio che descrive perfettamente lo stato attuale dei rossoneri. Suonati come un pugile fino allo scadere del primo tempo, quando Inzaghi annulla il gol di Capuano, i rossoneri fanno la partita nella ripresa, senza la lucidità necessaria per colpire al cuore gli ospiti. Dinho, l'ispiratore, e Boateng, diga del centrocampo, fanno la differenza, ma onore al Catania che con grande organizzazione porta a casa un punto d'oro. Schierare Inzaghi è nella norma. Allegri lo ha sempre detto e con Robinho in tribuna e Pato infortunato, diventa la logica e valida alternativa, ricambiata con gol d'autore. E poiché Superpippo ha bisogno di vivere sul filo del rasoio, lo piazza in mezzo al tridente, dove Ronaldinho gioca a sinistra e Ibra a destra. In difesa Thiago Silva riprende il suo posto, mentre Bonera si sposta a destra. A centrocampo, ecco l'altra novità, Boateng viene preferito a Gattuso. Quella del ghanese è una scelta che regala equilibrio e forza, anche perché di fronte c'è una squadra ostica come il Catania. Giampaolo l'ha studiata tutta la settimana questa sfida. Nei suoi intenti ci sono due regole da seguire: pressing a centrocampo e velocità nelle ripartenze. Mica l'acqua calda. Ma sono le armi migliori per fermare i rossoneri. Antidoti che puntualmente funzionano.

La conferma è immediata. Se non fosse per quel gol pazzesco gettato al vento da Inzaghi al 14' - un piattone indecente solo davanti ad Andujar su passaggio di Ibra - potremmo definire il primo tempo una sinfonia dei ragazzi di Giampaolo che sanno giocare a pallone e non hanno alcun timore dell'avversario. Il problema è sempre lo stesso: il contropiede o, chiamiamola anche, mancanza di equilibrio. Se il Catania passa al 27', non lo deve al gesto di Capuano che trasforma con un sinistro dai 35 metri, bensì dalla consistenza del suo gioco che prevede una costruzione elementare, ma con i muscoli e le ali ai piedi. E il Milan puntualmente ci casca. E' accaduto a Cesena; poteva accadere con l'Auxerre. I siciliani sfiorano la rete anche con Ricchiuti e Izco, masgistralmente diretti da Mascara e dal ritrovato Maxi Lopez. Insomma, un sontuoso Catania che fa a fettine il Mlan, che solo nel finale del primo tempo combina qualcosa di buono, ritagliandosi qualche spazio nella difesa monumentale del Catania. Boateng lotta come un leone ed è l'unico che è in grado di saltare l'uomo. Sua la spinta maggiore; quasi una sirena che scuote i rossoneri. A salite in cattedra è ancora una volta Ronaldinho. Il brasiliano corre, si danna e trova al 45' l'assist perfetto per quel falco di nome Inzaghi che al secondo tentativo la mette dentro. Il passaggio è al limite dell'area piccola; il piatto sul filo del solito fuorigioco: zona Superpippo. Un gol salutare che permette al Milan di scattare nella ripresa a testa bassa e mancare subito il gol. Dopo 34 secondi Seedorf sfiora il 2-1 sul mirabile colpo di tacco di Ibrahimovic. Ma è il gioco dei rossoneri a decollare: pressing, tecnica, gioco di prima e sacrificio; tutti pronti a difendere quando il Catania si libera dalla morsa. Mica facile però mantenere lo stesso ritmo contro un avversario che approfitta della minima sbavatura. Allegri ordina ai suoi di svariare molto in fase offensiva, potendo contare su Boateng che chiude gli spazi e fa ripartitre l'azione. Il Catania rallenta e attende per non rischiare; il Milan non frena perdendo però molta energia. Gli input arrivano dallo strapotere tecnico di Ronaldinho che sforma palle una dopo l'altra. Giampaolo, annusando il pericolo, inserisce forze fresche: Ledesma per Ricchiuti e Delvecchio per Carboni. Mosse audaci, in realtà, perché conferiscono un volto più offensivo al Catania. Ma conviene far girare la palla e rallentare il ritmo. Il Milan gioca sulle fasce, ma non trova il guizzo. Al 40' Allegri gioca l'ultima mossa: Oduamadi al posto dello sfinito Inzaghi: troppo poco per gabbare il Catania che torna a casa con una mezza vittoria. AI rossoneri non resta che meditare. Per Allegri la strada è quella giusta, ma di certo sarà lunga e tortuosa.

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