giovedì 6 novembre 2008

Milan-Braga 1-0

A Ronaldinho proprio non va giù l'idea di andarsene a dormire a bocca asciutta dopo tanto ben di Dio. Così, dopo una partita di rara bruttezza, il brasiliano, inserito al 19' della ripresa, al 93' inventa qualcosa di straordinario: un portentoso bolide che il portiere dello Sporting Braga, Eduardo, neanche vede. Il Milan incassa così, inaspettatamente, tre punti che lo catapultano al primo posto del suo girone. In solitario come in campionato. Nel turn over Carlo Ancelotti aveva giocato di fantasia: 4-3-3 con Pato, Shevchenko e Inzaghi nel tridente. Schema molto offensivo, ma squilibrato, con un centrocampo composto da Gattuso, Emerson e Flamini. Nelle intenzioni c'era l'idea di divorare i portoghesi, rivelatisi in realtà ben organizzati. Lo Sporting Braga si è affidato al granitico 4-4-2; filosofia spicciola: contenere il Milan e sfruttare il contropiede. Compito eseguito alla perfezione. Fino al gol di Dinho.
Tre punte, si diceva. Tutti presenti. I tre attaccanti nei primi sette minuti di gioco furoreggiano nella trequarti portoghese, sfiorando il gol. Spettacolare Inzaghi, il cui diagonale sfiora il palo opposto; potente Sheva che sfiora il sette con una bordata di destro, elegante Pato che obbliga Eduardo alla grande parata. Si direbbe: c'è poco Sporting. In realtà la squadra da Jorge Jesus è veloce nella ripartenza e punta il settore destro della difesa rossonera, presidiato da Antonini e Philippe Senderos, la cui esistenza è ora provata. Lo svizzero cicca subito non intuendo un passaggio filtrante di Peixoto per Meyong che scarica sull'esterno della rete. E' il 6'; tre minuti prima del bolide di Peixoto che inganna l'elvetico, ma sbaglia mira. Ci può stare. Ma quando la manovra offensiva dello Sporting diventa insistente, allora realizzi che qualcosa dalla cintola in giù non funziona. Luis Aguiar a sinistra e Vandinho a destra sono una furia e puntualmente saltano il centrocampo milanista, pronti a puntare verso Dida. Terrificante è la capacità della retroguardia rossonera di trovarsi in braghe di tela quando a gestire la palla è Peixoto, una vera furia. Quella che al 29' gli permette di trovarsi a tu per tu con Dida che con l'istinto di un tempo devia in angolo.
Un vero miracolo che comunque sottolinea la fragilità della difesa di Ancelotti. Ma è serata di turnover. Inutile stare a disquisire sulla mancanza di Kakà e Seedorf. Di Pirlo. Sulla loro capacità di scatenare l'azione offensiva del Milan, nonostante la caparbietà di Gattuso che come sempre di fa in quattro. Così le punte devono ingegnarsi. Pato sembra in serata buona; gestisce bene la palla, ma sbaglia mira. Sheva ci prova al 32' conquistando la sfera nella trequarti portoghese, ma alzando un po' troppo la mira. Alla caccia al gol del Milan corrisponde la disinvoltura dello Sporting, capace di esibire qualità tecniche impensabili. Bella, bellissima l'azione di Renteria al 39', abile a servire Meyong che si catapulta verso Dida in scivolata, mancando il contatto con la palla. San Siro si ribella e il Milan si scuote, ma la schiacciata di testa di Inzaghi, è il 40', supera di poco la traversa.
Dopo il riposo Ancelotti mantiene la stessa formazione; Jesus invece cambia Meyong con Paulo Cesar. Il senso della gara però non cambia. Il Milan attacca, ma con insostenibile monotonia; pari alla testardaggine di Sheva che ci prova solo dalla distanza. Se vuoi i tre punti devi cambiare registro. Testata così l'evidente mediocrità arrivano finalmente i cambi: Pato con Ronaldinho al 19' e Emerson con Seedorf al 23'. Proprio l'olandese, al 32', resosi conto dell'incapacità dei rossoneri di regalare un'emozione, esibisce tutta la sua classe e dopo un ubriacante slalom, solo una deviazione in angolo gli proibisce di concludere a rete. In realtà la rete prova a segnarla lo Sporting, sfruttando i blackout difensivi del Milan, come accade a Renteria al 38'. Il punto è lì a portata di mano, ma al 93' genio e fortuna accompagnano Ronaldinho. E' il destino dei più forti.

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