domenica 16 novembre 2008

Milan-Chievo 1-0

"Non c'è scritto da nessuna parte che il Siena non debba poter fare risultato a Milano. Mi dispiace perdere così", disse Marco Giampaolo dopo la sconfitta a San Siro con il Milan. Lecito aspettarsi identica considerazione da parte di Mimmo Di Carlo. Involuto? Si può dire. Anche se alla fine al Milan i tre punti servono per mantenersi a una lunghezza dall'Inter. Il Milan avanza, ma per sbarazzarsi del Chievo deve aggrapparsi a un rigore dubbio. O generoso. Si può dire? Sicuramente non trova risposta l'incapacità dei rossoneri di imporre gioco e personalità, dopo avere traballato nel suo regno contro i gialloblù.
Incerottato a dismisura (un motivo ci sarà), il Milan deve rinunciare, oltre a Pirlo, Ambrosini e Maldini, anche agli infortunati dell'ultima ora Borriello, Antonini e Zambrotta. Scontato quindi l'impiego di Favalli come centrale al fianco di Kaladze, con Bonera a destra, mentre Flamini è la tessera a sinistra del centrocampo. Per il ruolo di punta tocca invece a Inzaghi, preferito da Ancelotti a Pato. Mimmo Di Carlo propone invece una sola variante: Luciano per Esposito, azzeccando il cambio.
Il tornante destro è una spina nel fianco, la costante del gioco veronese che sa comunque svariare e preoccupare il Milan. Il brasiliano, che quando vuole sembra l'Eriberto dei giorni migliori, fa respirare la squadra, mette ansia ai rossoneri, crea gioco. Quella di casa invece fatica a trovare un filo conduttore e solo su rigore riesce a trovare il vantaggio. Accade al 14' quando Bentivoglio commette fallo su Kakà. Resta da capire se prima o dopo il limite. Rigore? Sì, rigore. Un po' eccessivo. Ma così decide De Marco, applaudito dal quarto uomo Rosetti. Proteste inutili. Kakà batte e sfonda la porta del Chievo.
La rete sembra rianimare il Milan, fino ad allora molto macchinoso. Ma i veronesi con carattere e sacrificio non si disuniscono e ribattono colpo su colpo agli accademici tentativi rossoneri. La squadra di Di Carlo mantiene un assetto alto, complicando la manovra rossonera. Il Milan soffre la velocità dei gialloblù, soprattutto l'intesa in attacco tra Langella e Pellissier, molto più convincenti dei talentuosi rossoneri, puntualmente raddoppiati, e anche facili all'errore. Per fortuna che c'è Favalli: davvero un professore, come dice Galliani; sempre al posto giusto al momento giusto. Pronto a rimediare alle ingenuità difensive dei compagni di reparto tra l'altro sul possesso di palla.
Inizia la ripresa, ma il copione non cambia. E' un film già visto e non hanno torto i tifosi a fischiare davanti all'ennesima replica. Al 4' Ronaldinho prova a scuotere l'ambiente con un destro tagliente, ma Sorrentino si supera e devia. Un lampo nel deserto del Milan che continua a subire. Al 14', addirittura, Abbiati deve fare il miracolo per deviare in angolo una sventola di Bentivoglio dai trenta metri. Che brutto Milan, vittima di un assedio sconcertante. Ancelotti cerca il guizzo e chiede a Pato il colpo di genio rinunciando a Inzaghi.
Minuto venti, linea di confine. L'ingresso del brasiliano regala consistenza al gioco dei rossoneri, anche se il Chievo, che si avvale anche di Esposito, Iunco e Italiano (fuori Langella. Pinzi e Marcolini) non molla. Il Milan cerca con più inisistenza la porta di Sorrentino ma manca il guizzo vincente. Manca il miglior Kakà; soprattutto il cinismo davanti a Sorrentino. Ronaldinho le magie le regala. Dialoga con Pato che trova sulla sua strada il bravo portiere del Chievo che poi compie il miracolo due volte su Jankulovski. Troppo poco per giustificare una stentata vittoria.

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