sabato 11 aprile 2009

Chievo-Milan 0-1

Soffre, lotta e alla fine raccoglie il massimo. Il Milan espugna il Bentegodi grazie a un gol di Seedorf nella ripresa su assist di Inzaghi, che quando non segna si rende utile alla causa. Partita difficile contro un Chievo sempre pericoloso, che cala il ritmo solo nel finale. Clamorosa la traversa colpita da Pinzi nel primo tempo, poco prima dell'espulsione di Carlo Ancelotti per proteste; la prima volta da quando allena il Milan. Tre punti d'oro in funzione Champions, per mantenere inalterate le distanze dalla Fiorentina, in attesa della sfida tra Genoa e Juve. Per il Chievo uno stop prevedibile, anche se il gioco conferma che la salvezza è a portata di mano.
Il Chievo di Mimmo Di Carlo impone riflessioni. Soprattuto sulle fasce. In campionato il ruolino impeccabile di marcia lo ha costruito sui corridoi laterali. Luciano e Marcolini sono pendolini che riforniscono le punte con precisione spesso letale. Così Carlo Ancelotti, che era partito con propositi di 4-3-1-2, mischia le carte dalla cintura in su e propone un 4-2-3-1. Vale a dire Beckham in panchina, Pirlo e Ambrosini davanti alla difesa e una linea di trequartisti composta da Kakà, Seedorf e Pato alle spalle di Inzaghi.
Le trame dei gialloblù sono ormai famose. Velocità e pressing sono le sue armi migliori, anche se la difesa fa un figurone, limitando i danni, con la regia di Yepes e Morero. E' il solito Chievo offensivo che fa venire il fiatone al Milan già dopo pochi secondi sul diagonale di Pellissier che gabba come un pollo Senderos. I rossoneri non brillano. Mancano lucidità e fantasia. E', insomma, il solito retorico Milan, lento e ripetitivo, che cerca Inzaghi bersagliato dalla doppia marcatura. Kakà è intermittente. Quando si distende in attacco con le sue ampie falcate dà l'impressione di regalare magie per poi incepparsi negli ultimi venti metri. Pato è il solito noto; colui che semina il panico quando ingrana la quarta, ostinandosi però a cercare la soluzione personale.
Il Milan riesce a placare per una buona decina di minuti i veronesi, ma senza mai rendersi pericoloso. Micidiale, semmai, è il contropiede del Chievo che al 33' sfiora il vantaggio con una clamorosa traversa colpita da Pinzi. Un segnale forte che obbliga il Milan a spingere alzando il ritmo. Kakà allunga il passo e penetra in area e in un contrasto con Yepes cade a terra. Ancelotti protesta. Ma il tecnico perde la pazienza al 37' quando critica la decisione di Saccani di far battere una punizione al limite per i rossoneri lontano dal punto del fallo. Saccani non ci sta e invita l'allenatore a lasciare il campo.
Giocare contro il Chievo non è facile. Il Milan lo sapeva. Così Ancelotti telecomanda i suoi: più velocità e palla a terra; rimandando i cambi. Il primo infatti lo fa Di Carlo: fuori Luciano per Colucci. Chievo quindi più coperto, perché il Milan è avanzato di metri e ha velocizzato il suo gioco. Kakà e Pato fanno più paura e scoprono che il lato debole dei gialloblù è la fascia sinistra. E' da lì che nasce all'8' il gol di Seedorf. Il lancio di Jankulovski finisce a Inzaghi che se non segna si dà all'assist: quello per Seedorf che infila con un violento rasoterra. Inzaghi lascia a Flamini, perché c'è da fare diga sulla reazione del Chievo: immediata e pericolosa. Con tanto di gol su punizione, ma annullato da Saccani. Entra Langella per Marcolini, mentre Ronaldinho rileva lo spento Kakà.
L'assedio del Chievo è da Fort Apache. Batti e ribatti e sacrificio totale. Dida compreso che al 34' si ricorda come si fa compiendo un miracolo con i piedi sul tocco ravvicinato di Colucci. Di Carlo aggiunge passione in attacco con Esposito (fuori Mantovani), il Milan cambia Pato con Shevchenko. Il Chievo ci mette il cuore, i rossoneri mettono pezze in difesa e concludono palla al piede.

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