martedì 6 luglio 2010

Leo: "Allenare il Brasile sarebbe un sogno"

"Io non cerco un posto di lavoro, cerco un sogno". E questo sogno si chiama Brasile. Rompe gli indugi Leonardo, il tecnico che per primo, assieme a Felipe Scolari, è stato invocato dalla stampa per il dopo-Dunga dopo il fallimento della spedizione brasiliana al Mondiale. L'ex allenatore del Milan ha prima difeso Julio Cesar e compagni ("è stato una squadra molto competitiva, quadrata che poteva vincere") e poi, a proposito del futuro: "Ho deciso di essere disponibile a tutto. Se dovessi scegliere la mia strada, forse non sarebbe il momento. E’ da 20 anni che sono fuori dal Brasile. Ma quello che ho vissuto e che ho imparato non può diventare un problema. Io ho deciso di mettermi a disposizione". Ospite di Sky Mondiale, Leonardo ha spiegato chiaramente cosa servirebbe al Brasile: "Ci sono davanti degli anni molto importanti perché nel 2014 il mio Paese ospiterà la fase finale di un Mondiale dopo 64 anni. C’è da costruire un movimento e tante altre cose, forse ci sono da ricucire anche certi concetti e certi valori, per riorganizzare un evento che tutti aspettano con grande allegria. Ci vogliono tante persone e stare attenti a ogni dettaglio. Bisogna dare alle persone dei compiti precisi e pensare a un ruolo per ogni cosa. Il Brasile ha bisogno di tante cose perché per organizzare un Mondiale e costruire una squadra che giochi con uno stile brasiliano che piaccia a tutti, ci sono una serie di cose su cui bisogna ragionare". Leonardo non dimentica d'aver trascorso una stagione alla guida di tre ottimi giocatori brasiliani, esclusi dal Mondiale: "Io sono un po’ di parte. Con loro (Ronaldinho, Pato, Thiago Silva ndr) ho un rapporto diretto. Nell’ultimo anno mi sono stati molto vicini, non perché sono brasiliani ma perché sono giocatori importanti. Quello di Ronaldinho è stato un riscatto personale, ancora prima che del giocatore. Credo che la cosa bella sia stato vederlo tornare a certi livelli, anche perché nella sua vita doveva riorganizzare alcune cose". Parole che suonano come un'apertura, nel caso divenisse c.t. L'ex tecnico del Milan ha poi concluso ripensando all'esperienza in Italia. C'è chi sosteneva che Moratti lo avesse chiamato per il dopo-Mourinho: "No, non mi ha chiamato. Ho un grande rapporto con lui, ho una grande ammirazione perché ha preso un’eredità difficile perché far vincere l’Inter con questa etichetta addosso non era facile. Certo, non riuscirei a lavorare in un’altra squadra d’Italia che non sia il Milan. L’Inter è riuscita a mantenersi perché ha fatto degli investimenti che l’hanno resa competitiva in Europa, ma per tutti gli altri non è stato facile. Il Milan vive questo ma questa cosa cambierà e il Milan troverà delle soluzioni". Milan per Sempre augura un buon continuo di carriera al nostro grandissimo ex allenatore che si è dimostrato un vero uomo. In bocca al lupo, Leo!

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