sabato 20 dicembre 2008

Beck: "Voglio dare una mano"

Glamour. Tanto. A profusione. La sala Executive dello stadio di San Siro è un'esplosione di luci soffuse, musica "fusion". David è dappertutto. Già immortalato in rossonero con lo sguardo da duro. Ritmo da passerella che il regista sfuma per lanciare l'inno del Milan. Sono le note che introducono l'ingresso di David Beckham.
C'è anche Victoria. Incede con passo lento in abito nero. La Spice Girl per eccellenza sfodera guanti di identico colore e profilo quasi minaccioso, ma intrigante. Si siede in prima fila. Lui avanza con la divisa ufficiale del Milan: entrambi rigorosamente Dolce & Gabbana. Beckham sorride con naturalezza. Ripete fino all'ossessione che fino al 9 marzo si dedicherà anima e corpo alla squadra. Contratto intoccabile. Anzi, "Impegno d'onore che verrà rispettato", giura Adriano Galliani. Anche se..."Se poi Beckham volesse tornare o rimanere sa che il Milan è a sua disposizione". Notiziona.
Beckham si scioglie fra mille flash. "Buonasera, è quello che conosco d'italiano" dice. "Grazie di cuore. Amo 'la' Italia sono felice", aggiunge con quell'accento che solo i londinesi posseggono. "Forse è meglio passare all'inglese" infila accentuando la fossetta sul mento. "Si, sono davvero felice di essere qui a Milano. E' un onore per me. Questo è un momento fortunato della mia carriera. E' un piacere, io con il club più titolato al mondo. Sono sicuro che lavorerò duro ma mi divertirò". E' il festival delle domande scontate: la moda, il successo, il glamour. Ma basta! Beckham è venuto a Milano per fare il calciatore, correre sulla fascia e inventare quei cross a giro che hanno fatto la sua fama. Dice: "Come convivo con l'impossibilità di essere normale? Il mio primo amore è la mia famiglia, il calcio è una passione, ma quando smetto di giocare divento padre e marito".
David non è pentito di essere andato negli Usa. "E' stata una decisione importante, un passo della mia carriera. Qualcuno mi ha criticato, ma per me è stata una scelta giusta, una sfida. Mi piace giocare in diverse parti del mondo. E questa è un'altra opportunità che ho colto al volo".
Lo "Spice Boy" poi ribadisce: "Voglio dare una mano al Milan. Cercherò di essere il miglior professionista possibile. Voglio aiutare la squadra e fare il mio lavoro con Kakà, Maldini e Ronaldinho, persone di grande livello che ho sempre ammirato. Devo entrare nella pelle della squadra, conoscerla: farne parte". Magari oltre il 9 marzo.
David ha superato le visite mediche senza problemi; condizioni fisiche perfette, medici sbalorditi. E' lui il primo a sottolinearlo. Poi parla di Fabio Capello: "Lo rispetto; quando ho deciso di fare questa mossa gli ho chiesto un parere. Lui mi ha consigliato una squadra forte, ad alto livello. Ed eccomi qui nel club dove tutto è storia. So bene che Capello per convocarmi ha bisogno di vedermi giocare. E' giusto, è il dovere di un manager e io sono venuto qui per questo, per dare il meglio".
Milano capitale della moda. Victoria ha già riempito il suo carnet. David invece sorride: "A me interessa indossare solo la maglia rossonera, non altre t-shirt". D'altronde non potrebbe essere diversamente per chi ha "sempre sognato di giocare nel Milan", anche se nella sua biografia non lo ha scritto per motivi di tempo e spazio. Ma lo farà fino al 9 marzo; poi volo transoceanico per fare ritorno a Los Angeles. Sarà proprio così? Guarda Galliani e Galliani guarda lui. Non si nasconde dietro a un dito: "So già che sarà difficile andarsene via, mi è già successo altre due volte. Ma ora non voglio pensarci. Voglio lavorare serenamente". Qualcuno insiste, lo stuzzica. "Se mi innamorerò del Milan e di Milano? Io mi sono già innamorato come accadde nel Real Madrid. Sento già che c'è un innamoramento in corso, anche se appartengo ai Galaxy".

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