domenica 16 gennaio 2011

Lecce-Milan 1-1

Il Milan frena a Lecce. Al capolavoro di Ibrahinmovic risponde Olivera con altrettanta maestria. Per i salentini un punto da sballo. Per i rossoneri il secondo pari consecutivo che fa sorridere gli inseguitori e conferma una flessione nel gioco del Milan che concede agli avversari l'unica occasione da gol della partita. Cassano, inserito negli ultimi venti minuti, questa volta non decide; ancora di più Pato che dopo la doppietta all'Udinese finisce la sua gara nell'anonimato. Se batti la Lazio non è un caso. Gigi De Canio lo sa, anche se mantiene il profilo basso evitando proclami, ma sogna di replicare con il Milan. All'ultimo momento fa due cambi: a centocampo rinuncia a Giacomazzi e schiera Olivera, mentre in attacco accanto a Jeda, opportunamente ritirato dal mercato, propone un marpione dell'area di rigore come Di Michele. Allegri ritrova il monumento Nesta, ma non rinuncia a Bonera che sposta a sinistra lasciando fuori Antonini. A centrocampo ritrova Ambrosini e recupera Flamini. Consegna a Seedorf la bacchetta della regia e si affida in attacco a Pato e Ibrahimovic. Cassano è pronto in panchina, mentre Robinho è vittima dell'influenza. Con l'obbligo di tornare alla base con tre punti, il canovaccio dei rossoneri è scontato, ma sin dall'inizio il Lecce fa capire quanto la vita sia dura al Via del Mare. La tattica di De Canio è evidente: quattro difensori supprtati da quattro centrocampisti e due punte in attesa di aggiornamenti. Il tecnico lucano chiede organizzazione e prega i suoi di giocarsela con molta calma. Il Milan dal canto suo fatica a velocizzare la manovra, mentre il Lecce fa della profondità la sua arma migliore. Nel risulta così una partita poco gradevole dove l'impotenza dei rossoneri appare evidente. Ingabbiati dai salentini, i primi della classe non riescono a decollare, e imbastire manove offensive è maledettamente complicato. Il gioco non è fluido e gli uomini simbolo non incidono. Merito del Lecce che però alla mezzora rallenta e retrocede di parecchi metri, soffrendo di più il pressing rossonero. Il Milan cerca di cavalcare l'onda, ma è costretto a cercare la conclusione dalla distanza. Arruginito e poco lucido, si fa inchiodare e fa imbestialire Allegri. Il tecnico perde la pazienza e chiede a gran voce maggiore profondità. Ma servirebbe un Seedorf più preciso e continuo e un Ibra meno isolato in avanti. Ma quando allo svedese capita la la palla buona sono dolori. Al 43', infatti, Zlatan irrompe in area e al momento del tiro, che parrebbe trasformarsi in gol, a salvare la patria ci pensa Tomovic con una grande deviazione. E' l'unica azione degna di nota di un primo tempo che non passerà alla storia, come il Milan che va dritto negli spogliatoi carico di perplessità. La partenza nella ripresa fa capire chiaramente che Allegri negli spogliatoi non le ha mandate a dire. Più ritmo e soprattutto più convinzione chee al 4' si trasformano nel gol capolavoro di Ibrahimovic. Lo svedesone recupera palla e da 25 metri tra due avversari vede Rosati fuori dalla porta e lo infila sotto la traversa. De Canio corre subito ai ripari: dentro Giacomazzi fuori Grossmuller. Seedorf in un eccesso di altruismo invece di infilare il 2-0 lascia allo stralunato Pato che viene anticipato e nel contropiede per poco Giacomazzi non pareggia. Confusione nell'area rossonera e tocco derll'uruguayano che Amelia smanaccia evitando il gol. La reazione del Lecce è veemente. Mette sotto il MIlan sfruttando la sua velocità. Il Milan si difende con le unghie e si scatena in contropiede. I giallorossi ci provano anche con Corvia che prende il posto di Jeda, mentre Allegri risponde con Cassano, il cui processo di recupero prevede per ora una ventina di minuti a partita. Il barese sostituisce l'evanescente Pato, innescando immediatamente un dialogo con Ibra. Ma è il Lecce, con un Piatti in più (fuori Vives) a impressionare con una manovra costante, che esalta il lato operaio del carattere rossonero. Il calcio però è strano, perché l'errore decisivo lo commette chi dovrebbe garantire più sicurezza, tra l'altro nell'unica vera occasione capitata ai padroni di casa. Accade a Nesta che prima devia un tiro di Di Michele sul palo e poi si dimentica di Oliveira (Allegri parlerà di errore di Gattuso e di squadra): di collo pieno infila l'1-1. Il Milan annichilito cerca il guizzo nel recupero e Cassano per due volte innesca Ibra, ma non c'è il bis della magia. E ora chi insegue spera.

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